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Le domande che pone il romanzo ‘Il deserto dei Tartari’ di Buzzati in relazione al ‘Castello’ di Kafka

tartari

La forza e la grandezza di un’opera letteraria si misurano anche dalla sua capacità di porre domande. La domanda – il problema –, d’altra parte, per dirla con Deleuze, è tutto. Tutto sta nella domanda, c’è un primato della domanda. E se la domanda è una buona domanda difficilmente tace una volta data la risposta: essa sopravvive piuttosto ai suoi scioglimenti, rimette sempre in discussione chi ha ‘la risposta pronta’. Per ogni sfinge che interroga Edipo e ogni Ulisse che risponde nessuno, è la domanda a contare, perché c’è sempre un problema, un problema-Ulisse o un problema-Edipo. Chiediamo di fronte a chi pensa e chi scrive “qual è la domanda?” e forse avremo una carta geografica dell’anima di un’opera e del suo autore. Il deserto dei Tartari del bellunese Dino Buzzati molto probabilmente si è fatto, tra le altre, questa domanda: i barbari, arrivano o no? Tutto sta nel tentare di avvicinarsi a rispondere o nell’osservare con i propri occhi che la domanda non è suscettibile di risposta.

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Mistero e irrealismo in Buzzati

Dino Buzzati

Il grande ritratto di Dino Buzzati trasporta il lettore, dietro la vicenda di colui che si pensa essere il protagonista (ma non lo è in quanto è difficile che nella narrativa di Dino Buzzati esista un protagonista-uomo o donna, essendo la sua umanità sempre vittima di qualcosa di molto più grande di essa), in una sorta di "sopramondo"" a metà tra fantascienza e un mondo sui generis, le cui dimensioni, da umane si trasformano e deformano, assumono proporzioni irreali, diventano incubo, ossessione e a volte pazzia.

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Il deserto dei Tartari: l’attesa e la speranza

Il deserto dei Tartari

Il deserto dei Tartari con la sua misteriosa atmosfera, offre l'occasione per una profonda analisi sul senso della vita, con le sue attese, le sue sconfitte, e le sue vellità; la narrazione procede con lentezza e monotonia ma è in perfetta sintonia con l'essenza del romanzo e il suo radicato pessimismo contornato di visioni e noie quotidiane che però non ne fanno un libro noioso

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