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Oscars 2022. ‘Il potere del cane’ di Jane Campion: il profeta diventa cowboy

il potere del cane

Il potere del cane della regista Jane Campion, nella cinquina dei film candidati all'Oscar 2022 come miglior film internazionale, non è un un capolavoro e nemmeno un “anti-western”. Riguardo al genere – diciamo: western terminali – non c’è paragone con il barocco, onirico, sballato I cancelli del cielo (1980; dirige Michael Cimino) o con il lucido, commosso, violento film di Clint Eastwood, Gli spietati (1992). D’altronde, il romanzo di Thomas Savage (ottimo autore di genere), da cui dipende la pellicola di Jane Campion, non ha a che fare con Meridiano di sangue, il libro definitivo di Cormac McCarthy. Questione di altezze e di fango; interessante, semmai, far caso al fatto che il West americano pare una rotolo-rotocalco aggiunto al biblico Libro dei re: è sempre una vicenda di eredi, di fratelli, di promesse, di tradimenti, sopra cui incombe la cupa morale di un dio amorfo, morboso, cupo.

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‘L’inganno’ di Sofia Coppola: tra favola dark e parabola femminista

L'inganno film

Innanzitutto ci si chiede se L’inganno sia o non sia il remake di La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel (vietato fare finta di conoscerlo, è meglio fare di tutto per recuperarlo). Per ora a Cannes il film ha vinto la Palma per la miglior regia, magari sulla spinta del prestigio usufruito dalla regista Sofia Coppola nei piani alti del cinema, avvalorando così la sicumera della figlia d’arte nel dichiararsi unicamente debitrice dello stesso romanzo originario (The Beguiled di T. P. Cullinan). E’ impossibile, peraltro, non abbozzare un paragone, non fosse altro che per sottolineare come la sceneggiatura della nuova versione, introducendo legittime quanto sostanziali differenze, abbia annullato gran parte del fascino provocatorio e allucinato del cult-movie del ’71. Non è un brutto film L’inganno, grazie alla magnifica impaginazione fotografica e scenografica, al suo potere d’intrattenimento e alla riconosciuta abilità dell’autrice nel creare le atmosfere cool (fredde, disinvolte, controllate) con cui riesce a seminare tensione e sarcasmo in parti uguali in una costruzione narrativa come al solito ellittica e minimalista, ma stavolta non riuscita sino in fondo.

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