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‘Angeli a Calatagéron’: una storia tutta siciliana che diventa mito contemporaneo

Il mito racconta un qualcosa che non è mai accaduto ma che accade sempre. Il racconto dal titolo Angeli a Calatagèron, che prenderà forma il 21 luglio prossimo a Caltagirone ha il sapore di un mito greco senza tempo, con il quale tutti noi possiamo avere familiarità, che chiama alla memoria figure entrate nell’immaginario collettivo per rappresentare un concetto, un simbolo senza credere che esse siano esistite davvero. E’ un evento dove passato e presente si intersecano, dove prevale la magia dell’Arte. Un nuovo mito nell’epoca moderna tecnocratica che si nutre di reality show, di velocità, confusione, materialismo, aporie. Ma il nuovo mito che nascerà a Caltagirone non opporrà il favoloso al logòs, alla ragione, alla voce. Ecco perché la mitologia in senso moderno è un’invenzione della scrittura: nasce infatti quando il segno scritto immobilizza il flusso della parola viva che si ripete in una serie di varianti. L’Arte contribuisce a creare un nuovo mito per raccontare la Sicilia di ieri e di oggi. E come già fece Erodoto, portiamo alla luce del sole questa favola che come tutte le favole comincia con “c’era una volta…” anche se ancora deve esserci e la storia deve compiersi.

C’era una volta, in una meravigliosa cittadina siciliana che risponde al nome di Caltagirone, nota in tutto il mondo per le sue ceramiche, la dea dell’Arte e della bellezza Afrodite che decise di celebrare la meravigliosa terra di Sicilia chiamando a raccolta le dee Demetra, protettrice del raccolto, Etna, figlia degli dei primigeni che forgiarono la Terra, la più bella ninfa dell’Arcadia, Aretusa, e un personaggio particolare che fa da tramite tra il mondo degli esseri umani e quello degli dei, e nello specifico quello di Afrodite, Craig Warwick, per dare vita ad un evento unico nella contemporaneità, Angeli a Calatagèron, la perfetta sintesi tra terra e cielo, arte figurativa con musica e poesia, coinvolgendo tutti e cinque i sensi. Protagonista della serata il maestro Lorenzo Chinnici, che ha ricevuto in dono l’arte da Afrodite, e mostra le sue opere di stampo verista-espressionista di matrice popolare a tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso conoscitivo, emozionale e sensoriale.

Nei dipinti del maestro si può scrutare la sua anima che plasma il paesaggio siciliano, addensando i colori usati in maniera emotiva, armonizzando le figure, semplificando le forme, imprimendo verità sui volti del suo campionario umano, scolpito con gamme cromatiche calde ed infuocate. E’ un universo dove prevale la bellezza incontaminata della natura, lontana dalla società industrializzata, progressista e frenetica di oggi, quello di Chinnici, che ha sapientemente distillato sulle sue tele gli omaggi divini: la luminosità dorata, preziosa, delle messi, dei raccolti, del grano di Demetra, gli elementi che hanno sagomato la terra riempendola di flora e fauna, di acqua, di natura lussureggiante, di vulcani; e la bellezza, l’armonia provenienti da Aretusa e da Afrodite. Come nell’arte di Lorenzo Chinnici di rappresentare la natura, c’è del divino mitologico (oltre che del divino religioso, data la componente mistica della mitologia primitiva), anche in quella di ritrarre gli esseri umani vi è un approccio “vitalistico”: i lavoratori sono dei semidei che lottano ogni giorno per vivere, e sembrano dirci che per lavori umani servono spesso sforzi sovrumani.

Il mito che si formerà il 21 luglio prevede l’esperienza di un sogno che tutti vivranno all’unisono grazie alla sensibilità di Craig Warwick, un moderno Hypnos che percepirà il genio artistico di un grande artista del passato, Caravaggio, che nel 1608 fu in terra calatina, e lo renderà reale attraverso il potere dell’Arte a tutti i presenti che non possono non desiderare di avere a che fare in qualche modo con il mito di Caravaggio. Un mito nel mito dunque, che scaturisce dai desideri umani e da un bisogno di infinito e di realizzare l’impossibile. Un ritorno che sarà in virtù dell’influenza che un pittore immortale ha su un pittore vivente, sul legame che sia Caravaggio che Chinnici hanno con questa terra, sull’essere entrambi fedeli a loro stessi, senza scendere a compromessi. Tutti potranno vedere Caravaggio nel modo di fare arte di Lorenzo Chinnici, tutti potranno immaginarlo accanto a lui, grazie ad un tramite d’eccezione protagonista di un nuovo mito siciliano che non vuole né opporsi alla religione cristiana, né dissacrarla. Ad un racconto come questo non può mancare la poesia di un Apollo dei nostri giorno, Vincenzo Calì che accompagnerà le immagini con i suoi componimenti privi di retorica; mentre le vivande di Demetra e le bevande  di Dioniso, saranno sia racchiusi, insieme all’arte di Chinnici e alla tradizione sicula, in un vaso di Pandora rinnovato, le installazioni #LaSiciliainunbarattolo di Annamaria Imondi, sia gustabili grazie a Simenza.

Il mito calatino del 21 luglio, dunque, non è un racconto pre-religioso e pre-logico, se prendiamo in considerazione le constatazioni di studiosi secondo i quali il mito è dominato dalla credenza in forme, influssi, azioni, non percepibili dai sensi e tuttavia reali mente la religione nasce e si afferma quando la natura diventa intellegibile. Angeli a Calatagèron rispetta il cristianesimo e vuole educare al bello e a credere nei sogni e nella magia dell’Arte attraverso persone umane, e l’utilizzo di una gerarchia di esseri sovrumani mai esistiti ma che sono formidabilmente e semplicemente rappresentativi di concetti, messaggi, desideri e pensieri.

 

About Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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