Britto

L’art star Romero Britto: la visione delle cose tra serialità e ottimismo

Ottimismo, sinergia, vivacità, amore, cromatismo vibrante, serialità: è questa la cifra contenutistica e stilistica del celebre artista pop brasiliano che vive a Miami, Romero Britto, il quale avvalendosi di un messaggio e di un linguaggio di speranza universale, propone un’arte di disarmante ingenuità, che ci fa riscoprire bambini.

Romero Britto ha iniziato come autodidatta il suo percorso artistico affiancandosi agli street artist e prendendo spunto dalle loro forme e dalle loro tecniche. In questa prima fase le opere di Romero Britto sono realizzate su materiali di recupero come ritagli di giornali e pezzi di cartone. Ma solo durante un viaggio a Parigi l’incontro con le opere di maestri quali Matisse e Picasso gli permette di personalizzare la sua tecnica arrivando a precisare il suo stile inconfondibile.
Le opere di Britto sono state esposte in gallerie e musei di oltre 100 paesi, tra cui la mostra in occasione del Salon de la Société Nationale des Beaux Arts al Carrousel du Louvre nel 2008 e nel 2010. Nel 2013 Romero Britto è stato il primo artista vivente ad esporre al Museo Soumaya a Città del Messico. Ha realizzato numerose installazioni di arte pubblica tra le quali spicca la scultura per l’Hyde Park di Londra, la più grande nella storia del parco; è stato artista ufficiale per i Mondiali di calcio del 2010 e ambasciatore della Coppa del Mondo FIFA 2014 in Brasile.

Simile a Roy Linchtenstein e a Keith Haring che contornano le figure con un tratto spesso e nero, l’arte di Romero Britto tende alla semplificazione che si rifà al cubismo e alla street art, e al riduzionismo e alla ripetizione delle figure. Ma cosa ha decretato lo straordinario successo dell’arte di Britto? L’immediata riconoscibilità e identificazione da parte di chi osserva le sue opere, di grande impatto visivo e ovviamente un’importante standardizzazione e marketing, supportati dalla presenza di un discorso forte, uno slogan che arriva a tutti. Quella di Britto è un’arte aperta ma allo stesso tempo responsabile.

Sorrisi, cuccioli, facce gioiose, popolano i lavori di Britto la cui monotonia è diventata stile, stile di mercato, marchio di fabbrica e sinonimo di successo. Britto è un poeta del colore, non un narratore di storia, a lui interessa emozionare e rallegrare qui e ora il visitatore di una sua mostra o un acquirente di una sua opera. Senza dubbio Romero Britto è un abile imprenditore di sé stesso ma di lui colpisce la tendenza a distaccarsi da certi approcci nichilisti e osceni propri dell’arte contemporanea che tenta di rappresentare l’invisibile. Britto ci mostra un pezzo di mondo che spesso snobbiamo o ridicolizziamo; ci dice che l’arte non è solo quella cosa che scoperchia i pezzi di mondo inosservati intorno a noi, ma illumina anche l’oscurità che è dentro di noi, mostrando una cosa nota come se fosse la prima volta, come può essere un cuore. Il fine dell’arte non è forse anche quello di darci una sensazione della cosa, sensazione che deve essere visione, e non solo riconoscimento? Romero Britto ci cambia le lenti degli occhiali per farci scoprire quello che vediamo quotidianamente.

Come spiega il suo straordinario successo?
Penso che il successo sia ciò che facciamo, perché ciò che mi piace e ciò che mi fa svegliare la mattina è andare nel mio studio a creare immagini. È qualcosa che ho in comune con il resto del mondo. Tutti vogliamo stare bene. Tutti voi volete essere rispettati. Vogliamo sentirci come se tutti fossimo degni di vivere e che siamo qui per qualcosa. Quindi penso che quando vengo alla mia arte, vengo nel mio studio per fare queste cose. E ho inserito tutto questo nel mio lavoro. Le persone lo vedono e reagiscono di conseguenza. Ecco perché il mio successo è dovuto al fatto che la gente sente che la mia è arte.

Cosa pensa e spera che le persone abbiano capito di più sulla sua arte?
Penso che la maggior parte delle persone abbia capito è che non importa da dove vieni, quale religione, che background culturale hai, importa il desiderio dii essere amato e amare, e l’espressione di tale desiderio. Vorrei che anche chi non considera l’amore, la comprensione e la compassione come priorità nella loro vita, possa comprendere che l’amore è tutto quello di cui mi occupo.

La pop art può anche essere “introspettiva”?
Penso che siamo in grado di essere cose diverse, diversi momenti della giornata. A volte possiamo essere molto estroversi, molto introspettivi. A volte possiamo essere più o meno chiari. La realtà spesso è confusa e caotica. Sembra non esserci niente di stabile. Siamo fragili e vulnerabili.

Si ricorda il suo primo lavoro artistico?
Ricordo molte opere, ma non esattamente il primo pezzo d’arte. Ricordo il primo pezzo d’arte che ho visto. La prima opera d’arte che ho creato da bambino è stato molto tempo fa.

Cosa ne pensa della pubblicità seriale? Non crede che il branding di un’opera d’arte sia in un certo senso “umiliante” per l’unicità dell’opera stessa?
Penso che dovremo sicuramente adattarci ai cambiamenti e che sia necessario prestare più attenzione all’arte. E credo che un’opera d’arte dovrebbe essere in prima pagina nei giornali come le notizie principali o apparire in TV in prima serata, ma, sfortunatamente, questo non succede. Quindi dico sicuramente: non vederla come una cosa negativa!

Andy Warhol ha affermato che la pop art è un modo di amare le cose. È d’accordo?
Sì, è un punto di vista interessante e ha senso: le masse, le persone nelle strade, a casa e in gruppo, amano certe cose perché esprimono loro stesse. Le persone adorano la riciclabilità e serialità e vogliono che si riproduca e ripeta continuamente.

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Il momento più brillante e gratificante della sua carriera?
Ci sono ancora molti momenti nella mia carriera che adoro e che mi fanno divertire. Penso ad esempio alla mia enorme scultura ad Hyde Park, la più grande installazione artistica nella storia del parco. È stato davvero speciale avere la scultura pubblica lì, a Londra. E poi i taxi con la mia arte sopra. È stato un momento davvero esaltante per me. È come avere passato e futuro che confluiscono nello stesso posto. Quindi è stato davvero fantastico. Ci sono così tanti momenti. È davvero difficile da spiegare. Sono stato molto fortunato perché ho molti bellissimi ricordi a Londra.

La sua arte trasmette positività, allegria, ottimismo. È la sua natura, la sua volontà di trasmettere messaggi gioiosi? E come descriverebbe l’emergenza sanitaria globale che stiamo vivendo?
Sicuramente, sono un ottimista. Sfortunatamente, ci sono così tanti ostacoli lungo la strada che rendono la nostra vita impegnativa. Noi esseri umani siamo uniti dalle nostre differenze culturali e dell’educazione, aspetti che definiscono la nostra identità e che ci hanno portato a dove siamo oggi. Dobbiamo affrontare i cambiamenti e capire cosa sta succedendo, per poi prenderci cura di noi stessi e assicurarci che il nostro mondo di domani sia al sicuro.

Lei è brasiliano e lavori a Miami, esiste una diversa concezione dell’arte tra Brasile e Stati Uniti?
Penso che l’arte sia arte ovunque. Penso che alla fine della giornata, il pubblico sia presente nell’arte. C’è un universale e alcuni artisti possono solo spiegare qualcosa che solo un villaggio può capire o un determinato gruppo di persone. Quindi penso che questa sia la sfida. Impiegare un sacco di tempo per un pubblico che sta cercando di dire qualcosa che solo qualcuno in Brasile potrebbe capire o in Texas. Ma quando hai un’intenzione più universale, è molto più facile per te diffondere il tuo messaggio.

Cosa pensa dell’arte italiana? Quali artisti apprezza di più?
Ho in mente così tanti artisti italiani che amo, a partire dai grandi maestri del passato come Michelangelo. Intendo dire che ci sono così tanti artisti italiani che nel corso degli anni, hanno dato un contributo così grande per l’arte. l’Italia è ricca di cultura. La galleria Deodato sta vendendo il mio lavoro in Italia e ogni volta che qualcuno dall’Italia acquista una mia opera, mi sento molto orgoglioso e onorato perché è come se ci fosse un pezzetto della mia arte ogni giorno nella vita delle persone in Italia.

Quando sta per progettare e costruire un’opera, pensa immediatamente alla sua commerciabilità?
No, quando creo un’opera d’arte, sicuramente non sto pensando a cosa verrà subito dopo. Non posso saperlo, non sto calcolando nulla. Ma sono stato molto fortunato che la mia arte piaccia davvero alla gente.

L’opera più divertente che le è stata commissionata?
Il lavoro più divertente che mi è stato commissionato … Direi che è stato anche il più flop: quando pronunciai un’orazione con il vestito di Dolce Gabbana per una sfilata. È stato molto divertente.

A cosa sta lavorando adesso? Può anticipare qualcosa?
Sto lavorando a molti progetti. Così tanti, dal digitale, a progetti per la televisione fino ai cartoni animati, passando per la moda. Sono abituato a fare e succede così tanto nel mio studio ogni giorno.

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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