Scandalo, eresia, vergogna, presa di distanze. Sono queste le conseguenze della frase “Babbo Natale non esiste” del direttore d’orchestra Giacomo Loprieno rivolte alla platea di genitori e bambini accorsi numerosi all’Auditorium di Roma il 29 dicembre scorso per lo spettacolo “Disney in Concert: Frozen”. La prima conseguenza di questo atto è stata il licenziamento in tronco del cinico direttore, a cui è seguita una presa di distanze da parte degli organizzatori.
La cosa più triste dell’intera vicenda è che è vera. Non è stata partorita dalla mente di qualche scrittore o da autori della Disney, e ha trovato un amplificatore formidabile nei social che per queste vicende si dimostrano uno strumento impagabile. Uno shock che ha destabilizzato tutti i genitori che, educando i propri figli nel rispetto dell’altro e in una spiritualità degna di un asceta, hanno trovato l’uscita del direttore assolutamente inaccettabile.
Babbo Natale non esiste, e non esistono neanche le regole del rispetto verso chi è costretto pur di lavorare a mettersi al servizio di una platea indisciplinata e per niente avvezza alla musica e che abbandona la sala prima della fine per evitare file e code. Babbo Natale non esiste e lo spirito del Natale anzichè essere una rinascita viene raccontato come la festa del consumismo in cui molti bambini che hanno tutto pretendo di avere dell’altro.
Babbo Natale non esiste e non esistono neanche le guerre e le ingiustizie che vengono risparmiate ai bambini perchè, si sa, le bruttezze del mondo bisogna nasconderle alle orecchie innocenti.
Babbo Natale non esiste e non esiste neanche il rispetto verso gli adulti e verso gli insegnanti perchè è ormai risaputo che la scuola deve svolgere solo in ruolo di baby sitter e non si può pretendere nulla dai bambini.
Babbo Natale non esiste e non esistono neanche le bellezze della natura perchè uno schermo può sostituire ogni cosa e la fantasia è importante specie se stimolata da strutture rigide e preimpostate. Babbo Natale non esiste e non esistono più i sogni perchè ormai sono omologati alla logica del consumismo.
Povero direttore, che errore urlare una verità a chi vive nell’illusione che tutto vada bene.