Simone Turri e Daniela Mecca: “Il Fiore nero”

L’Italia non ha una grande tradizione per quanto riguarda la letteratura gotica ma ultimamente sembra essere il genere prediletto dai giovani che vogliono intraprendere la strada della scrittura; è il caso dei veronesi Simone Turri, 33 anni, perito aziendale e corrispondente in lingue straniere e di Daniela Mecca, 35 anni, impiegata e maestra d’arte, autori della loro prima raccolta di racconti horror che vi segnaliamo:”Il Fiore nero”, edita da Edizioni Montang, 2012.

Sette racconti il cui filo conduttore è il Male portatore di dolore e sofferenza, di fronte al quale però non ci sono né vincitore, né vinti per una lettura sotto il segno della tensione e della paura, avvincente e caustica.

Il primo racconto vede protagonista un avvocato famoso dall’infanzia difficile, oggetto di scherno da parte dei suoi compagni di scuola. Trova un’amicizia particolare in uno strano signore che condizionerà tutta la sua esistenza e quella sei suoi cari. Il secondo vede come protagonista Emily una giovane donna alle prese con i problemi della sua età che verrà risucchiata  in un vortice da una panchina in un parco che invoglia le persone a sedersi su di essa. Nella terza storia, Joseph, un ragazzo tedesco ateo si ritrova a combattere con la sua incapacità di discernere il bene dal male, la realtà dall’incubo, la vita dalla morte. Non poteva mancare la tradizionale bambola infernale che vuole avere il pieno controllo sull’anima della  bambina a cui è stata affidata (quarto racconto). Nel quinto, il male si impossessa di un uomo insospettabile, un monaco di un convento del Michgan dopo la scoperta di una diario maledetto; ma un tormentato ispettore di polizia cercherà di vincere questa battaglia tra sacro e paranormale. Un classico per il penultimo racconto: moglie tradita che tenta di ricominciare una nuova vita nella sua solitudine. Riuscirà a capire chi è veramente e a fare i conti con il suo passato, presente e futuro? C’è spazio anche per la cartomanzia nell’ultima storia che ha come protagonista Madame Zwelda, una sensitiva al limite tra il professionale e la cialtroneria, che lotta con tutte le sue forza contro il Male.

I due giovani scrittori hanno in comune la passione per i viaggi e la stessa concezione della letteratura, quale sistema di interazione con gli altri portando alla luce le proprie emozioni e stati d’animo da condividere con il pubblico; entrambi si ispirano a Stephen King, Jeffrey Deaver e Donato Carrisi.

 

Il contesto storico-culturale del Novecento

L’inizio del Novecento vive un periodo di grande espansione economica, grazie allo sfruttamento delle materie prime  nelle colonie, negli USA viene introdotta la catena di montaggio, mentre l’Italia conosce l’esperienza liberale e laica del governo giolittiano. Tuttavia la vera svolta storica si ha nel 1914 con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando D’Asburgo a Sarajevo che porta l’Austria a dichiarare guerra alla Serbia. L’Italia, facente parte della Triplice Alleanza con Germania e Austria, inizialmente si dichiara neutrale ma la politica interna induce il Paese a schierarsi contro i suoi vecchi alleati. L’esercito italiano subisce una grave sconfitta a Caporetto, Cadorna subentra a Diaz, gli Austriaci sono respinti lungo il Piave e saranno definitivamente sconfitti  nella battaglia di Vittorio Veneto. Contemporaneamente in Russia ha inizio la Rivoluzione Russa e sale al potere Lenin; i trattati di pace firmati a Versailles infliggono delle pesanti penalizzazioni agli sconfitti: l’Impero austro-ungarico viene sciolto e la Germania è costretta a pagare ingenti debiti di guerra, nascerà la Repubblica di Weimar e una grave crisi economica sconvolgerà l’Occidente. L’Italia ha il Trentino Alto Adige e la Venezia Giulia.

Si rafforzano il nazionalismo e l’imperialismo, nascono i movimenti socialisti e i partiti comunisti (Comune di Parigi, Prima, Seconda e Terza Internazionale). Il capitalismo è il sistema dominante nel Novecento e gli intellettuali da un lato propongono nuove teorie e forme di avanguardia, dall’altro non riescono ad uscire dal sistema culturale burocratico; ma la maggior influenza nella letteratura (soprattutto a Trieste) l’assume senza dubbio Freud investigando su un territorio già intuito da diversi poeti e scrittori, quello dell’inconscio e della psicoanalisi. D’Annunzio è ancora preso come modello anche se si sente l’esigenza da parte di alcuni poeti di abbandonare questo “divismo” per abbracciare la quotidianità della vita e l’inutilità della poesia stessa. La prima vera avanguardia nel Noveceto, si ha con il Futurismo che entra in forte polemica con il passato attraverso le riviste “La Voce” (i cui collaboratori sono per una poesia estremamente soggettiva , traboccante di neologismi, anacoluti e accostamenti insoliti di parole) e “Lacerba” (che rilancia la letteratura frammentaria ed esaltando l’anarchia del genio).

Tuttavia già dal 1920 si assiste ad una fase di tendenze contraddittorie, tra sperimentazione e ritorno alla tradizione , quasi fosse un richiamo all’ordine di fronte alla violenza della guerra , e proprio  per questo che la classicità viene ora intesa  non più come un peso morto ma come un’eredità da conquistare. Uno dei primi ad attuare quella che non sarebbe più stata solo una tendenza è Montale; mentre Stalin in Russia e Hitler in Germania cominciano a sopprimere ogni forma di espressione avanguardistica. Anche l‘Italia subirà poi le forti pressioni del regime fascista.

Dopo la Prima Guerra Mondiale i regimi liberali entrano in crisi i regimi liberali a causa delle lotte operaie e dell’affermazione dei partiti  socialisti ; in questo clima instabile, tuttavia, trovano strada facile i regimi totalitari come è stato già accennato precedentemente: Nazismo in Germania, Comunismo in Russia, Fascismo in Italia, mentre gli USA vivono un forte incremento industriale  che porta ad una grave crisi economica nel 1929. Nel 1939 ha inizio la Seconda Guerra Mondiale con l’invasione nazista della Polonia che induce Francia e Gran Bretagna a dichiarare guerra alla Germania. Anche l’Italia entra in guerra, ma si sottovalutano sia la Gran Bretagna che l’Unione  Sovietica. Le  sorti della guerra cominciano a cambiare quando gli USA si schierano contro la Germania dopo aver subito, un anno prima, l’attacco dei Giapponesi.

Nel 1943 Mussolini cade e viene imprigionato. Pochi mesi dopo viene siglato un armistizio con gli Alleati, e Hitler fa  nvadere l’Italia divenuto ormai paese nemico e Mussolini, una volta liberato, fonda la Repubblica di Salò. Nel 1944 gli alleati sbarcano in Normandia e piegano  la Germania . Hitler si suicida. La guerra si conclude con la resa del Giappone a seguito del bombardamento atomico per  opera degli Stati Uniti; Mussolini viene ucciso dai partigiani. Il mondo ora è  diviso in due blocchi: quello occidentale rappresentato dagli Stati Uniti e quello orientale dall’Unione Sovietica. Capitalismo contro Comunismo, entrambi alla ricerca di alleati  per avere il predominio. Tutto questo sconvolge la cultura letteraria ed artistica del novecento che vede davanti a sé arretrare sempre più la democrazia, l’affermarsi della società di massa, del consumismo e di conseguenza le disparità economiche e disuguaglianze sociali. La poesia, sopratutto in Gran Bretagna è impegnata, civile, unita alla raffinatezza formale. Nasce l’industria del cinema ad Hollywood che influenzerà non poco la letteratura.

Anche il panorama filosofico del Novecento appare complesso che vede contrapporsi due scuole di pensiero opposte: la filosofia analitica e quella continentale. Sia gli analitici che i continentali vogliono rompere con la metafisica e la sua impostazione fondazionalista della filosofia optando per una filosofia che rifletta su sè stessa. Tra gli analitici spiccano i nomi di Wittgenstein e di Popper, tra i continentali quello di Heidegger. “Il trattato logico filosofico” di W. ha fatto scuola nella filosofia della scienza del Novecento; secondo il filosofo viennese quello che noi chiamiano pensiero rispecchia perfettamente la realtà costituita da fatti atomici, composti a loro volta da oggetti semplici. Il modo migliore per verificare la veridicità dei fatti è l’empirismo rifiutando, come i neopositivisti, la metafisica. W. inoltre è alla ricerca di una formulazione di un linguaggio universale ed elabora una teoria di giochi linguistici per arrivare ad asserire che ciò che dà significato alle parole è l’uso che se ne fa nel linguaggio comune.

Popper prende in analisi i ragionamenti e le teorie e giunge alla conclusione che l’induzione non esiste o quantomeno non può portare a nulla:

“Il fatto che per ogni problema esiste sempre un’infinità di soluzioni logicamente possibili è uno dei fatti decisivi di tutta la scienza; è una delle  cose  che  fanno  della  scienza  un’avventura  così  eccitante.  Esso  infatti  rende inefficaci tutti i metodi basati sulla mera routine. Significa che, nella scienza, dobbiamo usare l’immaginazione e idee ardite, anche se l’una e le altre devono sempre essere temperate dalla critica e dai controlli più severi.”

Secondo P. infatti noi siano tabula plena non tabula rasa e la ricerca inizia proprio dai problemi che vanno risolti  attraverso la formulazione di ipotesi. Ma la nostra conoscenza scientifica è congetturale ed ipotetica , problematica e fallibile e le nostre teorie sono falsificabili. Per questa concezione fallibilistica P. è considerato il teorico della democrazia e della società aperta, un liberale progressista, un ingegnere olistico, un riformista.

Tra i continentali Heidgger elabora il metodo storico ermeneutico (Scuola di Francoforte); nel suo capolavoro “Essere e tempo” prende in questione l’essere il cui problema coincide con l’apparire agli altri, per cui l’uomo è sempre in situazione, è gettato in essa, in un rapporto aperto verso il mondo. Esistere vuol dire possibilità di agire, quindi per H. la prassi precede la conoscenza, il modo di essere dell’Esserci è la sua esistenza ed è anche un essere per la morte.

Tuttavia H. ci tiene a distinguere il suo pensiero da quello esistenzialista per cui l’uomo non deve essere pià padrone dell’ente ma il pastore dell’essere:

“l’uomo è piuttosto gettato dall’essere stesso nella verità dell’essere, in modo che, così esistendo, custodisca la verità dell’essere, affinché nella luce dell’essere l’ente appaia come quel che l’ente è.”

Durante il Novecento, l’ontologia diviene ermeneutica, ovvero interpretazione del linguaggio, (l’Essere si svela nel linguaggio) rifiutando il modello storicistico per quanto riguarda la concezione dell’arte, la quale per H. plasma l’epoca in cui si sviluppa.

Generi letterari del Novecento

I generi letterari che nascono o che sono maggiormente adoperati dagli autori durante il Novecento sono:

Sonetto: breve componimento poetico , composto da quattordici versi di endecasillabi raggruppati in due quartine  a rima alternata o incrociata e in due terzine a rima varia. Lo schema del sonetto è molto vario, possiamo avere il sonetto misto, doppio, minimo, continuo. Nel ‘900 autori come Pasolini e Zanzotto lo hanno utilizzato in maniera originale.

Versi liberi: l’autore non rispetta volontariamente lo schema metrico tradizionale, nè si avvale di un numero fisso di sillabe.Soprattutto durante il Novecento si attua un rapporto molto più libero per quanto riguarda gli accenti e le strofe.Si hanno cosi : la polimetria che consiste nell’utilizzare versi regolari ma che costituiscono strofe irregolari; anisosillabismo, quando si vengono a formare sillabe maggiori o minori rispetto a quelle tradizionali per una lunghezza variabile del testo; il verso-frase, coincide con la pausa e varia per accenti, battute ed estensione; il verso-lineare è di solito rappresentato con una pausa nella dizione e con uno spazio bianco.

Romanzo: forma della narrativa in prosa, caratterizzato da una struttura  della storia abbastanza complessa e una vasta varietà di personaggi. Presenta molti sottogeneri ,molti dei quali hanno avuto fortuna nel Novecento come:

il romanzo giallo: genere di narrativa popolare estesosi poi alla tv, ai fumetti  e soprattutto al cinema, nel quale si racconta un crimine; comprende a sua volta il poliziesco, il noir, lo spionaggio, il thriller, che può essere a sua volta legale o medico.

Il poliziesco dà maggiore importanza alle indagini rispetto ad un racconto giallo classico (o deduttivo); il noir , discendente dell’hard boiled americano mette racconta un delitto attraverso gli occhi del criminale o di chi ne è coinvolto involontariamente, con un’attenzione particolare per l’ambiente e la psicologia dei personaggi. La letteratura di spionaggio è incentrata su una spy story internazionale che può includere il noir, il thriller, la fantapolitica e la fantascienza. Il thriller è un giallo di suspense e di azione  dove si assiste alla preparazione ed esecuzione  del crimine in un crescendo di emotività e tensione. Nel thriller legale (Carofiglio, Grisham) i protagonisti sono gli avvocati che risolvono il caso, nel thriller medico (Cornwell) il medico legali e gli specialisti della scientifica.

Meritano poi una speciale menzione i gialli storici ambientati nell’Antica Roma, durante l’Età Vittoriana o nel Medioevo; e i serial killer di cui la maggior rappresentante è Agatha Christie (“Dieci piccoli indiani”).

Il romanzo rosa: narra vicende amorose , sentimentali e passionali  destinato soprattutto al pubblico femminile; celebri sono i romanzi di Liala, di Mura, di Glyn.

Il romanzo horror:  basato su storie che suscitano nel lettore forti emozioni e paura e orrore, è anche conosciuto come racconto gotico o di fantasmi. Predominano il mistero, il bizzarro, il sovrannaturale, luoghi sinistri, personaggi particolari, creature mostruose; il ritmo narrativo è veloce e caratterizzato da molti colpi di scena. Iniziatori e rappresentanti  del genere sono stati Poe, Doyle e Stevenson per poi proseguire del Novecento soprattutto in Inghilterra, Stati Uniti ed Irlanda (King) mentre in Italia raramente si scrivono romanzi di genere.

Il romanzo psicologico: la letteratura come mezzo di (auto)analisi , terapia e riflessione profonda; di fronte alla violenza e alla guerra gli autori scelgono di  focalizzare tutto  sui personaggi, sul loro mondo interiore e sulla loro psiche; la fabula è ridotta al minimo cosi come lo spazio. Prevalgono le pause (“La coscienza di Zeno”, “Uno, nessuno, centomila“, e i romanzi di Joyce, Proust,..

Riscuote poi molto successo anche il romanzo erotico, i cui contenuti sessuali sono piuttosto espliciti.

Riviste italiane del Novecento

Gran parte dell’attività culturale degli intellettuali trova, dagli anni ’20 alla fine della Seconda Guerra Mondiale, espressione nelle riviste e nei periodici, nonostante il forte condizionamento e la censura del regime fascista. Le riviste più influenti ed importanti del ‘900 sono:

-<<La Ronda>>: rivista romana che ha  l’intento di restaurare i valori tradizionali e classici della letteratura, rivendicando la sua indipendenza dalla politica e accusando Giovanni Pascoli quale responsabile della decadenza della letteratura contemporanea. Si prendono invece come esempi da imitare Manzoni e Leopardi.

-<<Il Baretti>>: fondata da Piero  Gobetti per rendere omaggio al letterato  del settecento Giuseppe Baretti, sostenendo la rivoluzione liberale.

-<<Solaria>>: fondata da Alberto Carocci  a Firenze, nella quale spiccano figure come Montale e Debenedetti e in una posizione complessa anche Gadda.Vengono fatti conoscere scrittori come Eliot, Joyce, Woolf, Faulkner, Pasternak, Kafka, Gide, Proust, Rilke.

-<<Il Selvaggio>: ideata da Angiolo Bencini, presenta contenuti in linea con in regime.

-<<‘900>>: diretta da Massimo Bontempelli di ampio respiro europeo, per una letteratura più giovane. Ma il regime fece chiudere la rivista nel 1929.

– <<La letteratura>>: diretta da Alessandro Bonsanti  raccoglie intorno a se i fedelissimi solariani, anch’essa molto aperta alla cultura europea. Tra i suoi collaboratori spiccano intellettuali come Quasimodo, Montale, Vittorini, Saba, Lorca, Contini.

-<<Primato>>: fondata da Giuseppe Bottai, Ministro dell’educazione nazionale, per affermare il primato dell’Italia in vista delle guerra e per promuovere l’interventismo culturale. Molti furono i collaboratori, dalla filosofia alla pittura, tra i quali figurano: Abbagnano, Binni, Praz, Cecchi, Alvaro, Biagi, Montanelli, Guttuso, Luzi, Penna.

Le principali correnti, movimenti e tendenze stilistiche del Novecento

Nei primi anni del Novecento si affacciano  nuove forme di avanguardia,che  mirano  ad un totale superamento della tradizione, delle istanze classiche, romantiche, naturaliste e decadenti. Si va alla ricerca di nuovi temi e l’arte stessa è sotto attacco in quanto istituzione, non ha più quella superiorità propria di un sistema autonomo. Nascono cosi nuove correnti, movimenti, tendenze letterarie come:

Espressionismo: tendenza stilistica caratterizzata da una certa propensione verso il lato emotivo della realtà, in contrapposizione all’oggettività dell’impressionismo di cui uno dei maggiori esponenti è Frank Kafka.

Futurismo: nasce in Francia nel 1910 con un manifesto pubblicato su “Le Figarò”scritto da Marinetti. L’attenzione si concentra sulla civiltà delle macchine, della velocità, della forza, del dinamismo, la dissacrazione dei valori tradizionali, la fiducia nel progresso.

Dadaismo: movimento culturale fondato a Zurigo da Tristan Tzara nel 1916, si propone in maniera anarchica di prendersi gioco dell’arte nella società borghese attraverso opere evanescenti con umorismo e derisione, il manifesto dei dadaisti è:

«Dada non significa nulla. È solo un suono prodotto della bocca».

Surrealismo: nasce come evoluzione del Dadaismo e si propone come automatismo psichico puro, essendo influenzato dalla lettura de “L’interpretazione dei sogni” di Freud ed incentrando la sua riflessione sull’amore inteso come fulcro della vita, sogno, follia e liberazione dalle convenzioni sociali, superando il razionalismo.

Crepuscolarismo: corrente letteraria nata in Italia caratterizzata da un forte bisogno di confessione e rimpianto per i valori tradizionali, rifiutando sia la poetica carducciana che quella d’annunziana. Ma questa perenne insoddisfazione non sfocia nella ribellione, ma trova rifugio e sfogo nei luoghi più segreti dell’anima, accompagnandosi ad una certa malinconia. I principali rappresentanti sono Gozzano, Palazzeschi, Moretti, Corazzini, Marrone, Govoni i quali tendono a ridurre la poesia a prosa, trasgredendo la metrica tradizionale.

Metrica: verso, strofa e rima

La metrica studia la forma di una poesia che ne determina il ritmo; si decide in base alla lunghezza, al tipo dei versi, di strofa e di rima. Si distinguono: la metrica quantitativa, comune alla lingua greca e latina, in cui si utilizza l’alternanza di sillabe lunghe e brevi (fondamentale è il concetto di quantità, ossia di durata di un suono, vocalico o consonantico, di un dittongo o di una sillaba); la metrica ritmica, dove il criterio base è l’accento e si sfrutta l’alternanza di sillabe toniche e atone, e il numero delle sillabe.

Il verso è la sua unità ritmica minima di lunghezza variabile, è formato da sillabe, unità minime di realizzazione sonora del linguaggio; abbiamo quindi il verso piano (accento sulla penultima sillaba), sdrucciolo (sulla terzultima) e tronco (sull’ultima).

ll ritmo della lettura (cadenza musicale che caratterizza il verso) è dato dagli accenti più forti,il tipo di verso, più che dalla lunghezza in sillabe è definito soprattutto dalla posizione degli accenti forti al suo interno. Si hanno in questo modo i seguenti tipi di versi:

il monosillabo (una sillaba) formato da una sillaba;

il bisillabo (due sillabe) con l’accento ritmico sulla prima sillaba;

il trisillabo (tre sillabe) con l’accento ritmico sulla seconda sillaba;

il quaternario (quattro sillabe) con accenti sulla prima e sulla terza sillaba;

il quinario (cinque sillabe) con accenti sulla prima, seconda e quarta sillaba;

il senario (sei versi) con accenti sulla seconda e sesta sillaba;

il settenario  (sette versi)che ha il primo accento ritmico mobile mentre il secondo accento è fisso sulla sesta sillaba;

l’ottonario (otto versi) con accenti sulla terza e sulla settima sillaba;

il novenario (nove versi) con accenti sulla seconda, quinta e ottava sillaba;

il decasillabo (dieci versi) con accenti sulla  terza, sesta,  e nona sillaba;

l’endecasillabo (undici versi) con un solo accento obbligato sulla decima sillaba ed altri due accenti, fondamentali, mobili e vincolanti, sulla quarta e/o sulla sesta sillaba.

I versi doppi sono invece, versi uguali, in coppia nella stessa riga interrotti da una cesura o pausa. Ad esempio:

Al mìo cantùccio, / dónde non sénto

se nón le réste / brusìr del gràno,

il suón dell’óre / viène col vènto

dal nón vedùto / bórgo montàno:

suòno che uguàle, / che blàndo càde,

come ùna vóce / che pérsuàde.

(G. Pascoli, “L’ora di Barga”, vv 1-6).

Tra le figure metriche si distinguono le figure di vocale e quelle di accento. Le prime comprendono: -l’elisione (o sinalefe): fusione ina una sola sillaba della vocale finale di una parola e di una vocale iniziale della parola seguente. Esempio:

“nel muto orto solingo” (G. Carducci, “Pianto antico”);

episinalefe:  quando la vocale dell’ultima sillaba di un verso si fonde con l’iniziale del verso successivo. Esempio:

in mezzo a quel pieno di cose

    e di silenzio, dove il verbasco

(G. Pascoli, “La figlia maggiore”);

-iato (o dialefe): la vocale finale di una parola e la vocale iniziale della parola seguente formano due sillabe distinte. Esempio:

Gemmea l’aria, / il sole così chiaro (G. Pascoli, Novembre); – dieresi: separazione di due vocali che formano in dittongo , per cui si hanno due sillabe invece di una. Esempio:

con ozï /ose e tremule risate (G. Pascoli, I puffini dell’Adriatico);

-sineresi :è il fenomeno opposto alla dieresi. Esempio:

ed erra l’armonia per questa valle (G. Leopardi, “Il passero solitario”).

Le figure di accento invece sono: – le sistole: quando l’accento tonico di una parola si ritrae verso il suo inizio. Esempio:

quando verrà la nimica podèsta (Dante, “Inferno”, VI, v 96)     – invece di podestà ;

– e le diastole: quando  invece l’accento si sposta alla fine di una parola. Esempio:

abbraccia terre il gran padre Oceàno (U. Foscolo, “Dei Sepolcri”, v 291) – invece di Ocèano .

Vi sono poi  le licenze poetiche, ovvero degli errori voluti dal poeta , come :

protesi : quando si aggiunge una lettera o una sillaba all’inizio di parola;

Epentesi: quando si inserisce una vocale tra due consonanti;

Epitesi o paragoge: quando si aggiunge una sillaba alla fine di una parola (viurtude per virtù);

Aferesi: caduta di una sillaba o di una lettera ad  inizio di parola (guardo per sguardo);

Sincope: caduta di una o più lettere all’interno di una parola (spirto per spirito);

Apocope: caduta di una o più lettere alla fine di una parola (ciel per cielo);

Tmesi: divisione in due parti di una parola, di cui la prima è posta alla fine del verso, mentre l’altra all’inizio o nel mezzo del verso seguente :

(«Tra gli argini su cui mucche tranquilla-

mente pascono» Giovanni Pascoli, “La via della ferrata”).

 

Il portale-rivista ‘900 letterario

Perché dedicare un sito di letteratura proprio al secolo del Novecento? Si potrebbe pensare alla vicinanza temporale, quindi,  ad un maggiore riconoscimento e conoscenza di questo periodo in quanto pone l’accento  sulla crisi esistenziale dell’uomo, ma sarebbe riduttivo. Specialmente il romanzo del Novecento rappresenta un genere totalmente nuovo, dove la parola d’ordine è sperimentazione atta a rappresentare al meglio la scissione, i tormenti, la sensibilità e le inquietudini dell’uomo moderno attraverso i vari personaggi-uomo dei romanzi che si definiscono in base alla loro mutevolezza, ai loro pensieri e sensazioni. E qui entra in gioco anche un altro importantissimo elemento, il tempo: i fatti non sono più raccontati secondo il loro ordine cronologico ma secondo il cosiddetto “flusso di coscienza” come direbbe James Joyce, ovvero quando si alternano continuamente presente e passato, ricordi, pensieri (secondo il francese Butor“il romanzo è una risposta ad una certa situazione della coscienza”). Nasce “Il tempo interiore”, “il monologo interiore”  tanto ambiguo e misterioso che coinvolge non solo i personaggi del romanzo ma la Storia stessa che si interseca con quella personale; è il tempo teorizzato dal filosofo Henry Bergson, dove gli istanti si dilatano o restringono a seconda della volontà del soggetto. Lo spazio non è più autonomo, la ragione del suo esistere è in funzione del personaggio che lo guarda, quindi anche dell’io-narrante che adotta la restrizione di campo: il lettore conosce i fatti solo attraverso le percezioni dei protagonisti.

Non si può prescindere naturalmente da un’analisi storico-culturale che da sempre ha influito sulla produzione letteraria, nel Novecento si raggiunge una maggiore consapevolezza dei limiti della scienza, e si fa molto affidamento alla psicologia, all’esplorazione della propria identità e la loro crisi, non a caso la maggior parte dei romanzi sono scritti in forma autobiografica, si pensi a Svevo, Pirandello, Mann, Kafka, Proust.

In questo senso, avendo parlato di sperimentazione, il Novecento è un secolo affascinante perché rischia di più, mette in discussione la tradizione e la parola per poi recuperarla, perché è sempre da li che si parte per innovare; per conferire alla letteratura una efficace valenza conoscitiva utilizzando il montaggio di un insieme di unità a scapito dell’azione che invece era fondamentale del romanzo dell’Ottocento.

I temi, già accennati, di questo secolo ci sono ben noti: l’inspiegabilità del male, il senso dell’assurdo e quello di colpa,lo smarrimento, acuiti dall’esperienza della guerra e che gli scrittori di questo periodo tentano di rendere universali come Italo Calvino. Le guerre e questi sentimenti ci sono sempre stati, spesso erroneamente, si crede che la letteratura muta perché mutano gli eventi  e le sensazioni ma in realtà cambia il modo di prendere coscienza di tali eventi e sentimenti, cambia il modo di rappresentarli, nel Novecento vi si imprime un afflato collettivo e un piglio sociale, impegnato, basta citare alcuni  intellettuali della prima metà del Novecento come Albert Camus, George Orwell, Ignazio Silone, Elio Vittorini. Negli anni Cinquanta si fa largo l’esigenza di evadere, di scappare dai vicoli del realismo verso una deformazione visionaria, ci riescono benissimo Carlo Emilio Gadda, Alberto Arbasino e Pier Paolo Pasolini. Negli anni Settanta prende forma la letteratura come strumento di indagine e di analisi critica, volta alla ricerca di un nuovo metodo; diventa poi una forma di spettacolo alla fine degli anni Settanta con George Perec ed Umberto Eco per una ridefinizione del racconto abbracciando la filosofia e la ricostruzione storica.

Si giunge al postmodernismo, di cui il maggior esponente è l’argentino Borges con le sue parodie e giochi tecnici per fare delle letteratura, ancora una volta, uno strumento conoscitivo; al modernismo di Pessoa e a scrittori internazionali che sono l’emblema del passaggio da una cultura all’altra come il praghese Kundera, francesizzato e il russo Nabokov, divenuto americano.

Di grande glamour risultano anche i romanzi gialli, molto popolari nelle loro diverse accezioni, dal thriller al noir, dal poliziesco al serial killer. Leonardo Sciascia che si è cimentato nel giallo, sull’esempio di Borges , disse che questo genere  non è altro che “l’avventura della ragione alla ricerca della verità”.

‘900 letterario non è solo una rivista, ma anche un portale che invita i propri visitatori alla scoperta e alla riscoperta dei romanzi più significativi ed importanti del Novecento, i cui protagonisti sono cosi intriganti perché sfuggono dalle mani dei loro autori, esteticamente sono anche poco piacenti (Federigo Tozzi infligge ai suoi personaggi la bruttezza fisica) come ha giustamente notato il grande critico Giacomo Debenedetti che non esita a definire il romanzo novecentesco con la suggestiva espressione rubata a Proust “una grande intermittenza di un succedersi di intermittenze” ovvero momenti privilegiati che rimandano a cose passate. Ma non solo; il portale oltre ad occuparsi delle recensioni dei romanzi più belli e significativi del Novecento, dedica delle sezioni a giovani scrittori emergenti e non, dando spazio anche agli autori più contemporanei di maggior successo nelle categorie “Autori emergenti”, ai “Best seller”,  agli “Eventi letterari” come il Salone del libro e ai vari Premi istituiti con i relativi vincitori oltre alla “Poesia”e alla “Classifica” dei libri più letti.” Vi è poi uno spazio riservato alla riflessione sulle sorti della critica letteraria e quindi anche della letteratura stessa: “Critica” e uno spazio dedicato agli approfondimenti, a tematiche e ad aspetti più specifici: “Focus”. Vi sono inoltre due rubriche dedicate al cinema, alla politica, all’attualità e alla musica.

Il romanzo del Novecento e solo questo genere di narrativa in prosa, ha disoccultato la realtà, ha portato alla luce il conflitto tra IO-ES e SUPER IO per dirla alla Freud, relazionandosi con le  grandi discipline del nostro tempo: sociologia, antropologia, psicoanalisi, arte che a loro volta offrono una valida chiave di lettura per la letteratura.

BUONA NAVIGAZIONE.

Caratteristiche della critica contemporanea

La critica contemporanea si è orientata molto verso l’analisi filologica per comprendere il percorso storico-creativo dell’opera di cui i massimi rappresentanti sono: Salvatore Battaglia, Vittore Branca, Lanfranco Caretti, Dante Isella, Giorgio Petrocchi; e verso quella linguistica rinnovata da Saussure tramite il metodo e il concetto di lingua come sistema e da Jakobson tramite la funzione  poetica del linguaggio. Tuttavia non si può analizzare la critica contemporanea senza partire dagli elementi del pensiero di Benedetto Croce scaturiti nel Novecento per cui l’arte è autonoma ed è impossibile concepire la natura di un’opera al di fuori di essa, concetto che se da una parte ha eliminato i giudizi morali e modelli letterari fissi, avendo fortuna presso i post-crociani, dall’altra non ha costruito un metodo preciso.

Si avverte l’esigenza di una critica idealista per dare concretezza alle teorie crociane  che si incontrano con il marxismo per opera di Antonio Gramsci che rifiuta il concetto di autonomia dell’arte e  non distinguendo più tra teoria e prassi; e di Marx e Engels i quali concepiscono l’arte come una forma di ideologia.

Molta influenza ha poi la scuola del “formalismo russo” che vede tra i suoi massimi esponenti Vladimir Propp con la sua “Morfologia della fiaba”dove viene attuata per la prima volta la divisione tra fabula ed intreccio.

Durante il periodo staliniano nasce “il realismo socialista” di Zdanov che promuove i valori del comunismo ma contro i quali si scaglia il filosofo ungherese Luckàcs che rifacendosi allo storicismo romantico elabora il “realismo critico”

Alberto Asor Rosa invece sottolinea il carattere provinciale e piccolo-borghese della letteratura italiana tra Ottocento e Novecento: ma di certo nomi come Verga, Montale, Gadda non sfigurano affianco ai Kafka, Proust o Musil.

Particolare attenzione merita  la critica semiologica attuata da Eco, da Peirce e da Bachtin, da Segre contro lo strutturalismo formalistico per un’analisi delle varie forme dei codici letterari unita allo studio sociologico e antropologico.

Un discorso a parte merita il critico Giacomo Debenedetti che con il suo metodo/non metodo spaziando dalla psicoanalisi alla sociologia, dall’arte alla fisica, dall’antropologia alla musica e al cinema, rappresenta un caso molto particolare, da riscoprire nel panorama della critica letteraria.

 

 

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