Dal 19 novembre 2023 esce in tutti i bookstore e ordinabile in libreria il nuovo romanzo Pearson House di Mary Rotnan edito da LifeBooks.
Con una scrittura fluida e intensa l’autrice accompagna il lettore all’interno della storia senza tempo di Gabriel Pearson e Maggie Dorsey in una Fulton degli anni ’30 per poi catapultarci nell’epoca odierna a conoscere Katryn Dorsey, Jared e Garrett.
“Posso dire che è un classico ed emozionante romance” afferma l’autrice. “L’ho scritto in un momento molto particolare e si discosta dai miei soliti action romance. Devo ammettere che mi sono affezionata a Gabriel.”
Fulton, New York 1932 Gabriel Pearson è un uomo ricco e abita nella bellissima dimora di Pearson House. Maggie Dorsey fa parte del personale domestico della villa ed è alle dipendenze della famiglia Pearson da qualche anno. Le differenze sociali e l’odio del padre di Maggie non riescono a frenare il sentimento che nasce tra i due giovani. L’unica a conoscere il loro segreto è Kate, la sorella di Maggie. La forza dei due innamorati non frenerà gli eventi che, a causa di alcune scelte di Gabriel, innescano una serie di lutti anche quello di Gabriel…
Fulton, New York 2018 Katryn Dorsey, pronipote di Kate Dorsey, lascia New York alla volta di Fulton, la cittadina tanto decantata dalla bisnonna. Il sindaco di Fulton Henry Wilbur le commissiona la ristrutturazione di Pearson House, che si trova in condizioni di decadenza. La villa ha un’infausta nomea e nessuno vuole avvicinarsi per paura del fantasma di Gabriel Pearson. Durante un sopralluogo Katryn s’imbatte nell’entità che riesce a vedere e sentire. Superato il primo sconcertante impatto, scopre così uno spirito triste, egocentrico e immerso in un passato doloroso. Il lavoro di Katryn porterà a galla molti segreti.
L’autrice
Mary Rotnan autrice di action romance. Vive in Italia da parecchi anni. Ama le storie cariche di azione, pathos e amore. Pearson House. è il suo quinto romanzo. Le donne come protagoniste delle sue storie. Ha pubblicato All’ombra della Luna, Infiltrato nella tua vita, Azzardo romano, Tornerò da te, Oltre i confini, Infiltrato per amore.
“La finestra sul cortile” incontra “Storia di un matrimonio” nel mystery alpino “Anatomia di una caduta” della francese Triet che ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Si tratta di un film più femminista dei tanti film femministi per contratto che prevede l’analisi di un ménage coniugale accreditando nel contempo l’ipotesi che non potremo mai comprendere pienamente nessuno tranne noi stessi: la constatazione del fatto che i matrimoni – anzi tutte le relazioni in generale – possano risultare tossici funziona, infatti, solo come una delle spinte e controspinte di un enigmatico resoconto.
La Triet aggira i canoni del genere processuale grazie al gioco di zoom, inquadrature dal basso e movimenti di macchina continui ma sempre tenuti al servizio della sceneggiatura scritta insieme al compagno Arthur Harari, costruita sull’uso di due lingue (francese e inglese in originale, italiano e inglese nel doppiaggio) e gestita su diversi livelli ognuno dei quali complementare all’altro. La trama, insomma, è tortuosa perché il film sta tutto nelle sue scelte stilistiche: Sandra, Samuel e il figlio ipovedente Daniel vivono sopra Grenoble lontani dal mondo e la società. Un giorno Samuel viene trovato morto ai piedi del loro chalet.
Viene aperta un’indagine sulla morte sospetta, ma le testimonianze di alcuni si confondono, i ricordi di altri vacillano… Incidente, suicidio o omicidio? Sandra viene accusata nonostante i dubbi. Un anno dopo, Daniel assiste al processo di sua madre o meglio alla dissezione del nucleo familiare: ogni rivelazione risulta tagliente come un colpo di bisturi che per l’effetto sorpresa fa vacillare le nostre certezze e se la suspense funziona è, appunto, perché possiamo credere alternativamente a tutti i testimoni e protagonisti.
Il riferimento del titolo a “Anatomia di un omicidio” di Preminger non è casuale, ma anche se si profila l’identikit una donna forte e sicura di sé, in realtà la regista preferisce mettere a nudo le sue fragilità e i suoi dubbi; inoltre il leitmotiv -ovvero la rete dei sensi di colpa che il marito ha steso per difendere un patriarcato del tutto inutile rispetto a una moglie in carriera- stavolta risiede proprio nella durata di due ore e mezza che fa percepire il freddo degli esterni innevati penetrato nella casa dove finisce col raggelare anche il nucleo degli abitanti. Cosa peserà di più nel giudizio della corte e soprattutto in quello del pubblico?
Il risentimento? Il tradimento? La sensazione di non potersi mai fidare del partner? O, peggio, la consapevolezza che niente importi a nessuno dei coinvolti? “Anatomia di una caduta” pone domande profonde sui suoi personaggi, ma raggiunge la massima intensità quando riconosce di non possedere le risposte.
La verità, secondo Triet, è scomoda e sottile, crea dissociazione e disagio. E la vita secondo la regista è “un caos in cui tutti siamo persi”, dove la compulsione a giudicare è superiore alla disponibilità a comprendere, e tutti si sentono in credito: di attenzione, di riconoscimento, e soprattutto di amore privo di condizioni e giudizi.
“Fiamma Lucente e Residui di Marea. Frammenti” (Transeuropa Edizioni) è la silloge di Andrea Ravazzini che raccoglie in ordine cronologico una selezione di componimenti poetici, in versi liberi, da me composti ed elaborati nel corso di un breve periodo di tempo durante l’anno 2023.
Le influenze più significative che hanno improntato in modo preponderante lo stile di composizione dei frammenti e dei componimenti derivano dalla lettura di classici italiani, come Ungaretti e Pavese, di poetesse della corrente confessional (Sexton, Plath), di Pessoa, ma in particolare dalla lettura dell’opera poetica di Antonia Pozzi e di Cristina Campo.
Le poesie raccolte hanno un carattere intimista-ermetico, senza enfasi su prolissità, retorica e tecnicismi eccessivi, ma invece risultano tese a valorizzare la singolarità della minima parola nella sua densità di senso e di significato profondo. Affrontano variate tematiche legate ai sentimenti che costellano il mondo dell’interiorità e ai moti dell’animo umano, tra cui la condizione di gettatezza e di angoscia esistenziale, la tristezza esistenziale, la fiamma della speranza e della vita, il potere della poesia e della parola.
Primavera lieve e notturna
Ritagli
d’un flusso
frastagliato
incastonato
di pensieri
dal tenue
baglior
in una penombra
densa
di sussurri.
Lo sguardo
delle ore
di una luna
assorta
nel suo candido
sonno
tinge
il respiro
d’una notte
lunga
quanto
il soffice canto
d’una lieve
brezza
dal sorriso primavera.
3 maggio 2023
(Tratto Da “Fiamma Lucente E Residui Di Marea”, Transeuropa Edizioni, Massa, 2023)
La speranza, la parola, la poesia -che sono doni, quindi che richiedono di stare in attesa affinché possano essere ricevuti e germogliare in frammenti-, vengono lette in termini pozziani come ancore di vita a cui aggrapparsi, poiché donano senso e salvezza.
L’autore
Andrea Ravazzini è nato a Sassuolo nell’ottobre dell’anno 1978 e vive attualmente tra Modena e Corlo, una frazione del Comune di Formigine (MO). Nel corso del suo percorso di studi ha conseguito la maturità classica, una laurea in Psicologia e due master.
Da sempre appassionato di letteratura, avido lettore e instancabile viandante nel mondo dei libri, lavora per il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia Onlus, sul territorio reggiano, nell’area Dipendenze Patologiche, in una struttura residenziale.
E’ appassionato di cinema e sport, oltre che di libri e letteratura ed impegnato da tempo nel mondo del volontariato sul territorio modenese.
Oltre che nei libri e nella poesia, crede nell’uomo e in Dio, anche se non sempre allo stesso modo. Ha pubblicato nel 2023 presso Edizioni Gruppo SIGEM, Collana Il Fiorino, una silloge poetica intitolata “Naufragi di paesaggi interni. Frammenti”.
Nel suo nuovo romanzo, edito da Fides, dal titolo Senza far rumore,Feliciana Zuccaro esplora i confini tra il rumore e il silenzio, portando i lettori in un viaggio emozionante attraverso la profondità di entrambi gli estremi.
Feliciana Zuccaro è una scrittrice di successo che ha conquistato il cuore dei lettori con le sue storie coinvolgenti e la sua prosa delicata. Dopo il successo del suo primo romanzo “Non ho mai danzato sotto la pioggia”, pubblicato dalla casa editrice Fides edizioni, e della sua raccolta di poesie “Per ogni volta che sei morta“, edita da Italic Pequod, la scrittrice lucana è pronta a stupire ancora una volta i suoi lettori con questo nuovo lavoro.
Il tema principale del romanzo ruota attorno all’idea di come il rumore e il silenzio possano influenzare la vita delle persone. Attraverso personaggi ben delineati e situazioni toccanti, l’autrice esplora le diverse sfaccettature del rumore e del silenzio. Il romanzo offre una riflessione profonda sulle dinamiche dell’ascolto e della comunicazione umana.
Attraverso la narrazione coinvolgente e scorrevole di Zuccaro, i lettori vengono trasportati in una dimensione in cui il rumore e il silenzio assumono significati profondi. L’autrice esplora come queste due forze possono influenzare le relazioni umane, l’arte e persino la psicologia individuale.
Zuccaro ha optato per un romanzo di formazione femminile per renderci partecipi della crescita interiore di una bambina che già nei primi anni della sua esistenza ha conosciuto il dolore e la sofferenza e ha imparato, a volte, a convivere con esso. Mia ha conosciuto l’abbandono, la perdita, la consapevolezza, la scoperta dell’amore in tutte le sue forme e sfumature.
Che suono hanno tutte queste sensazioni ed emozioni che Mia ha prematuramente conosciuto? Fanno rumore? Sembra chiedersi la protagonista con la quale è difficile non empatizzare.
Il romanzo culmina con una scelta difficile da parte dei protagonisti: abbracciare completamente uno degli estremi o cercare un compromesso tra rumore e silenzio?
La scrittura delicata e accattivante di Feliciana Zuccaro spinge i lettori a esplorare tematiche complesse come la comunicazione umana, l’ascolto di sé stessi e l’impatto del rumore nella nostra vita quotidiana.
Senza far rumore è un’eloquente esplorazione della dicotomia tra rumore e silenzio affrontata con leggerezza e che incoraggia al contempo l’introspezione sul proprio rapporto con questi estremi “esistenziali”. Inoltre, sfidando le norme educative tradizionali attraverso il viaggio della sua protagonista, Zuccaro stimola importanti conversazioni sulla promozione di esperienze di apprendimento olistiche che abbraccino sia l’impegno attivo sia la contemplazione silenziosa.
La sensazione che lascia Senza far rumore è di un timido desiderio di silenzio che avvolga il mondo per rimarginare le ferite causate dal rumore del giorno, della vita.
L’artista italiano Bruno Salvatore Latella (LBS) presenta un trittico intitolato “No Money, No War, No Web”nella città di Los Angeles. Si tratta di un progetto senza precedenti: per la prima volta al mondo una singola e specifica opera di street art è stata presentata contemporaneamente in più città del globo, inaugurando così l’avvento della prima forma di “Globalized Street Art”.
Il progetto rappresenta una potente denuncia contro la crescente distruzione dei confini fisici e ideologici che caratterizzano il mondo moderno.
La performance, coordinata in maniera meticolosa per far fronte al problema dei diversi fusi orari, è iniziata da Est, in Ucraina, per concludersi negli Stati Uniti.
L’obiettivo dell’artista LBS è sia quello di creare una “Performance Anti-propagandistica”, sia quello di unire street artist provenienti da tutto il mondo che, abbracciando la visione d’insieme, hanno permesso la sua realizzazione.
Le città coinvolte in questo progetto sono:
Odessa (Ucraina), Budapest (Ungheria), Roma, Milano (Italia), Barcellona (Spagna), Berlino (Germania), Amsterdam (Paesi Bassi), Cape Town (Sud Africa), Koszalin (Polonia), Londra (UK), Los Angeles (USA).
Il trittico rappresenta tre diverse tipologie di entità contemporanee, non legate esclusivamente alla guerra:
Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, emblema dell’attuale conflitto monetario tra Occidente e Oriente che sta portando con la crisi Evergrande a un probabile futuro crollo economico delle banche mondiali e ad una possibile guerra nei confronti di Taiwan;
Elon Musk, figura criptica contemporanea, grande imprenditore ma allo stesso tempo artefice del destino del Web, il quale, attualmente, detiene il controllo del sistema di comunicazione internet satellitare Starlink in Ucraina e della piattaforma social X;
Vladimir Putin, presidente dell’attuale ex Unione Sovietica, tiranno artefice della distruzione dello Stato ucraino e russo, attraverso una propaganda tesa al concetto di “denazificazione” dell’Ucraina stessa, paradossalmente sta simulando le gesta storiche dei dittatori di inizio ‘900.
La mission che si pone l’artista è quello di permettere, alla sua e alle nuove generazioni, di aprire gli occhi, in quanto la passività liquida che stiamo vivendo sta sottomettendo gli individui e sta portando alla creazione di nuovi falsi Homo-Dei: Il denaro, la guerra ed il Web.
In modo squisitamente metaforico, questa performance ha unito gli artisti di tutto il mondo in una lotta artivista nei confronti di questi finti Dei.
L’artista italiano ha una visione che combina il movimento artivista della “super-società liquida” con la Pop art postmoderna. Tale visione si esprime attraverso un simbolismo basato sull’analisi semiologica, sociologica e filosofica/teologica della società contemporanea, caratterizzata dalla tecnocrazia, dalla cultura passiva e dalla mancanza di sogni e certezze, in particolare nelle nuove generazioni. La sua opera è guidata dalla convinzione che “la conoscenza porta alla distruzione e alla rinascita“. LBS utilizza una varietà di tecniche, tra cui fotografia, disegno digitale, stampe fine art e pittura, prendendo ispirazione da opere rinascimentali, simboliste, Pop art e Street art, al fine di comunicare in modo efficace il suo messaggio concettuale e sociale.
La artistica di Latella ha una componente pedagogica legata alla sua formazione accademica e alle idee che guidano i suoi progetti. L’artista ha raggiunto tappe significative nella sua carriera, tra cui esposizioni personali, pubblicazioni e premi. Tra i progetti futuri, ci sono ulteriori esposizioni e opere di Street art sia in Italia che all’estero, su invito di collezionisti e enti privati e pubblici.
L’artista
LBS è nato a Reggio Calabria nel 1999. Da musicista classico a “maestro” delle arti visive, coniuga in modo unico gli studi umanistici con la sua produzione artistica, trasformando idee e visioni in opere d’arte avvincenti. Situato all’incrocio tra il concettualismo, l’estetismo e l’artivismo,
LBS ha rapidamente conquistato notorietà, collezionando premi prestigiosi. La sua street art potente e socialmente critica ha ottenuto riconoscimenti diffusi e apparizioni sui media nazionali. LBS affronta coraggiosamente le problematiche della società, invitando lo spettatore a confrontarsi apertamente con le sfide del mondo contemporaneo.
La sua visione unica si fonde con l’artivismo nella “super-società liquida”, esplorando simbolicamente la società contemporanea e la mancanza di sogni e certezze. Con una tecnica che combina fotografia, disegno digitale, progettazione di stampe fine art e pittura, LBS trae ispirazione da diverse correnti artistiche, creando un linguaggio visivo incisivo.
Le sue opere comunicano un messaggio concettuale e sociale, con un profilo pedagogico che riflette la sua formazione accademica. LBS è stato protagonista di mostre e pubblicazioni importanti, con una crescita costante nella sua carriera artistica. Preparati a essere rapito da LBS, un artista che usa l’arte come catalizzatore per il cambiamento, richiamando la nostra umanità e offrendo una speranza luminosa per il futuro.
“I ragazzi della III F” di Marco la Greca, edito da Morellini, è un romanzo di formazione ambientato negli anni Ottanta dentro e fuori le aule del Liceo Orazio di Roma. I protagonisti sono quattro ragazzi alle prese con l’ultimo anno di scuola, nel loro passaggio da studenti ad adulti.
L’autore conduce il lettore in un emozionante viaggio attraverso il decennio degli anni Ottanta, un periodo che ha segnato profondamente molte generazioni, in particolare all’anno della maturità. tra amicizie, amori, speranze, paure, walkman e canzoni cantate a squarciagola.
Il libro offre un’occhiata intima e coinvolgente a un’epoca in cui la musica, la moda, i film e la cultura popolare erano in piena effervescenza. L’autore tesse abilmente una trama di ricordi e storie collettive, offrendoci un ritratto affettuoso di quegli anni di svolta, dove un ragazzo diventa irrimediabilmente un adulto. È come sfogliare un album di fotografie di famiglia, dove ogni pagina rievoca un sorriso o un momento speciale.
Ciò che rende questo libro davvero straordinario è il messaggio profondo che trasmette. Oltre alla semplice nostalgia per i bei tempi passati, l’autore ci invita a riflettere sul passare del tempo e sulla crescita personale. Il tempo, infatti, scorre inesorabilmente, e i ricordi di un’epoca passata si sbiadiscono lentamente mentre ci troviamo immersi nella vita quotidiana. Ci ricorda che, anche se i tempi cambiano e le priorità evolvono, è importante rimanere fedeli ai nostri principi fondamentali, anche se li abbiamo dovuti rivedere nel corso degli anni.
Marco La Greca ci svela come l’anno della maturità abbia lasciato un’impronta indelebile nella sua vita e come quei ricordi continuino a influenzare le scelte e le decisioni nel presente. Questo libro ci sfida a non rimpiangere il passato, ma a portare con noi i valori e gli insegnamenti mentre ci dirigiamo verso il futuro, mentre la vita si accorcia.
In un mondo che sembra sempre più veloce e caotico, l’autore ci offre una pausa per riflettere sui giorni più semplici e spensierati, ricordandoci che la nostra storia personale è la base su cui costruiamo il nostro futuro. È una lettura toccante, ben scritta e ricca di emozioni da consigliare a chiunque desideri riscoprire la bellezza dei ricordi e la forza della nostalgia positiva.
Di Dante Arfelli si è detto molto. Cesenate, classe 1921, a Rimini conosce Federico Fellini a scuola. Dopo l’Università a Bologna e la guerra in Montenegro, torna in patria e fonda una scuola media dove è contemporaneamente docente e preside. Frequenta il grande Marino Moretti e nel 1949 esce con I superflui, una storia di emarginati e sconfitti, vincendo il premio Venezia (l’attuale Campiello). Il libro è un grande successo in America alla stregua dei grandi scrittori d’oltremanica. Vende 800mila copie ed è pubblicato dallo stesso editore di Hemingway. Nel 1951 bissa con La quinta generazione, una saga famigliare ambientata a Cesenatico, che non farà il botto come il precedente.
I superflui è un romanzo vicino come tematiche al neo-realismo, ma che se ne discosta per stile e per la accuratezza della forma, racconta la generazione di giovani che tenta di ricominciare dopo i disastri della guerra, tra sconforto, smarrimento e quella amara sensazione di sentirsi, appunto, superflui.
Arfelli frequenta l’amico Fellini ancora agli esordi, diventando nel frattempo docente all’istituto industriale di Forlì e dopo qualche anno viene spostato a Cesena.
Lo scrittore, di natura schiva e solitaria, come i suoi personaggi, avverte una inadeguatezza strutturale nell’affrontare l’osservanza dei miti e dei riti della società letteraria in cui individua atteggiamenti conformisti.
Arfelli soffre di nervi, si chiude in un torpore personale. Scrive, continua a farlo, ma decide di non pubblicare più nulla e di fatto esce dal mondo dell’editoria, dalla folle marea degli intellettuali dell’epoca per ritirarsi e diventare uno dei personaggi del suo romanzo d’esordio. Un superflo.
Vent’anni di oblio, di silenzio. Su di lui cala il sipario e non si hanno più notizie. Nel 1975 esce quasi in sordina, Quando c’era la pineta, raccolta di brevi racconti scritti da Arfelli tra il 1949 e il 1954 (in pieno periodo letterario) e tra l’altro già editi su giornali e riviste. Ma la depressione lo coglie in fallo, complice anche la morte dell’amata moglie. Nel 1985 ormai pensionato si sposta a casa della figlia a Ravenna e di lì a poco si trasferirà in una casa di riposo sita a Marina di Ravenna in attesa di attraversare il buio eterno.
Proprio da qui, da questo confine quasi surreale (un giovane vecchio tra i vecchi) da questo amorfo punto di osservazione Arfelli lavora e pubblica il suo testo più sincero, fuori dal comune, quasi surrealista a metà strada tra inchiesta, raccolta di racconti, diario intimo degli giorni ultimi.
Ahimè, povero me esce nel 1993. Dante Arfelli muore nel 1995.
Fogli sparsi, deliri, racconti inediti, ricordi, diari. Quello che colpisce sono soprattutto gli scritti sulle sue giornate in struttura. Dalla passeggiata struggente nella pineta o sullo stradone del mare, appena dopo piovuto, al cibo della mensa. Dalle chiacchiere con gli altri ospiti dell’ospizio alle fughe fino alla stazione di Ravenna, per bere caffè (che dimentica sempre di pagare) e leggere i quotidiani.
Ci sono momenti di puro delirio, altri di una tenerezza sconfinata. Arfelli è conscio della sua lenta decadenza. Sente che la morte sta per giungere e non è più possibile rimandare l’angoscioso viaggio. Momenti, nel suo diario, in cui apre e chiude la pagina scrivendo semplicemente che non ha voglia di scrivere. Dorme male, non dorme affatto oppure dorme troppo. Arfelli è un vecchio scrittore dimenticato. In questa ibrida raccolta vi è spazio, oltre ai deliri e al diario, anche ad una breve serie di racconti (finalmente inediti) che lo riaffermano come piccolo grande narratore minimalista.
Ahimè, povero me non è solo il grezzo diario finale di un grande uomo dimenticato. Dentro c’è molto di più. Dentro c’è tutta la decadenza, l’oblio, la tenera resa in attesa della morte.
Mother Water Blues è il nuovo romanzo dello scrittore Elia Rossi, pubblicato da Durango Edizioni sul mondo della boxe, a metà tra romanzo di formazione e opera conoscitiva scaccia pregiudizi su uno sport abbastanza divisivo.
Con una narrazione moderna, riflessiva e attenta Elia Rossi porta il lettore all’interno di una storia avventurosa e combattiva. Con ironia l’autore fa conoscere il mondo della boxe con i due personaggi che interfacceranno tra loro. Così Elia Rossi parla della scrittura: <<Scrivere è un modo per mettere alla prova quegli oggetti della coscienza: scegli un’idea, una sola tra le tante, e provi a vedere se regge la messa a fuoco, se sopravvive alla luce in esterno della parola scritta>>.
“Spero innanzitutto che i lettori si divertano. Il primo strato del romanzo è infatti quello dell’avventura: dall’infanzia tra le strade di Benin City, fatta di caccia ai serpenti e fughe dai demoni, fino alla scoperta del pugilato, con le sue palestre piene di stralunati eroi. L’ironia è il tono di fondo di questo livello del racconto” dichiara l’autore. “Poi c’è sicuramente il ruolo della cornice, che forse è più riflessivo: due personaggi molto diversi, un pugile africano e un giornalista bianco e borghese, che si aprono l’uno all’altro mentre il mondo cambia le carte in tavola (soprattutto con il Black Lives Matter e con il tema della presunta cancel culture). In questo senso, spero che al lettore piaccia anche essere provocato e seguire sviluppi del ragionamento sinceri e privi di pregiudizi.”
“…La boxe è una celebrazione della religione perduta” ed è “roba da uomini, parla di uomini, e uomini”. Uomini, uomini, uomini. Se tutte le storie sono storie di iniziazione, è infatti vero che non tutte le iniziazioni sono uguali. Alcune iniziazioni, infatti, si svolgono all’ombra dei padri, altre all’insegna delle madri. Immagino che la boxe rientri nel primo caso. A partire dal più mascolino dei fraintendimenti…”
Trama
Joshua N. è un pugile italo-nigeriano. Sul ring mostra una faccia buia e dura. I suoi cazzotti stendono uomini grossi come giganti. Almeno così lo vede Gionatan L., un aspirante giornalista che si trova a intervistarlo senza aspettarsi nulla di più di qualche aneddoto sportivo. Tuttavia, tra i due scatta qualcosa. La storia personale di Joshua scuote nel profondo il suo intervistatore, che si trova a smettere i panni del giornalista per inseguire quel racconto di demoni vudu, padri che nascondono misteri e coincidenze che determinano destini. In un dialogo fatto di avvicinamenti e fughe, soprattutto nei giorni del Black Lives Matter, Joshua e Gionatan finiranno per spogliarsi dei propri rispettivi ruoli, scoprendo, nella vergogna e nella confidenza, che l’umanità è una sola e che, in fondo, i segreti degli uomini sono tutti uguali.
L’autore
Elia Rossi ha 37 anni e fa l’insegnante di filosofia nel torinese. Ha all’attivo due romanzi: L’anno dei cavoli a merenda (Alcheringa, 2014) e Fortunale (L’Erudita, 2016). Ha pubblicato racconti su riviste letterarie come Nuova Prosa e scritto recensioni per La balena bianca. Nel 2018 ha partecipato all’antologia NO – Dieci racconti per un nuovo immaginario novarese (Edizioni Effedì). Ha curato un laboratorio di scrittura creativa che si è svolto in contesti diversi, come biblioteche, licei e carceri. Con l’amico e scrittore Luca Colombo ha dato vita a uno spettacolo di pugilato letterario che si è svolto in pub e caffè letterari.