‘Il riscatto della brutta psiche’. Maurizio D’Andrea in mostra alla Cathart Gallery di Carla Pugliano

Sabato 10 maggio 2025, la Varese la Cathart Gallery ospita l’artista internazionale Maurizio D’Andrea in un evento di grande intensità, arricchito dalla presenza straordinaria del noto Critico e Storico dell’Arte Daniele Radini Tedeschi, voce tra le più autorevoli del panorama artistico contemporaneo, nonché curatore di sei edizioni alla Biennale di Venezia.

L’artista D’Andrea presenta la sua nuova performance-mostra dal titolo “Il riscatto della brutta psiche”, un atto unico che fonde teatro, arte visiva e psicoanalisi, portando il pubblico in un viaggio emozionale dentro i meandri più oscuri e autentici dell’inconscio umano dove “L’Io non è mai padrone a casa sua”.

Sarà Daniele Radini Tedeschi ad aprire ufficialmente la mostra personale offrendo al pubblico una lettura penetrante del progetto artistico e del linguaggio visivo di Maurizio D’Andrea. La sua presenza alla Cathart Gallery rappresenta un’occasione unica per approfondire le implicazioni psicologiche ed estetiche della mostra attraverso lo sguardo critico di uno dei massimi esperti d’arte del nostro tempo.

La serata si apre con “Elogio dell’Imperfezione Psichica”, un breve monologo teatrale scritto dallo stesso D’Andrea e interpretato dall’attore Giulio Prosperi, voce e corpo vibranti di una psiche che reclama ascolto e verità. Il testo, crudo e lirico al tempo stesso, invita gli spettatori ad abbandonare le maschere dell’armonia e del bello per confrontarsi con ciò che viene taciuto: la bruttezza dell’anima, il caos interiore, le ombre che ci abitano. L’intero evento sarà documentato e registrato grazie alla sensibilità visiva del videomaker Francesco Barone, che immortalerà ogni dettaglio dell’azione performativa e della mostra.

Al termine della performance, il pubblico sarà invitato a un secondo tempo espressivo: la mostra di pittura, in cui le opere – inizialmente coperte – verranno svelate come parte di un rito collettivo. Ogni tela è una finestra sull’abisso, un riflesso inquieto dell’inconscio.

Dietro ogni gesto pittorico di Maurizio D’Andrea si cela un percorso interiore e formativo profondo, come quello che l’artista ha intrapreso attraverso la Mindfulness: un cammino fatto di consapevolezza, ascolto, visualizzazione e accettazione dell’inconscio. Ogni colore che utilizza, ogni materia che plasma, nasce da un lavoro sul suo mondo interiore. Non si tratta solo di espressione istintiva, ma anche di un continuo studio, indagine psicologica ed esplorazione della mente. L’artista insiste spesso sull’importanza di ciò che c’è dietro le sue opere, poiché è lì che risiede il senso più autentico del suo fare arte. Maurizio D’Andrea desidera che ogni visitatore, osservando le sue opere,
possa percepire la ricerca, il dubbio, la tensione, il silenzio e la verità che le hanno generate.

L’artista

Maurizio D’Andrea è sostenuto costantemente dalla critica sia italiana che estera, così dice di lui Shannon Permenter, Storica Contemporanea dell’Arte – Stati Uniti “Invisibile all’occhio ma visceralmente percepibile, l’opera di Maurizio D’Andrea rappresenta una sintesi potente tra psicologia, filosofia e astrazione visiva, incarnando il viaggio della trasformazione interiore.

Attraverso le sue ampie composizioni astratte, D’Andrea invita lo spettatore a esplorare i territori inesplorati dell’inconscio, trascendendo la rappresentazione convenzionale per creare esperienze immersive che conducono nel labirinto della psiche umana. Le sue opere, con la loro simbologia e la loro energia viscerale, fungono sia da specchi che da portali, riflettendo le nostre frammentazioni interiori mentre ci invitano alla trasformazione. Ridefinendo magistralmente l’atto del guardare, l’artista ci chiede non solo di vedere, ma di sentire, di elaborare, di prendere parte all’esperienza del divenire.”

Nato ai piedi del Vesuvio e laureato con lode in Scienze Geologiche con specializzazione in vulcanologia, Maurizio D’Andrea è pittore, scrittore e performer. Le sue opere attraversano i territori dell’inconscio, fondendo le teorie di Jung, Freud e Lacan con l’astrattismo lirico-informale. Nel 2022 ha fondato il Movimento Artistico Introversico Radicale, una corrente che pone al centro dell’atto creativo la tensione psichica e il riscatto dell’imperfezione. Tra i suoi numerosi riconoscimenti, spicca il Leone d’Oro per la Pittura alla Triennale Internazionale di Venezia nel 2024.

Ha esposto in tutto il mondo con mostre collettive e personali, riscuotendo premi e notevoli successi. Oggi vive e lavora ad Alba (Cn), nel suo laboratorio “Orizzonti Impossibili”, dove continua a esplorare, con coraggio e coerenza, il linguaggio dell’anima.

 

‘Lo scultore di uragani’. L’esordio narrativo di Carlo Tortarolo

Un libro di rottura. Un alibi, un oltraggio al pensiero unico, allo spirito dei tempi, che esplora quelle verità delle quali è troppo rischioso parlare per primi. L’hanno già scritto altri, alibi perfetto. Dal 18 aprile sarà in libreria la raccolta di racconti Lo scultore di uragani, l’esordio narrativo di Carlo Tortarolo (Coniglio Editore, 2025,), con prefazione di Gian Paolo Serino promette malumori tra gli alfieri del politicamente corretto.

Carlo Tortarolo (Ancona, 1978) scrittore e giornalista letterario, caporedattore di Satisfiction, collabora con il quotidiano Il Giornale dove affronta tematiche di politica internazionale e attualità.

Nella quarta di copertina il monito è chiaro: “C’è chi scrive per i posteri e chi scrive per i contemporanei. Io scrivo per i postumi. I miei nemici sono tutti morti. Perché con alcuni morti si può ancora dialogare dato che, almeno una volta, sono stati vivi”.

Si è senza nemici nel campo della cultura, in un presente che non è più nulla. Perché non può esserci dialogo senza Logos ma quel nulla in un istante esplosivo può diventare tutto.

La difficoltà di abitare l’esistenza -«Vivere è indossare quello spazio che non ha paura di confinare con la morte in cui respiriamo la nostra libertà»- si incrocia a nuovi modi di affrontare le antiche paure: “La Morte ci terrorizza perché chi muore non consuma”.

“Guai ai vinti” è il grido di chi sa che non è mai finita tranne quando ci si arrende. Tortarolo racconta l’umanità che resiste e che non si rassegna a diventare merce e la quantità dei temi affrontati fa sì che ogni lettore possa trovare un posto scomodo.

Lo fa con un modo personale di intendere il mestiere di scrivere: “La letteratura è rivoluzione eterna che plasma il tempo, scolpisce la quarta dimensione, e induce mutamenti nello spazio per gli anni che verranno.”

Ogni parola qui è scolpita controvento, plasma il caos con la forza della provocazione, costringe il lettore a scegliere se restare immobile o farsi travolgere.

I racconti sono frammenti di un realismo che non consola: schegge impazzite di ironia e lucidità, dialoghi che esplodono in duelli verbali senza prigionieri.

Secondo Gian Paolo Serino, autore della prefazione, Tortarolo: “Appartiene ai nostri tempi, ad esempio per ritmo e modernità di scrittura, ma il suo respiro letterario ha il rigore e l’ironia di quando la letteratura era ancora Letteratura”. Secondo lui fa parte non dei Pasolini o dei Bassani ma dei Leo Longanesi, Ennio Flaiano, Gesualdo Bufalino che hanno incontrato sul ring della vita Luciano Bianciardi o Giancarlo Fusco.

Tortarolo costruisce un ponte tra il passato e un presente che pare già futuro distopico. I racconti sono specchi frantumati: chi guarda dentro rischia di ferirsi senza sanguinare.

Ma la letteratura vera, quella che resiste agli uragani, non è mai stata roba per pavidi. E quando la troppa polvere della Storia soffoca il respiro della vita è allora che serve qualcuno che sappia ancora scatenare gli uragani.

Il complesso dei pesci balena 

Stavamo guardando il cielo insieme per la prima volta.

«Credi nell’esistenza di Dio?».

«Abbastanza».

«Se fosse stato Dio a creare l’Universo secondo te sarebbe in grado di trovarci?».

«Certamente, se ci ha creato sa anche dove siamo».

«E se si fosse scordato saresti in grado di spiegargli dove siamo in modo da venirci a salvare?».

«Vuoi provare?».

«Ok».

«Tu fai Dio?».

«Va bene».

«Hai presente l’Universo?».

«Tutto?».

«Sì tutto l’Universo».

«Che debbo farci?».

«Prendi una parte, la più grossa, al centro, noi la chiamiamo “Complesso dei superammassi dei pesci Balena”».

«E poi?».

«Poi avventurati lì dentro e punta il superammasso di Laniakea detto “dei cieli immisurabili”».

«Una volta lì che dovrei fare?».

«Dovresti spingerti ancora al suo interno verso il Superammasso della Vergine».

«E quindi?».

«Lì dentro c’è un gruppo di Galassie che per comodità noi chiamiamo locale, in mezzo a quelle si trova la Via Lattea».

«Finalmente! È finità?».

«Veramente no, al suo interno ci sono diverse braccia, devi prendere quello di Orione».

«Poi ci siamo?».

«Non ancora. Una volta lì devi arrivare alla cintura di Gould, cercare una nube dentro una bolla e con un po’ di fortuna alla fine vedrai un piccolo sistema solare con alcuni pianeti. Il terzo in orbita a partire dal Sole è il nostro, la Terra».

«La strada è un po’ lunga però».

«Ma ti ci ho portato alla fine».

«Non sono convinta, ci sono troppi nomi da ricordare, se uno non li sa come ti riesci a spiegare?».

«Per quello posso sempre spiegarmi a gesti» e la bacio.

Mi abbraccia «Se penso a quanto siamo così piccoli mi chiedo se i nostri problemi li hanno anche oltre la cintura di Gould».

«Non tutti di certo ma questo bacio sì. Si merita di essere citato nelle cronache di mondi morenti e di quelli appena nati e di viaggiare oltre lo spazio-tempo».

«Fino a dove?».

«Fino all’origine di tutti gli universi osservabili» e la ribacio.

Poi la guardo silenzioso.

«Perché mi fissi? Cosa c’è?».

«Invidio il cielo e i poeti perché riescono a mostrare l’assoluto a chi fa anche fatica a capire il relativo».

«Mi fai ridere lo sai?».

«Mi piace parlare con te e farti ridere».

«Di cosa vorresti parlare?».

«Parliamo degli uomini e dell’amore. Che cosa siamo noi?».

«Secondo te cosa siamo?».

«Forse giocattoli rotti».

«Spiegati meglio». Lei mi guarda pensierosa.

«Troppi amori vissuti in planata, troppe storie finite forse?».

«E quindi?».

«Riusciamo ancora a concepire quella malattia irrazionale che ci stringe uno verso l’altro senza sentire ragioni?».

«E cosa sarebbero i rapporti per te?».

«Erano bisogni pulsioni e slanci che univano chi si accoppiava per tutta la vita. Era diventare parenti senza esserlo mai stati».

«Un po’ inquietante ma bello».

«E in mezzo c’erano le forme, gli odori, gli odii e le lotte di chi sta assieme per sempre».

«Sempre è una parola difficile».

«E c’era un’identità condivisa da due che nel loro rapporto decidevano o accettavano uno dei tanti modi di essere famiglia».

«E ora questo non c’è più?».

«Allora anche i matrimoni tra i ricchi duravano tanto!».

«Ti manca quel tempo?».

«Mi manca quello che c’era, che andava oltre il che emaniamo naturalmente e che ci gira attorno senza trovare chi possa impegnarsi a riceverlo e accudirlo».

«Davvero?» mostra interesse.

«E se non trova a chi donarsi ci si rivolta contro».

«E cosa fa?».

«Ci toglie il necessario, ci dona il superfluo e ci lascia nudi».

«E questo surriscalda l’ambiente immagino». Lei mi guarda e provoca.

«Nudi senza il senso del Noi».

Gli sguardi si incontrano di nuovo.

Quando ho amato una ragazza, ogni volta, in quei momenti in cui gli occhi si incontrano e ridono rispecchiandosi di pura gioia, ho sempre visto trasfigurarsi la stessa donna, sempre Lei, sempre lo stesso volto uguale, colmo di gioia, che mi guarda.

E quando ricambio quello sguardo ogni volta non so se sto guardando una donna o sto guardando Dio.

Se Dio fossi io le volte che mi metto dopo tutto il resto, dopo gli altri?

E se quando mi chiedo perché Dio permette che i bambini soffrano non lo vedessi soffrire proprio negli occhi dei bambini. Come posso alleviare le sofferenze di Dio, dargli gioia e vederlo sorridere in un bimbo?

Si dice che siamo il cancro della Terra per far sembrare etico questo nostro continuare a sterminarci.

Ma a volte della Terra siamo il sale.

Sono andato troppo oltre, Lei se ne accorge ma non parla.

«Ti piaccio?» intanto mi avvicino.

«Sì» dice sfrontata.

«Vuoi fare l’amore?».

«Non ti posso dire no.

«Perché mi ami?».

Mi guarda divertita, avvicina gli occhi e sussurra dolcemente: «Perché sono il tuo robot».

Redazione Satisfiction

“Benvenuti a borgo. Il ri-Scatto sostenibile dei piccoli comuni italiani

Dopo il successo della prima edizione a Bomarzo, ECOmmunity, organizzazione che si occupa di sviluppo sostenibile dei territori, presenta l’edizione 2025 dell’Itinerant smart meeting dal titolo “Benvenuti a borgo. Il ri-Scatto sostenibile dei piccoli comuni italiani“, che si terrà l’8 maggio (ore 9-13) presso Palazzo Doebbing Sutri, antico borgo della Tuscia riconosciuto Bandiera Arancione del Touring Club e associato a I Borghi più Belli d’Italia.

Il convegno, che rappresenta un’occasione di confronto aperta ad associazioni, istituzioni, imprese e università, intende porre un focus su borghi e sostenibilità, binomio inscindibile nelle politiche di crescita nazionali ed europee. L’evento è realizzato da ECOmmunity, con la collaborazione del Touring Club Italiano Bandiere Arancioni e dell’Associazione I Borghi più Belli d’Italia, con il patrocinio di: Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza EnergeticaENIT SpAAnci – Associazione Nazionale Comuni ItalianiRegione LazioProvincia di ViterboComune di SutriUpi – Unione Province LazioUniversità degli Studi della Tuscia. Il convegno è organizzato in partnership con PrimaprintTerme Salus ViterboMama IndustryAzzeroCO2ECO in Città.

L’edizione 2025 si arricchisce di una stimolante novità: il contest fotografico “Benvenuti a borgo. Il ri-Scatto sostenibile dei piccoli comuni italiani“, che dal 18 febbraio al 30 marzo ha invitato appassionati di fotografia di tutta Italia a raccontare l’anima dei borghi italiani. Le opere selezionate saranno premiate ed esposte durante il convegno.

«Il meeting intende rappresentare l’importanza della partecipazione nell’attuazione dei valori della sostenibilità legata ai territori», commenta Simonetta Badiniideatrice e organizzatrice di “Benvenuti a borgo”, che a proposito del concorso fotografico aggiunge: «Il contest, connesso all’evento, nasce proprio per rafforzare tale messaggio, testimoniando come una visione condivisa di futuro possa unire luoghi e cittadini. Sono giunte immagini da tutta l’Italia ed è stata una esperienza davvero entusiasmante e coinvolgente. Il nostro Itinerant smart meeting continua a diffondere contaminazioni positive tra i borghi italiani».

8 maggio: il programma della giornata

Benvenuti a borgo” rappresenta un manifesto culturale per la valorizzazione delle aree interne italiane, come già emerso nella prima edizione dell’Itinerant smart meeting nel 2023 a Bomarzo, dedicata ai borghi di confine. Un’iniziativa che – tappa dopo tappa – unisce cultura, arte, innovazione, turismo sostenibile, favorendo un dialogo partecipato tra gli stakeholder. Sarà un’occasione di incontro tra fotografi, artisti digitali, esperti di sostenibilità, istituzioni e cittadini, per confrontarsi sulle prospettive per il patrimonio culturale italiano. Il convegno si articolerà in diversi momenti coordinati da Simonetta Badini e dal giornalista Marco Gisotti, esperto di green economy, comunicazione e green jobs.

Dopo un’introduzione e i saluti istituzionali, si comincia alle ore 10:30 con il primo panel, intitolato “Sostenibilità sociale, ambientale ed economica: leva strategica per il rilancio dei borghi italiani. Il ruolo centrale delle Associazioni“. Un confronto sull’importanza della sostenibilità come motore per la rinascita dei borghi tra: Giuseppe Roma, Vice Presidente nazionale del Touring Club Italiano, Fiorello Primi, Presidente dell’Associazione I Borghi più Belli d’Italia, e Lubiana Restaini, Coordinatore della Consulta dei piccoli comuni Anci Lazio.

Alle ore 11, il convegno proseguirà con il secondo panel, dal titolo “Rigenerazione e valorizzazione sostenibile dei borghi storici: tra tutela ambientale e innovazione“. Una panoramica delle sfide e delle opportunità, derivanti dall’integrazione tra la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e l’innovazione, declinate in chiave sostenibile, con interventi di Laura D’Aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e Margherita Eichberg, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale.

L’ultimo panel, dalle ore 11:20, approfondirà le “Best practice territoriali: modelli di sviluppo sostenibile“, presentando esperienze di successo nella gestione e valorizzazione dei borghi con politiche innovative e sostenibili. Interverranno: Ilaria Lorenzini, Assessore al Turismo del Comune di Anghiari, Giacomo Rosa Michele Laurino, rispettivamente Presidente e Responsabile Enti locali di Svimar – Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle Aree interne.

Un concorso e una esposizione per raccontare gli scorci più belli

Dalle ore 11.40, al via la presentazione e premiazione delle immagini vincitrici del concorso “Benvenuti a borgo. Il ri-Scatto sostenibile dei piccoli comuni italiani“, novità di questa edizione. Il contest, dal 18 febbraio al 30 marzo, ha invitato appassionati e appassionate di fotografia (e di sintografia AI) a raccontare l’anima dei borghi italiani attraverso la forza evocativa delle immagini, cogliendo il significato della sostenibilità nelle sue diverse declinazioni: ambientale, sociale ed economica.

Un appello che ha riscosso – dalle comunità montane ai borghi sul mare – oltre 150 immagini: un successo di partecipazione che testimonia quanto l’attenzione per la valorizzazione e la sostenibilità dei piccoli comuni sia sentita e attuale. Sarà inoltre possibile ammirare gli scatti più emozionanti, che saranno esposti e i primi tre per ogni Sezione riprodotti su tele brandizzate “Benvenuti a borgo”.

Ai partecipanti al meeting (relatori, autorità, membri della giuria, vincitori del contest) sarà consegnata una copia autentica di acquerello, raffigurante il borgo di Sutrirealizzato per Benvenuti a borgo e donato alla manifestazione dal Maestro Riccardo Sanna.

L’edizione 2025 di “Benvenuti a borgo” terminerà intorno alle ore 13,30 con le conclusioni, i saluti e un cocktail/buffet a cura dell’I.I.S.P.T.C. Casagrande-Cesi di Terni, eccellenza nazionale della formazione nell’ambito del settore enogastronomico, quale contributo all’evento. Sarà momento di condivisione in cui scambiarsi punti di vista e prospettive.

ECOmmunity, un riferimento per la crescita territoriale sostenibile

“Benvenuti a borgo” nasce dalla volontà di ECOmmunity di promuovere la sostenibilità come motore di crescita culturale, sociale ed economica, valorizzando i borghi come centri di resilienza e innovazione sociale. L’iniziativa si inserisce in un percorso di sensibilizzazione sulla sostenibilità, con l’obiettivo di mettere in luce il ruolo centrale dei borghi nella promozione di un’innovazione sostenibile. Fondata nel 2023 da Simonetta Badini, esperta di comunicazione e partecipazione ambientale, ECOmmunity è un’organizzazione che mira a favorire la partecipazione e l’educazione sui temi della sostenibilità, promuovendo comportamenti positivi nelle comunità. ECOmmunity si propone come punto di riferimento per aziende, istituzioni, e cittadini che desiderano adottare azioni in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Il media artist italiano Enrico Dedin tra i nomi dell’arte del XXI secolo

Enrico Dedin, ventottenne originario di San Donà di Piave (VE) e residente a Fossalta di Piave (VE), media artist e art director nel settore comunicazione, è stato incluso nel volume “L’arte del XXI secolo. Temi, linguaggi, artisti” di Viviana Vannucci, docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera e curatrice internazionale. L’autrice del libro vanta un’esperienza consolidata nel panorama artistico globale, avendo curato per tre edizioni il Padiglione Nazionale della Repubblica Popolare del Bangladesh alla Biennale d’Arte di Venezia.

L’obiettivo di “L’arte del XXI secolo. Temi, linguaggi, artisti” è fornire una visione d’insieme sul panorama artistico contemporaneo attraverso un approccio innovativo rispetto ai tradizionali manuali e saggi d’arte. Piuttosto che concentrarsi su correnti, movimenti o strumenti tecnologici, il volume esplora i principali temi dell’arte del Duemila e le modalità con cui gli artisti li affrontano. Adottando un linguaggio che unisce rigore scientifico e taglio giornalistico, il testo propone un excursus tra le esperienze post moderniste attuali, studiando le principali tematiche del momento e le modalità con cui esse vengono trattate dai protagonisti della scena artistica internazionale nelle prime due decadi del terzo millennio.

Senza trascurare il confronto tra maestri affermati e le nuove generazioni, questa ricerca prende in esame la fenomenologia degli anni Duemila, esplorando i focus, l’estetica dei linguaggi e tra i più significativi progetti artistici dell’ultima stagione postmoderna.

Un riconoscimento che riempie di soddisfazione Dedin: «essere citato, pur nel mio piccolo, a poche pagine di distanza da maestri del calibro di Michelangelo Pistoletto e Antoni Muntadas, da artisti internazionali che mi hanno sempre ispirato come Aram Bartholl e Jon Rafman, e solo qualche riga prima di leggende della videoarte come Bill Viola e Nam June Paik, sinceramente fa un certo effetto».

L’opera di Dedin inclusa nel volume è “Fungi-Fi”, descritta nel capitolo “L’era della nuova comunicazione digitale”. Si tratta di un progetto cross-mediale che sta ottenendo crescente attenzione internazionale e aprendo nuove conversazioni su tecnologia, ambiente e Antropocene. Dopo installazioni e proiezioni a Bangkok, Bergamo, Bogotà e Venezia, e l’ingresso nell’archivio dell’Harddiskmuseum, l’opera è attualmente in mostra a Berlino.

Presentata come un brevetto rivoluzionario, tramite il tipico storytelling pubblicitario, Fungi-Fi immagina un futuro (forse non così lontano) in cui le big tech si appropriano dell’intelligenza naturale della rete micorrizica per creare una nuova forma di connessione wireless, non senza conseguenze.

La ricerca artistica di Dedin esplora infatti l’impatto delle tecnologie digitali sulla percezione della realtà e sulle trasformazioni sociologiche contemporanee. Le sue opere incentivano la riflessione e la contemplazione, affrontando tematiche come il “deficit di natura”, il consumo compulsivo di immagini, l’iper-connessione, i social media e la dissoluzione dell’identità nell’era post-digitale. La sua produzione artistica
spazia dalla videoarte all’installazione multimediale, dall’arte digitale alla fotografia.

L’inclusione in questo prestigioso volume rappresenta un ulteriore passo nella carriera di Dedin, confermandone il ruolo nel panorama dell’arte contemporanea. Un traguardo che si aggiunge a una serie di recenti successi, tra cui la selezione per il XVI Annuario della Videoarte Italiana, curato da un comitato accademico di rilievo, e l’invito a rappresentare l’Italia alla prima storica Biennale d’Arte Contemporanea di Durazzo.

Inoltre, Dedin è stato recentemente intervistato da MuseumWeek, la settimana internazionale dei musei supportata dall’UNESCO. Attivo dal 2013, con la prima mostra a soli 17 anni, oggi Dedin conta oltre 70 esposizioni in 16 nazioni, tra cui Venezia, Roma, Torino, Berlino, Barcellona, Valencia, Alicante, Seoul, Los Angeles, New York e Caracas. La prossima tappa lo vedrà protagonista al Cairo, in un prestigioso festival all’ombra delle piramidi

Scoperto il ritratto del grande poeta romantico greco Andreas Kalvos

Andreas Kalvos (1792-1869) è considerato uno dei più importanti poeti del romanticismo greco, ma anche patriota che dedicò molte sue opere alla causa dell’indipendenza della Grecia, ma il suo volto è rimasto sconosciuto fino a pochi mesi fa, quando il Professor Giorgio Andreiomenos, dopo lunghe ricerche, ha scoperto all’interno di una collezione privata greca, il ritratto del grande poeta, eseguito a Firenze, nell’abitazione di Ugo Foscolo, del quale fu molto amico e che ammirava profondamente.

Ma andiamo con ordine. Nato, come Foscolo, sull’isola di Zante, ma nel 1802 seguì il padre a Livorno; nel vivace clima della città labronica, dove rimase fino al 1811, imparò la lingua e la cultura italiana, e respirò anche una certa aria di cospirazione, in un periodo in cui, sia in Italia sia in Grecia, si cominciava a parlare di unità nazionale. Nel 1812 si recò a Firenze dove fece di tutto per conoscere Ugo Foscolo, poeta del quale ammirava lo stile ma anche l’impegno patriottico. Foscolo sarebbe diventato la sua guida e il suo iniziatore al neoclassicismo, ai modelli arcaici e al liberalismo politico. Nel 1813 Kalvos, sotto l’ombra di Foscolo, scrisse tre tragedie in italiano: Teramene, Danaidi e Ippia. A Firenze, Kalvos conobbe anche Francesco Benedetti, poeta e carbonaro, con cui rimase in lunghi rapporti, testimoniati dalle lettere ritrovate nell’archivio dell’italiano. Entrato nella carboneria, fu perseguitato politicamente e costretto a lasciare l’Italia nel 1821; riparato a Ginevra, qui entrò nella massoneria, precisamente nella loggia Les Amis Sincères, fondata nel 1806 da Filippo Buonarroti. Come lo stesso Foscolo, soggiornò in più città europee, Londra compresa, prima di ritornare in Grecia, a Corfù, dal 1826 al 1852, dove insegnò anche all’Accademia Ionica. Poi, scelse di tornare in Inghilterra, dove rimase fino alla scomparsa nel 1869.

La poesia di Kalvos combina il drammatico con l’idilliaco, il pagano con il cristiano , i modelli greci antichi con l’attualità rivoluzionaria contemporanea, il puritanesimo con l’erotismo latente, il rigore, la malinconia, la forma classicista con il contenuto romantico. Di questo personaggio, però, fino a ieri era sconosciuto il volto; poi, dopo lunghe ricerche, il Professor Giorgio Andreiomenos si è imbattuto in un ritratto di giovane “letterato”, realizzato “nella prima metà del secolo XIX”, che sul retro recava “illeggibile iscrizione in italiano (probabilmente scritta a penna)”, effigie del Sig. And. Calvo, “e nient’altro che possa aiutare a un’ulteriore identificazione”. Poiché, però, circolano diversi ritratti di fantasia del poeta – realizzati nel tempo sull’onda del fascino dei suoi componimenti, ma non corrispondenti alla realtà del suo volto – la cautela del Professore era massima.

È stato quindi necessario incrociare le descrizioni del suo volto, reperibili sul passaporto rilasciatogli il 24 giugno 1826 dal consolato britannico a Marsiglia, e scoperto qualche anno fa dal compianto Spyros Asdrachas (1933-2017); Kalvos è descritto come “avente un’altezza di cinque piedi e sei pollici (cioè poco meno di un metro e settanta centimetri), capelli neri, fronte nuda, sopracciglia nere, naso piccolo e grosso, occhi castani, bocca media, mento rotondo, viso ovale e carnagione naturale (cioè bianca)”. A questa descrizione il ritratto in questione risponde perfettamente; e si presume che sia stato realizzato a Firenze, negli anni Dieci dell’Ottocento, nell’abitazione dello stesso Ugo Foscolo.

Una lunga ricerca che ha dato finalmente un volto a uno dei poeti ancora oggi più amati di Grecia e che ebbe profonde relazioni anche con l’Italia.

Milano Poesia-Futura, sabato 22 marzo all’ADI Museum

Sabato 22 marzo, alle ore 17.30, all’ADI Design Museum, l’ultimo appuntamento (a ingresso libero) del ciclo di incontri legati alla straordinaria produzione culturale di Gianni Sassi, sarà dedicato a Milano Poesia, il festival di poesia, musica, video, performance, danza e teatro che rappresentò uno spartiacque nel mondo della cultura milanese segnandola profondamente.
Non un semplice omaggio ma l’occasione per lanciare – nel Mese della Poesia voluto dalla redazione Cultura/la Lettura del Corriere della Sera – un nuovo e coraggioso progetto: Milano Poesia/Futura.

Ne parlerà Antonio Troiano responsabile delle pagine culturali del Corriere della Sera e de la Lettura che ha promosso l’iniziativa, in dialogo con Aldo Colonetti, curatore della mostra Gianni Sassi. Gioia e Rivoluzione (che si conclude sabato) e Mario Giusti, che con Sassi e Antonio Porta curò la manifestazione Milano Poesia.

Protagonisti della serata, anche in diretta streaming su Corriere.it, saranno tre poetry slammer: Filippo Capobianco, vincitore della Coppa del mondo di poetry slam nel 2023; Martina Lauretta, che si è distinta come campionessa Sicilia ed Emilia-Romagna nel 2022; e Francesca Pels, vincitrice del primo poetry slam in tv, in collaborazione con Zelig.
Non «che cosa è la poesia – ma – dove e quando è poesia?» – secondo le regole del poetry slam (o poesia performativa) poeti non si nasce ma si diventa, e chiunque può essere poeta per una sera, senza il bisogno di alcun tipo di certificati accademici. Lo spettatore è chiamato a partecipare ad uno spettacolo interattivo in cui i confini tra le arti vengono superati. Questo succederà anche nella serata di sabato 22 marzo, dove i poetry slammer nella prima parte si esibiranno con poesie a tema Milano, nella seconda parte invece, dedicata all’improvvisazione, si sfideranno come ad un vero incontro di poetry slam, dove il pubblico decreterà i vincitori.
Il poetry slam rappresenta un momento di incontro e inclusività, in cui il palcoscenico diventa lo spazio per condividere l’idea, anche solo per il breve tempo di una serata, che la poesia possa influire il nostro modo di concepire il mondo.

Proprio negli anni in cui nacque il poetry slam, con la prima edizione di Milano Poesia nel 1984 la poesia andava in scena sfidando le leggi dello spettacolo tradizionale, anche in Italia. Versi ma anche performance e danza: dare più spazio agli interpreti e un corpo alla parola, sembrava essere il modo più giusto per farla vivere a teatro, con tutta la sua forza, proponendo una spettacolarità diversa che non sempre il poeta è in grado di offrire, e scardinando le regole del teatro così come veniva inteso. Milano Poesia svolse un ruolo inedito per il panorama delle iniziative culturali: regalava alla città un appuntamento annuale con la ricerca artistica internazionale, in cui la poesia era il punto di riferimento per tutte le altre discipline – danza, musica, pittura, teatro, e tutto quello che comunemente viene definito arte. Al festival si incrociavano grandi poeti, poeti emergenti, voci importanti del contesto culturale milanese, ospiti internazionali, videomaker e musicisti e rappresentava un momento unico per scambiare conoscenze, progetti, informazioni.

La poesia è “ottimista” e nessuno la può uccidere. Ecco perché ri-nasce Milano Poesia/Futura.
La poesia è viva anzi, vivissima e per la prima volta, dall’ultima edizione nel lontano 1992, torna in scena. Corpo e parola, parola e corpo, proprio come li aveva immaginati Sassi, uniti e inscindibili: la poesia del corpo viene messa al servizio della parola poetica e la restituisce al pubblico in tutta la sua forza. La parola è cantata, recitata, improvvisata, danzata, ancora una volta. Questa sarà Milano Poesia/Futura.


Milano Poesia/Futura incarna una necessità e la speranza che in un mondo globalizzato e veloce in cui perdersi è facilissimo, si possa ancora imparare (o reimparare) a pensare liberamente, fuori dagli schemi imposti dalla società. La Milano Poesia di Sassi, poneva «l’immaginazione al potere», nel cuore delle questioni sociali, come unico mezzo capace di pensare la crisi del mondo dell’epoca, là dove gli altri discorsi – scientifico, religioso, amministrativo – avevano fallito. Il poeta, nella visione di Sassi, si configura soprattutto come un inventore di linguaggio che osa pensare l’impensabile e dire il non detto.

«Oggi più che mai il nostro piccolo mondo impazzito ha bisogno del cuore dei poeti, delle loro parole. La capacità di indicare nuove strade, orizzonti, ha scritto su la Lettura Antonio Troiano. Abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio di parole non contaminate».

Durante l’evento sarà regalato al pubblico il volume di poesie di Alda Merini Le mie canzoni d’amore. Poesie scelte, a cura di Daniele Piccini ed edito dal Corriere della Sera.

 

Filippo Capobianco, nato a Pavia nel 1998, è attore di teatro, autore ed è laureato in Fisica all’Università di Pavia. Nel 2023 ha vinto la diciassettesima edizione della Coppa del mondo di poetry slam. Il suo primo spettacolo teatrale è Mia mamma fa il notaio, ma anche il risotto, che dal 2021 va in scena in teatri e locali di tutta Italia. Nel 2024 è uscito il suo primo libro: Le supernove non fanno rumore e tu tossisci a teatro? (Baldini+Castoldi)

Martina Lauretta, nasce nel 1998 a Ragusa. Nel 2019 si diploma come attrice presso la SDM – Scuola Del Musical di Milano. Nel 2021 scopre il circuito del Poetry Slam L.I.P.S., e si distingue come campionessa Sicilia ed Emilia-Romagna 2022 e come MC della Finale Nazionale 2023. Partecipa a spettacoli di prosa, musical, reading di poesie, concerti, sia a Milano che in Sicilia. Nel 2024 debutta Scampoli, spettacolo da lei scritto e interpretato. Alterna l’attività di performer a quella di operatrice culturale, organizzando eventi e laboratori poetici per bambini e ragazzi.

Francesca Pels, milanese a Milano, Francesca Pels resiste. Laureata in Lettere – in sanscrito – ha vinto il primo poetry slam in tv, in collaborazione con Zelig, ha rappresentato l’Italia allo Slam Internazionale, ora fa la maestra di cerimonia e prova a insegnare. Di recente ha curato per Rizzoli Giorni di versi, 366 poesie per un anno e portato sui palchi uno speech su dating app e fallimento, ma di lavoro cerca Roger Rabbit

L’educazione emotiva, una rivoluzione culturale gentile. Due libri di Gabriele Plumari

Se possiamo insegnare l’inglese ai bambini delle elementari, perché non possiamo fare lo stesso con l’educazione emotiva?  Gabriele Plumari, manager e autore di narrative psicopedagogiche, ha ben chiaro il tipo di approccio che, al giorno d’oggi, sarebbe indispensabile tra giovani e adolescenti. Nei suoi libri, infatti, l’autore affronta i drammi adolescenziali per proporre una rivoluzione educativa e culturale, ma che possa essere alla portata di tutti. Si tratta di un’educazione non solo della mente, ma soprattutto del cuore racconta Plumari: i suoi libri, “Paolo e i Quattro Mostri” e “10 – La Perfezione dell’Imperfezione” fanno immergere i suoi lettori in un mondo vero e diretto, fatto di dolore, di sofferenza, ma anche di rinascita e speranza.

Nel primo libro, Paolo cresce in un ambiente crudele, segnato da abusi sessuali, violenza fisica e bullismo. L’unico conforto è il cibo, che diventa il suo “quarto mostro”. Questi mostri, metafora delle sue dipendenze e traumi, lo accompagnano fino all’età adulta, trasformandolo in una persona che perpetua la stessa violenza subita. Ma grazie all’amore e al supporto, “le catene di odio” possono essere spezzate. Nel secondo libro, invece, si parla di Marta, un’adolescente brillante e disciplinata, che insegue la perfezione in ogni aspetto della sua vita: a scuola, nella danza e persino nel controllo del cibo. Cresciuta in una famiglia ossessionata dal successo e dall’apparenza, si trova schiacciata sotto il peso di standard irrealistici. È un viaggio tra pressioni sociali e complessità dell’adolescenza, ma che permette una profonda riflessione sul concetto di felicità.

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I miei libri non sono semplici racconti – spiega Plumari – ma degli specchi che riflettono la realtà di oggi. Gli adolescenti devono affrontare sempre più drammi, e spesso si ritrovano ad “affogare” nella loro solitudine. Vorrei davvero che ci fosse un cambiamento, che può avvenire solo attraverso l’impegno di noi adulti . Dietro le sue storie, infatti, c’è un progetto più grande: il sogno di una rivoluzione educativa.

Secondo Plumari, infatti, ci sarebbe la necessità di introdurre dei percorsi di educazione sentimentale nelle scuole, supportati dalla presenza di terapeuti che possano fungere da ponte tra insegnanti, genitori e alunni. La nostra società è sempre più connessa, ma sempre più fragile – sottolinea l’autore – e i nostri ragazzi si ritrovano soli, i genitori e i docenti sono spesso impreparati ad affrontare le nuove sfide emotive. Vorrei un mondo in cui i problemi fossero prevenuti attraverso un cambiamento culturale e scolastico, in cui ogni bambino possa essere accolto e guidato verso una crescita emotiva consapevole.

La scrittura di Plumari evidenzia come una maggiore consapevolezza emotiva potrebbe prevenire molti dei drammi che popolano le cronache: suicidi, violenze, isolamento e disturbi psicologici. Per Plumari, la chiave è formare una generazione capace di affrontare le difficoltà con empatia e resilienza, rompendo il ciclo di sofferenza che troppo spesso caratterizza la crescita.

L’anima creativa del manager, inoltre, ha uno stile ben preciso, basato sulla semplicità e la chiarezza. Vorrei raggiungere tutti, anche chi non legge abitualmente. Non mi interessa impressionare con lo stile. Mi interessa che il mio messaggio arrivi forte e chiaro, e che sia capace di sostenere i bambini più vulnerabili, di formare genitori più consapevoli e di aiutare gli insegnanti a gestire la complessità delle nuove generazioni. Dietro ogni tragedia c’è l’opportunità di riscatto, e dietro ogni difficoltà si nasconde una possibilità di crescita, aggiunge Plumari, convinto che una rivoluzione “gentile” sia indispensabile, ma perfettamente attuabile. Basta solo volerlo. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi.

Silenzi e il sussurrare dei Myosotis. La prima mostra di Rita Zunno, autrice del logo Napoli 2500

Dopo aver vinto il concorso per la realizzazione del logo delle celebrazioni per i 2500 anni della Fondazione di Napoli, Rita Zunno presenta il suo progetto Etimoincerto, con l’esposizione “Silenzi e il sussurare dei Myosotis” che per la prima volta la vede protagonista creativa di opere grafiche dedicate al silenzio, utilizzando tecniche digitali su supporti come specchi, carta e dibond. La giovane graphic designer, che sigilla con il suo logo i festeggiamenti dei 2500 della Fondazione del capoluogo partenopeo, esprime la sua parte più intima in questa mostra a cura di Giovanni D’Alessandro dal 21 al 27 febbraio nella galleria Fatti d’Arte ad Aversa.

 Le opere che rappresentano personaggi muti e senza volto dai quali nascono fiori, simbolo di un linguaggio fragile e potente, solleciteranno l’attenzione del pubblico su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è dimenticato, pur essendo molto importante e che oggi appare particolarmente necessario richiamare. Si tratta del rapporto tra silenzio e parola: due momenti che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, quando, invece, si integrano reciprocamente, acquista valore e significato. Il silenzio è parte integrante delle relazioni umane e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nell’assenza ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo, diamo spazio all’altro per esprimersi e ci liberiamo dal rischio di restare vincolati esclusivamente alle nostre parole o convinzioni, senza un confronto adeguato.

Solo con il silenzio si apre uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa e deriva un pensiero ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami.

 Questa lettura non evoca la nostalgia di tempi in cui non eravamo sovrastati dalle informazioni e dai messaggi ma è precisamente il contrario; dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per distinguere ciò che è importante da ciò che è accessorio, per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini, suoni e fiori che con il loro sussurrare ci ispirano.


Rita Rosaria Zunno

Nata nel 1986, laureata in scienze dell’architettura e specializzata in grafica e comunicazione presso l’istituto ILAS di Napoli. Ha lavorato come grafica pubblicitaria per circa 16 anni, parallelamente è cresciuta con una forte passione per l’arte; circa 11 anni fa, insieme al socio Gennaro Alterio, ha sviluppato il progetto “Fatti d’Arte”, incentrato sulla ricerca della cornice e sul suo utilizzo in una nuova estetica. L’iniziativa è accompagnata da una piccola galleria d’arte ad Aversa, punto di riferimento per la nascita di numerose collaborazioni con artisti e designer. Nel 2023 ha fondato con l’architetto Tiziana Visconti l’associazione culturale “smART – storie in movimento” che attualmente pianifica mostre per giovani artisti.

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