Edito Blitos Edizioni, Le donne di Maddalena di Giuseppina Mormandi esplora un recente passato, fatto di dolore, segreti e donne che erano costrette a tacere. L’autrice affronta il tema della questione femminile nei primi anni del ‘900, quando la donna era un oggetto inattivo all’interno di una società patriarcale il cui utilizzo era solo al fine della procreazione. La maestria con cui Mormandi descrive le atmosfere rurali e semplici, tipiche di un piccolo paese in quell’epoca storica, trascina il lettore in un avvicendarsi di diapositive in bianco e nero, nel corso della lettura, in cui non si può fare a meno di sentirsi parte del racconto e di quel tempo non troppo lontano. Il romanzo è ambientato nell’immaginario paesino di Pietraia, intorno ai primi anni del ‘900; quando la storica levatrice viene a mancare sopraggiunge in quella piccola realtà contadina e semplice, come quasi tutti i paesi dopo la Grande Guerra, Maddalena: una ragazza bellissima discendente da una generazione di donne che aiutano a mettere al mondo bambini. La sua è un’entrata particolare
Maddalena è la nuova Mammana: la donna che aiutava le altre donne a partorire, a celare una gravidanza indesiderata, o dava il suo sostegno a partorienti che avevano vergogna o timore del loro stato. Nonostante, all’inizio, il Paese la accolga con glacialità e indifferenza pian piano Maddalena diventa punto di riferimento per le donne di Pietraia. Confidente, amica e guida la sua figura appare essenziale per quelle donne abbandonate a una piccola e tacita realtà. Attraverso il personaggio di Maddalena ci si interfaccia con un’epoca storica che mette di fronte alle rapide trasformazioni della vita quotidiana e a quanto la donna fosse costretta ad affrontare sfide giornaliere al limite della sopravvivenza. Ma la protagonista del libro di Giuseppina Mormandi non è solo una Mammana, ma è anche una bellissima donna; alta, slanciata e con lunghi capelli neri acconciati per mezzo di lunghe trecce, la sua bellezza diventa fonte di fastidio per gli uomini di Petraia.
‘’Era nata verso la fine dell’Ottocento, di bella presenza, trecce nerissime che portava attorcigliate sulla testa a forma di corona. Di carnagione delicata, con occhi azzurri che contrastavano con la capigliatura corvina; sulle orecchie spiccavano un paio di orecchini d’oro molto particolari, raffiguranti un’ape con incisa sopra la lettera emme stilizzata’’.
Se da un lato don Alessandro, farmacista del paese, anela alla giovane quasi come fosse un sogno proibito e irraggiungibile, il parroco Don Luigi si accosta alla figura di Maddalena con aria supponente e superiore: il mestiere di Maddalena è un’ etichetta, a prescindere, e per via della sua professione, automaticamente, il parroco la considera priva di vergogna, impudente e spudorata.
Nonostante la trama segua le vicende di Maddalena, quello che colpisce del romanzo – oltre alla dovizia di particolari e all’estrema abilità descrittiva di momenti, luoghi, emozioni e atmosfere – è l’intersecarsi di varie storie nell’intero filone narrativo. La questione femminile si snoda attraverso vicende variegate che raccontano il dispiacere e il dolore di tante donne. Maddalena è ormai punto di riferimento per la popolazione femminile di Petraia: la chiamano non solo per i parti ma per qualsiasi altro problema. La sua, però, è una missione delicata che non lascia spazio a questioni personali; spesso il suo lavoro significa anche raccogliere un fagottino, ben celato agli occhi altrui, e lasciarlo alla ruota del convento delle monache.
La grazia di Maddalena nella sua professione, fatta con discrezione, scoperchia un altro doloroso punto per le donne del passato: le ruote dell’abbandono, note come ruota degli esposti, sinonimo di dolore, gravidanze indesiderate, povertà, violenza, miseria. L’autrice fa luce su un passato patimento che ha investito e travolto tante, troppe donne: la vergogna e la paura di una gestazione, le violenze subite da uomini di potere, un modo di vedere l’attività sessuale solo come dovere coniugale, la copulazione atta esclusivamente a scopo procreativo. L’imbarazzo di un argomento tabù come il sesso in un ambiente dominato dagli uomini; una società che marginalizzava il sesso femminile, relegandolo a una condizione di passività che le voleva come incubatrici per la procreazione in un contesto di povertà e di eterna vergogna cucita addosso, solo per il semplice motivo di esser nata donna o di mettere al mondo altre figlie, donne, convivendo con un bruciante senso di mortificazione.
Il fulcro della trama è, però, legato alla sparizione di Maddalena; la sua scomparsa getterà l’intero Paese nella desolazione completa e nel senso di smarrimento. Sarà proprio la sparizione della protagonista a recare un intenso colpo di scena all’interno della trama. La sua assenza segnerà la vita delle donne di Paese, facendo comprendere quanto invece la sua presenza fosse essenziale per la comunità intera. Le ipotesi sulla sparizione si avvicenderanno nei discorsi dei paesani che, attoniti, non sapranno cosa pensare di questo improvviso allontanamento. Fino a quando Maddalena farà ritorno, con un finale non scontato e sorprendente.
La trama complessa e avvincente induce il lettore a numerose riflessioni grazie anche alla narrazione in cui si intersecano diverse storie, quasi come fosse un romanzo corale. L’autrice evoca atmosfere di un passato che si intreccia a tematiche di sofferenza femminile attraverso una delicatezza narrativa ed elegante capace di cogliere sfumature di afflizione, resilienza e forza esplorando temi universali come le trasformazioni di una società, il supplizio consunto di anime mute, il potere della solidarietà femminile.
Le donne di Maddalena racconta la dura condizione femminile, l’epidemia di spagnola, l’ombra aleggiante delle ‘’ gestazioni del disonore’’, la mancanza di cultura e la povertà di ambienti rurali e semplici, i sogni infranti di quelle donne del passato che parevano vivere solo attraverso la vita che davano ai figli. In alcuni tratti della lettura sopraggiunge, quasi involontariamente, un parallelismo con L’Amica Geniale: in Elena Ferrante La maternità è presentata in tutta la sua complessità, non priva sentimenti negativi, angoscia e sofferenza. Le donne non hanno desiderio sessuale, ma devono subire quello degli uomini, il sesso è un dovere nei confronti dei mariti che non può mai essere negato e anche la procreazione, come nel romanzo di Mormandi, diventa l’unico appiglio alla vita.
Leggendo Le donne di Maddalena di Giuseppina Mormandi si ha come l’impressione di leggere un capolavoro tipico della poetica neorealista; riportando alla memoria antiche consuetudini dei piccoli paesi rurali, l’autrice fa luce su un mondo dimenticato fatto di lacrime silenti e di donne che hanno combattuto portando nel loro intimo un tormento muto ma pulsante.