Appena uscito, “Il gregge” è il nuovo romanzo del giornalista e scrittore pugliese Davide Grittani. Tra crudeli paradossi e atmosfere felliniane, l’ambizione è trasformare l’apocalisse del nostro tempo in una commedia all’italiana: sullo sfondo del testo gli omaggi al fumetto Doraemon e al capolavoro di Mario Monicelli “Amici miei”.
Dopo essersi occupato di trapianti ne “La rampicante” e delle responsabilità degli adulti nella piaga della pedofilia ne “La bambina dagli occhi d’oliva”, Davide Grittani torna al romanzo con un affresco di satira pungente e al tempo stesso drammatico: la breve epopea di una campagna elettorale diventa l’epicentro di un romanzo sull’apocalisse etica ed estetica di certa politica e di certe condotte del Paese. Qui pubblichiamo il primo capitolo, che introduce proprio alla ricomparsa di vecchi compagni di classe sotto forma, però, di candidati.
Il volto di uno dei membri dell’ex quinta D del liceo Pasolini ricompare all’improvviso sui manifesti elettorali di una città il cui motore è rappresentato dalla ragione per cui imprese e delitti vengono espulsi dalla stessa vescica: i soldi. Il ricongiungimento dei vecchi compagni di classe diventa il pretesto per indagare sulla metamorfosi che da banali cialtroni li ha convertiti in feroci razzisti e per riflettere sulla deriva che ha trasformato un piccolo branco di anarchici in un gregge in transumanza verso l’odio. Costretti a lavorare insieme per accrescere con ogni mezzo possibile la popolarità del candidato sindaco, uno di loro scopre che in realtà, a unirli, è una tragedia. Davide Grittani, con una commedia amara che racconta tic, paranoie e aberrazioni delle campagne elettorali, ieri nostalgici corpo a corpo basati perlopiù sul trasformismo e oggi ricatti sociali ispirati dalla precarietà dei nostri tempi, rivela impietosamente il vuoto valoriale che ha consentito all’ultranulla di scalare ogni forma di potere. Traccia una mappa iperrealista dove l’essenza stessa – e il futuro – della democrazia rappresentativa appare irrimediabilmente compromessa. Un estratto:
Certe volte una mano invisibile costringe a guardare da un’altra parte. Indice e pollice dirottano il mento verso qualcuno, affinché la fisiognomica agevoli il compito di leggere i romanzi scritti sulle facce della gente. Qualcosa mi ha spinto a indugiare, il tram è ripartito di colpo e dietro le vetrofanie è apparso lui. Imbolsito ma riconoscibile, inspessito come quelle melanzane che invecchiando conservano una minacciosa familiarità. Tra un telefono spaziale, la promessa di una laurea presa dal divano di casa e altre vertigini acconciate da eternità, lo ritrovo su questi manifesti che parlano agli elettori con la demagogia degli incitamenti. “L’aria è cambiata” recita lo slogan, così superbo che verrebbe voglia di votare gli avversari. Se non fosse che guidando vedo le sue foto dappertutto, di fianco ai bastioni, lungo i navigli che brulicano di ottimismo, sui ledwall che circondano le terrazze vista duomo e ricordano che il comandamento del nostro secolo è sorridere.
Il libro è stato presentato da Wanda Marasco nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
L’autore
Nato a Foggia (1970), diplomato all’Accademia di Comunicazione di Milano (1994) discutendo la tesi L’arrivo dei Tartari – Il giornalismo di Dino Buzzati. Giornalista, scrittore, consulente della comunicazione per aziende ed enti pubblici, editor e consulente di case editrici. Direttore del periodico di sicurezza alimentare BLab Magazine. Editorialista del Corriere del Mezzogiorno (inserto del Corriere della Sera), collaboratore di Pangea News. Iscritto alla Federazione unitaria italiana scrittori, componente della giuria del premio Clara Sereni. Detesto i gruppi chat di qualsiasi natura, li considero campi di internamento.
“Il gregge” e la demagogia elettorale. Un romanzo – Pangea