Pier Paolo Pasolini

Scritti corsari, i pensieri di Pasolini

Pierpaolo Pasolini ha sempre suscitato polemiche, i suoi giudizi critici assai approfonditi hanno toccato gli argomenti più scottanti del suo tempo con una maestria di parole e di idee, mente brillante e sagace che ha saputo spaziare nel panorama culturale, lo ricordiamo infatti come poeta, saggista, cineasta, romanziere, drammaturgo.

Quando si parla di Pasolini abbiamo a che fare con un intellettuale che ha vissuto la sua giovinezza durante la seconda guerra mondiale e che ha poi seguito, ininterrottamente fino alla sua morte, l’evoluzione della società italiana. Se quindi trattiamo il complesso e controverso Pasolini, dobbiamo affrontare inevitabilmente la sua personale visione della storia italiana, dal regime fascista alla metà degli anni settanta e alla nascente società del consumismo.

I suoi giudizi critici sono interessanti per quello che interpretano, per l’oggetto dello studio condotto dall’autore e forse ancor di più dal modo di farlo, dal suo modo di studiare e scavare nei fatti. La sua personale visione del mondo italiano post bellico è frutto di un’interpretazione approfondita dei fatti della storia. Questo suo lavoro di “scavatore” di fatti e pensieri del tempo appare evidente negli Scritti Corsari.

I temi trattati sono molteplici, ma per la maggior parte sono tempi legati al suo tempo e all’evoluzione della società italiana nel suo tempo in ogni aspetto, da quello antropologico a quello sessuale, dalla mera critica letteraria all’aspetto sociale. Ad esempio nel libro, l’autore si schiera contro la nuova società dei consumi, mette bene in evidenza i problemi della massificazione, dell’uomo reso ormai schiavo del pensiero comune, il declino della Chiesa come istituzione di potere, l’avvento dell’edonismo come nuovo Dio a sostituzione della religiosità cristiana, il tema dell’omosessualità e degli aborti; insomma parla del suo tempo e della sua società nelle sue più controverse e celebri sfaccettature.

Lo stile di Pasolini è abbastanza chiaro e lineare, a volte romanzesco, a volte crudo e a volte un po’ artificioso, ma nel complesso risulta limpido e gode del maggior pregio di uno stile letterario, versatile, e che si presta bene alla lettura.

Sarebbe un impresa ardua interpretare degnamente ogni scritto del libro, le ricerche storiche da compiere sarebbero molteplici e tra l’altro si tradirebbe l’intenzione dell’autore che vuole che sia il lettore stesso a fare una ricostruzione filologica degli scritti, come  si afferma nell’introduzione del libro.

Ad ogni modo si può tentare di imbrigliare la visione di Pasolini in poche parole. Scritti corsari sono scritti al servizio di qualcuno o di qualcosa, scritti che vagano, che assaltano le navi del pensiero comune e ne rapinano la staticità, costringendole a combattere, ad evolversi. Scritti corsari è un intenzione prima di tutto, è un assalto ininterrotto alla società e alla storia, per costringerla a crescere, ad evidenziare i suoi problemi.

Il titolo inoltre potrebbe nascondere un’altra natura: si tratterebbe di scritti “autorizzati”, la lettera di corsa del libro sta proprio in quella stessa società che Pasolini critica. Chi lo ha autorizzato a fare il corsaro, se non i migliaia di lettori e i liberi pensatori? Si profila una lontana e sottile battaglia nelle intenzioni e tra le righe degli scritti, possiamo leggere della guerra del pensiero contro se stesso in un evoluzione perenne.

Scritti che assaltano, ergo scritti che rispondono all’assalto, la creazione di una cultura variegata fondata sul pensiero e non sulla massificazione. Del resto è facile leggere negli scritti di Pasolini una sorta di rassegnazione e di disperazione, che possono apparire amare senza questa visione, quella sua rassegnazione e disperazione sfociano nell’assalto ai molti problemi della società.

Ma Pasolini non si rassegna, combatte attraverso i suoi scritti contro una visione indegna, a suo parere, di quello che è diventato l’uomo. Vi si scorge una forte voglia di riscatto intellettuale ed esistenziale all’interno dell’opera complessiva. Probabilmente tale  visione dell’opera di Pasolini risulta essere un po’ traviata, tuttavia tiene fede ai più alti ideali della letteratura: l’evoluzione e la libertà intellettuale.

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