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‘La notte del B(r)uco’: il thriller esistenziale della coppia Menzella-Cirigliano

La notte del B(r)uco, edito da Eretica Edizioni è un avvincente thriller “esistenziale”, o lo si potrebbe definire anche “mentale” della coppia formata da Carmen Cirigliano e Carmine Menzella (classe 1984 e 1978), autori di questo secondo romanzo che vivono a Ferrandina, compagni nella vita come nell’arte. Laureati rispettivamente in Lettere e in Filosofia collaborano a svariati progetti che ruotano intorno alla scrittura nera, dalle sceneggiature alla regia per teatro e cortometraggi. Fondatori dell’associazione culturale Laboratorio Inchiostro Nero, volta alla promozione della cultura di genere horror, fantastica e thriller-noir attraverso vari linguaggi che spaziano dal teatro sperimentale e di figura, al cinema alla narrativa.

Il loro libro di esordio è “Ombre”, una raccolta di racconti neri, edito L’Erudita/Gruppo Giulio Perrone Editore, uscito a marzo 2017, mentre alcuni racconti brevi sono comparsi su riviste e raccolte di genere come Letteratura Horror.

In una notte senza fine, scossa dal vento ed avvolta dai vapori acidi delle strade, un gruppo di amici si mette alla ricerca di qualcuno. Intrappolati nel cemento di una città consumata dal vizio e dalla droga, che sfuma tra le note cupe di un arpeggio e i lamenti della notte, scendono nell’abisso, come Orfeo alla ricerca di Euridice. La città di notte, con le sue stradine che si intersecano nel buio, è la stessa della loro interiorità, smarrita nel groviglio delle possibilità incerte. L’assassinio misterioso di un amico, a cui ne seguono altri, il ritrovamento di lettere che annunciano l’arrivo della morte, li spingono a cercare una meta, a fuggire dalla morte, ma allo stesso tempo a trovarla e guardarla negli occhi, nei due buchi neri sulla maschera del malinconico Pierrot, o dietro le lenti scure dell’uomo che si fa chiamare il Bruco. Trafitti da un’apatia bianca che ha il sapore di una noia amara, di un eterno e irrisolto conflitto con la vita, cercano se stessi nel vuoto, progettando un futuro che gli sfugge.

Il buio metropolitano sembra riflettere il buio che pervade l’animo dei protagonisti del romanzo, privi di certezze. Ma non si può scoprire la verità senza guardare in faccia alla morte, scavalcarla per sperare in un futuro. Lo stile adottato dai due autori è scorrevole e cinematografico, il quale mostra in maniera raffinata e angosciante come sia la natura a seguire lo stato d’anima dei protagonisti, a supporto della tesi schopenhaueriano il mondo come mia rappresentazione, rendendo La notte del B(r)uco un viaggio nei meandri della mente umana e nelle atmosfere tipiche dei migliori film noir.

Non so se le mie ore sono vuote, oppure così piene da scoppiare. Non capisco se il mio tempo va via così veloce da lasciarmi solo attimi che non riesco a vivere e sentire, oppure è sempre fermo, come me. Oggi tutto è legge-ro, non riesco a stringere niente, come fermare il getto d’acqua con una ma-no, non sento quasi le mie mani, anche adesso mentre scrivo, sono lontano, la mia mente è da un’altra parte. Ho ascoltato un po’ di musica alle cuf-fiette senza parlare. Ho sperato che Deb facesse passare alla radio Man in the Box, ma niente… attendo ancora, tanto fuori c’è vento.

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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