Scacco al re è il romanzo d’esordio di Eraldo Guadagnoli, abruzzese, classe 1974. Sono tre i personaggi a condurre vorticosamente il lettore, perché di vortice si tratta. C’è Eric Gardener, giovane promettente avvocato appena giunto a lavorare nel prestigioso studio legale di Manhattan, il Rodham&Carter, poi c’è Lawrence Corvi, di origini italiane, vecchio cliente dello studio per cui Gardener deve redigere il testamento. Infine Robert Rodham, proprietario dello studio legale, un uomo d’altri tempi, elegante, tra i migliori avvocati nella “Grande Mela” al tramonto della sua esistenza.
Scacco al re: una trama avvincente e piena di suspence
A tenere saldati i tre in una trama avvincente e scandita da ambientazioni e contesti incalzanti è proprio il (doppio) testamento. Quello scritto negli anni ’90 da Corvi e Rodham, uniti da un legame forte nato al fronte, e così difficile da spezzare nonostante le lancette del tempo non siano così clementi. Da evidenziare un’altra figura, che si insinuerà con scaltrezza per dare filo da torcere ai tre, il socio unico dello studio legale, Michael Carter: un avvocato ed un tipo scaltro, audace, un lupo nella tana. Segreti, intrighi, suspense invidiabile ad altri scrittori, dubbi e incertezze ma anche spunti ironici e un pizzico di romanticismo il rispetto della legge e dei diritti civili, della libertà di pensiero, il valore dell’amicizia e della lealtà, dell’integrità rendono Scacco al Re un legal thriller di tutto rispetto, ma molto di più. A completare il quadro, una citazione illuminante. Il conte di Montecristo ricorre due volte, alla pagina 10 e poi a conclusione del romanzo, un indizio che solo il lettore attento saprà cogliere. Un dettaglio che rivela pieghe inedite del passato di Eric…e un nodo non facile da sciogliere.
Chi è Eric Gardener? Un brillante avvocato di ritorno da Los Angeles per far decollare la sua già avviata carriera di avvocato. Quale segreto nasconde? In che rapporti sono Robert Rodham, proprietario dello studio legale in cui il giovane Gardener lavora da pochi giorni, e Lawrence Corvi? Sono le domande che verranno alla mente del lettore, e le risposte arrivano lentamente. Capire un thriller, specie di questo genere, non è semplice. In questo caso lo stile secco, i dialoghi e i rimandi tra passato e presente favoriscono la comprensione di molti passaggi altrimenti ardui. L’autore all’esordio colpisce con la capacità di dire ma non rivelare, narrare ma non perdersi nelle descrizioni votandosi all’azione, in uno stile che di certo Eraldo Guadagnoli riprende dall’assorbimento delle letture minimaliste: quelle di Hemingway, Carver, per esempio. Con minuzia nell’essenziale e con questa fluidità nel costruire dialoghi ad hoc, sferzanti, che si lasciano leggere come in una piece teatrale, con naturalezza. E poi le chiuse tra un capitolo e l’altro, in tutti sono undici, che non permettono a chi legge di rilassarsi. Ecco un esempio:
Eric, ancora in attesa della sua cena, si alzò e andò nella sua camera. Da un cassetto prese una busta gialla e esaminò il plico in essa contenuta. Poi, trasse fuori un’altra busta sigillata, dello stesso colore della prima: era indirizzata a lui. La dicitura a mano precisava che non poteva aprirla prima di un certo evento. La tentazione era forte.
Come si muoverà il protagonista? Aprirà la busta? A termine del capitolo, quasi di ogni capitolo e anche paragrafo, chi narra lascia un dubbio, lo insinua, o solletica i principi di chi legge. Eric è capace di violare un patto? O avrà la meglio la sua brama di conoscenza? Ed in ogni caso, saranno gli eventi a fornire la risposta. Ma questo libro non è soltanto un ottimo momento di evasione in una New York degli anni ’70, perché Guadagnoli riporta aneddoti e spunti curiosi sulla vita dei militari durante la seconda guerra mondiale, e salta sul carro di nuovo al presente, voitlà, con grande disinvoltura. E non è una dote comune. Scacco al re è un romanzo di “sole” 149 pagine: sintetico, diretto, insinuante. In poche pagine riesce anche a suggerire, senza il fare da maestro, un’idea di vita. Perlomeno ricorda che i valori dell’uomo dal dopoguerra al 2016, sono sempre quelli, invariati, è al contrario l’individuo ad essere cambiato: volubile e incerto, caparbio ma solo dell’ovvio, egoista e meschino spesso. Il giovane Eric corre il rischio di perdersi nella sua audacia e nella grinta del giovane rampollo, ma incontra una persona, anzi più di una che lo cambia, facendolo maturare. Una fioca luce brilla anche in Scacco al re, tra sorprese e danze cronologiche, con un finale che non ha niente da invidiare al suo incipit in medias res. Come un long-seller merita.
“Sono esausto, ho detto un po’, lascerò a te il desiderio di correre oltre, alla pagina, al capitolo successivo”. Questo sembra dirci Guadagnoli con la sua scrittura che si può definire volatile, rapida. E lo dice forte e chiaro. Un romanzo da leggere, ma anche rileggere. Un nuovo talento della narrativa contemporanea che consigliamo di seguire.
Eraldo Guadagnoli nasce nel 1974 a Sulmona, in provincia dell’Aquila. Dopo gli studi classici, consegue il diploma di Master in Editoria e Comunicazione. Editor free lance, collabora con diverse case editrici. Scacco al re (Cavinato Editore, 2016) è il suo primo romanzo, ma si attendono nuove pubblicazioni.