Vento dall’Est (Self publishing, 2016) è la seconda opera narrativa della scrittrice emiliana Chiara Albertini, che ha esordito nel 2014 con il romanzo Nel cuore di una donna.
Vento dall’Est: trama, contenuti e stile
Vento dall’Est è una ragnatela di immagini e vite diverse che, per volere del destino o del vento, si intrecciano fra loro in momenti diversi, dando e ricevendo l’una dall’altra qualcosa di fondamentale per sé. Il romanzo è diviso in tre parti e comincia nella contea di Clare, in Irlanda, presentando al lettore il tormento di Tracy, giovane donna che scopre di essere venuta al mondo per sbaglio e che, per il dolore di non sentirsi desiderata dal padre, decide di gettarsi da una scogliera. Siamo nel 1972 quando Tracy viene salvata da Ben, un ragazzo passato di lì per caso, o per meglio dire grazie al destino, dato che in questo romanzo nulla viene lasciato al capriccio della sorte, ma tutto ha un senso, anche se all’inizio non lo capiamo appieno. Quel giorno si disegna per Tracy un nuovo futuro, per mano della stessa persona che le ha ridato la vita. Tracy aveva solo bisogno d’amore, lo stesso perso prematuramente da parte della madre, morta anni prima, e dal padre, che mai l’aveva voluta con sé, e lo trova proprio tra le braccia di Ben. Vento dall’Est prende il nome da una filastrocca che Tracy porta sempre addosso, scritta su un foglietto di carta azzurra, regalatale dalla sua tata Isabel, una sorta di seconda madre per lei. Quei versi sono citati nel film Mary Poppins e parlano di sogni e di speranza.
Una frase recita così: “Penso che un ospite arrivi per me”. Per Tracy il suo ospite è Ben, quella persona inaspettata che, portata dal vento, arriva a sconvolgere la sua vita. Grazie a lui metterà da parte il vuoto affettivo che pensava di non poter mai colmare e si aprirà a nuovi progetti, come quello di andare insieme a lui in Inghilterra e ricominciare da capo, diventando una scrittrice. La seconda parte del romanzo,infatti,è ambientata proprio a Londra. Sono passati sei mesi dal primo incontro tra Ben e Tracy e lei è già in dolce attesa. Purtroppo, però, il corso degli eventi prende una piega inaspettata e conduce Tracy davanti alla scelta più difficile di tutte: salvare la sua vita o quella della sua bambina? All’insaputa di Ben sceglierà di non abortire e lascerà a lui la responsabilità di crescere la piccola. Queste parole non riuscirà mai a dirgliele di persona, ma le lascerà racchiuse nel suo diario, consapevole che prima o poi lui le avrebbe trovate e forse, col tempo, sarebbe riuscito a perdonarla. Lo stesso vento che aveva condotto Tracy tra le braccia di Ben, gliela porterà via per sempre, riempiendo quel vuoto con una bambina sconosciuta, della quale l’uomo non sa come prendersi cura. A questo punto, il romanzo percorre due strade differenti ma parallele: quella del 1973, quando Ben decide di lasciare Shannon, nome scelto per la piccolainsieme alla madre mesi prima, alle cure di un istituto religioso; e il 2015, quando il clochard Ben, vecchio e sporco, salva una donna da un borseggiatore. Ben non sa ancora che quel giorno il vento ha ricondotto tra le sue braccia la stessa bimba dalla quale si era separato anni fa.
La prima parte di Vento dall’est tratta il tema del rapporto padre-figlia fra Tracy e Robert Chapman, noto avvocato di Limerick che l’ha concepita durante una scappatella con una domestica; la seconda parte del romanzo sembra distanziarsi completamente dalla precedente, cambiando la voce narrante da Tracy a Ben e Shannon, main realtà tratta il medesimo tema. La differenza sta nella prospettiva:anche se Robert Chapman non si è mai separato fisicamente dalla figlia, viveva comunque in un altro mondo affettivo, tenendola distante da sé e dal suo cuore. Ben e Shannon, invece, si separano poco dopo la nascita della bimba, eppure è come se fossero rimasti sempre legati, non fisicamente ma sentimentalmente. Ed è proprio quell’amore che li unisce a farli rincontrare a distanza di più di quarant’anni. Ben vede in Shannon la sua Tracy, persa tanto tempo prima, sia nei lineamenti simili, sia nell’amore per i libri e per le parole che hanno il potere di ‘curare l’anima’, ma vede anche un po’ di se stesso in lei, nella voglia alla base del collo che entrambi hanno identica.
Vento dall’ Est è un romanzo di incredibile profondità, che colpisce e commuove per la poesia dei suoi lunghi flussi di coscienza, che comunque non rendono lenta la lettura poiché scritti con una sintassi chiara, chiusa in capitoli brevi e simili a istantanee. Ciò che non convince molto sono i dialoghi, se uno stile di scrittura ricercato va bene per i discorsi indiretti e per le descrizioni, risulta invece artificioso dentro ai discorsi diretti, rendendoli un po’ troppo ‘rigidi’ e lontani dallo stile del parlato, molto più colloquiale nella realtà, come si può notare dall’uso del passato remoto: “Ma perché, Tracy? Perché piangesti?” Usando al suo posto il passato prossimo la domanda sarebbe risultata alla lettura molto più fluida e più ‘vicina’ alle forme della sintassi diretta. Quello che,al contrario, colpisce in positivo è la ricca simbologia nella narrazione, densa di significati sottesi. Prima fra tutti quella riguardante il vento, di cui abbiamo già parlato. È come se il vento rappresentasse il destino, che ha un piano per ciascuno di noi, l’importante è saper aspettare e sperare. Un’altra immagine ricca di fascino è quella del mare. All’inizio del romanzo l’oceano è sinonimo di morte, Tracy ricerca fra le sue onde l’agognata fine del proprio tormento, nell’epilogo invece rappresenta per Ben e Shannon un modo per far pace col passato e ricominciare da lì in poi una nuova vita assieme.