I migliori incipit della letteratura del ‘900

Gli incipit di un’opera letteraria rappresentano l’ingresso di un labirinto, una vera e propria arte che attira i lettori, che li invoglia a proseguire con maggiore curiosità nella lettura. Non è detto che un bel romanzo abbia un incipit altrettanto valido, e chiaramente ci sono romanzi orribili con un meraviglioso inizio.

Varie sono poi le tecniche, tanto che l’esordio di un’opera può ridursi a una sola riga o dilatarsi a qualche frase o addirittura a intere pagine. Vari sono anche i modi di iniziare: una descrizione paesaggistica, una dedica, una notizia, una data, la presentazione di uno dei personaggi, un aforisma, un’anastrofe (ovvero cominciare descrivendo la fine).sono un tema sempre interessante. Perché, prendendo a prestito un verso di Ungaretti, “è sempre pieno di promesse il nascere”: così anche un romanzo ci porge il suo biglietto da visita in quelle prime frasi introduttive.

I 15 incipit più belli

«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio». Cent’anni di solitudine, di Gabriel García Márquez

«La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che mia moglie e io ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto». Sulla strada, di Jack Kerouac

«Era una fresca limpida giornata d’aprile e gli orologi segnavano l’una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell’ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui». 1984, di George Orwell

«Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so». Lo straniero, di Albert Camus

«Nei miei anni più giovani e vulnerabili mio padre mi diede un consiglio che non ho mai smesso di considerare. ‘Ogni volta che ti sentirai di criticare qualcuno’, mi disse, ‘ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i tuoi stessi vantaggi». Il grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald

«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia». Lolita, di Vladimir Vladimirovič Nabokov

«Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall’alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio». Ulisse, di James Joyce

«Soltanto i giovani hanno momenti del genere. Non dico i più giovani. No. Quando si è molto giovani, a dirla esatta, non vi sono momenti. È privilegio della prima gioventù vivere d’anticipo sul tempo a venire, in un flusso ininterrotto di belle speranze che non conosce soste o attimi di riflessione. Ci si chiude alla spalle il cancelletto dell’infanzia, e si entra in un giardino d’incanti». La linea d’ombra, di Conrad

«Era una gioia appiccare il fuoco». Fahrenheit 451, di Ray Bradbury

«È tutto accaduto, più o meno». Mattatoio n. 5, di Kurt Vonnegut

«Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato, nel suo letto, in un insetto mostruoso». La metamorfosi, di Franz Kafka

«Se sono matto per me va benissimo, pensò Moses Herzog». Herzog, di Saul Bellow

«Il sole splendeva, non avendo altra alternativa, sul niente di nuovo». Murphy, di Samuel Beckett

«Avevo vent’anni, non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita», Aden Arabia, di Paul Nizan

«Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne». Il giovane Holden, di J.D. Salinger

Fonte: https://cantosirene.blogspot.com/2009/04/gli-incipit.html

10 frasi per ricordare Paolo Borsellino, a 25 anni dalla strage di via d’Amelio

Paolo Emanuele Borsellino è stato un magistrato italiano nato a Palermo il 19 gennaio 1940. Fu proprio lì che conobbe Giovanni Falcone, suo futuro alleato nella lotta contro la mafia. Nel 1958 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza laureandosi cum laude nel ’62 con una tesi su “Il fine dell’azione delittuosa”. Nel ’59 simpatizzante di destra aderì al Fronte Universitario d’Azione Nazionale, associazione studentesca di cui divenne rappresentante. Nove anni dopo sposò Agnese Piraino Leto figlia dell’omonimo magistrato. Nel ’63 Borsellino vinse il concorso in magistratura diventando il più giovane magistrato d’Italia. A partire dal ’75 cominciò a lavorare presso il tribunale di Palermo sotto la direzione di Rocco Chinnici. Nell’estate dell’85 Falcone e Borsellino vennero trasferiti all’Asinara per ragioni di sicurezza con le rispettive famiglie. L’anno successivo si diede l’avvio al Maxiprocesso di Palermo che svelò i principali segreti della mafia siciliana. Borsellino era ormai diventato bersaglio di Cosa Nostra; la notizia fu diffusa da Vincenzo Calcara, mafioso di Castelvetrano a cui era stata ordinata l’esecuzione. Nonostante ciò Il 23 maggio 1992 Falcone cadde vittima insieme alla famiglia di un terribile attentato e nell’estate dello stesso anno Borsellino in visita presso la madre in via D’Amelio perse la vita a causa di un’esplosione. Questo evento passò alla storia come Strage in via D’Amelio.

Borsellino: 10 aforismi per onorarne la memoria

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.”

“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”

“La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti.”

“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.”

“[… ] i giudici continueranno a lavorare e a sovraesporsi e in alcuni casi a fare la fine di Rosario Livatino [assassinato dalla Mafia] come tanti altri, i politici appariranno ai funerali proclamando unità di intenti per risolvere questo problema e dopo pochi mesi saremo sempre punto e daccapo.”

“Non ho mai chiesto di occuparmi di mafia. Ci sono entrato per caso. E poi ci sono rimasto per un problema morale. La gente mi moriva attorno.”

“È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.”

“Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”.”

“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza.”

“Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio [… ] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro.”

10 frasi per ricordare Luigi Pirandello a 150 anni dalla sua nascita

Luigi Pirandello, nato esattamente 150 anni fa ad Agrigento, è stato uno degli scrittori e drammaturghi più significativi del panorama letterario del ‘900, vissuto negli anni del crollo del positivismo e nel periodo dell’età giolittiana con la conseguente crisi dello Stato italiano. Questo senso di disagio si riversa inevitabilmente sull’uomo e l’intellettuale Luigi Pirandello che non si riconosce più e fatica a trovare una posizione all’interno della società. Da queste premesse si sviluppa il relativismo pirandelliano e quindi il contrasto tra forma e vita: l’uomo e le cose cambiano in base a chi li percepisce, dunque l’uomo non è uno solo ma ha tante forme: crede di essere unico ma è centomila e alla fine nessuno. Questo nessuno è costretto ad indossare una maschera per relazionarsi con la società, la quale impone dei condizionamenti sociali che impediscono il manifestarsi di una vita autentica. L’unico modo per sfuggire da questa condizione di falsità è la follia: attraverso di essa infatti l’uomo può smascherarsi e svelare il vero io. Questa è ciò che Luigi Pirandello definisce umorismo, sentimento del contrario. 

Tali tematiche esistenziali costellano tutta la poetica di Pirandello che in maniera eclettica incastona nei diversi generi da lui affrontati dai romanzi, alla saggistica, alla poesia alla narrativa fino al teatro. Le sue opere più celebri sono Il Fu Mattia Pascal, Uno nessuno e centomila, l’Umorismo, Novelle per un anno, Sei personaggi in cerca d’autore.

 

1.”Imparerai a tue spese che lungo il  tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi visi”

2.”C’è una maschera  per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno”

3.”E’ molto più facile  essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev’essere sempre”

4.”La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta, se non scrivendola”

5.”Nulla è più complicato delle sincerità”

6.”Gli unici modi per fuggire dalla vita sono la pazzia e l’ironia”

7.”Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io”

8,”Nulla atterrisce più di uno specchio una coscienza non tranquilla”

9.” E’ l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva lui restava”

10. “Le anime hanno un loro particolare modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nelle schiavitù dell’esigenze sociali”

 

 

5 frasi per ricordare Charles Bukowski, beniamino dei ragazzi pseudo-ribelli

Senza dubbio lo scrittore americano di origini tedesche Charles Bukowski è tra i maggiori esponenti del cosiddetto “realismo sporco”, filiazione del minimalismo, caratterizzato da uno stile sobrio e preciso nell’utilizzare parole per le descrizioni. In questo modo i personaggi delle storie narrate da Bukowski risultano tratteggiati superficialmente, ritratti della loro ordinarietà e volgarità.

Bukowski è stato un autore molto prolifico: ha scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri. Il contenuto delle sue opere è autobiografico, caratterizzato da un rapporto morboso con l’alcol, da esperienze sessuali descritte appunto in maniera realistica e da rapporti complicati con le persone. Disinibito e antisociale, il sopravvalutato e ammantato di riverenza liturgica Bukowski è autore di scritti celebri come Storie di ordinaria follia, L’amore è un cane che viene dall’inferno, Le ragazze che seguivamo, Non c’è niente da ridere, Post Office, Donne, Hollywood! Hollywood!, Factotum.

Scrittore semisconosciuto fino a qualche decennio fa, Bukowski è asceso al successo tra i ragazzi pseudo intellettuali-ribelli (che vorrebbero, purtroppo per loro, essere come lui), soprattutto grazie a Facebook dove innumerevoli sono i post condivisi contenenti le “massime” più celebri dello scrittore. Con buona pace degli osannanti del suo linguaggio crudo, del suo irritante sprezzo verso le persone “normali” e della sua anarchia.

 

 

  1. L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino.

 

 

  1. La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto.

 

 

  1. “Per ogni Giovanna d’Arco c’è un Hitler appollaiato dall’altra estremità dell’altalena. La vecchia storia del bene e del male.”

 

 

  1. “Attenti a quelli che cercano continuamente la folla, da soli non sono nessuno. ”

 

 

  1. “L’amore è una forma di pregiudizio. Si ama quello di cui si ha bisogno, quello che ci fa star bene, quello che ci fa comodo. Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.”

 

Eduardo De Filippo, dieci frasi per amarlo

Eduardo De Filippo nasce a Napoli il 24 Maggio del 1900. Figlio del celebre Eduardo Scarpetta ha modo sin da subito di entrare a contatto con quello che sarà per sempre il suo mondo. Grande maestro di drammaturgia, attore ma anche poeta ed intellettuale del nostro secolo (non dimentichiamo la sua candidatura al premio Nobel per la letteratura), Eduardo De Filippo è stata la prova vivente di come si possa essere artisti a trecentosessanta gradi senza mai smettere di mettersi in discussione e sperimentare. La nostra cultura deve sicuramente tantissimo al più comunemente noto ”Eduardo”. Grazie alla sua indiscussa bravura, professionalità e all’impegno costante di un’intera esistenza, Eduardo De Filippo viene nominato senatore a vita dal presidente della repubblica Sandro Pertini.

Se c’è una cosa su cui non possiamo nutrire alcun dubbio è che l’autore della commedia Natale in casa Cupiello dedica la sua vita al teatro, come egli stesso sostiene, visibilmente provato, anche nell’ultima apparizione in pubblico, a Taormina. Una vita di sacrificio ed amore la sua, in cui non mancano momenti di crisi e difficoltà come quello che lo vede non più accanto al fratello Peppino (come dimenticare la maschera di ‘Pappagone’) e alla bravissima sorella Titina De Filippo.

Eduardo De Filippo ci ha raccontato una realtà espressione del dopoguerra con i suoi drammi e gli stravolgimenti di anni che restano ”a cavallo”, dolorosi e forse incomprensibili (pensiamo a Napoli Milionaria) ma anche storie individuali che non hanno tempo e che potrebbero riguardare, oggi come ieri, ognuno di noi (Filomena Marturano ne è sicuramente un esempio).

Non sempre capito dalla sua amata Napoli, Eduardo è sempre sul palcoscenico ma mai distante dallo spettatore e dalla gente, fino alla fine. Si spegne a Roma il 31 Ottobre del 1984, lasciandoci un’eredità culturale dal valore inestimabile assieme a dei grandi interrogativi su quella che è la nostra realtà attuale.

 

  1. ”Voglio dire che tutto ha inizio, sempre da uno stimolo emotivo: reazione a una ingiustizia, sdegno per l’ipocrisia mia ed altrui, solidarietà e simpatia umana per una persona o un gruppo di persone, ribellione contro leggi superate e anacronistiche con il mondo di oggi”.

 

  1. ”Voi sapete che io ho la nomina (non di senatore, per carità) che sono un orso, ho un carattere spinoso, che sfuggo… sono sfuggente. Non è vero. Se io non fossi stato sfuggente, se non fossi stato un orso, se non fossi stato uno che si mette da parte, non avrei potuto scrivere cinquantacinque commedie”.

 

  1. ”Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male”.

 

  1. ”A vita è tosta e nisciuno ti aiuta, o meglio ce sta chi t’aiuta ma una vota sola, pe’ puté di’: «t’aggio aiutato»”.

 

  1. ”Essere superstizioni è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.

 

  1. ”Non possiamo essere noi a distribuire il bene e il male: non conosciamo le proporzioni”.

 

  1. ” Se un’idea non ha significato e utilità sociale non m’interessa lavorarci sopra”.

 

  1. ”Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare… è stata tutta una vita di sacrifici. E di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto”.

 

  1. ”Con la tecnica non si fa il teatro. Si fa il teatro se si ha fantasia”.

 

  1. ”Buongiorno, Signor De Filippo, qui è la televisione.” “Va bene, aspetti che le passo il frigorifero”.

Robert Musil: 10 frasi per ricordarlo

Robert Musil è tra i più importati scrittori del ‘900 europeo e rappresenta una pietra miliare nello sviluppo della sensibilità anti-soggettiva, che si muove in direzione opposta all’ideologismo e al moralismo. Per lo scrittore austriaco l’uomo privo di determinazioni proprie, “senza qualità”, si pone in un rapporto di «passività attiva» con se stesso e con il mondo circostante.

Dopo l’esperienza della guerra, l’ingegnere meccanico Robert Musil, lavorò come bibliotecario, redattore editoriale, impiegato del ministero per la propaganda alle truppe. Dal 1923 si dedicò esclusivamente alla letteratura. Nel 1931 lasciò Berlino e tornò a Vienna. Nel 1939 si rifugiò a Ginevra dove visse in dignitosa povertà fino alla sua morte che lo colse improvvisamente mentre lavorava al suo capolavoro incompiuto, L’uomo senza qualità. Tra le sue opere precedenti figurano: Incontri, Tre donne, Vinzenz e l’amica degli uomini importanti. Nel 1924, Robert Musil venne onorato con il premio dell’arte della città di Vienna, nel 1927 tenne un discorso a Berlino in occasione della morte di Rilke e nel 1929 Musil venne premiato con il premio letterario Gerhart Hauptmann.

Attraverso il protagonista nel capolavoro L’uomo senza qualità, Ulrich (che in realtà di qualità ne ha molte, ma manca di determinazione), Musil cha compiuto un viaggio  intellettuale attraverso le idee e le tensioni del suo tempo, scoprendo così le carenze delle tradizionali visioni del mondo. In questo senso storia, sociologia, economia, filosofia, religione, politica, sono ambiti importanti che offrono punti di vista limitati, che coabitano e si respingono in una cultura che non ha più la capacità raggiungere una sintesi complessiva.

 

1. “La matematica è un’ostentazione di audacia della pura ratio; uno dei pochi lussi oggi ancora possibili. Anche i filologi si dedicano spesso ad attività nelle quali essi per primi non intravedono il minimo utile, e i collezionisti di francobolli o di cravatte ancora peggio. Ma questi sono passatempi inoffensivi, ben lontani dalle cose serie della vita. La matematica, invece, proprio in esse abbraccia alcune delle avventure più appassionanti e incisive dell’esistenza umana”.

2.”Ma se il senso della realtà esiste, e nessuno può mettere in dubbio che la sua esistenza sia giustificata, allora ci dev’essere anche qualcosa che chiameremo senso della possibilità. Chi lo possiede non dice, ad esempio: qui è accaduto questo o quello, accadrà, deve accadere; ma immagina: qui potrebbe, o dovrebbe accadere la tale o tal altra cosa; e se gli si dichiara che una cosa è com’è, egli pensa: beh, probabilmente potrebbe anche esser diverso. Cosicché il senso della possibilità si potrebbe anche definire come la capacità di pensare tutto quello che potrebbe essere, e di non dar maggior importanza a quello che è, che a quello che non è”.

3.”[…] anche l’amore era fra quelle esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo”.

4.”Negli anni della maturità pochi uomini sanno, in fondo, come son giunti a se stessi, ai propri piaceri, alla propria concezione del mondo, alla propria moglie, al proprio carattere e mestiere e loro conseguenze, ma sentono di non poter più cambiare di molto. Si potrebbe sostenere persino, che sono stati ingannati; infatti è impossibile scoprire una ragione sufficiente per cui tutto sia andato proprio così come è andato; avrebbe anche potuto andare diversamente; essi hanno influito pochissimo sugli avvenimenti, che per lo più sono dipesi da circostanze svariate, dall’umore, dalla vita, dalla morte di tutt’altri individui; e solo in quel dato momento si sono abbattuti su di loro”.

5.”Dio non intende che si prenda il mondo alla lettera: il mondo è un’immagine, un’analogia, un modo di dire del quale egli deve servirsi per un motivo qualunque, e naturalmente è sempre approssimativo; non dobbiamo prenderlo in parola, tocca a noi stessi trovare lo scioglimento del quesito ch’egli ci impone”.

6.”Ogni progresso è anche un regresso. C’è progresso sempre e solo in un determinato senso. E poiché la vita nel suo complesso non ha senso, nel suo complesso non ha nemmeno progresso”.

7.”Si ama una certa persona nonostante tutto, e anche per nessuna ragione; e ciò significa che il tutto è un’illusione, o che quest’illusione è un tutto, com’è un tutto il mondo, dove non si muove una foglia senza che l’Onnisenziente se ne accorga”.

8.”Se avete intenzione di affogare i vostri problemi nell’alcool, tenete presente che alcuni problemi sanno nuotare benissimo”.

9.”Listante non è altro che il punto di malinconia tra il desiderio e la memoria”.

10.Sport. Si potrebbe definire il sedimento di un odio universale finissimamente diffuso, che precipita nelle competizioni sportive”.

Ennio Flaiano, 10 citazioni per ricordarlo

Ennio Flaiano, classe 1910, è stato giornalista per testate come “Oggi”, “Il Mondo” e “Il Corriere della Sera”(specializzato in elzeviri) e scrittore vincitore del Premio Strega nel 1947, con il suo romanzo più famoso Tempo di uccidere. Ennio Flaiano è conosciuto anche come sceneggiatore di film memorabili (La strada, La dolce vita e 8½), come critico teatrale e cinematografico e fine umorista. Le sue battute sono ricordate per l’umorismo pungente, a tratti cinico, incentrato sulla descrizione dei comportamenti più assurdi della gente. In sua memoria è stato istituito il Premio Flaiano per soggettisti e sceneggiatori, la cui cerimonia di premiazione si svolge ogni anno nella sua città natale, Pescara.Di seguito dieci citazioni per ricordare Ennio Flaiano:

1.“La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia.”

2.“L’uomo è un animale pensante, e quando pensa non può essere che in alto. È questa la mia fede. Forse l’unica. Ma mi basta per seguire ancora con curiosità lo spettacolo del mondo”

3.“La morte ha la faccia di certe signore che telefonano al bar col gettone: e a un certo momento, senza smettere di telefonare, vi fanno un cenno di saluto e di sorpresa.”

4.“Si arriva a una certa età nella vita e ci si accorge che i momenti migliori li abbiamo avuti per sbaglio. Non erano diretti a noi.”

5.“Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno l’invoca, la primavera l’invidia e tenta puerilmente di guastarla.”

6.“Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.”

7.“Mi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuoto aspettare, contando i giorni come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sono giorni che pure dobbiamo vivere perché ci sembrano preferibili al nulla.”

8. “L’italiano è una lingua parlata dai doppiatori.”

9.“Vivere è diventato un esercizio burocratico.”

10.“La psicoanalisi è una pseudo-scienza inventata da un ebreo per convincere i protestanti a comportarsi come i cattolici.”

 

5 citazioni per innamorarsi di Raymond Carver

Raymond Carver è uno dei maggiori autori americani del Novecento, classe 1938, nato in una famiglia umile da madre cameriera e padre operaio. È conosciuto come scrittore, poeta e saggista e tra le sue opere più famose ricordiamo: Vuoi star zitta per favore? (1976), Di cosa parliamo quando parliamo d’amore (1981), Cattedrale (1983), Da dove sto chiamando (1988). Il successo di Raymond Carver è dovuto soprattutto alla sua capacità di raccontare storie di gente comune, l’America disperata dei matrimoni falliti, dei mariti che bevono, delle bollette non pagate e dei lavori umili, proprio perché ha vissuto tutto questo in prima persona. Ecco alcune delle sue citazioni più celebri:

1.“Non c’è niente di più bello che la bellezza dei boschi prima dell’alba”.

 

2.“E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Sentirmi chiamare amato, sentirmi amato sulla terra”.

 

3.“Sotto la finestra, sul balcone, ci sono degli uccellini malridotti
che si affollano attorno al cibo. Sono gli stessi, credo,
che vengono tutti i giorni a mangiare bisticciando. C’era un tempo,
[c’era un tempo,
gridano e si beccano. Sì, è quasi ora.
Il cielo rimane cupo tutto il giorno, il vento viene da ovest e
non smette di soffiare… Dammi la mano per un po’. Tienimi la
mia. Così va bene, sì. Stringimela forte. C’era un tempo in cui
pensavamo di avere il tempo dalla nostra. C’era un tempo, c’era
[un tempo,
gridano gli uccellini malridotti”.

 

4.“Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima. La temperatura del corpo sarà salita, o scesa, di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, “creature di sangue caldo e nervi”, come dice un personaggio di Cechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita”.

5.“Perché non ballate? In cucina si versò un altro bicchiere e guardò i mobili della camera da letto sistemati nel giardino. Il materasso era scoperto, mentre le lenzuola a righe colorate erano piegate sul cassettone, accanto ai due cuscini. A parte questo dettaglio, tutto era disposto come lo era stato nella stanza: comodino e abat-jour dalla parte di lui, comodino e abat-jour dalla parte di lei.
La parte di lui, la parte di lei. Sorseggiava whisky e rifletteva su questo punto”.

 

 

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