Giulio Paolini alla mostra Panorama-Procida con l’opera ‘Il cielo e dintorni’

La galleria Artiaco di Napoli è lieta di annunciare Giulio Paolini con l’opera Il cielo e dintorni, 1988 a PANORAMA | Procida, mostra diffusa sull’isola di Procida (Napoli) da giovedì 2 a domenica 5 settembre 2021, a cura di Vincenzo de Bellis, direttore associato e curatore per le arti visive del Walker Art Center di Minneapolis.

PANORAMA | Procida è il primo di una serie di appuntamenti espositivi che, sempre con il titolo di PANORAMA, ITALICS dedicherà con cadenza periodica al racconto di alcune tra le località più affascinanti del paesaggio italiano, proseguendo offline lo straordinario viaggio iniziato a ottobre 2020 tra le pagine web della piattaforma Italics.art.

PANORAMA | Procida è un itinerario alla scoperta della bellezza potente dell’isola, in cui arte e natura disegnano un nuovo paesaggio che include la dimensione dell’esperienza. Un happening condiviso che coinvolge l’intero territorio e la sua cittadinanza, costruito in dialogo con Agostino Riitano, direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022.

La mostra si compone di oltre cinquanta opere tra scultura, pittura, video, performance e installazioni provenienti da contesti storici e produttivi diversi tra loro. Il percorso si sviluppa lungo venti siti espositivi diffusi sull’isola, tra architetture pubbliche e private, chiese, palazzi storici e aree popolari, trovando il suo centro catalizzatore nella zona dell’antico borgo fortificato di Terra Murata, dominato da Palazzo d’Avalos (1563) un tempo cittadella carceraria.

Disseminando il progetto sul territorio, PANORAMA presenta le sue opere ma presenta anche le case, le chiese, le strade, le terrazze, le piazze e i cittadini stessi di Procida.

Con PANORAMA, ITALICS rinnova il proprio impegno nella promozione della bellezza del Paese nella sua profonda complessità, attraverso lo sguardo dei galleristi italiani.
PANORAMA | Procida è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, Partner del progetto, e a Tod’s che con questo impegno rinnova il proprio supporto alla giovane creatività contemporanea.

Realizzata con il sostegno della Regione Campania, della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre e in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, con il patrocinio del Comune di Procida e “Verso Procida 2022”.

Come sarà il nostro domani? I temi affrontati nella tavola rotonda post-conferenza del 24 luglio organizzata da Allatra

Il mondo è scosso da crisi e disastri climatici. Abbiamo fiducia che saremo aiutati quando essi diventeranno la nostra realtà? Siamo preparati per loro arrivo? Come sarà il nostro domani? Con l’aiuto dei media, le persone hanno la convinzione che tutto sia sotto controllo, che tutto vada bene, che ci sono strutture competenti che possono risolvere questi problemi e se si verifica una situazione critica, si prendono cura di noi. Ma è davvero così?

Il 24 luglio 2021 ha avuto luogo una conferenza internazionale online intitolata “Crisi globale. Questo  già riguarda tutti”, dove oratori di fama mondiale, specialisti IT, economisti, scienziati, climatologi, ambientalisti hanno dato voce alla VERITÀ. È stata data una panoramica completa dei fattori esterni e interni della crisi globale che è in rapido peggioramento e che colpirà tutti nei prossimi anni. Non sarà più il problema di un paese o di un continente.

Ecco le crisi globali che l’umanità dovrà affrontare:

La quarta rivoluzione industriale e la minaccia della disoccupazione di massa.

Crisi ambientale. L’esaurimento intensivo delle risorse del pianeta e le sue conseguenze.

Il cambiamento climatico globale e le sue cause.

La possibilità di cambiare rotto è nell’unificazione di tutta l’umanità e nella costruzione di un nuovo modello di relazioni, una Società Creativa, dove il valore più alto sarà la vita di ogni Essere Umano. Di questo e delle tappe di costruzione di una Società Creativa è stato detto anche alla conferenza del 24 luglio.

Solo insieme possiamo superare con dignità tutte le prove e le sfide del nostro tempo. Solo insieme possiamo costruire un bel mondo, trasformando la nostra Terra in un giardino fiorito. Solo insieme possiamo fare un passo nel millennio d’oro.

Tale unificazione è possibile, e sta già avvenendo. Le persone sono capaci di grandi slanci, quando si rendono conto del significato e della gravità di ciò che sta accadendo e la conferenza “Crisi globale. Questo già riguarda tutti”  ne è stata una chiara prova.

L’evento è stato organizzato da volontari di tutto il mondo sulla piattaforma del Movimento Internazionale Sociale “ALLATRA” ed è stato trasmesso su migliaia di piattaforme Internet in 180 paesi con traduzione simultanea di questo evento unico in 72 lingue.

La conferenza “Crisi globale. Questo già riguarda tutti” ha ottenuto un’enorme risposta nella società. La conferenza ha avuto un continuo tramite tavole rotonde, in cui i temi sollevati durante la conferenza sono stati trattati dagli specialisti in modo ancora più approfondito.

Il 24 luglio ha avuto luogo un evento globale. Ora, dipende da chi comprende l’importanza e la gravità della situazione senza cadere nel catastrofismo, quanto velocemente tutta l’umanità venga a conoscenza dei rischi e delle prospettive per lo sviluppo della società. La sopravvivenza e il futuro di tutta la nostra civiltà dipendono da questo.

 

 

Olimpiadi di Tokyo 2020. L’Italia che corre più veloce e salta più in alto

I 100 metri piani sono la specialità più sublime delle Olimpiadi, la gara regina, perché tutto si gioca in un attimo, il duro allenamento e i sacrifici trovano la loro manifestazione sulla pista rossa che pare avere le sembianze della Terra Promessa.

Ma la terra promessa, la beatitudine si raggiunge proprio nel Giorno del Giudizio; lo stesso giorno, quando l’infinito e l’immortalità si concentrano in movimenti perfetti, in muscoli scintillanti.

In questo giorno psiche e turbamento si fondono nel fisico alchemico dell’atleta che ha fatto del suo corpo strumento di lavoro, perché noi siamo corpo. Il corpo modellato perché ogni microscopico muscolo è un perla rara da donare al vento, alla corsa, agli applausi, ai flash dei fotografi, alla rivoluzione delle statistiche e dei primati.

Stavolta a trionfare alle Olimpiadi, nei 100 m non è stato un americano o un jamaicano, bensì un italiano, di origine texana, dal sorriso disarmante e padre, a 26 anni di tre figli. Il suo nome è Lamont Marcell Jacobs che insieme al marchigiano Gianmarco Tamberi, 28 anni (oro nel salto in alto), hanno regalato all’Italia una grande impresa.

L’Italia che faticava a trovare l’oro ai Giochi di Tokyo è anche quella delle prime volte sorprendenti e memorabili. L’altra faccia del medagliere, nel quale gli azzurri non sono ancora alle posizioni del passato, racconta una verità finora passata sottotraccia e portata ora alla ribalta dal lampo di Marcell Jacobs, splendido campione olimpico sui 100 metri, cosa mai vista anche ai tempi di Berruti e Mennea, e di Tamberi, oro ex aequo nel salto in alto. Un’impresa mai compiuta da atleti azzurri alle Olimpiadi in una domenica del primo mese di agosto che rimarrà nella storia dello sport.

L’uomo che corre e l’uomo che si alza più alto. Il primo è una falena che si dimentica di se correndo, illuminato all’improvviso, pronto a scoppiare in un lampo, il secondo vuol sentirsi mancare la terra sotto i piedi, magari indietreggiando prima di compiere il gesto che lo renderò immortale. Perché indietreggiare è pensare prima di buttarsi, è vivere, e lo si fa per saltare meglio.

Questi cavalieri dell’atletica mentre saltano e mentre corrono probabilmente hanno già vinto perché si avventurano laddove il cielo e la terra non sono divisi. C’è stata divisione di oro invece, per il salto in alto, due atleti reduci dallo stesso infortunio che hanno entrambi meritato di salire sul gradino più alto del podio e deciso di non andare allo spareggio, ma di abbracciarsi e condividere la medaglia più importante.

Che non ci sia qualcosa di zen e apocalittico nell’atletica?

 

‘Il filo segreto’, il docufilm su Giovanni Verga con Corrado Oddi, ambientato ad Altavilla Irpina

Corrado Oddi torna sul set: sarà Giovanni Verga ne “Il filo segreto”, scritto  e diretto da Modestino Di Nenna. Un nuovo personaggio intrigante per l’attore, già interprete del ruolo del Giudice Giovanni Falcone nel docufilm della Rai sul Magistrato.

L’opera cinematografica, promossa dall’Amministrazione Comunale di Altavilla Irpina e dal Sindaco Mario Vanni e nata con la finalità di mettere in evidenza le bellezze naturali e culturali dell’antico borgo, racconterà il passaggio in paese dello scrittore siciliano, che da quel contesto locale rimase talmente entusiasmato e affascinato da lasciarsi ispirare e ambientarvi Il marito di Elena”, romanzo del 1881 pubblicato da Treves (Milano), in cui vengono abbandonati gli elementi veristici e ripresi i precedenti temi di carattere romantico e passionale.

Come ha giustamente notato  Luigi Russo: “Malamente il romanzo è stato interpretato come il dramma di una Bovary verghiana: se il modello del grande artista francese è pur presente, l’interesse del Verga è per il dramma del “filius familias”, che vede crollare un suo sogno di felicità domestica, a causa della vanità e della leggerezza della sua compagna.”

Era infatti il 1882, quando Verga, allora poco più che quarantenne, pubblicò questo romanzo così singolare, sia per essere collocato in Irpinia e non in terra siciliana come la maggior parte delle sue opere sia per trattare temi di carattere romantico e passionale, ben lontani dagli elementi veristici de “I Malavoglia”, il suo capolavoro dato alle stampe soltanto un anno prima.

Nel film documentario il fantasma del giovane Giovanni Verga, interpretato da Corrado Oddi, si incontrerà nel 2021, all’interno del palazzo Baronale De Capua, nel cuore del paese campano, con quello di Costanza di Chiaromonte, che alla fine del Trecento proprio ad Altavilla aveva trovato l’amore eterno con il Conte Andrea De Capua. I due spiriti ripercorreranno le strade del paese riaccendendo in loro vecchi ricordi, in un mix di forti emozioni. Lungo il tragitto incontreranno il fantasma di un minatore che racconterà loro, attraverso la sua voce, la lunga ed interessante storia di Altavilla Irpina.

Le riprese, iniziate il 26 luglio, si svolgeranno tra Palazzo De Capua, Monastero Verginiano (l’attuale Palazzo Comunale), Santuario dei Santi Martiri Pellegrino e Alberico Crescitelli, Via San Francesco D’Assisi, Corso Giuseppe Garibaldi, centro storico, Monte Toro e miniera di zolfo.

Sul set, oltre a Corrado Oddi, ci saranno anche Stefano Masciarelli, Corrado Taranto, Antonio Fiorillo e tanti altri interpreti del panorama cinematografico italiano.

Direttore della fotografia: Daniel Di Meo.

Cannes 2021: vince il cyberpunk ‘Titane’ di Julia Ducournau

Era partito bene Cannes 2021, con “Annette” di Leos Carax, folle musical di passione e tormento, con Adam Driver e Marion Cotillard. Lui è un cabarettista, sempre di cattivo umore, che finge di strozzarsi con il microfono mentre è sul palco. E anche sul tappeto rosso era imbronciato.

Non poteva durare. Infatti era arrivato François Ozon con “Tout c’est bien passé“. Amore e morte, qui con tanti rancori, tra un padre testardo che dopo un ictus chiede alla figlia di essere aiutato a morire.

L’attrice è Sophie Marceau. Lo svolgimento ha le sue lentezze: troppe docce, troppe palestre. Un genero che si occupa di cinema, e quindi fa la parte del idiota. Si riprende, con gusto per la commedia nera, verso il finale, quando per esempio il giovane musulmano che guida l’ambulanza verso la Svizzera si ferma a un Autogrill e rifiuta di andare avanti: il suicidio è contrario alla sua religione.

“Tra due mondi”, diretto da Emmanuel Carrère, racconta la triste sorte delle donne che puliscono a tempi da cottimo le cabine dei traghetti sulla Manica, ma non è un documentario: adatta per il cinema il libro di Florence Aubenas.

Una scrittrice francese che ha finto di essere una di loro. Dietro c’è il solito interrogativo che tormenta Emmanuel Carrère: quanto si può occupare delle vite degli altri per diventare scrittore di successo? E se poi le vere donne delle pulizie si sentono tradite da chi si è finta povera e invece firma copie in una elegante libreria di Parigi? Cinema poco. Anzi nulla.

Titane, un film tra horror e fantascienza

A vincere Cannes 2021 è Titane, pellicola di Julia Ducournau premiato come miglior film. Non accadeva dal 1993, quando Jane Campion si aggiudicò la Palma d’oro per il capolavoro Lezioni di piano. Ed era la prima ed unica volta, finora. Oggi accade che per la seconda volta la Palma d’oro finisce nelle mani di una donna, Julia Ducournau, che ha portato sulla Croisette un film esplosivo, letteralmente, seppure da lei stesso definito “imperfetto”.

Si tratta di un fantasy-horror che racconta solitudini che si incontrano, un romanzo di formazione di una ragazza “diversa” tra i “diversi”, un film popolato “di mostri” come ancora la regista ha sottolineato.  Titane parte come un thriller ma poi concentra tutta la sua attenzione sul controverso personaggio di Alexia attraverso la quale può esplorare i temi della metamorfosi, dell’inadeguatezza e tutto il complesso rapporto con il corpo di cui oggi tanto si parla. Un’opera cyberpunk che tuttavia strizza l’occhio a tematiche attualissime, sociali, politiche, oggetto di ddl. E naturalmente ha inciso il fatto che la regista fosse una donna. Insomma nulla di nuovo.

E la giuria guidata dal coloratissimo e pasticcione Spike Lee, si è mostrata decisamente divisa nell’attribuzione dei premi a giudicare anzitutto da un doppio ex-aequo: sia per il Gran Prix, andato allo splendido Ghahreman (A Hero) di Asghar Farhadi e al buon Hytti n. 6 (Compartment n. 6) del finlandese Juho Kuosmanen, sia per il Prix du Jury, assegnato sia al deludente Ha’Berech (Ahed’s Knee) dell’israeliano Navid Lapid che al magnifico Memoria di Apichatpong Weerasethakul, il quale ha approfittato del premio per tributare un un saluto speciale alla sua nuova musa Tilda Swinton, protagonista e produttrice esecutiva di questo suo nuovo lavoro.

Cannes 2021: tutti i premiati

La Palma d’oro per la miglior regia è andata a Leos Carax per il musical Annette, l’opera che ha aperto questa edizione del Festival di Cannes.

Il premio alla sceneggiatura  è andato al film più bello del concorso, e che forse meritava la Palma d’oro, ovvero Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi, ispirato a una novella di Murakami.

Ultimi ma non di importanza, i riconoscimenti alle interpretazioni: quello femminile assegnato alla norvegese Renate Reinsve, protagonista di Verdens verste menneske (The Worst Person in the World) di Joachim Trier e quello maschile al giovane statunitense Caleb Landry Jones, protagonista di Nitram dell’australiano Justin Kurzel.

 

Fonte https://www.ilfoglio.it/cinema/2021/07/08/video/cannes-era-partito-in-grande-non-poteva-durare-2643029/

La legge come arma di uno stato autoritario: siamo tutti colpevoli!

Per chi viene scritta la Legge? E be’: per tutti, no? Se la Legge è uguale per tutti, allora è ovvio che viene scritta per tutti. Passiamo per un attimo sopra questa sottile ipocrisia, dal momento che sarà pure vero che la Legge è uguale per tutti, però l’abbiamo visto tante volte che non tutti sono uguali di fronte alla Legge (qualcuno, al solito, è più uguale degli altri, e qualcuno molto meno).

Consideriamo invece la domanda: per chi viene scritta la Legge? Qual è la persona che ha in testa il Legislatore – figura mitologica, mezzo anonimo Licurgo e mezzo onorevole di provincia che risponde agli ordini del suo Partito – quando redige un testo di legge? Uno può rispondere: ma non deve avere in testa nessuno in particolare, se non il cittadino qualunque!

Quello che una volta era l’uomo della strada e che adesso è l’uomo e/o donna divanato davanti a piccì o tivvù, dipende dall’età. Se la Giustizia è bendata (e quindi cieca) quando giudica, figuriamoci allora se il Legislatore ci vede quando scrive una legge!

In realtà, non è proprio così. Consideriamo un esempio tutto sommato noto di Legislazione: Dio affida a Mosè le Tavole della Legge. Un modello legislativo che ha anche avuto qualche fortuna, nei secoli.

Lì sta scritto che, date le premesse (ovvero la fonte della Legge: Io sono il Signore Dio tuo), ci sono cose non devono essere fatte (Non rubare, Non uccidere), e cose che invece devono essere fatte (Onora il padre e la madre). E c’è pure qualche utile suggerimento su come condursi nel tempo libero (Ricordati di santificare le feste).

E se a qualcuno, con l’aria che tira, può sembrare un vetusto testo antifemminista e sessuofobo (e quindi prossimamente punibile), risponderemo che rappresenta piuttosto l’esatto contrario: è l’uomo che non deve desiderare la donna d’altri – la donna può evidentemente fare quel che vuole, quindi è molto più libera.

Insomma, nelle Tavole della Legge il destinatario dei precetti era una persona qualunque, la quale veniva avvisata del confine tra lecito e illecito. Un po’ nebbiose le conseguenze, d’accordo: ma sapere quando l’Altissimo non sarebbe stato contento, in ogni caso, era più che sufficiente.

In Italia questo modello non vale – il Legislatore ci vede benissimo e sa a priori che siamo tutti colpevoli. Mafiosi. Corrotti e corruttori. Evasori totali. E scrive le leggi partendo da questa indubitabile premessa. Arrivando poi a esiti discutibili.

Italia campione d’Europa: il volto della vittoria

Le gesta dei campioni sono previste dai tratti del viso, dall’ego del corpo. Naturalmente non fanno eccezione i ragazzi della Nazionale d’Italia, campioni d’Europa dopo più di 60 anni, per la seconda volta il cui volto e corpo raccontano molto.

Il viso è la nostra impronta digitale, il corpo non è il carcere dell’anima ma il suo stampo, non una protesi ma l’ipotesi con cui perforiamo il cerbero del giorno.

Per questo, cerchiamo, a volte, di contraffare le sembianze, di mascherarci, di dotare il viso di un destino ulteriore. Sfasciare un viso significa insistere sulla sorte e sulla fama di chi lo indossa: si mira al volto perché quello è il cuore dell’uomo; si boxa per ridurre in poltiglia la sorte dell’avversario.

A Bisanzio, alla sconfitta politica seguiva la tortura del viso: si cominciava segando il naso, poi mozzando le orecchie, infine cavando gli occhi. Diventare irriconoscibili, cioè: abitare la morte, orfani di futuro. Il ricorso, costante, alla chirurgia estetica mira anche a questo: camuffare la sorte.

Un viso può essere, per istanti miracolosi, costituito dalla somma di più volti. Nell’Italia che ha vinto gli Europei, ad esempio, nessun viso spicca con ineluttabile potenza: forse quello di Federico Chiesa, ampio, anomalo, spavaldo, ricorda quello di Alessandro Magno nel mosaico della Casa del Fauno. Il viso da scugnizzo e il corpo minuto ma agile di Lorenzo Insigne.

Pur avendo un volto tipizzato, scaltro, poco appariscente, Insigne è capace di colpi micidiali, ma estemporanei: così regna il fato. Lionel Messi ha la faccia di un tonto ed è il più grande calciatore del pianeta; anche lui, come Michael Johnson, muta fattezze giocando, si accende, brucia di una nobiltà irrequieta.

Di Chiellini è leggendario il cranio ciclopico, un titano; di Jorginho l’azzardo facciale di un Peter Pan; dagli occhi stretti, felini, di ‘Gigio’ Donnarumma qualcuno avrebbe potuto intuire che a 22 anni sarebbe stato una ‘certezza’ della Nazionale italiana – ma lui ha mani più significative dello sguardo.

Più interessante la trasfigurazione di Roberto Mancini: di lui si rammenta il naso, deciso, il ciuffo, la mascella, un volto nostalgico e scaltro, rapito dalla noia, eroe della dissipazione e del ‘bel gesto’; ora è spigoloso, lucido, perfino fosforescente, in estasi per la strategia, eroico nel calcolo. Il genio della Nazionale è proprio lì: nell’assenza di un volto che primeggia, di una prima donna, di un prim’attore. Insieme, tutti, compongono il volto della vittoria.

‘Panorama’. Mostra diffusa a cura di Vincenzo de Bellis 2 – 5 settembre Procida

Il gallerista Alfonso Artiaco annuncia il primo appuntamento in presenza del consorzio ITALICS di cui è uno dei fondatori.

ITALICS per la prima volta in Italia ha riunito le più autorevoli gallerie di arte antica, moderna e contemporanea attive lungo tutta la Penisola, attorno a un progetto comune che troverà finalmente una sua prima proiezione dal vivo con Panorama, una mostra diffusa sull’isola di Procida da giovedì 2 a domenica 5 settembre 2021, a cura di Vincenzo de Bellis, direttore associato e curatore per le arti visive del Walker Art Center di Minneapolis.

La mostra rientra nel programma di iniziative Verso Procida 2022′.

Si tratta del primo di una serie di appuntamenti espositivi che, sempre con il titolo di Panorama, ITALICS dedicherà con cadenza periodica al racconto di alcune tra le località più affascinanti del paesaggio italiano, proseguendo offline lo straordinario viaggio iniziato a ottobre 2020 tra le pagine web della piattaforma Italics.art.

La prima edizione di Panorama trova casa sull’isola di Procida, luogo suggestivo caratterizzato da una forte vocazione intellettuale e da una natura potente, e prende forma a seguito di un lungo dialogo tra il curatore Vincenzo de Bellis e Agostino Riitano, direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022.

La mostra si compone di circa quarantacinque opere tra scultura, pittura, video, performance e istallazioni provenienti da contesti storici e produttivi diversi tra loro.

Il percorso si sviluppa lungo venti siti espositivi diffusi sull’isola, tra architetture pubbliche e private, chiese, palazzi storici e aree popolari, trovando il suo centro catalizzatore nella zona dell’antico borgo fortificato di Terra Murata, dominato da Palazzo d’Avalos (1563) un tempo cittadella carceraria.

Dal confronto tra il curatore Vincenzo de Bellis e Agostino Riitano emergono alcuni caratteri nodali del progetto: il rapporto fra l’opera e uno spazio estremamente connotato qual è quello dell’isola, il potenziale sociale, inteso come tentativo di rinnovare la comunicazione e la fruizione dell’arte, e, non da ultimo, il dialogo con le istituzioni.

Disseminando il progetto sul territorio, Panorama presenta sì le sue opere ma presenta anche le case, le chiese, le strade, le terrazze, le piazze e i cittadini stessi di Procida. Con Panorama, ITALICS rinnova il proprio impegno nella promozione della bellezza del Paese nella sua profonda complessità, attraverso lo sguardo dei galleristi italiani.

Panorama è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, partner del progetto, con il sostegno della Regione Campania, della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre e il patrocinio del comune di Procida.

Exit mobile version