Alberto Samonà: “La bambina che visse due volte”

‘900letterario segnala il libro del giornalista e scrittore Alberto Samonà, riportando la recensione del giornale resapubblica.it.

 “E’ già mattina – storia di Alessandrina, la bambina che visse due volte” sarà presentato venerdi 11 aprile alle ore 18 da Open Colonna (al Palazzo delle esposizioni, via Milano 9a angolo via Nazionale, Roma);  ne parleranno, insieme all’autore, il giornalista di RaiNews, Lorenzo di Las Plassas, l’avvocato Anton Emilio Krogh, il giornalista Giuseppe Grifeo di Partanna e l’avvocato Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella. Alcuni passi del libro saranno letti dagli attori Fioretta Mari e Armando Pizzuti. L’ingresso è libero.

Una bambina morta a cinque anni e misteriosamente “rinata” dopo un sogno della madre, fasti e declino dell’aristocrazia siciliana dei primi del Novecento e luoghi memorabili di un Sud profondo e ancora da scoprire: la storia della “bambina che visse due volte”, dopo essere stata raccontata in diverse città italiane, arriva adesso a Roma, nella sala–auditorium di “Open Colonna”, al Palazzo delle Esposizioni (in via Milano 9a, angolo via Nazionale), dove venerdì 11 aprile, alle 18, sarà presentato «È già mattina – Storia di Alessandrina, la bambina che visse due volte», il libro di Alberto Samonà (Bonanno editore, pagg.136, 12 €), dedicato a questa misteriosa storia di presunta reincarnazione, che oltre un secolo fa fece scalpore sui giornali e sulle riviste del tempo.

La trama.

Nei primi anni del Novecento un presunto caso di reincarnazione scuote gli ambienti intellettuali italiani. È la storia di Alessandrina, nata da un’antica famiglia siciliana e incredibilmente identica alla sorellina morta a cinque anni, con la quale la bambina ha in comune tratti somatici, ricordi d’infanzia e abitudini. La piccola, una volta cresciuta, manifesta anche straordinarie facoltà di sensitiva, delle quali restano numerose testimonianze. A far da cornice ai fatti narrati, il quadro di una Sicilia che non c’è più, travolta dalla modernità e consegnata all’oblio, con sullo sfondo i fasti, le passioni e la decadenza dell’aristocrazia, di fronte ai cambiamenti della società.

 Una storia vera, tratteggiata nelle pagine del volume attraverso particolari inediti, presentati con la puntualità di un saggio e lo stile narrativo di un romanzo storico, che è forse lo specchio stesso della Sicilia, perché ne interpreta lo spirito e il sentimento più profondo, che va al di là del tempo, attraversando epoche, generazioni e circostanze. Momenti, che come le stagioni, sembrano passare, ma che ritornano, pur sotto sembianze apparentemente mutate. E così, fra i ricordi andati della “belle époque”, un soffio antico aleggia ancora fra le pieghe di Palermo, come un alito di vento senza tempo che, solitario, prosegue nel suo viaggio eterno. E una bambina, poi donna, il cui spirito non muore.

L’Autore.

Alberto Samonà (1972), giornalista e scrittore, vive e lavora a Palermo. Collabora con il quotidiano Libero. Dirige il quotidiano Resapubblica.it. Ha scritto per il Secolo d’Italia, L’Ora, La Sicilia, Oggi Sicilia. Ha pubblicato libri ispirati al ‘pensiero tradizionale’ e alla conoscenza di sé: Le colonne dell’eterno presente (2001), La Tradizione del sé (2003), Il padrone di casa (2008), Giordano Bruno nella cultura mediterranea e siciliana dal ’600 al nostro tempo (2009), Bent Parodi.Tradizione e Assoluto (Tipheret 2011). Suoi saggi critici sono inseriti in diversi volumi. Per il teatro ha scritto e diretto gli spettacoli Una fiamma a Campo de’ Fiori e L’oro del cavaliere. Ha inoltre scritto i testi teatrali Le notti di Casimiro, ispirato alla figura del pittore Casimiro Piccolo, e Arcani maggiori. Dal suo racconto La bambina all’Alloro, il cantastorie irakeno Yousif Latif Jaralla ha tratto lo spettacolo Le orme delle nuvole. Fa parte della giuria di “Subway letteratura”. È consigliere della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.

21/03 : giornata mondiale della poesia

La Giornata Mondiale della Poesia è stata istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale UNESCO nel 1999 e celebrata per la prima volta il 21 marzo dell’anno seguente. La scelta della data non è certo casuale, scegliere di celebrare la poesia nel giorno della primavera le riconosce simbolicamente un ruolo di rinascita, quale percorso fondamentale per la promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace, così recita  l’atto dell’UNESCO. Negli anni si è lavorato per realizzare una giornata dedicata all’incontro non solo delle diverse culture poetiche ma anche tra le diverse forme della creatività per poter affrontare le sfide che la comunicazione e le culture mondiali, quelle più forti e quelle meno conosciute, attraversano.

In tutte le maggiori città italiane si sono tenute manifestazioni organizzate per la giornata della poesia, in particolare a Roma, Firenze e Napoli si sono tenuti reading di poesia, spettacoli di musica, fotografia e poesia, recital di poesie d’autore, presentazioni di libri e maratone di poesie. Le manifestazioni si sono svolte nel luoghi più diversi, proprio a significare che la poesia può e deve entrare dappertutto; caffè letterari, associazioni, circoli, piazze, sale di convegni, auditorium, e addirittura musei, ogni luogo è diventato un itinerario di pensiero.

La poesia è il luogo fondante della memoria è l’eredità di tutte le culture, attraverso la poesia si conserva la memoria atavica dell’uomo e del mondo. Un filo rosso unisce la letteratura poetica di tutti i tempi e di tutte le civiltà; un’arte alata, un Pegaso che conduce al di sopra delle cose. La poesia è la simbolizzazione delle emozioni più autentiche e vere dell’uomo, scrigno di paure, affetti, memorie, luogo di esorcismi e riti magici.

Dedicare una giornata alla poesia testimonia l’importanza della poesia stessa, ma ci suggerisce anche che è un’arte da preservare e da custodire e da proteggere istituendo una giornata che la ricordi. E forse allora, come direbbe il poeta maledetto Baudlaire, è la poesia un albatro che sta con gli uragani e ride degli arcieri ma che è esule in terra e con le sue ali da gigante non riesce a camminare.

Chiediamoci non che posto occupa la poesia oggi, quale sia il suo significato e perché dovremmo studiarla e amarla, ma piuottosto in che modo possiamo far avvicinare sempre di più i giovani a questa straordinaria forma di comunicazione che ci fa scoprire la realtà e venire a contatto con la parte più profonda e sensibilie di noi. E perché considerarla non un qualcosa di vetusto, che non è di moda, a differenza della musica, ad esempio.Ma la musica stessa, è poesia!Anche in una società ipertecnologica e scientifica  come la nostra, ha sempre senso celebrare la poesia, perché essa è immortale. Semmai il vero problema è il dilagare della letteratura commerciale che ha reso la poesia una lettura per pochi.

Le parole però riguardano tutti, ogni giorno.

<<Non leggiamo e scriviamo poesie perché è divertente. Leggiamo e scriviamo poesie perché apparteniamo alla razza umana. E la razza umana è piena di passione. La medicina, il diritto, l’economia e l’ingegneria sono nobili occupazioni, necessarie alla sopravvivenza. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, queste sono le cose per cui vale davvero la pena vivere.>> (Dal film “L’attimo fuggente”)

Premio “Astrolabio 2014”: letteratura, arte e scienza

un’immagine dell’autrice Valeria Serofilli

Il premio internazionale “Astrolabio 2014″giunge alla sua sesta edizione, dedicato alla memoria di Renata Gianbene, è presieduto e diretto da Valeria Serofilli, poetessa e critica letteraria. L’evento è inserito nel calendario degli eventi di Pisa per l’anno Galileiano 2014, patrocinato anche dall’assessorato alla cultura del comune di Pisa. Il premio è indetto per le poesie, le fiabe e i racconti inediti per bambini e ragazzi. Lo scopo di questo premio è innanzitutto promuovere e “muovere” la cultura, invogliare i giovani a presentare le proprie opere per lasciare spazio alla poesia e alla narrativa. In questa edizione il premio sarà anche un momento per ricordare e commemorare degli anniversari importanti come il 450˄ anniversario dalla nascita di Galileo Galilei, il centenario della nascita del poeta Mario Luzi e inoltre i novecentocinquant’anni dall’inizio della costruzione della cattedrale di Pisa. Si riuniscono dunque delle eccellenze italiane, in un trio di scienza, letteratura e architettura. Un trio che ha parte attiva anche all’interno del concorso stesso. Oltre alle quattro sezioni a tema libero, gli autori possono inviare delle composizioni dedicate alle tre ricorrenze. Un omaggio a Galileo dunque con una poesia, o un racconto o una fiaba inediti, un omaggio alla cattedrale di Pisa, ed un omaggio a Mario Luzi.

Le altre quattro sezione del concorso sono così articolate:

 

  • volume edito di poesia per un’opera pubblicata a partire dal 2007.
  • Silloge di almeno 20 poesie inedite.
  • Poesia singola a tema libero.
  • Fiabe e racconti inediti per bambini e ragazzi.

La giuria è composta da scrittori, giornalisti, e critici ed è affiancata da un comitato d’onore che vanta trai i suoi membri oltre a personalità che ricoprono cariche istituzionali come il vicesindaco della città di Pisa e l’assessore alla cultura, anche il critico letterario e scrittore Giorgio Barbieri Squarotti, e il poeta Dante Maffia.

Un premio che punta dunque sulla condivisione dei saperi e della cultura e che cerca di schierare la bellezza contro la dilagante sottocultura che sempre più invade e pervade la nostra quotidianità.

La città dei libri: Bookcity Milano 2013

BCM 2013

Bookcity Milano, la parola d’ordine è una: libro. La manifestazione si svolge dal 21 al 24 Novembre; quattro giorni in cui la città sembra raccogliersi intorno al libro. Le sedi più note, pubbliche, private, quelle sconosciute e tutte da scoprire sono messe a disposizione dell’evento. In primis il Castello Sforzesco, che per l’occasione è il cuore dell’evento, sede di un grande laboratorio, sede degli avvenimenti più importanti.

Eventi a tema nelle sedi della cultura e della vita sociale milanesi, eventi “fuori luogo” così come sono stati definiti dall’organizzazione, che portano il libro e la lettura a voce alta in sedi nuove e soprattutto in nuovi scenari sociali. Una carrellata di altri eventi sparsi su tutto il territorio, promossi e gestiti da editori, librerie e, diverse istituzioni culturali e scolastiche. E ovviamente numerosi eventi nelle biblioteche della città.

L’idea è appunto quella di promuovere non solo l’oggetto libro ma tutto ciò che di costruttivo e positivo, si muove attorno ai libri: presentazioni, letture a voce alte, spettacoli, mostre, seminari, visite alle raccolte e alle biblioteche storiche sia pubbliche che private. Al centro c’è anche Milano, città reinterpretata come una grande area metropolitana aperta alla visibilità nazionale ed internazionale, in cui c’è spazio per una grande produzione editoriale. Una città che sa coniugare tradizione  e innovazione e che propone la lettura come un’esperienza che dà valore; ma non solo. L’oggetto libro può rappresentare anche un’occasione di crescita e di lavoro. L’evento è infatti condiviso oltre che dall’Assessorato alla Cultura, da tutti gli editori italiani. L’obiettivo è dare sostegno e visibilità a tutto il mondo editoriale ed attuare una diffusione dell’informazione e della cultura sull’intero territorio urbano; si è cercato dunque di trasmettere anche un forte segnale di identità alla città.

Il programma aperto, poliedrico, e addirittura personalizzabile, prevede eventi a tutte le ore in parti diverse della città. Laboratori di scrittura,  mostre di costume e di arte bibliografica, cacce al tesoro orchestrate da librai misteriosi, rassegne stampa, seminari sull’editoria e sul mestiere dello scrittore, giochi educativi e interattivi per i più piccoli, percorsi per gruppi e famiglie, lezioni di filosofia e di economia, attività che intrecciano libri e cinema, percorsi storici; insomma c’è davvero di tutto, è un vero e proprio festival. Una città dei libri è forse una città utopica.

Eppure durante questi quattro giorni si è riusciti a realizzarla.

Foto: BCM 2013

Premio letterario Rapallo-Carige 2013

capo scirocco

Emanuela Ersilia Abbadessa, è lei la vincitrice della 29°edizione del premio letterario Rapallo-Carige per la Donna Scrittrice, con il suo romanzo d’esordio “Capo Scirocco” Rizzoli 2013. La cerimonia di inaugurazione è avvenuta lo scorso 15 Giugno presso Villa Porticciolo a Genova, con la partecipazione di Claudia Pandolfi, Cesare Bocci e Massimo Giletti. Emanuela Abbadessa (Catania 4 Agosto 1964), è scrittrice e saggista italiana. Laureata in Lettere moderne presso l’ateneo catanese con una tesi sul carteggio Zandonai-Maugeri, insegnante di Storia della Musica alla facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Catania (fino al 2005), collaboratrice del quotidiano La Repubblica (edizioni di Palermo) e organizzatrice di eventi musicali.  Ma è solo col romanzo “Capo Scirocco” che sembra raggiungere il vero successo, visto da lei e da molti amici come una sorta di “risarcimento” per tutto il suo impegno, la sua caparbietà e dedizione nel lavoro. Tra le tante definizioni attribuite al romanzo, la scrittrice preferisce quella di Mario Baudino (giornalista presso il quotidiano di Torino, La Stampa) che ha messo così in luce il lato oscuro del racconto: “Capo Scirocco è un romanzo di ombre”, ombre con cui si apre e si chiude il romanzo. Potremmo definirlo una storia appassionante e crudele al tempo stesso, da alcuni definita addirittura erotica e avvincente, capace di influenzare il lettore fino al punto di assorbirlo totalmente. Protagonista della storia è la vedova donna Rita e Luigi Fumini, giovane ragazzo che, giunto via mare a Capo Scirocco da una cittadina laziale, tenta di realizzare il suo sogno: diventare un astro del canto. La storia è ricca di colpi di scena e il romanzo si articola con efficientissima tecnica e professionalità. Costruito come un melodramma ottocentesco, possiede una “colonna sonora” grazie alle Arie e ai brani che vengono eseguiti; sono presenti anche Verdi e Wagner ciascuno associato alle protagoniste: Rita Agnello e Anna Cucè. Dunque l’idea del giovane che lascia la famiglia per inseguire un sogno è stato il punto di partenza, trovando ispirazione soprattutto dalla storia del suocero, un ragazzo con una gran voglia di studiare che il padre voleva destinare alla produzione di turaccioli di sughero. Una notte lascia Caltagirone e la casa paterna per scappare a Catania, per prendere così un diploma e realizzarsi. Di fondamentale importanza è anche l’ambientazione del romanzo in Sicilia, la sua terra d’origine e come sostiene la stessa scrittrice nell’intervista di Lucio Giordano (http://luciogiordano.wordpress.com/2013/07/15/lo-scirocco-di-emanuela-abbadessa-una-scrittrice-che-sta-vivendo-un-sogno-incredibile/): “Credo si debba scrivere ciò che si conosce, la terra della mia infanzia… la Sicilia ha dato moltissimo alla letteratura italiana, amo gli scrittori siciliani da Jacopo da Lentini a Tomasi di Lampedusa, da Brancati a Sciascia e amo i contemporanei; va detto però che le mie preferenze vanno alla letteratura inglese”. Alla scrittrice vanno i complimenti per essersi aggiudicata sempre con “Capo Scirocco” anche la 41° edizione del premio Isola d’Elba R. Brignatti.

Pierre Lemaitre trionfa al Prix Goncourt 2013

 

Il premio Goncourt è uno dei più autorevoli premi letterari francesi, nato per volere di Edmond de Goncourt ed istituito nel 1896. Creato per premiare ogni anno la migliore opera d’immaginazione in prosa pubblicata, il premio vanta autori illustri tra la sua rosa di eletti; per citarne alcuni ricordiamo Marcel Proust vincitore nel 1919 con il romanzo “All’ombra delle fanciulle in fiore”, Simone de Beauvoir vincitrice nel 1954 con il romanzo “I mandarini”, Marguerite Duras nel 1984 con il romanzo “L’amante”. Il prestigioso riconoscimento viene assegnato dopo il tradizionale pranzo nel salone del ristorante Drouant a Parigi. Quest’ anno senza grandi sorprese, così come è stato detto, il premio è stato assegnato al romanzo di Pierre Lemaitre “Au revoir là-haut”. Per molti anni Lemaitre è stato insegnante di Letteratura francese e americana coniugando così all’insegnamento la sua passione di scrittore e sceneggiatore. Ha lavorato infatti anche per il cinema e la televisione.

La sua scrittura si sposta dal giallo al thriller al poliziesco connotandosi sempre in maniera originale e mai banale. Il suo romanzo di esordio “Travail soigné” ed. Du Masque, 2006 è stato insignito del Prix du primer roman. Il suo secondo romanzo Robe de marié uscito in Italia nel 2012 per Fazi editore col titolo “L’abito da sposo” è un thriller puro, autentico, un romanzo che avrebbe potuto ispirare Alfred Hitchcock. La sua ricerca continua con “Cadres noirs” del 2010 (in Italia edito da Fazi col titolo “Lavoro a mano armata”) al genere classico del thriller associa una sfumatura sociale denunciando il mondo della finanza considerato dall’autore come la grande rapina del secolo. La sua penultima opera “Alex “(uscito in Italia per Mondadori nel 2012) riprende il protagonista del suo primo romanzo, il comandante di polizia Camille Verhoeven, coniugando la vicenda narrata con lo stile adottato in “Robe de marié”.

Con il romanzo “Au revoir là-haut” si allontana dai suoi generi abituali per avvicinarsi al romanzo storico; ambientato alla fine della prima guerra mondiale, sulle rovine del grande massacro del XX secolo, seguiamo la storia di due superstiti delle trincee, che tra vendette, sogni di gloria e sovversioni scopriranno che la Francia non scherza con i propri morti; affresco di rara crudeltà, notevole per la sua architettura e la sua forza evocativa, mostra l’illusione dell’armistizio, dello Stato che glorifica i suoi scomparsi e si libera di quelli che restano perché troppo ingombranti. In un’atmosfera crepuscolare popolata  da pupazzi miserabili e da vili che vengono ricevuti come  eroi, Pierre Lemaitre orchestra la grande tragedia di questa generazione perduta, dove la guerra non finisce neppure quando si firma la pace.

Alice Munro, Nobel per la letteratura 2013

Considerata una tra le più grandi scrittrici viventi di racconti, Alice Munro, è la dodicesima donna a vincere il riconoscimento assegnato da Stoccolma. Nata nel 1931 a Wingham, nell’Ontario, da sempre appassionata di giornalismo, la Munro ha iniziato la sua prolifica attività di scrittrice di sottili e penetranti racconti nel 1950 con “The dimensions of a Shadow”.

Legatasi a James Munro, rampollo borghese (col cui nome è diventata famosa, nata a Laidlaw), si trasferisce a Vancouver e successivamente a Victoria dove aprono il “Munro’s books”, stimolo decisivo per la sua carriera.

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta, la Munro pubblica regolarmente una raccolta di racconti ogni quattro anni. In Italia giunge soltanto nel 1989 conquistando però, anche se tardivamente, un posto tra i grandi della letteratura contemporanea. Molti dei libri di racconti sono stati pubblicati da Einaudi: “Il sogno di mia madre”(2001), “Nemico, amico, amante…”(2003), “La Luna di Giove”(2008)…

L’universo immaginario di questa casalinga non tarda dunque ad affermarsi presto come uno dei solidi e penetranti specchi del vissuto quotidiano. Definita spesso la “Checov canadese”, per le sue storie intime e delicate, per lo studio psicologico di personaggi e ambienti, dominati dall’introspezione e dalla simbologia. I suoi racconti ambientati per lo più in piccole cittadine dell’Ontario sudoccidentale, mescolano osservazione precisa della realtà sociale e introspezione psicologica, caratterizzandosi per la raffinatezza formale. I temi principali sono i problemi delle ragazze adolescenti, il rapporto con la famiglia e l’ambiente circostante, il matrimonio, la solitudine.

La struttura del racconto viene costruita con una precisione ed una sottigliezza tali da avere pochi confronti attualmente. Dunque la sua è una vera e propria dote, la capacità di estraniamento: portare il lettore in questo mondo facendoglielo scoprire lentamente. Anche i luoghi delle vicende, seppur luoghi comuni, appaiono immediatamente idonei al racconto, si trasmette subito il senso della situazione esistenziale narrata e non si ha mai l’impressione di vivere in un posto qualsiasi.

 

Premio Campiello 2013: vince ‘L’amore graffia il mondo’ di Ugo Riccarelli

La Giuria dei Trecento Lettori anonimi della cinquantunesima edizione del Premio Campiello 2013, promosso e organizzato da Confindustria Veneto, proclama vincitore con il romanzo “L’amore graffia il mondo” (edito da Mondadori), Ugo Riccarelli scomparso lo scorso 21 luglio.

Per la prima volta nella storia della manifestazione culturale, vince un’artista della penna che non c’è più. A ritirare il premio infatti vi era la moglie Roberta Bortone che così  ha commentato al Corriere del Veneto: Sono orgogliosa di essere qui per lui! Sono molto emozionata e capirete i motivi. Ho sempre detto a mio marito che l’ho sposato perché mi faceva ridere e portava il caffè a letto la mattina. E’ un premio dedicato a tutte le donne”.

La cerimonia di premiazione si è svolta al Gran Teatro La Fenice di Venezia ed è stata trasmessa per la prima volta in diretta televisiva su Rai 5 e con delle finestre su Rainews 24. La serata condotta da Neri Marcorè e da  Geppi Cucciari è stata un giusto mix di contenuti alti e divertimento e come ha tenuto a precisare Roberto Zuccato, Presidente della Confindustria Veneto e della Fondazione il Campiello: “Il Premio Campiello è uno dei riconoscimenti letterari più prestigiosi in Italia, per questo sentiamo la responsabilità di portare avanti con passione il nostro prezioso progetto, anche in tempi difficili”.

E’ stato dunque sottolineato spesso nel corso della serata l’importanza del romanzo dedicato “a tutte le donne”. Protagonista infatti della vicenda è la giovane, fragile, tenera e determinata Signorina, vista come una sorta di eroina del quotidiano come milioni di donne. Elemento principale all’interno del romanzo che accresce dunque la figura della protagonista è il suo spirito di sacrificio.

Figlia di un capostazione e di una contadina, Signorina nasce all’inizio degli anni ’20 in un paese dell’Italia centrale. Secondo la madre, leggere e scrivere non sono attività adatte a una ragazza come si deve, ma il padre decide di mandare comunque le figlie a scuola. Alla fine delle elementari, però, Signorina deve abbandonare gli studi, nonostante il parere contrario della maestra che riconosce il talento e l’intelligenza della bambina. L’incontro con un misterioso orientale, che con due rapidi gesti della mano saprà trasformare un pezzo di stoffa in un origami capace di vestire una bambola, fa sì che la creatività di Signorina trovi uno sbocco inaspettato. Impara a cucire e, come per magia, con pochi colpi di forbice riesce a fare bellissimi vestiti. Ma la sua vita viene travolta dalla guerra e dall’amore: le nasce un figlio gravemente malato, a cui dedica tutte le sue forze, nella convinzione che l’amore sappia risolvere ogni cosa e che possa tutto.

Nel corso della serata è stato consegnato anche il Premio Fondazione Il Campiello, assegnato quest’anno ad Alberto Arbasino. Tra gli invitati alla cerimonia ricordiamo Riccardo Cavallero Direttore Generale Trade Gruppo Mondadori.

Exit mobile version