Washington, 10 novembre 2016 – Il cow boy e il loose cannon! Nel vocabolario della sinistra il cow boy era Ronald Reagan. Ora il loose cannon, cannone libero o mina vagante, è Donald Trump. Reagan fu eletto nel novembre 1980. Poveri noi, si leggeva, ha il dito sul grilletto. È un anticomunista viscerale, un nemico della coesistenza pacifica. Farà scoppiare la terza guerra mondiale.

Sì, una guerra ci fu. Fredda, non calda. La vinse senza sparare un colpo. A Berlino crollò il muro. L’Europa dell’Est ritornò libera. L’impero del male si disintegrò. Il comunismo finì nella spazzatura della storia: sopravvisse nel revisionismo cinese, che copiando il capitalismo rinnegò se stesso.

E Trump? Un pazzo, un irresponsabile. Davvero sarà un pericolo per la pace? Sconforto e allarme regnano sulle due sponde dell’Atlantico. Giornali, televisioni, le intellighenzie universitarie, gli sponsor delle multinazionali globalizzate e dei trattati commerciali ammoniscono ad aspettarci il peggio. Sarebbero loro in esclusiva i garanti della stabilità e della sicurezza, anche quando, come sotto Obama, hanno contribuito a rendere il mondo più e non meno pericoloso, meno e non più sicuro, meno e non più prospero. Le analogie si fermano qui. Il 40esimo presidente non era solo il cow boy di mediocri western. Era stato un ottimo governatore in California. Dunque aveva quell’esperienza di governo che manca al 45esimo presidente. E anche il suo conservatorismo era diverso. Per rilanciare l’economia del dopo Carter, Reagan si riferiva a Milton Friedman, al monetarismo, alla supply side economy, alla deregulation amministrativa e sociale.

Trump ha idee meno dogmatiche. Il suo liberismo appare pragmatico, in linea con il suo elettorato: popolare non populista, in rivolta contro la globalization, contro la finanza speculativa, contro i poteri forti degli apparati, contro le multinazionali, contro l’immigrazione clandestina, contro il multiculturalismo, il buonismo, il politically correct, la refrattarietà a chiamare il terrorismo islamico con il suo nome. Non un elettorato conservatore, ma contrario alla conservazione dello status quo.

È l’elettorato bianco, ma sorprendentemente per un quarto anche ispanico. Medio-basso, feroce contro le élite newyorkesi. Dunque da Trump verrà un sì alla deregulation senza toccare il pubblico nell’assistenza e nella previdenza. Il che non toglie che l’Obamacare sarà annullata. Quella pasticciata riforma, la sola eredità di Obama, ha fatto esplodere i costi della sanità, senza peraltro coprire l’intera popolazione. E inoltre sarebbe incostituzionale.