“Si alza il vento! … Dobbiamo cercare di vivere”!
Si alza il vento (Giappone,2013), tratto dal racconto di Tatsuo Hori, è l’ultimo lungometraggio del celebre cineasta giapponese Hayao Miyazaki, ritiratosi dalle scene proprio dopo l’uscita di questo film. La pellicola, firmata rigorosamente dallo Studio Ghibli, è stata candidata a numerosi e prestigiosi riconoscimenti, come l’Oscar al miglior film d’animazione, il Golden Globe per il miglior film straniero e il premio della Japanese Academynella categoria animazione dell’anno.
Si alza il vento (che prende il nome dalla citazione di Paul Valèry che dice: “Le vent se lève!… Il fauttenter de vivre”) narra la storia di Jirō Horikoshi, personaggio ispirato al famoso progettista aeronautico giapponese creatore dei famosi ‘Zero’ usati durante la Seconda Guerra Mondiale, che sogna di diventare un progettista di aeroplani sin da ragazzo, quando in sogno vede il suo idolo Giovanni Battista Caproni che gli confessa che costruire aerei è ancora meglio che pilotarli. Il film ripercorre parte della sua vita, dall’adolescenza alla maturità, dall’incontro fortuito con Nahoko, la ragazza che anni dopo diventerà sua sposa, durante il grande terremoto nel Kanto del 1923, alla progettazione degli Zero e alla morte della moglie di tubercolosi.
L’impegnativo film rientra in pieno nello stile di Miyazaki, mischiando magistralmente la realtà ( in questo caso la Storia giapponese della prima metà del Novecento) con la fantasia (le scene dei sogni di Jirō), che rimane comunque una componente limitata rispetto ad altre produzioni dello stesso regista, come La città incantata (2001) e Il castello errante di Howl (2004). I temi fondamentali sono il volo, l’arretratezza del mondo orientale rispetto a quello occidentale (soprattutto nelle scene in Germania in cui Jirō si meraviglia del riscaldamento centralizzato e dei bagni in camera), l’accusa alla politica guerrafondaia del Giappone di quegli anni (nelle parole di Hans Castorp che verrà poi perseguitato dalla polizia imperiale), le aspirazioni lavorative in contrasto con la vita privata (Nahoko verrà in sogno al marito dopo la sua morte e gli consiglierà di mettere finalmente da parte le sue aspirazioni e di vivere davvero).
La storia d’amore è piuttosto flebile e il tentativo di renderla poetica e smaliziata si trasforma in una mancanza di ‘profondità’, funge da mero contorno alla parte storica, che è la reale protagonista del film e anche la parte più riuscita. D’altronde l’elemento romantico (che fa la sua prima comparsa in un film di Miyazaki nel 1995 con I sospiri del mio cuore) non rientra tra le tematiche di fondo della sua poetica. Si alza il vento risulta una pellicola emozionante, nonostante i suoi 126 minuti di durata e una certa lentezza di ritmo che pregiudica alcuni passaggi, in cui il tocco di Miyazaki lascia come sempre un marchio indelebile riuscendo a creare dal nulla un mondo vero e astratto al tempo stesso, mostrando allo spettatore le bellezza di essere vivi in questo mondo, come solo i migliori artisti sanno fare.