Una preziosa testimonianza inedita è venuta alla luce nella Real Biblioteca di Madrid grazie alle ricerche di Diego Perotti, classe 1990, laureato presso l’Università degli Studi di Verona in Lingue e Culture per l’Editoria e Linguistics e attualmente dottorando in Filologia, Letteratura e Scienze dello Spettacolo presso l’Università di Verona e in Études Italiennes presso l’Université Sorbonne Nouvelle, nonché membro del Centro Scaligero degli Studi Danteschi, e dell’editorial board del Tasso in Music project.
Si tratta del manoscritto II/3281 (sigla Br), un codice composito di pagine a stampa e carte manoscritte di Torquato Tasso; l’esemplare fu allestito presso la Stamperia Reale di Napoli nel 1808 a cura dello storiografo capuano Francesco Daniele e donato a Giuseppe I Bonaparte re di Spagna.
Come si legge nell’edizione critica (2021) curata brillantemente da Perotti, <<l’unità manoscritta tramanda trentanove madrigali più quattro missive di Torquato Tasso in redazione autografa, che costituiscono una parte della corrispondenza epistolare intercorsa tra il 19 novembre e il 16 dicembre 1592 fra Tasso e Carlo Gesualdo principe di Venosa>>.
I componimenti dovevano essere oltre quaranta, ma in Br sono trentanove e ciò conferma l’ipotesi di una lettera mancante; inoltre è da segnalare la scarsa collaborazione di Gesualdo: dei madrigali con i quali Tasso sperava di racimolare qualche soldo per risollevarsi dalla propria condizione di indigenza il principe ne musicò solamente uno: Se così dolce è il duolo.
Le lettere autografe contenute in Br risalgono alla fine del 1592 e in quel periodo Torquato attendeva l’arrivo di Gesualdo a Roma, città dalla quale il principe sarebbe poi partito alla volta di Ferrara per sposare Eleonora d’Este. Tuttavia Carlo giunse a Roma solo alla fine del 1593.
Torquato rimase a Roma fino al 3 giugno 1594; da lì, nonostante le cattive condizioni di salute, si recò a Napoli per chiudere definitivamente la lite giudiziaria con Caracciolo. Giunto a destinazione soggiornò nel monastero di San Severino, allora dimora di monaci benedettini.
A Napoli l’autore della Gerusalemme liberata si ricongiunse nuovamente con Gesualdo.
I madrigali tassiani tramandati da Br erano già noti. Con il recupero dell’originale è possibile stabilire le relazioni genetiche che hanno contribuito alla fisionomia della tradizione manoscritta e a stampa.
Torquato Tasso è una delle figure più popolari della letteratura italiana, oggetto di leggende e curiosità e l’autografo madrileno rappresenta un oggetto unico perché testimonia il rapporto artistico fra due dei più importanti interpreti del Rinascimento italiano, Tasso appunto e il musicista Carlo Gesualdo; e naturalmente un pregevole tassello che va a comporre il mosaico degli studi tassiani, consentendo di sciogliere ogni dubbio sulla lezione originale dei madrigali, che fino a oggi si potevano leggere solo grazie ad una stampa ottocentesca.
Inoltre, le lettere e i testi che Tasso spedì a Gesualdo dimostrano come Gesualdo costrinse Tasso a produrre dei testi in bella copia, sui quali non risparmiò delle varianti, anche se solo nei margini e sempre ben leggibili, è indubbiamente la grande sensibilità lirica di questo grande scrittore classico, conoscitore della lingua greca e latina.
Tra i madrigali più interessanti si segnala Tendeva Amor la rete:
Tendeva Amor la rete
A l’alme arde(n)ti d’amorosa sete ·
Volavano entro, e fuori,
Ruggiadosi, e sonori,
soavemente mormorando intorno,
A quel dolce soggiorno,
Hor questi baci, hor quelli,
quasi canori, o vezzosetti augelli.
E i baci Amor prendea
e questa è vana preda alfin dicea.
Il componimento, come sottolinea Perotti, è caratterizzato da una sintassi perlopiù paratattica, l’impiego dei vezzeggiativi, il parallelismo sintattico (Hor questi baci, hor quelli, v. 7; E i baci amor prendea v. 9; e questa è vana preda alfin dicea v. 10), l’anafora di baci (vv. 7-9) e Amor (vv. 1-9).
Lo schema metrico (aAbbCcdDeE) alterna coppie di distici a rima baciata secondo il principio della vicinanza fra le rime teorizzato da Bembo, che ha lo scopo di rendere immediata la comprensione e piacevole la lettura.
Il madrigale testimonia come Tasso si è inserito nel dibattito culturale sul rapporto tra poesia e musica, teorizzando la subalternità di quest’ultima rispetto alla poesia oltreché, naturalmente l’incomprensione sul piano artistico che c’era tra lui e Gesualdo.