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semiotica delle passioni

La semiotica delle passioni e delle emozioni

La semiotica delle passioni, terminologia suggestiva e che riguarda tutti noi, nasce dalle ipotesi teoriche della semiotica generale; lo studio delle dimensione pragmatica e cognitiva dei discorsi infatti lasciava da parte l’aspetto più legato ai sentimenti, alle emozioni e alla passioni che occupano un posto molto importante nei discorsi. Tuttavia le passioni implicavano un riferimento alla soggettività ed è per questo motivo che esse sono state introdotte con molta prudenza. La ricerca semiotica quindi considera come “effetto di senso inscritto e codificato nel linguaggio”.

Vi sono due approcci semiotici alla questione delle passioni: il primo mette in evidenza la dimensione passionale della semiotica dell’azione, considerando l’universo passionale dal punto di vista sintattico; tale approccio è illustrato nell’opera di Greimas e Fontanille, Semiotica delle passioni. Dagli stati di cose agli stati d’animo (1991). Il secondo approccio fonda la dimensione passionale a partire dallo statuto del soggetto della passione, in quanto si oppone al soggetto del giudizio, riattivando in questo modo la categoria topica passione-ragione. Esso è illustrato nell’opera di Coquet, La quiete del senso (1997).

Il modello narrativo di ricerca di conseguenza, è incentrato sui rapporti tra soggetto e oggetto dove gli enunciati di giunzione costituiscono l’operazione di base della sintassi della semiotica delle emozioni, fondata sulla discontinuità tra stati. Per quanto riguarda il lessico della passione, ci si rende conto dell’importanza assunta dalla relazione giuntiva: in questo modo l’incapacità abituale a contenersi rimanda alla definizione della pazienza intesa come “disposizione d’animo di una persona che sa attendere, conservando la calma”. Trasferita nel metalinguaggio semiotico, l’impazienza esprime lo stato iterativo di un soggetto disgiunto che virtualizza sul modo dell’intensità la propria congiunzione con un oggetto desiderato. La collera invece esprime la frustrazione di un soggetto in relazione ad un oggetto del quale è privato e al quale crede di avere diritto. Tale stato intensifica la disgiunzione.

Lo spazio passionale è fatto di tensioni il cui statuto ancora non è stato precisato, data la sua natura continua che si colloca intorno alla trasformazioni narrative. Tornado ai due saggi menzionati, prendiamo in considerazione quello di Coquet, il quale, nella Prefazione a La quiete del senso, alludendo al potere della fenomenologia, afferma l’importanza della materialità sensibile del significante che individua una struttura della passione, la quale passione è ricondotta all’istanza del non-soggetto, il quale è essenziale in virtù dei rapporti dialettici che intrattiene con il soggetto. Coquet associa l’identità fenomenologica di Merleau-Ponty, fondata sull’irriflesso della presenza sensibile del mondo, e l’identità enunciativa di Benveniste che  invece è fondata sull’affermazione dell’ego. La passione è ricondotta all’istanza del non-soggetto, perché, secondo Coquet, l’atto del giudizio interviene solo “in una sequenza successiva al momento dell’esperienza passionale”.

Coquet inoltre assegna una grande priorità al discorso in atto, responsabile del modo il cui il soggetto è presente nel mondo; la semioticità cui dà vita è definita appunto come una fenomenologia discorsiva. In sintesi il non-soggetto “classe attanziale costruita a partire  dall’esclusione del giudizio”, designa l’attante che esegue solamente ciò per cui è programmato. Tuttavia il non soggetto caratterizza anche l’istanza del soggetto passionale, ad esempio: il lupo della favola è analizzato con un non soggetto che, sottoposto alla programmazione meccanica della propria natura predatrice, tenta inutilmente di sottrarsi al proprio statuto. attanziale. Anche il soggetto patemico non può prescindere dal suo essere intrinseco a se stesso ed è alimentato dagli imperativi sensibili del proprio corpo, che è l’istanza del non soggetto.

Il percorso passionale si sviluppa dando luogo a uno schema il quale è stato sviluppato da Greimas e Fontanille in Semiotica delle passioni e si presenta invece come la concatenazione di quattro sequenze:

disposizione→sensibilizzazione→emozione→moralizzazione, o meglio: contratto→competenza→azione→sanzione.

Alla disposizione corrisponde lo stato iniziale, ovvero la disposizione del soggetto ad accogliere l’uno o l’altro effetto passionale. Quanto all’emozione, è la fase alla quale corrisponde la crisi passionale che attualizza la sensibilizzazione che è il momento della vera e propria”patemizzazione”, manifestato ad esempio nel discorso appassionato.

Lo studio della dimensione patemica del discorso, dunque non riguarda tanto la trasformazione degli stati di cose (di questo se ne occupa la narratività), ma la variazione degli stati del soggetto, gli stati d’animo (gelosia, collera, ambizione, ecc.)

 

 

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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