In che direzione sta andando la letteratura? Qual è il suo destino? A queste domande tenta di rispondere il filosofo bulgaro Cvetan Todorov, studioso del formalismo russo e di filosofia del linguaggio con Barthes a Parigi, nel suo libro “La letteratura in pericolo”(Garzanti, 2008).
Si è occupato del ruolo del singolo di fronte alla Storia e delle sue ragioni sociali (“La conquista dell’America” del 1984,“Noi e gli altri” “del 1989,”Le morali della storia” del 1991, “Una tragedia vissuta” del 1995, “Il nuovo disordine mondiale” del 2003)
La letteratura per Todorov è una missione, aiuta a svelare l’uomo e la natura, aiuta a vivere; non ama i tecnicismi, non è sostenitore dell’insegnamento fine a sé stesso di nozioni metriche e retoriche, tenuto troppo in considerazione dalle scuole e dalle università. Questo tipo di approccio letterario, secondo, Todorov, finisce per far disamorare i ragazzi nei confronti della letteratura; c’è bisogno invece di svoltare verso la semantica, l’interpretazione delle medesime nozioni, il gusto estetico.
L’errore risiede, secondo il critico, nel presentare un’opera letteraria come un mondo a sé, chiuso, senza alcun rapporto verso l’esterno; come potrebbe quindi quest’opera suscitare ben altre emozioni, stupore, meraviglia verso i lettori?
Oltre ad individuare nel metodo di insegnamento sbagliato, i motivi della mancanza di curiosità e di amore verso la letteratura, Torodov traccia una lineare e appassionante storia dell’estetica moderna e contemporanea, ovvero quella branca della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale, artistico e scientifico, del giudizio, sia morale che spirituale. Tutto comincia con la sentenza pronunciata da Hegel, secondo il quale l’arte si sarebbe dovuto estinguere dal punto di vista concettuale, cosa che è accaduta con l’avvento delle avanguardie novecentesche per poi giungere, più recentemente, ad una ricerca caratterizzata dall’abbandono di determinati archetipi e alla nascita di due scuole di pensiero: l’estetica analitica americana (si concentra sull’analisi concettuale dell’arte) e l’estetica continentale (come scienza della percezione). A queste due poi se ne aggiunge una terza: la neuro estetica che scaturisce dalla neuroscienza.
Nell’età moderna e contemporanea sono il sentimento e la soggettività al centro della riflessione, accanto alla verità matematica e filosofica c’è anche quella poetica,storica e retorica: l’arte e il bello sono concetti individuali e storici, che si appellano non all’intelletto ma al sentimento, per cui la bellezza non è più giudicata come raggiungimento di perfezione prestabilita. Se per Nietzsche il sensibile e il corpo assumono un’importanza assoluta, per Benjamin l’arte durante il Novecento ha perso esemplarità a vantaggio delle tecnica rappresentata dal cinema e dalla fotografia.
Si arriva dunque, passando per Croce e la sua estetica come scienza dell’intuizione, inscritta in un sistema (come lo era anche per Hegel del resto) all’estetismo, alla tendenza dell’arte a farsi mondo, e alla tendenza del mondo a farsi arte.
Alla luce di queste riflessioni, di queste evoluzioni di pensiero, di questo relativismo, che possono generare confusione, Torodov tuttavia è ottimista, per lui la letteratura è una fonte inesauribile di comunicazione, un mezzo formidabile che tende ed ambisce all’universalità, che contribuisce alla costruzione di una prima immagine verosimile del mondo,ma che va incentivato e promosso nel modo giusto.