Svevo: Allora, come si sente?
Fedeli: Mi sembra di vedere cose non vere?
Svevo: Tipo la laurea?
Fedeli: Come scusi?
Svevo: Sa, è tipico, lei ha preso un pugno in faccia.
Fedeli: No, ma la laurea me la sono inventata prima del pungo, non c’entra nulla.
Svevo: Ah ok, quindi era consapevole di inventarsela?
Fedeli: Sì, sì, certo!
Svevo: Allora lei sta bene, al massimo soffre di falsità, ma niente di grave per il suo mestiere, la politica, anzi è ottimo.
Fedeli: Grazie, allora posso andare. Non mi prescrive nulla? Non devo prendere nulla?
Svevo: Ma, magari alla fine la laurea se la prenda.
Fedeli: Ah, che ridere dottore… a proposito ma lei è il dottor…?
Svevo: Svevo, Italo Svevo.
Fedeli: Quello che ha scritto… come no, la Coscienza di Svevo, è lei?
Svevo: La coscienza è di Zeno, Svevo sono io, l’autore.
Fedeli: Ah ho capito!
Svevo: Crede? In realtà mi chiamo Aron Hector Schmitz.
Fedeli: Tirolese?
Svevo: Di Trieste.
Fedeli: Si appunto, in Tirolo.
Svevo: “Mamma mia, neanche le elementari ha, altro che laurea”. Comunque qualcosa in realtà gliela prescrivo, un libro.
Fedeli: Sì, mi dica, ma, la prego, non mi faccia leggere quelli dal Fatto Quotidiano, tipo Freud, Marx, Schopenauer, Nietzsche, non li sopporto, sono faziosi.
Svevo: Del fatto quotidiano? Loro!?
Fedeli: Sì, non scrivono sul Fatto?
Svevo: Direi di no, loro mi hanno influenzato molto, più come metodologie che ideologie.
Fedeli: Forse mi confondo.
Svevo: No, non è confusione, mi creda, è ignoranza.
Fedeli: Reversibile dottore?
Svevo: Alla sua età è difficile, ma si legga questo: La coscienza di Zeno.
Fedeli: Lei si crede tanto normale? Tanto superiore a me dottore?
Svevo: Normale? Per nulla! Il diverso, l’ammalato, lo scrittore, sopravvivono al sistema, si ammalano pur di salvare se stessi dall’omologazione, resistono e si salvano, si rendono letterari, vivi. La letteratura è l’unico modo di vivere senza perdersi nella società alienante. Lei non è più diversa, ammalata, lei falsifica un curriculum per diventare senatrice e ministra e non la cacciano dopo che la scoprono, lei è il potere, il sistema, lei non è per nulla malata, per questo forse è perduta.
Fedeli: Sa che c’è dottore, il libro lo leggo, ma lei non mi vedrà più, visto che mi ha detto che sono normale in questo modo.
Svevo: Allora senza saperlo farà come Zeno, che si autoproclama guarito.
Fedeli: Addio!
E invece due giorni dopo…
Fedeli: Dottore, dottore, dottor Zeno!
Svevo: Svevo, ministra, Svevo.
Fedeli: Sì, sì, ho letto il libro.
Svevo: Come si sente?
Fedeli: Vorrei sapere, secondo lei come mai ho mentito nel curriculum?
Svevo: Perché aveva bisogno di sentirsi sana, come scrivo nel romanzo, convincersi di esserlo è l’unico modo per esserlo davvero.
Fedeli: Quindi fingevo con me stessa, ma non è grave!
Svevo: Beh, ha finto anche con milioni di cittadini, è più grave.
Fedeli: E il pugno? Perché mi è arrivato il pugno?
Svevo si avvicina e la colpisce con un pugno fortissimo in faccia.
Fedeli: Perché l’ha fatto?
Svevo: Ah – sospira soddisfatto – ora capisco perché gliel’hanno dato.
Al telefono con Eugenio montale, autore di Un omaggio a Svevo…
Svevo: Eugenio, ciao.
Montale: Ciao Italo, come va?
Svevo: Ho dato un pugno alla Fedeli! Mi sento liberato!
Montale: Sei il solito malato.
Svevo ride: E’ quello che volevo sentirmi dire.