Esempio di come la forza dell’arte e della letteratura, in particolare, possa risiedere nel particolare rapporto tra lettori e autori è il Premio Campiello, che prende il nome dall’omonimo simbolo Culturale Veneziano. Nasce nel 1963 ad opera dell’impegno della famiglia Valeri Manera, impegno che ben presto coinvolge l’intera società industriale del Veneto. Nello stesso anno, il premio riceve uno dei migliori battesimi possibili: a vincere il premio della prima edizione è il mirabile romanzo“La Tregua”, di Primo Levi.
Caratteristica peculiare del premio, come si diceva, è la particolare modalità attraverso la quale esso interagisce con i comuni lettori. In effetti, il primo intento dell’evento è sempre stato, a detta dei suoi ideatori, “creare nuovi lettori”; e quale modo migliore di lasciar scegliere ad essi il vincitore? Selezionare i cinque finalisti del concorso è responsabilità di una giuria tecnica preposta, ma a stabilire quale sia l’unica opera degna del Campiello è una selezione di 300 lettori, quanto più eterogenee e variegati
possibile. Tra alcuni dei maggiori vincitori ricordiamo:
“Questa Specie d’amore” di Alberto Bevilacqua; “L’avventura di un povero cristiano” di Ignazio Silone e altre numerose opere degne di novero, finanche al trasposto in versione cinematografica “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini.
Il Premio Campiello deve probabilmente la propria fama alla sua innovativa formula, che lascia trasparire la sincera fiducia con la quale esso intende coinvolgere sempre più lettori, lasciando alla loro sensibilità l’onore di erigere il podio.