giuseppe galasso

La Suor Orsola Benincasa ricorda Giuseppe Galasso, padre del “Paesaggio come bene culturale”, scomparso ieri

Giuseppe Galasso si era affermato come storico dell’Età moderna, con grande attenzione anche al Medioevo e al Risorgimento.
Aveva aderito al Partito Repubblicano di Ugo La Malfa e di Giovanni Spadolini, per il quale era stato deputato dal 1983 al 1994, ricoprendo due volte il ruolo di sottosegretario, prima ai Beni culturali e poi all’intervento straordinario nel Mezzogiorno.
Per breve tempo era stato sindaco di Napoli e – dal 1978 al 1983 – Presidente della Biennale di Venezia.  Aveva curato la riedizione delle opere di Croce per Adelphi, dirigeva la rivista «Acropoli» (Rubbettino), scriveva sul «Corriere». Inoltre era docente di Storia moderna all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli e dal 1977 socio dell’Accademia dei Lincei.

Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Nient’altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia (Il Mulino), Storia del Regno di Napoli (6 volumi, Utet), Storici italiani del Novecento (Il Mulino), Storiografia e storici europei del Novecento (Salerno Editrice). Per Rubbettino aveva recentemente curato Alle origini del dualismo italiano (2014). Alla notizia della sua morte il Presidente Sergio Mattarella ha dichiarato: “Scompare con Giuseppe Galasso una grande figura del mondo intellettuale italiano. Alla sua cultura di storico e di studioso del pensiero politico ha saputo unire una ricca umanità e una incrollabile passione civile, che ha animato nel tempo il suo impegno e ha contribuito a rafforzarne l’autorevolezza”.
Mentre il filosofo Corrado Ocone ha dichiarato: “Giuseppe Galasso, per statura scientifica, per la capacità di sapere unire come pochi altri l’impegno civile alla autorevolezza negli studi storici, va annoverato sicuramente fra i grandi Maestri del nostro tempo.”

“Il rilievo scientifico di quasi settant’anni di studi e di ricerche che lo ha reso uno degli storici più importanti degli ultimi 50 anni è sotto gli occhi di tutti. Ma oggi mi piace ricordare soprattutto un altro grande lascito di Giuseppe Galasso al nostro Paese: il concetto di tutela del paesaggio come bene culturale, un concetto prima culturale e poi normativo a cui si è dedicato per lunghi anni ed in particolare durante i quattro anni da sottosegretario di Stato al Ministero per i Beni e le attività Culturali (1983-1987) fino alla stesura della legge ‘pilastro’ del settore della tutela paesaggistica in Italia che giustamente porta il suo nome: la legge 431 del 1985 “Disposizioni per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”, da tutti conosciuta come “Legge Galasso”. Così Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, senza nascondere una profonda commozione, ricorda lo storico Giuseppe Galasso, scomparso ieri all’età di 88 anni, dopo aver insegnato in alcune delle più importanti Università italiane, da Napoli a Cagliari, e da ultimo proprio al Suor Orsola, dove ha insegnato, con la sua visione storica sempre votata all’analisi del passato per la costruzione futuro, “Storia dell’Europa” nella Facoltà di Lettere, la “Casa” della formazione accademica nel settore dei beni culturali che in Italia è partita proprio a Napoli, all’Università Suor Orsola Benincasa nel 1992.

E per ricordare al meglio questo concetto cardine dei “beni ambientali come beni culturali” il Rettore d’Alessandro, che nel 2012 al Suor Orsola aveva consegnato a Giuseppe Galasso, alla presenza dell’allora Ministro del MIBACT, Lorenzo Ornaghi, la laurea magistrale honoris causa in “Conservazione e Restauro dei beni culturali”, si affida proprio alle parole dello stesso Galasso contenute nel volume “La tutela del paesaggio in Italia” (Editoriale Scientifica, 2007): “La divisione tra l’ambito dei beni culturali e quello di beni ambientali è, indubbiamente, artificiosa come e più di quella tra paesaggio e urbanistica. Mi sono sempre chiesto, di fronte a quel “miracolo” (come lo definiva D‘Annunzio) del Duomo di Orvieto, assiso come si sa su una rupe di più che dubbia stabilità, che ha destato e deve sempre destare grandi preoccupazioni, come si faccia a distinguere l’ambientale dal culturale, il monumento dal paesaggio, il paesaggio dal terreno. E questo non è affatto da ritenere un caso-limite. Nella famosa, anzi famigerata Valle agrigentina dei Templi la situazione è almeno per alcuni versi la stessa”.

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Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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