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Stati generali della lingua italiana 2016: Italiano lingua viva

«Gli Stati generali della lingua italiana nel mondo sono venuti a risciacquare i panni in Arno». Con questa metafora di manzoniana memoria il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha aperto il suo intervento nel corso del convegno intitolato Italiano lingua viva, organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nell’ambito della XVI Settimana della lingua italiana nel mondo.

Due giornate, 17 e 18 ottobre 2016, per riflettere sulla diffusione dell’italiano nel mondo – in Europa e ben oltre –, sulle modalità di studio e sulle potenzialità che la conoscenza della nostra lingua porta con sé nell’era dei media e della globalizzazione. Il luogo, Firenze, è l’emblema del desiderio di costruire ogni futura innovazione sulla solida base di una cultura dalla storia antica e gloriosa.

«Dobbiamo riprogettare continuamente l’immagine del nostro paese» ha detto ancora Mattarella, «senza soffermarci unicamente sulla nostalgia del passato». Il Presidente ha ricordato la vocazione universale della lingua italiana, nata dall’influenza della sua produzione letteraria e dalla più recente diaspora dei suoi parlanti, e ha poi sottolineato la necessità di contrastare la «falsa alternativa» che vorrebbe creare rigide distinzioni tra lingue della tradizione e lingue della modernità. Il connubio tra passato e presente, con l’enfasi posta sul secondo molto più che sul primo, è stato realizzato e reso evidente attraverso i temi che il convegno ha posto in primo piano: l’italiano nella moda, nel design e nell’industria in generale.

Secondo Dario Nardella, sindaco di Firenze, l’iniziativa non è stata un semplice convegno, ma «un confronti tra istituzioni, intellettuali e imprenditori, uniti per la valorizzazione dell’italiano». Più che un evento celebrativo, gli Stati generali della lingua italiana nel mondo hanno in effetti rappresentato un’occasione per far emergere nuove proposte, favorire uno scambio di idee tra esperti di linguistica e professionisti della comunicazione, e far proseguire i progetti iniziati durante le due passate edizioni, tra cui il lancio del primo Portale della lingua italiana (https://www.linguaitaliana.esteri.it), con la collaborazione del MIUR, dell’Accademia della Crusca, dell’Accademia dei Lincei, della Società Dante Alighieri e di altri importanti enti e organizzazioni culturali.

Una questione particolarmente interessante è stata introdotta da Piero Bassetti, autore del libro-manifesto Svegliamoci italici! (2015), che nel suo intervento ha parlato dello sviluppo di una sempre più numerosa ed eterogenea “comunità di sentire” composta da “italofili”, persone che condividono un forte legame verso un concetto di italianità puramente linguistico e culturale, indipendentemente dall’appartenenza nazionale e dalla provenienza geografica. La crescita di tale comunità globale, secondo Bassetti, deve spingerci ad abbandonare del tutto la vecchia concezione della lingua come strumento di potere e di affermazione, divenuta dominante nel nostro paese all’epoca del fascismo. Da espressione dell’identità legata al nazionalismo, la lingua si sta dunque evolvendo per diventare espressione di un’”identità di valori”.

L’idea di Bassetti sembra aver trovato un’immediata conferma con l’intervento di Hammadi Agrebi, italianista tunisino cresciuto con una forte passione per la nostra lingua, una passione che gli ha permesso di diventare insegnante di italiano in Tunisia, nazione in cui ben 46.000 studenti liceali apprendono a scuola l’idioma di Dante come terza lingua facoltativa, un numero che, ha assicurato Agrebi, è destinato a crescere ulteriormente. Da dove nasce questo interesse? Secondo il docente tunisino, che ha anche fondato nel suo paese la Giornata della lingua italiana (giunta ormai alla quattordicesima edizione), le generazioni del passato studiavano l’italiano esclusivamente per amore della nostra sconfinata tradizione letteraria. Oggi, secondo Agrebi, per alimentare questa passione nei giovani tunisini è necessario venire incontro alla loro preoccupazione primaria: il difficile ingresso nel mondo del lavoro. La sfida, dunque, sta ora nel trasformare lo studio dell’italiano in un valido strumento di inserimento professionale che possa attrarre anche la nuova generazione.

Che la nostra lingua riesca ad emanare un tale fascino e a generare simili propositi ed iniziative nel cuore di paesi stranieri che siamo abituati a percepire come culturalmente distanti, dovrebbe certamente stimolare e far riflettere soprattutto il popolo italiano, che si ritrova purtroppo afflitto, come ha fatto notare il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, da un crescente “analfabetismo di ritorno”, fenomeno che può essere contrastato solo tramite una formazione continua che coinvolga ugualmente giovani e adulti.

About Luigi Esposito

Nato a Napoli nel 1991, laureato in Filologia moderna. Coltivando i miei interessi nell'ambito di letteratura, editoria e scrittura creativa, sogno di vedere realizzato un connubio tra la cultura umanistica e il mondo concreto e frenetico della modernità.

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