Albinati La scuola cattolica Premio Strega

Perché “La scuola cattolica” ha conquistato lo Strega

L’8 luglio scorso, nella cornice dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il presidente di seggio Nicola Lagioia (già vincitore del Premio Strega 2015 con La ferocia, edito da Einaudi), e Tullio De Mauro, presidente della Fondazione Bellonci, hanno proclamato vincitore del LXX Premio Strega La scuola cattolica di Edoardo Albinati, edito da Rizzoli, con 143 dei 395 voti espressi.

Perché La scuola cattolica ha “stregato” tutti

La scuola cattolica è un libro è composto dalla bellezza di 1.294 pagine. Una lettura impegnativa, ostica, difficilmente digeribile e assolutamente controcorrente rispetto alla tendenza contemporanea (non solo) italiana di puntare su scritti solitamente più agili e brevi, taglienti (anche se c’è da dire che 1.294 pagine sono tante in generale, e rari sono i casi nell’intera storia della letteratura). Allora perché La scuola cattolica è riuscita a strappare il primo posto in questa settantesima edizione del più prestigioso premio italiano, superando testi altrettanto favoriti (almeno secondo i rumors) come Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci (minimum fax) o Conforme alla gloria di Demetrio Paolin (Voland)?

Partiamo allora dalla trama per dare una prima risposta: Albinati racconta, almeno in prima battuta, delle vicende che hanno condotto al (tristemente) rinomato massacro del Circeo del 1975, durante il quale Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira hanno violentato, seviziato e massacrato Donatella Colasanti e Rosaria Lopez. Albinati parte proprio dagli ambienti in cui i tre ragazzi sono cresciuti: la scuola cattolica (appunto) maschile San Leone Magno e le strade del quartiere Trieste di Roma. Da qui, da queste vicende che l’autore/protagonista ha vissuto in prima persona in quanto compagno di scuola dei tre, il romanzo/saggio/confessione prende strade diverse, contorte e variegate, arrivando a toccare temi quali la famiglia, l’educazione cattolica, il rapporto col sesso; tutte questioni legate inestricabilmente tra loro e, al contempo, a un altro grande ceppo tematico: la società italiana del secondo dopoguerra, quella società in cui sono cresciute e si sono formate tutte le figure rilevanti che, nel bene o nel male, hanno contato e contano nell’Italia contemporanea.

L’Italia degli anni Settanta – che poi è anche l’Italia degli anni di piombo, quella in cui si formano le compagini di attività criminali come la Banda della Magliana, quella delle Brigate Rosse, quella in cui emerge con chiarezza il problema mafioso che solo uno o due decenni più tardi porterà alle stragi di Falcone e Borsellino e a Mani Pulite – è anche e ancora questa Italia, quella con cui facciamo i conti oggi. Anche se questi temi vengono solo toccati da Albinati, che ci concentra su altre vicende (quelle, appunto, legate al massacro del Circeo), è bene tenere a mente, per comprendere la grandezza e al contempo la complessità di questo testo, che tutti questi eventi così importanti nella storia del nostro Paese si sono formati nel medesimo calderone.

Al di là dei temi, poi, c’è da dire che il modo in cui Albinati ha scritto è parte integrante del “segreto” del suo successo al Premio Strega: l’autore ha scelto il metodo dialogico, e ha deciso che questo dialogo doveva essere col lettore, al quale si rivolge con maestria per dettare tempi, concessioni, pause e ricompense. Solo in un libro così strutturato l’autore può insistere quanto vuole su certe tematiche, consapevole che il lettore starà al gioco ma solo date certe premesse: «Abbiate pazienza» chiede a noi lettori «se proseguo qui per qualche pagina a parlare di famiglia. Se non scrivessi ancora qualche riga, se non ci ragionassi sopra con calma, i ragazzi di questo libro resterebbero incollati come figurine su grandi fogli bianchi».

La scuola cattolica è dunque un libro maestoso e grande; grande nel senso duplice del termine, come volume “tosto” da buttare giù ma, al contempo, che punta molto, molto in alto. Il suo obiettivo è infatti svelare al pubblico (a noi tutti) l’ossatura stessa di questa nostra società contemporanea, figlia ed erede di quel periodo storico in cui il testo è ambientato.

Pubblicato da

David Valentini

David Valentini è nato a Roma nel 1987. Laureato in filosofia e appassionato di arte e letteratura, è scrittore, correttore di bozze e traduttore. Ha pubblicato due romanzi e il suo sogno è vincere il Premio Strega. Gestisce la pagina Facebook "Crepuscoli urbani".

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