anime perdute

‘Anime perdute’, i demoni di Isaac Singer

Non v’è dubbio che gli scrittori di origine ebraica hanno dato un notevole contributo alla narrativa americana, ponendo l’accento sulla condizione angosciosa dell’ebreo e sul suo stato di immigrato e non v’è dubbio che tra i maggiori rappresentanti della narrativa ebraico-americana, nonché del Novecento, figura lo scrittore premio Nobel nel 1978, nato in Polonia, Isaac Bashevis Singer (1904-1991), le cui opere sono scritte in yiddish, la lingua delle comunità ebraiche, ma tradotte in inglese dallo stesso Singer. La sua narrativa, scevra dallo sperimentalismo e dallo psicologismo tipici del Novecento, strizza l’occhio a modelli ottocenteschi e tratta la commistione tra bene e male, il continuo alternarsi di divino e demoniaco sia nella storia che nella vita dell’uomo, senza dimenticarsi di fare i conti con la tradizione.

Anime perdute è un romanzo apparso postumo nel 1994, magicamente in bilico tra farsa e dramma e intriso di pessimismo e vitalità che si allinea a pieno diritto ai migliori romanzi “newyorkesi” di Singer, maestro come pochi nell’evocare con pochi tratti pezzetti di un mondo in cui noi finiamo inevitabilmente di riconoscerci. Aaron Greidinger, disilluso giornalista, è il protagonista del romanzo di Singer, che si culla nella torpida calma di chi ha ormai visto e udito tutto, certo che la vita non possa più regalargli nulla, almeno fino a quando non riceve nel suo ufficio a New York, la visita di un “fantasma”: Max Aberdam, un suo vecchio amico che Aaron ha sempre creduto scomparso nella tragedia dell’Olocausto. Nonostante l’età avanzata Max non rinuncia alla passione che ha le forme sinuose della giovane studentessa e amante Miriam, donna imprevedibile che nasconde un passato oscuro che svelerà gradualmente. Max inoltre, arriva a spingere l’amico Aaron nelle braccia di Miriam, dando inizio ad un gioco di seduzione perverso ed inquietante.

Max Aberdam vive di pillole e di fede, ma non fede in Dio, fede nella sua demenziale fortuna, rispetta la tradizione e sostiene che si può essere ebrei senza credere in Dio, ha molte case e compra azioni, titoli, fondi di investimento, dice di voler bene a Miriam, in attesa di divorzio dal marito aspirante poeta, ma non può lasciare sua moglie e alla fine spetterà ad Aaron la scelta di amare o di giudicare la giovane donna.

L’autore, con la sua capacità narrativa delinea il suo punto di vista rispetto a tematiche spinose come il libero arbitrio, gli errori di giudizio, la religione e la morale (senza tralasciare le ipocrisie), la teodicea, la ricerca interiore, la letteratura stessa, se debba ritornare o meno ad essere azione e tensione narrativa come ai tempi di Omero, spingendo il lettore a porsi delle domande e a riflettere. Lo scrittore punta sui dialoghi, sui ragionamenti dei protagonisti e sugli accadimenti. Egli sceglie l’yiddish perché gli interessa usare tale codice di una civiltà in perenne esilio, capace di riportare nel quotidiano l’intero Talmud e i testi sacri, il loro mondo intessuto di miti, favole e leggende. In questo modo Singer, come ha giustamente notato Roberto Saviano, crea una teologia anarchica dove il rapporto con Dio e con la Legge è definito dall’errore, dall’eresia, e da una continua riflessione che possa portare a trovare un impossibile chiave di svolta che conduca alla verità.

Come ha affermato Singer stesso “l’ebraismo piuttosto che una fede è un compromesso tra Dio e i demoni”“Dio ha bisogno che l’essere umano lo aiuti a portare il dramma cosmico ad un finale benefico”. La letteratura così diventa un mezzo divino capace di registrare mondi dell’unico mondo possibile che siamo costretti a vivere. Da buon seguace di Spinoza, Singer ci invita alla vita come avventura da affrontare con la ragione e i sensi e a proposito di quest’ultimo aspetto, la sessualità è una costante quasi ossessiva nei racconti di Singer, una forza ingovernabile capace di rendere nullo ogni proposito e buone intenzioni.

Anche in Anime perdute, lo scrittore rappresenta tutta la gamma dell’esperienza amorosa (non temendo di presentarci anche una coppia omosessuale), mostrando come la passione carnale riesca ad eternare la vita contro la noia razionale della vita offesa e come la sessualità non desideri null’altro che compiersi senza preoccuparsi a ciò che sarà ed a quanto è stato.

I personaggi di Singer sono avvolti nelle ombre del dubbio e in preda ai loro demoni; si chiedono continuamente cosa sia la morte e la risposta che dà lo scrittore è che la morte è catarsi, pace per le anime che non l’hanno mai raggiunta sulla terra e non è un caso che egli affermi:“Date agli ebrei una rivoluzione, ne pretenderanno un’altra. Date loro un Messia, ne chiederannoun altro”.

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

Exit mobile version