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“Intemperie”, il successo inaspettato di Jesus Carrasco

In Spagna ha avuto dieci edizioni in tre mesi.  Stiamo parlando di “Intemperie”, dello spagnolo Jesus Carrasco; un romanzo senza tempo, protagonisti senza nome, un paesaggio duro, aspro. Un successo inaspettato.

In un romanzo in cui le parole spingono alla ricerca della salvezza, Jesus Carrasco, porta dinanzi agli occhi dei lettori due protagonisti, un uomo e un bambino. Il bambino che cerca una via di fuga, una luce, ancora una speranza, un ultimo barlume. Cerca, forse, quell’uomo, quella persona, a cui potersi affidare, aggrappare. Una figura diversa da tutte quelle che, pur potendo e dovendo, non hanno voluto salvarlo, proteggerlo, gettandolo in una realtà che, a un bambino, mai dovrebbe appartenere.

In un luogo e in un tempo senza speranza alcuna, il bambino fugge dall’ufficiale cui è stato concesso, per i suoi piaceri, dallo stesso padre. Una corsa vana senza quella figura, un pastore incontrato per caso, che possa salvarlo da chi desidera ardentemente, per i propri piaceri, perversi e crudeli, quella carne ancora troppo giovane, ingenua, ma in grado di correre, di desiderare una vita in cui esista ancora quella dignità che sembra essergli stata negata, sottratta.

E così due anime si incontrano, bisognose l’una dell’altra, in questa terra desolata. Un paesaggio, duro e aspro, che rappresenta uno specchio dell’animo umano. Una natura che mostra ciò che l’uomo è, ciò che non è, ciò che dovrebbe essere, ciò che sente, che fa male, fa paura, ma può salvare ancora.  Due figure che, il nostro autore, immerge in un mondo da cui, entrambe forse, hanno bisogno, in modi diversi, di essere salvate. Un uomo, taciturno e silenzioso, con le sue capre e il suo cane; un bambino con le sue paure, la sua fragilità, quella forza che lo spinge a scappare e quella voglia e quel bisogno di credere ancora.

Protagonisti, come già accennato, due figure senza nome proprio. Un adulto che possa ancora rappresentare quel punto di riferimento ormai perduto o, forse, mai avuto. Un capraio che vede in quello sguardo di bambino, quel dolce contatto mai avuto o forse avuto poco, in quella che intuiamo essere stata una vita lunga, difficile, solitaria.

Un romanzo, quello di Jesus Carrasco, accostato a “Il vecchio e il mare” di Hemingway, che tocca ogni fibra del nostro essere. Ogni parola, che grida nel silenzio di quella terra, è un battito accelerato, un cuore che si ferma. Un romanzo teso e che tende le nostre corde fino all’ultimo istante, fino a quell’ultima parola.

Ed è qui che giunge la sorpresa, perchè questo che rappresenta uno dei più bei romanzi degli ultimi anni, non l’ha scritto un autore noto, ma un quarantenne spagnolo, un esordiente cresciuto nella campagna dell’ Estremadura. Un uomo che ama la semplicità, arricchita da quei mondi che solo la lettura può regalare, offrire, descrivere. Un lavoro da copy pubblicitario, una moglie sivigliana, due bimbe, una bicicletta e un orto che cura con gli amici.

In un’intervista a Elle.it, ha parlato del suo legame con la scrittura, un legame che esiste da sempre ma che, negli ultimi 20 anni, è cambiato, cresciuto, portandolo ad essere pronto a costruire quella storia che potesse piacere anche a noi lettori. E così è stato.

Jesus Carrasco, con uno sguardo magnetico, il baffo alla Don Chisciotte, due occhi grandi e penetranti, idee chiare e limpide fatte di forza e semplicità, entra nelle nostre viscere con un linguaggio che mostra un’opera d’arte. Ed è questa la forza di ogni singola parola scritta tra queste pagine. Quelle parole, pura poesia, che giungono diritte al cuore, quelle parole con cui, Jesus Carrasco, ha rapito la nostra attenzione e ci ha portato in un mondo in cui una natura desolata, incontra due anime pronte ad aprirsi, a sperare, a guardare oltre, ad imparare l’una dall’altra. Perchè da soli, questo splendido viaggio che è la vita, non ha sostanza.

E poi una dedica. La sua. Al padre. L’uomo che l’ha avvicinato alla lettura, l’uomo di cui racconta attraverso la semplice descrizione di un’immagine. ”  Forse la scintilla che mi spinto ad arrivare fin qui è mio padre, la persona a cui è dedicato il romanzo. Ho sempre l’immagine di lui seduto a leggere in poltrona. È stato il primo che ho visto leggere e colui che mi ha indotto con l’esempio ad avvicinarmi alla lettura e in seguito alla scrittura”. (CIT. Elle.it di  Jesus Carrasco)

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