L'orribile karma della formica

L’orribile karma della Formica, di David Safier

In un periodo storico ed in una situazione sociale in cui il concetto classico di “religione” non riesce più ad avere una valenza neutra, bensì subisce in automatico un’associazione mediatica o mentale a politiche estremiste oppure a vecchie concezioni e sentimenti che vanno via via perdendosi nella veloce superficialità dell’era moderna, ecco che un libro sempliciotto ma simpatico riporta in luce l’idea del valore e del senso degli atti che si susseguono quotidianamente, nonché l’interrogativo del “ciò che c’è dopo”, mantenendo però una leggerezza tale da renderlo leggero e frivolo quanto un romanzo rosa.

Mieses KarmaL’orribile karma della formica (2007) è il divertente ed ironico romanzo d’esordio dello scrittore tedesco David Safier (L’insostenibile leggerezza della mucca innamorata, Delirio di una notte di mezza estate, La mia famiglia e altri orrori, L’orribile attesa del giudizio universale), già autore di una serie televisiva, Lolle, che ha riscosso discreto successo non solo in Germania ma anche a livello internazionale, arrivando a vincere il Premio Adolf Grimme nel 2003, e l’International Emmy Award come migliore commedia nel 2004.

Questo simpatico romanzo, a cui ha da poco fatto seguito il secondo volume della storia Mieses Karma hoch 2, non ancora tradotto in italiano, centra la narrazione su un filo teso tra la classica concezione buddista della vita spesa in modo corretto e l’indifferente e veloce stile di vita attuale, banalmente impersonato da un personaggio emblema della vita basata sull’apparenza e l’indifferenza: una conduttrice televisiva sull’onda del successo.

Kim Lange, protagonista e voce narrante del romanzo, rappresenta i più classici stereotipi moderni, che andrà a smentire e superare uno dopo l’altro, nel modo più evidente e prevedibile possibile: la sua carriera, guadagnata non troppo correttamente, viene interrotta bruscamente da una morte improbabile ed improvvisa, subito dopo aver raggiunto l’apice e da qui ogni reincarnazione che subirà e vivrà la porterà, quasi come in un antico Bildungsroman, alla crescita interiore, alla demolizione del carattere egocentrico da superstar, verso un Nirvana poco ortodosso, fino a raggiungere, ma forse senza mai accettarlo a pieno, una diversa e corretta consapevolezza di se e degli altri.

Lange, come si legge nella sinossi del romanzo, sa benissimo di essere un’arrivista disposta a sacrificare tutto, marito e figlia compresi. D’altra parte, così facendo, è arrivata a condurre il più noto talk-show televisivo di Berlino ed è all’apice del successo. Kim non si sta divertendo per niente: ha preso una gran botta in testa e le sembra di sprofondare in un immenso buco nero. Quando riemerge dal blackout, si sente strana, il suo corpo non è quello di sempre, ha una testa gigantesca, un addome assurdo. È diventata una formica. La sua vita mal spesa deve essere espiata, e questa è la punizione. Per di più, con i suoi nuovi occhietti da insetto, finisce nel giardino della sua ex casa, dove assiste impotente alle manovre della ex migliore amica che gira attorno, smorfiosa, al suo ex marito. Ora, per la ex Kim, c’è un solo modo per correre ai ripari: rimontare al più presto nella scala delle reincarnazioni per tentare la difficile risalita da insetto a essere umano. Ma la strada purtroppo è lunga, e non c’è più molto tempo.

L’orribile karma della formica è un libro leggero e piacevole, a tratti cinico, che si configura più come una sceneggiatura di un film, con la sua serie ininterotta di battute e gag, piuttosto che un romanzo, il quale tratta un tema impegnato con naturale scioltezza, come si nota già dall’incipit, in cui la protagonista, che narra in prima persona le sue vicende afferma che il giorno in cui morì, la sua morte fu solo il settimo, per ordine di importanza, di tanti altri eventi spiacevoli accaduti in quelle ultime 24 ore. Insomma, l’autore mette subito le mani avanti, ci tiene ad ammonirci che non ricopre le vesti di un guru, che non ha lezioni da insegnarci e non ci guarda dall’alto della sua moralità, bensì che tutto il romanzo deve essere preso per quello che è: una semplice e simpatica storia, avvenimenti non immaginabili che si susseguono uno dopo l’altro, in una vita post morte.

La morale, in fondo, è sempre la stessa: cercare di dedicare la vita agli altri, comportarsi correttamente, non fare agli altri ciò che non si vuole venga fatto a se stessi, insomma, il fine ultimo e fondante delle principali religioni monoteiste e non viene ripresentato in modo più accattivante, moderno e sicuramente ironico.

 

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