Arnaldo Frateili

‘Capogiro’ di Arnaldo Frateili: quando il bisogno d’amore è affanno sentimentale

Con il romanzo Capogiro, lo scrittore, poeta, giornalista, critico teatrale e cinematografico, Arnaldo Frateili si mette in fila nella piccola ma armata pattuglia dei critici-narratori, volendo inventare un personaggio da romanzo caratterizzato da abulia. Tuttavia sarebbe più opportuno parlare di velleità intesa come impulso che deraglia, bisogno di felicità e di bontà, ma incapacità di conseguirla. In questo senso Benedetto, il protagonista di Capogiro, è un semi-abulico, un velleista sui generis, in quanto si distingui da altri personaggi abulici del Novecento per una personale sofferenza e per un oscuro bisogno di felicità e desiderio di dolcezza e perché, se la sua vita è eticamente fiacca, egli cerca almeno di consolarla con l’amore e all’amore chiede un momento di pienezza. Benedetto dunque non crede che all’amore e solo per questo egli tradisce la moglie con una ragazza priva dei vecchi freni morali, anche lei bisognosa di un amore che le sollevi i sensi ad una sorta di incanto sensuale e sentimentale.

Lo stile penetrante di Frateili

Benedetto è un professore di scuola media, ma questo non è che un dato esterno nel romanzo e vale solo ad indicare che egli è un uomo di cultura, con qualche raffinatezza mentale, Ha sposato una ragazza del vicinato, la figlia di un borghese che si chiama Innocenza che ha dato al marito due figli, Lauretta e Gino, il quale ad un certo punto del romanzo muore. E questa morte è una delle tante cose delicate e umane di Capogiro. Benedetto si innamora poi d una ragazza, Alina, coetanea di sua figlia Lauretta ma nell’amore che egli prova per lei, è come sospinto per caso, principalmente perché il suo cuore è vacante e ha bisogno di qualcosa che neppure lui sa cosa sia: tenerezza, desiderio di sogno, anelito ad una vita schietta ed intensa. Con la moglie non si sono capiti, sono ormai indifferenti, vivono lontani, sebbene sotto lo stesso tetto. Alina si innamora segretamente del professore, ma questo sentimento si rivela ad un tratto, provocato da un fortuito incidente e con quell’improvvisa veemenza e quasi follia che questi amori solitari svegliano nelle fanciulle.

Con Capogiro Frateili ha avuto la mano felice nel muovere, nelle prime scene del romanzo, dei sentimenti e nel collocarne  e suggerirne altri, di Benedetto, di Innocenza e di altre figure minori, servendosi di una tecnica a sezioni, di evidente derivazione cinematografica. Più in là Frateili abbandonerà questa tecnica, restringendo l’interesse del romanzo quasi tutto nell’amore di Benedetto e di Alina. Il titolo Capogiro probabilmente è stato scelto dall’autore proprio in virtù dello stato dominante del protagonista: quel turbamento dei sensi e dell’anima vorticoso ed improvviso che in un uomo di quarant’anni può provocare un amore tardivo ma che sia il solo vero ed intenso. Benedetto è colpito da questa specie di amore e ne patisce tutte le torbide vicende e le ingenue esaltazioni. Ma egli non è un puro sensuale, della propria sensualità si vergogna, quando ne sente l’impulso, ma non se ne può liberare, aspira a spirituali unioni ma ricade nel senso e si tormenta tra opposte forze che non sa dominare; e in questo gioco, si svolge tra situazioni e scene non tutte ugualmente felici, il suo amore per Alina.

Tuttavia la situazione di crisi psicologica di Benedetto non assume un tono drammatico; un vero e proprio conflitto etico egli non lo raggiunge; la sua crisi è, più che una malattia, uno stato influenzale, un affanno di sensi con risoluzioni patetiche e improvvise disperazioni. Anche le visioni di paesaggio e di campagna, spesso immediate e fresche, che Frateili descrive, con uno stile pastoso e penetrante, sono piuttosto descrizioni a sé, staccate dallo stato d’animo del protagonista. Ma una bella scena, forse quella in cui vibra un polso più forte è l’episodio della clinica: le parole di Innocenza quando scende falla sala operatoria in barella, l ostato d’animo sconvolto di Benedetto, il presentimento di Lauretta, costituiscono un punto culminate in Capogiro, un punto di luce.

Per un momento si pensa che il cuore di Benedetto, attraverso questa prova, si riavvicini alla sua donna silenziosa e sofferente in segreto e potrebbe rappresentare l’inizio di una risoluzione, ma Frateili ha tenuto la scena nel suo limite episodico, senza farne la chiave di volta di una risoluzione della crisi di Benedetto, che sarebbe forse stata una banale risoluzione. Attraverso Capogiro, come in uno spaccato, è possibile scorgere l’intimità di una famiglia borghese di oggi, sebbene non sia una famiglia tipica, dipinta da Frateili senza preconcetti moralistici.

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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