Anselmo Bucci è stato tra gli artisti di guerra, una delle figure più importanti nel panorama culturale italiano, soprattutto per quanto riguarda la tecnica dell’incisione. Non tutti però sanno che Bucci è stato anche un valido scrittore, nella fattispecie, autore del catalogo Il pittore volante, vincitore del Premio Viareggio nel 1930.
Il pittore volante è un libro che si gusta, si centellina ma non solo perché è costituito in gran parte da aforismi, piuttosto in virtù dei paradossi estrosi ricchi di concentrata verità. Leggendo l’incrocio di sentenze, il contrasto dei punti di vista e delle verità affermate, si ha l’impressione di far resuscitare la figura di Bucci, un moralista, un uomo di mondo, un artista, uno schermidore di classe al contempo parigino e italiano. Solo in apparenza di può pensare di trovarsi di fronte ad una figura piacevole: in realtà questa è la scorza di Bucci, la sua vernice.
In profondità c’è una realtà nient’affatto jolie, una realtà seria, dolorosa, triste, come emerge dalle pagine del Pittore volante, dove si canta l’amore dell’autore per Rembrandt. Infatti dopo aver descritto con un’aderenza rapida e scolpita le figure e l’effetto della “Ronda di notte”, il dipinto del celebre artista olandese, Bucci esclama: “Gran bell’arte la pittura. La pittura è l’immediata fra le arti; è magica perché crea le luci, è umile perché popola la memoria più rude, è generosa perché col fango della strada crea le gemme e le dà. La pittura è bella”. E poi, come in una contrazione di tristezza, celata da un tono di spavalderia, alla quale sembra non credere neppure lui sospira: “Peccato, è un’arte perduta da due secoli”.
Di grande interesse risulta anche il capitolo “Angoscia” dove viene descritto l’inferno dell’artista moderno e una brutta giornata che arriva solo a quelli che si buttano sul lavoro con perduta passione, per poi risalirne nauseati, spossati nell’intimo.
Il pittore volante ci consegna anche un Bucci epigrammista e butadista sulle donne, sull’amore, sulle mostre d’arte, sui visitatori borghesi, il quale non perde mai occasione per confessare il suo sconfinato amore per l’Arte. Dell’animo delle donne Bucci ha un fiuto istintivo, dei costumi cogli con un tratto, con una sola immagine, la vibrazione, la linea, l’intima sostanza.
Bucci maneggia la penna come se avesse in mano il pennello. Adoperando con estrema efficacia e chiarezza le parole, sebbene non abbia un ricco vocabolario: la sua frase è nuda, semplice; aggredisce l’oggetto, incapsula l’immagine con precisione e sobrietà senza perdersi in giri eleganti di parole.
Fonte:
https://www.librinews.it/rece/pittore-volante-recensione-libro-anselmo-bucci/