‘Memorie di Adriano’ la continua introspezione di Marguerite Yourcenar

Nel suo Memorie di Adriano (1951) Marguerite Yourcenar racconta la storia dell’imperatore romano Publio Elio Traiano Adriano. Il protagonista è appunto l’imperatore Adriano, anziano e malato, che in una lunga lettera si rivolge al giovane amico Marco Aurelio, raccontando e riflettendo sulla propria vita, narra dei trionfi militari, dell’amore per la poesia, la musica e la filosofia, e della sua passione per il giovanissimo amante Antinoo.

L’idea del libro fu concepita tra il 1924 e il 1929; la Yourcenar stese diverse bozze tra il 1934 e il 1937 ma solo nel 1948 riprende il testo e lo conclude dopo tre anni di duro lavoro. Inizialmente Memorie di Adriano era stato pensato come una serie di dialoghi ma poi la Yourcenar si rese conto che il migliore punto di vista per raccontare delle memorie era proprio quello dell’imperatore morente che ricorda e riconsidera la propria vita. Il libro è organizzato in 6 parti, tra cui un prologo ed un epilogo. La storia è dunque raccontata in prima persona dopo il primo capitolo, vero e proprio inizio della lettera, la storia prosegue come una libera narrazione della vita dell’imperatore, che spesso interrompe il filo del discorso soffermandosi sui ricordi. Altra protagonista di Memorie di Adriano è Roma che, nel pensiero dell’Adriano della Yourcenar, ha permesso la trasformazione dei valori di gloria, grandezza e armonia della civiltà greca in realtà concreta. Adriano è dunque uno spirito nobile alla ricerca dell’eternità: la propria, quella dell’umanità, quella di Roma, quella della cultura e dell’arte.

Le parole del vecchio imperatore sono una pacata affermazione di prontezza all’abbandono della vita ma filtrano una elegante menzogna e un sincero attaccamento all’esistenza; un elogio del desiderio di immortalità, il bisogno di un’anima di affermare l’amore, la felicità e la bellezza come unici strumenti che possono garantire l’eternità.

Oltre a farci innamorare della vita del principe condottiero la Yourcenar non fa che riportarci alla finale e continua introspezione. Il punto di vista di Memorie di Adriano è congiuntamente anche quello della morte. Il libro esce infatti negli anni cinquanta del Novecento, negli anni successivi ad una guerra che sconvolse le coscienze. Il punto di vista della morte non è solo quello della morte di Adriano ma di quella che aveva regnato sovrana in Europa e in tutto il mondo. Possiamo osservare in controluce un riferimento alla storia presente; attraverso la narrazione ha voluto mediare presente e passato conciliando tra una condizione pragmatica ed una spirituale e filosofica. Un libro raffinato e toccante, di sentimento, non di facile ed immediata lettura, che ci propone un uomo in perenne ricerca della conoscenza, dalle idee ancora attuali.

«Quando gli Dèi non c’erano già più, ma Cristo non era ancora apparso…»

Pubblicato da

Michela Iovino

Le parole aiutano la "coraggiosa traversata" della realtà, così scrisse una volta Elsa Morante. Lo credo anche io, fermamente, per questo scrivo. Amo l'arte, la musica classica, il cinema e in particolar modo la letteratura, che è essenziale punto d'appoggio. Nei frattempo della vita colleziono storie, forse un giorno ne scriverò qualcuna!

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