Fenoglio

‘Una questione privata’, il romanzo epico di Fenoglio

Nel novecento italiano pochi autori hanno saputo portare lo stendardo del genere epico. Il mito di Ulisse, deformato ed attualizzato da Stefano D’Arrigo può essere un esempio. Ma più di tutti ha saputo plasmare l’epica, nel novecento italiano, Beppe Fenoglio.

Fenoglio, scrittore isolato e partigiano azzurro delle langhe, col viso da rude cowboy e la devozione alla cultura inglese, ha lasciato in eredità opere degne della migliore tradizione dell’epopea italiana. Opere postume, tra cui si erge, per maturità e capacità espressiva Una questione privata.

L’opera ruota attorno alle peregrinazioni del partigiano Milton (alter ego dell’autore) e alla sua ricerca travagliata. Ricerca di un amico, di un prigioniero e soprattutto di risposte.

Milton è un giovane di alba, città natia dell’autore, con la passione sconfinata per la letteratura inglese, che si fa lingua mentale ricorrente in piccola parte dei pensieri e dei frammenti dell’opera. Legato a Giorgio Clerici, giovane aitante e di buona famiglia, tramite lui conoscerà Fulvia, una giovane sfollata di Torino, vero motore indiretto dell’intreccio del romanzo.

Di Fulvia Milton si invaghirà subito, parlando con lei per ore, auspicando, oltre una sua personale timidezza, una vicinanza che si fa sempre più sentita, soprattutto dopo la partenza di lei durante gli anni finali della guerra.

Un amore il suo non ricambiato, destinato a deluderlo. Delusione che inizia sin dalle prime pagine, quando Milton entrato nella vecchia casa semidisabitata di Fulvia ne incontra la governante. La quale confida al giovane delle simpatie della ragazza per l’amico Clerici. Incontro che risveglia Milton dal suo amore perduto e lo porta alla ricerca del suo amico/rivale.

Una ricerca che lo farà perdere nello scenario nebbioso e incantato delle Langhe. Giorgio, infatti viene sequestrato dai repubblichini, per poterlo liberare il protagonista andrà alla ricerca di un miliziano fascista per effettuare lo scambio. Da qui la ricerca matta e disperata, arturiana quasi, di un ostaggio da scambiare.

Nelle peregrinazioni di Milton, la ragione personale è il pretesto e nucleo di una discesa nel mondo storico. La storia è lo scenario delle peripezie del partigiano azzurro, ma anche il coro di questa narrazione. Le vicende di Milton permettono di raccontare la resistenza in maniera unica e innovativa. Lo stesso Calvino dirà dell’opera di Fenoglio:

“Una questione privata […] è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione e la furia. […]”

Milton è infatti un personaggio che rappresenta l’alter-ego dell’autore, ma, al contrario di Johnny dei romanzi precedenti, riesce a trasformarsi in un personaggio concettuale e vitale.

C’è l’esperienza autobiografica di Fenoglio, c’è la passione per la lingua e la cultura inglese, la delusione autobiografica sentimentale, ma il protagonista esce da questa maschera, diventando un simbolo dell’animo umano.

Se Johnny sembra un soldato puritano di Cromwell, ideologicamente saldo antifascista, simbolo di una condizione universale, l’altro è l’umanizzazione di questo personaggio, che cede ai propri sentimenti, alla propria follia amorosa. Johnny è l’Orlando della Chanson de Roland, Milton è l’Orlando furioso.

Ma dietro alla sua furia il mondo che si trascina dietro si anima, scenario si, ma parlante. Nei personaggi secondari vengono tracciate storie universali. Dalla vecchia della cascina che ospita Milton, orfana dei propri figli, che quasi è contenta della loro fine poiché:

“Stanno bene i miei poveri due figli, come stanno bene sottoterra, al riparo degli uomini”.

Alla resa di partigiani sia comprensivi ed integerrimi, sia svogliati ed opportunisti. Ambigui di quella ambiguità di cui sono capaci solo i personaggi veri, non le caricature senza macchia e paura. Dalla giovane staffetta fucilata giovane dalla Rsi per ripicca, all’aiuto dei civili ostili all’occupazione nazista. Mostrando anche il lato più dignitoso degli avversari.

Non mostri ma uomini. Ricchi di dignità e senso dell’onore. Non supportandone però l’ideologia deplorevole. Nonostante le accuse infondate rivoltegli di aver raccontato la resistenza vista dall’altra parte. La grande virtù di una questione privata è intrecciare la vicenda personale e quella collettiva.

L’autore immerge il suo Milton in uno scenario avventuroso ed epico. Trasformando l’esperienza della guerra civile in un momento assoluto e reale. Come del resto Ariosto, trasformando la guerra tra cristiani e saraceni in uno dei grandi palcoscenici dell’animo umano. Mostrando uomini oppressi e trascinati dalla violenza della guerra, in lotta contro l’assurdo (visione ereditata dall’esistenzialismo francese):

“Questa guerra non la si può fare che così. E poi non siamo noi che comandiamo a lei, ma è lei che comanda a noi”.

I personaggi di Una questione privata si muovono in contesti storici ben definiti che assumono un carattere eterno. Il momento in cui Milton in fuga dall’orda repubblichina non è diverso dalla furia dell’Orlando nel bosco:

“Fulvia non dovevi farmi questo. Tu non potevi sapere cosa stava davanti a me. Tu non devi sapere niente solo che io ti amo. Io invece debbo sapere solo, se io ho la tua anima”.

Milton è l’uomo sopraffatto dai sentimenti che insegue il suo amore non ricambiato. Abbandonando i campi di battaglia:

“Non poteva piú vivere senza sapere e, soprattutto, non poteva morire senza sapere.”

La grandezza dell’opera sta nel saper mescolare Ariosto con i partigiani, la letteratura inglese (in questo caso soprattutto i romanzi delle sorelle Bronte, tra tutte cime tempestose) e l’esistenzialismo.

Temi che possono armonizzarsi grazie alla lingua e allo stile dell’autore. Fenoglio nonostante i goffi tentativi di assimilazione al neorealismo e agli intellettuali engagement(tentativo questo postumo) è un irregolare della letteratura italiana. La sua lingua non risente degli obbrobri retorici del fascismo, né di quel fare dilettantistico di tanti autori neorealisti con la pretesa di confondere cronaca e letteratura.

 

Francesco Subiaco

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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