Il nuovo romanzo di Giulio Natali dal titolo Sotto il diluvio, edito dalla casa editrice Castelvecchi Editore, racconta le dinamiche di potere in un ambiente pacato e, all’apparenza, poco dedito alle perfidie come la provincia. Una storia corale, stimolante e contemporanea, che induce il lettore a porsi dei quesiti e a riflettere sull’attualità della narrazione.
La trama approfondisce uno degli assunti più antichi: il legame fra chi detiene il potere e chi lo subisce, rapporti conditi nella maggioranza dei casi da complessi giochi di potere. Il libro è ambientato a Colle Filippo, un piccolo paese sito nelle Marche. Una città di provincia, tacita e dormiente, dove è la classe politica, da lungo tempo, a dominare su ogni progetto della città. L’atmosfera sonnacchiosa di Colle Filippo è squarciata da una tragedia: la morte improvvisa e inaspettata di Oreste De Ritis, sindaco della città da trent’anni. La dipartita di De Ritis non provoca solo dispiacere e cordoglio nei cittadini della piccola provincia, ma un vero e proprio senso di smarrimento, confusione e sgomento.
Dopo trent’anni di mandato l’ormai spirato sindaco ha, pian piano, anestetizzato la volontà, le idee, le aspirazioni e le ambizioni di ogni cittadino; quasi come se li avesse disabituati ad avere un proprio pensiero addomesticandoli e, a conti fatti, trattandoli più come sudditi che come cittadini liberi. Interessante anche l’uso del linguaggio, da parte dell’autore, per sottolineare questa completa riverenza, quasi sconfinante nell’alienazione, dei residenti di Colle Filippo: il sindaco Oreste De Ritis li ha plasmati a non chiedere mai ‘’perché?’’ ma ‘’per favore’’.Un modo di fare che sottolinea come la sua figura abbia piegato, in trent’anni, i cittadini al consenso silente. La morte del Primo cittadino obbliga la popolazione a ridestarsi dal sonno, avendo sperimentato una condizione di accondiscendenza; probabilmente era quasi più facile rimanere in una stasi accettata, che non obbligasse a decidere, invece che agire.
Sotto il diluvio. Elezioni, intrighi e apatia: la storia di una società
La particolarità del romanzo sta nel fatto che non c’è un vero e proprio protagonista della trama, essendo un romanzo corale, ma tutti diventano essenziali per la costruzione della narrazione. La scrittura scorrevole e limpida dell’autore pone l’accento sulla staticità dei personaggi, avvolti da una coltre di apatia e quasi desensibilizzati anche in vista del nuovo assetto della città. Dopo la morte del Sindaco urgono nuove elezioni: i contendenti che si sfidano per accaparrarsi il posto del compianto Primo cittadino sono tre. Fra questi Oscar De Ritis, nipote di Oreste, e figlio del fratello Pasquale.
Tutti e tre i contendenti vogliono rompere con l’amministrazione passata ma, nonostante tutto, quel passato ritornerà. La vecchia politica continua ad aleggiare nella silente provincia, specchio di una società attuale che sopravvive, tira a campare, affidandosi al politico di turno che non pensa al bene di coloro i quali amministra ma, esclusivamente, agli interessi personali. Un affresco noto, dove il potere è in mano a pochi ‘’eletti’’ e la sua gestione data a persone affidabili i quali elargiscono favori; trame in cui si intersecano corruzioni e intrighi, dove Colle Filippo diventa metafora della gestione politica tipica del Bel Paese.
Lo stile di Giulio Natali non si perde in descrizioni o dissertazioni, ma va dritto al punto: un dipinto che disegna i contorni della società e dei suoi difetti, purtroppo ancora attuali. La critica a una Politica sempre più lontana dai veri problemi è evidente: se da una parte chi dovrebbe detenere ordine e potere è superficiale, dall’altra il cittadino medio non si interessa più alla politica in quanto politikḗ (“che attiene alla pόlis”, la città-Stato) come la stessa etimologia del termine suggerisce.
C’è una sorta di allontanamento, di stanchezza, per cui non si pretende più dalla classe politica ma ci si accontenta, quasi rassegnati. Mentre, un’altra parte, attende il favoritismo, la ‘’buona parola’’ dall’amico di turno per raccattare agi; il tutto condito da gineprai intricati di giochi di potere e malevolenza. La sonnacchiosa rassegnazione di questa cittadina di provincia induce a una riflessione concreta: la cristallizzazione delle coscienze che sembra sempre più dilagante.
La strategia conservatrice del gattopardismo
Seppur nella trama di Sotto il diluvio sia evidente come si provi a rompere col passato, la società presentata dall’autore sembra essere sempre più schiacciata da un tempo remoto troppo presente. Il gattopardismo, tuttavia, è una sfumatura sottile nella trama che l’autore utilizza anche per tracciare, indirettamente, i tempi moderni nella società attuale.
Se è vero che in teoria si è predisposti al cambiamento, è altrettanto certo che la strategia conservatrice prevale sul progetto di rinnovamento. Basti pensare a numerose aree che, oggi, sono ancora radicate a dinamiche passate: affinché ‘’tutto cambi perché niente possa cambiare’’ . Seppur sembri azzardato, sovviene un parallelismo con un racconto: ‘’ ll reparto numero 6 ‘’ di Čechov. Sotto il diluvio di Giulio Natali, in chiave moderna, critica il sistema dormiente di una politica tacita e dei cittadini-sudditi rassegnati alla loro sorte, così come Čechov poneva una critica sociale al sistema sanitario russo del tempo, inneggiando al progresso scientifico, medico e umano.
Protagonista è il primario dell’ospedale, uomo onesto ma ignavo e incapace di esprimere le proprie idee che vive all’interno del reparto, quasi come fosse la struttura una bolla ovattata, senza interessarsi minimamente del degrado in cui quest’ultima vige. Il primario, persona che dovrebbe tutelare e proteggere la dignità di pazienti fragili, è cullato dall’indifferenza verso gli stessi; così come il Sindaco e la classe politica di Natali non si curano del popolo ma anzi lo anestetizzano.
Due racconti diversi, due denunce sociali differenti ma con un filo che si unisce al centro: gli intrighi e la tranquillità di chi detiene il potere segnano la vita della classe più debole, nel caso di Natali di un intero paese. Quella scritta dall’autore è la storia di un popolo che non riesce a cambiare: la storia di una società che rimane prostrata al proprio passato. Sotto il diluvio offre un’immagine nitida e attuale che la maestria di Giulio Natali ha impresso su carta come una fotografia imperitura.