Lugli

‘La Madre’, il thriller di Marco Lugli, ambientato in un Salento arido ed emozionante

Marco Lugli è uno scrittore e fotografo emiliano che da alcuni anni vive in Salento. “La Madre” (2020) è il terzo romanzo giallo della serie dedicata al commissario Luigi Gelsomino, dopo “Nel Tuo Sangue” (2015) e “Ego Me Absolvo” (2017).

La Madre racconta il parto di una ragazza madre, l’innesco del caso di omicidio che riporta il commissario Luigi Gelsomino al centro dell’azione investigativa dopo mesi di aspettativa. Nella sua Lecce, la città dove ha vissuto, dove si è sposato e dove ha sempre lavorato, alcuni fantasmi sembrano materializzarsi e interferire nell’indagine con i loro messaggi provenienti dal mondo dei morti.

E se il periodo di riposo lo aveva illuso di essersi liberato della zavorra del suo doloroso passato e di averlo preparato a spiccare un salto verso il futuro, è un intreccio di morte e nuova vita a tenerlo ancorato a terra. Un Salento arido eppure generoso di emozioni, fa ancora da sfondo a questa terza indagine di Gelsomino e sospinge il lettore tra Lecce e il Capo di Leuca, in balia dei venti di Scirocco e Tramontana.

Da qualche anno a questa parte ci sono sempre nella società occidentale i soliti film gialli o romanzi thriller con il serial killer che ha una personalità multipla. In questo periodo la correlazione tra omicida seriale e sindrome di personalità multipla nei film e nei romanzi  thriller americani è molto sopravvalutata.

Diciamo pure che questi film americani adoprano alcune nozioni della moderna psichiatria per riprendere il topos de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, scritto da Stevenson. Nei film e nei romanzi gialli americani inoltre viene dato grande spazio ai cosiddetti profilers; è innegabile che in America esistono professionisti, che fanno questo mestiere. Ma spesso nei film viene dato grande spazio al profiler perché è più accattivante un esperto che fa ipotesi sulla personalità del killer piuttosto di un anatomo-patologo, di un medico legale o di un esperto di balistica, che utilizzerebbero termini incomprensibili ai più.

Gli sceneggiatori dei film gialli e dei thriller rischiano sempre di scadere nel già visto, nell’ovvietà, nella banalità. Rischiano di utilizzare luoghi comuni abusati. Questa premessa era doverosa per dire che è  difficile trovare una trama  originale come nel caso di questo romanzo di Lugli.

Oggi scrivere gialli e thriller è molto più difficile di trent’anni fa: un giallista si trova di fronte ad un bivio: consultare esperti della scientifica e coroner oppure sfoggiare la sua creatività nel modo più spontaneo e meno artefatto possibile, che è quello che fa Lugli. In molti gialli di oggi la documentazione ha nettamente la meglio sull’ispirazione, sulle trovate, sull’inventiva, ma non in questo caso. Spesso in fondo ai libri gialli vengono rivelati tutti i debiti contratti dagli autori, che ringraziano esperti del crimine e poliziotti consultati.

Lugli lavora più che altro in proprio per quello che è possibile. È un ottimo artigiano del giallo. Il suo ė un giallo procedurale ma è più incentrato sul commissario che sul suo team. Gelsomino è un piccolo commissario Maigret, pur con sostanziali differenze, nel senso che accentra su di sé l’attenzione del lettore.

La madre è un romanzo corposo ma mai noioso. Sono 352 pagine dense ma avvincenti. Un genuino sottofondo di ironia pervade il libro e lo rende divertente.  L’ambientazione lo aiuta. La scelta del paesaggio pugliese si rivela azzeccata. È una scelta logica ed appropriata. L’autore è anche un promotore della bellezza del Sud. Non vanno discusse in questa sede le  ragioni ma c’è tutta una narrativa che descrive un Meridione in modo negativo, diciamo pure col segno meno.

Non è questo il caso. Viene da chiedersi se lo scrittore mette al centro del romanzo il parto di una ragazza madre per porre l’accento sulle culle vuote, sulla denatalità, sul fatto che gli italiani facciano sempre meno figli. Secondo alcuni studiosi delle linee della mano sembra che della gravidanza indesiderata resti una traccia nei palmi, sembra che sia somatizzata.

Per gli psicologi di certo è un trauma psicologico, spesso rimosso. Ma nel romanzo le vicende portano il lettore a riflettere ad ampio raggio sulla procreazione e sulla genitorialità perché il commissario Gelsomino ha perso una figlia e la moglie. Tutti i suoi progetti di padre sono terminati. La perdita di un figlio è il lutto più tremendo per una persona, è il lutto più difficile da elaborare perché è quello meno prevedibile e più contro-natura di tutti.

Gelsomino è un protagonista solitario ed ironico,  che suscita nel lettore simpatia ed empatia. Lo scrittore lo ha definito in una intervista un antieroe, è una figura complessa e complicata,  un uomo mai pienamente risolto. La vena ludica emiliana, la cifra lunatica nel senso migliore del termine  dell’autore hanno fatto sgorgare dalla penna un personaggio chiave ben delineato e allo stesso tempo ricco di sfumature, contraddittorio e contraddetto, in una parola sola sfaccettato, così come indefinibili e polisemiche sono le figure di donne che si avvicendano nel libro.

Il romanzo è ricco di peripezie e capovolgimenti di fronte. Il lettore rimane spiazzato, spesso deve cambiare prospettiva. Lugli adotta uno stile originale, il quale, pur avendo riferimenti, non soffre di epigonismo ed occupa un posto a parte tra I bastardi di Pizzofalcone, I delitti del BarLume e i romanzi di Carlo Lucarelli.

La madre è un romanzo in cui entra in scena prepotentemente il soprannaturale senza però utilizzare immagini, simboli e linguaggio esoterici. Si perdono i punti di riferimento. Si rimane spaesati. E poi lo sfondo del bel Salento è un omaggio alla Puglia.

È un giallo scritto bene, cosa non comune e che non dovrebbe lasciare indifferenti. Lugli è la riprova ennesima che si può fare della pregevole narrativa senza recarsi per forza nelle metropoli ma rimanendo ancorati alla provincia, in città a misura di uomo. E poi chi l’ha detto che nella provincia apparentemente sonnolenta e sorniona non possano accadere crimini efferati? .

Il romanzo di Lugli è un congegno ben pensato: un ottimo incastro di situazioni, circostanze, atmosfere,  stati di animo, enigmi, paesaggi: molto di più di quello che si trova in un comune romanzo giallo.

 

Davide Morelli

 

 

Pubblicato da

Annalina Grasso

Giornalista e blogger campana, 29 anni. Laurea in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con una galleria d'arte contemporanea.

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