La terra continua a tremare ad Amatrice e il bilancio delle vittime del terremoto è salito a 268 morti. Una nuova forte scossa di magnitudo 4.8 è stata registrata nella zona di Rieti all’alba di stamane. Le scosse di terremoto sono state ben 928, 57 solo dalla mezzanotte di oggi.
In seguito alla forte scossa di stamattina è stato chiuso il Ponte a Tre Occhi sulla strada regionale 260, importante via di accesso ad Amatrice. I militari stanno lavorando per creare un ‘bypass’ che consenta di superarlo e raggiungere Amatrice lungo la strada regionale 260. Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, lancia l’allarme dell’isolamento per la sua città: “Devo garantire l’accesso ai mezzi di soccorso, perché siamo isolati e non ci stanno più le strade. La gente deve sapere che ha i servizi e si deve registrare. Sono state allestite le tendopoli; per questioni di sicurezza e per una migliore assistenza vi invitiamo a raggiungere queste aree”, ha affermato più volte durante diversi collegamenti televisivi. Sono 2.100 le persone che hanno beneficiato dell’assistenza allestita nei comuni coinvolti, 238 vite salvate dalle macerie. Alla macchina dei soccorsi che sta funzionando alla perfezione, si unisce quella della solidarietà, di cui, ancora una volta, in questi tragici casi, l’Italia dimostra essere campione. Italia che dovrebbe lasciare per un attimo le polemiche e stringersi, piaccia o no, intorno al premier Matteo Renzi che ha lanciato il piano “Casa Italia”, un progetto per l’affermazione della cultura della prevenzione, che manca all’Italia da più di 70 anni. Si spera che stavolta sia la volta buona.
Terremoto centro Italia, Renzi: No alle New Town
Il Consiglio dei Ministri ha infatti dichiarato lo stato d’emergenza, e deliberato un primo stanziamento di 50 milioni di euro, che saranno coordinati dalla Protezione Civile, per il terremoto in Lazio, Marche e Umbria; è stato firmato anche “il blocco delle tasse” da parte del ministro Padoan, per i cittadini dei territori colpiti. “La priorità è assicurare agli sfollati un posto dove dormire e permettere loro il prima possibile di abbandonare le tende, gestire nel rispetto del territorio la possibilità per queste persone di restare vicino alle proprie radici, che è una priorità, anzi è un loro diritto”. Sono state queste le parole del capo del governo durante la Conferenza dei ministri di ieri a Palazzo Chigi.
La buona notizia che è emersa dalla Conferenza di ieri è stata inoltre l’esclusione delle New Town, esperimento fallito a L’Aquila, senza dimenticare che con i soldi impiegati per far fronte ai danni dei terremoti (certamente 50 milioni di euro rappresentano un punto di inizio), si sarebbe potuta mettere in sicurezza la maggioranza dei fabbricati che hanno dei problemi, e si sarebbero potute evitare anche questa strage. E a tal proposito non è solamente triste, ma oltremodo indegno e cinico sentire, a due giorni dalla tragedia, il ministro Delrio nella trasmissione “Porta a Porta”dire che adesso “L’Aquila è il più grande cantiere d’Europa come l’Emilia, che è anch’essa un grandissimo cantiere in crescita, e farà PIL” e il conduttore Vespa che ciò porterà molto lavoro. Le vite umane vengono prima dell’economia e il lavoro lo si poteva dare prima, attraverso la prevenzione, mettendo al sicuro il nostro Paese.
Ma c’è anche un altro aspetto di cui bisogna tener conto: anche nelle soluzioni emergenziali realative ai disastri ambientali naturali e per quelle ad impronta umana la sovranità nazionale è condizionata dalle regole imposte dall’Unione Europea, nonché la perversa macchina burocratica. Bisogna dunque farsene una ragione e sottostare ai diktat europei oppure rompere gli indugi e ribellarsi una buona volta ai patti unitari europei per la salvaguardia e il benessere del popolo italiano? Purtroppo il sogno di sentirsi ed essere cittadini europei fa a pugni con la cruda realtà.