Nuove tecnologie: l’innovazione guiderà davvero la sostenibilità?

Quando pensiamo alla tecnologia, in genere ci vengono in mente immagini di gadget all’avanguardia e città futuristiche, senza contare le tante novità a cui stiamo assistendo in questi anni in ambito digitale, tra servizi web sempre più efficienti, intelligenze artificiali in grado di risolvere problemi di varia natura e sistemi di realtà virtuale che ci immergono in ambientazioni tridimensionali. Ma oggi, la tecnologia è chiamata a risolvere un’altra sfida molto più importante: rendere il nostro pianeta un posto più sostenibile. Questo è il motivo per cui l’innovazione tecnologica sta giocando un ruolo chiave nel promuovere la sostenibilità. Ma quanto possiamo davvero contare sulla tecnologia per guidarci verso un futuro più verde?

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La rivoluzione delle energie rinnovabili

Lo sviluppo tecnologico viene considerato da molti come una delle cause del peggioramento delle condizioni del pianeta. In parte ciò è anche vero, se consideriamo le conseguenze negative di molte novità introdotte nel corso dei secoli, tuttavia la stessa tecnologia, se correttamente utilizzata, può svolgere un ruolo determinante per riportare l’ambiente in condizioni di vivibilità migliori.

Un esempio lampante di come la tecnologia stia aiutando la sostenibilità è il settore delle energie rinnovabili. Pannelli solari, turbine eoliche e altri metodi innovativi stanno infatti diventando sempre più accessibili ed efficienti ed è facile, oggi, vedere impianti fotovoltaici sui tetti delle case e persino lungo le autostrade al servizio di edifici privati e pubblici. Tuttavia, per rendere le energie rinnovabili una soluzione davvero sostenibile, abbiamo bisogno di tecnologie migliori per immagazzinare l’energia e per collegarla alle reti elettriche e soltanto attraverso ulteriori sviluppi sarà possibile raggiungere risultati davvero significativi.

La mobilità sostenibile prende piede

Un altro segnale positivo arriva dal mondo dei trasporti. I veicoli elettrici stanno diventando sempre più popolari e non è raro vedere auto elettriche sfrecciare per le strade. Sebbene vi siano ancora forti dibattiti tra favorevoli e contrari, sicuramente passi in avanti sono stati fatti da questo punto di vista: grazie a batterie più durature e stazioni di ricarica sempre più diffuse, l’idea di una mobilità sostenibile sta infatti diventando realtà. Affinché questa tendenza diventi la norma, occorrono però più investimenti in infrastrutture e incentivi governativi, volti a favorire una maggiore diffusione dei veicoli green sia nel trasporto privato che in quello pubblico.

Intelligenza artificiale per un mondo migliore

L’intelligenza artificiale (IA) sta dimostrando tutto il suo potenziale per promuovere la sostenibilità ambientale. Questa tecnologia, infatti, non è protagonista solo nel campo del marketing o dell’intrattenimento, dove per esempio permette alle società che gestiscono casino online di governare in maniera più efficace, equa e imparziale le meccaniche di svaghi come le roulette e le slot machine, migliorando l’esperienza complessiva degli utenti, ma anche nell’efficientamento di attività legate all’inquinamento, alla gestione dei rifiuti e all’ambiente in genere.

Le aziende possono oggi utilizzare l’IA per ridurre gli sprechi, ottimizzare i processi produttivi e persino prevedere disastri naturali, dando vita a un circolo virtuoso che migliora la vita di tutti i cittadini.

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L’agricoltura diventa high-tech

La tecnologia sta rivoluzionando anche il modo in cui coltiviamo il cibo. L’agritech, che include droni e sensori intelligenti, sta aiutando gli agricoltori a ridurre l’uso di acqua e pesticidi migliorando la qualità dei raccolti, un passaggio che può contribuire a rendere l’agricoltura più sostenibile, ma che al contempo richiede investimenti significativi e una formazione adeguata per gli agricoltori.

Non c’è dubbio, insomma, che la tecnologia stia guidando il cambiamento verso la sostenibilità. Tuttavia, siamo solo all’inizio di un cammino lungo e complesso. Per rendere il nostro pianeta più verde, dobbiamo infatti continuare a investire in innovazione, ma anche cambiare i nostri comportamenti e modelli di consumo, rendendoci in prima persona protagonisti di questo passaggio. La sostenibilità non riguarda d’altronde solo la tecnologia, ma è un impegno collettivo che richiede la collaborazione di tutti.

L’innovazione tecnologica può certamente essere uno strumento potente per promuovere la sostenibilità, ma siamo tutti chiamati ad affrontare questa sfida con un approccio equilibrato, combinando la tecnologia con un profondo rispetto per l’ambiente e una forte consapevolezza delle nostre responsabilità. Se lo faremo, potremo costruire un futuro più sostenibile per noi e per le generazioni future.

‘Crisi globale, l’ora della verità’. 4 dicembre 2021 online in 100 lingue diverse

La conferenza internazionale online “Crisi globale. L’ora della verità” è un evento su larga scala organizzato da volontari di 180 paesi sulla piattaforma del progetto internazionale Società Creativa. Sarà trasmesso su migliaia di canali e piattaforme mediatiche in tutto il mondo il 4 dicembre 2021 alle ore 16.00 italiane in 100 lingue di interpretazione simultanea.

Scopo della conferenza è quello di informare l’umanità in modo onesto e veritiero sulla portata della crisi climatica e ambientale, le minacce imminenti e la vera via d’uscita.

Argomenti chiave della conferenza saranno:

Qual è la reale situazione climatica del pianeta?

Perché i media mondiali tacciono sulla portata delle minacce?

Perché il clima continua a cambiare rapidamente nonostante le convenzioni e gli accordi internazionali il cui obiettivo ufficialmente dichiarato è quello di frenare il cambiamento climatico?

Qual è la vera causa del cambiamento climatico globale?

Da quali rischi e minacce globali è stata distolta l’attenzione della gente?

Quali sono le conseguenze ambientali del consumismo umano sconsiderato?

Perché solo nella Società Creativa è possibile stabilizzare l’equilibrio ecologico del nostro pianeta?

Perché la Società Creativa è l’unica via d’uscita di fronte ai cataclismi planetari?

In precedenza, il 24 luglio scorso, ha avuto luogo la Conferenza Internazionale online “Crisi globale. Questo già riguarda tutti”, organizzata da persone, volontari di tutto il mondo che non sono indifferenti al destino dell’umanità.

Volontari di diversi paesi hanno fornito l’interpretazione simultanea in 72 lingue. La conferenza è stata l’occasione per unire il più grande numero di persone nella storia.

L’obiettivo è condurre un’analisi complessa e completa dei fattori della crisi globale in rapida evoluzione, così come di allertare la comunità mondiale sui problemi fondamentali del nostro tempo e sulle minacce imminenti del prossimo futuro.

Dalla precedente conferenza, si è osservato l’accelerazione del cambiamento climatico. Oggi, il mondo intero si trova ad affrontare disastri di maggiore gravità rispetto agli anni precedenti, e sono aumentati in modo molteplice. Si nota che c’è una percentuale della popolazione che continua a sperare che i cataclismi che si verificano sul pianeta non li colpiscano, o che siano adeguatamente protetti da essi.

Tuttavia, le inondazioni devastanti e gli incendi su larga scala che si sono verificati quest’estate hanno mostrato la nostra vulnerabilità umana all’infuriare degli elementi e la nostra impreparazione ad affrontare un cataclisma. Nonostante il fatto che il 40% dei paesi sviluppati abbia servizi idrometeorologici e sistemi di allarme efficaci, durante un’emergenza essi non hanno funzionato correttamente. Le popolazioni ha dovuto affrontare il disastro da sola.

Il cambiamento climatico sta proseguendo ad un ritmo senza precedenti. Il pianeta sta vivendo fenomeni meteorologici, idrologici e climatici sempre più pericolosi. Ondate di calore estremo si alternano a uragani e acquazzoni dalla forza devastante. Milioni di sopravvissuti diventano rifugiati climatici.

Altra importante questione globale del nostro tempo è la crisi ambientale. Ogni anno si perdono decine di milioni di ettari di foresta. L’ecosistema dei corpi idrici e l’intero oceano mondiale è sull’orlo del disastro. La quantità di acqua dolce è esaurita e limitata. L’accumulo di spazzatura sul pianeta è osservato su scala catastrofica. L’attività umana sconsiderata ha intossicato il pianeta e distrutto la maggior parte delle sue risorse vitali.

Cambiamenti irreversibili del pianeta si registrano ogni giorno. La progressione del cambiamento climatico negli ultimi mesi ne è una chiara prova. Perché la verità sul reale stato del nostro pianeta viene messa a tacere? Perché la verità sulla vera causa del cambiamento climatico viene messa a tacere? Guardiamo alla radice dell’escalation di problemi? Vediamo le vere cause di ciò che sta accadendo? Queste e altre importanti domande saranno affrontate durante la conferenza “Crisi globale. L’Ora della verità”

Personaggi pubblici, ricercatori, scienziati ed esperti di vari settori parteciperanno alla Conferenza e condivideranno le loro opinioni sulla causa della crescente crisi climatica ed ecologica.

L’obiettivo è quello di informare l’umanità sui veri problemi per fermare insieme il disastro imminente. Né le frontiere né i muri possono fermare il cambiamento climatico e aiutare a salvare la popolazione. Solo costruendo una Società Creativa si può evitare un disastro su scala planetaria.

 

 

Contatti:

info@creativesociety.com

Conferenza mondiale “Crisi globale. Questo già riguarda tutti noi” online il 24 luglio 2021 organizzata dal Movimento Internazionale Allatra

Sarà trasmessa in diretta streaming su più di 1000 canali di piattaforme multimediali di tutto il mondo e in circa 60 lingue diverse la conferenza dal titolo “Crisi globale. Questo già riguarda ognuno di noi” il 24 luglio prossimo che vedrà, tra i protagonisti, personalità internazionali che si confronteranno su tematiche fondamentali per la nostra esistenza.

La conferenza, organizzata dal Movimento Allatra IPM, nata nel 2011 come associazione no profit e apartitica di volontari che aspirano a mettere in atto le proprie qualità al servizio dell’umanità mettendo quest’ultima in cime alla scala dei valori.

Uno degli obiettivi di Allatra è quello di creare una base di distribuzione di informazioni di rete senza precedenti nella storia su migliaia di canali multimediali su piattaforme multiple e tradotte in più lingue per concretizzare l’idea di Società Creativa.

Tra le iniziative che si prefissa la Società Creativa vi sono le conferenze e senza dubbio quella che riguarda la crisi globale non può lasciarci indifferenti. Tra i nomi che prenderanno parte a questo importante dibattito vi sono il filosofo ungherese Ervin Laszlo, nominato due volte al Premio Nobel per la Pace (2004-2005), considerato il fondatore della teoria generale dei sistemi e attualmente consulente del Direttore Generale dell’UNESCO, oltre ad essere membro dell’accademia ungherese delle scienze e autore di libri fondamentali come L’uomo e l’universo, La mente immortale e Obiettivi per l’umanità; Thomas Straub, professore svizzero di gestione internazionale presso la Graduate School of Economics and Management dell’Università du Ginevra e Avraham Loeb, fisico israelo-americano che si occupa anche di astrofisica e cosmologia.

Loeb è professore di scienze naturali presso l’Università di Harvard, è stato a lungo presidente  del dipartimento di astronomia di Harvard, fondatore e direttore della Harvard Black Hole Initiative e direttore dell’Istituto per la teoria e il calcolo presso l’Harvard-Smithsosian Center for Astrophysics.

Questi sono solo tra i nomi illustri che parteciperanno alla conferenza online organizzata dai volontari di tutto il mondo che vogliono essere responsabili della propria vita e di quella delle generazioni future puntando anche sulle nostre capacità creative come propulsori alla formulazione di risposte mirate e strutturate a problemi di cui si parla da decenni ma ai quali ancora non abbiamo dato soluzioni serie quali: il rapporto lavoro-ambiente, il sovrapopolamento, la povertà, la politica monetaria, le lobby, le diseguaglianza, l’ingegneria sociale, ecc…

Tutte tematiche connesse tra loro, le quali saranno affrontate in questa ed in altre conferenze internazionali organizzate da queste nuova realtà che si propone seriamente di capire quali sono le falle della nostra società e di migliorarla partendo dall’individuo e dal suo senso di bellezza (che coincide con l’etica) insito in lui.

Il tema della creatività è centrale per questo Movimento, non a caso ha attratto intellettuali, filosofi, scienziati fin dall’antichità. Il concetto di creatività ha subito nei secoli tante modifiche, migliorando e accrescendo le conoscenze a riguardo, anche grazie alla sempre maggiore
specializzazione delle scienze.

Tutto questo però non è servito ad arrivare ad una sua definizione univoca. Ancora oggi c’è chi illustra il problema della creatività come qualcosa di inspiegabile. Fino al I Secolo a. C. veniva usato il concetto di “genio”, associato a forze spirituali, misteriose e da cui hanno origine qualità, attitudini particolari e fortuna.

Platone descriveva i poeti come soggetti sotto influenza di pazzia divina capace di portarli fuori dai propri sensi. All’epoca di Aristotele, invece, la creatività veniva associata alla follia dell’ispirazione, concetto ripreso più avanti nel Medioevo, ma il filosofo e scienziato macedone aveva intuito che le idee creative fossero il risultato di una sorta di processo mentale che metteva in moto, per associazioni, le
conoscenze dell’individuo.

La creatività è una caratteristica del pensiero umano che riflette la capacità di risolvere un problema in un modo nuovo e originale e di produrre opere che siano nuove, opportune e che abbiano un valore sociale ed è proprio questa una delle mission del Movimento, il quale propone l’atteggiamento creativo come espressione dell’attività umana, che possiamo individuare in molti campi di esplorazione.

È un comportamento umano complesso che coinvolge utilità, bellezza e innovazione.

Come scrisse Henrì Poincarè, matematico, fisico e filosofo naturale, in “Scienza e metodo” (1905) «creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili».

In questa direzione, creatività artistica e creatività scientifica non si differenziano molto, e ai massimi livelli di ricerca contribuiscono ad indicare la strada per scenari futuri come negli intenti di Allatra e nello specifico dell’iniziativa Società Creativa.

 

 

Contatti

Coordinatrice del Progetto Società Creativa negli U.S.A. Olga Schmidt, mail to conferences@allatrunites.com, cell. +1 (650) 381-9499

Coordinatrice del Progetto Società Creativa in Italia, Irina Bezverhni, Cell: +39 3290794082

info@allatraunites.com

 

Per maggiori info: www.allatraunites.com

https://allatraunites.com/global-crisis-this-already-affects-everyone

 

 

L’eco-artista Anne de Carbuccia, la natura dell’arte e l’arte della natura

Fin da piccola l’artista ambientalista franco-americana Anne de Carbuccia, ideatrice del progetto One Planet, One future, che raccoglie i suoi lavori, ha cercato e trovato l’arte nella natura e la natura dell’arte coniugando Arte e Scienza senza troppi sensazionalismi e allarmismi. Quando si pensa all’Ecologia, di solito si fa riferimento a tutte quelle misure ambientali necessarie, perché utili all’uomo, come la riduzione dell’inquinamento e la salvaguardia di specie animali e vegetali in via d’estinzione. Di fatto, tali proposte sono solo un accorgimento finalizzato alla conservazione della realtà contemporanea, industriale e materialista.

Anne de Carbuccia

La concezione antropocentrica del mondo, che vede nell’essere umano il dominatore del Pianeta, continua ad alimentare una crisi, prima che economica, filosofica ed esistenziale. Ecco perché sarebbe più opportuno parlare di “Ecologia profonda”: non si parla più di piccole modifiche dal punto di vista umano, ma di una vera e propria rivoluzione culturale, che segna il passaggio da una prospettiva antropocentrica a una eco-centrica. Tuttavia un discorso di questo tipo fa della Terra una divinità pagana, la dea Gaia alla quale si deve sacrificare persino l’uomo, visto come virus da debellare, quando dovrebbe essere in comunione con la Natura, per dirla alla maniera francescana.

In tal senso, Anne de Carbuccia non sembra (lo si spera) andare nella direzione ambientalista- ecologista di stampo materialista e riduzionista, consapevole del fatto che accanto a un’ecologia ambientale, serve perciò quell’ecologia umana, fatta del rispetto della persona, per cui noi siamo i custodi della Natura, non i padroni assoluti. L’auspicio è che non ci si approcci all’ecologia come se fosse una religione, e si parli di uno sviluppo sostenibile per tutti, non solo per chi può permetterselo, ascoltando magari anche altre voci autorevoli del mondo scientifico, meno apocalittiche e decisamente fuori dal coro. Anche l’Arte ne gioverebbe.

L’artista franco-americana racconta delle storie a metà strada tra contemplazione della bellezza della Natura e visioni sinistre che incombono su questa bellezza incontaminata, come dimostra il progetto TimeShrine, mentre la serie Paintings è il risultato di un collettivo di artisti che unisce le opere della serie TimeShrine di Anne con la scrittura di graffiti. Anne ha viaggiato in tutto il mondo per diversi anni documentando l’evoluzione del pianeta e l’impatto dell’intervento umano sull’ambiente. Per la 75esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha presentato il documentario One Ocean, accolto con moderato interesse 2 anni fa e oggi tradotto in 4 lingue. Un sentore di simbolismo permea la sua produzione artistica, che sembra inseguire i barlumi di uno splendore da preservare, facendo della fotografia uno strumento di testimonianza dell’autodistruzione di un intero pianeta, dove però l’Uomo non può rimanere isolato in quanto parte integrante di quel sistema.

Carnet Voyage, Sacred Lake II, 2015

 

L’arte ambientalista sembra essere molto di moda e cavalcata anche da coloro che effettivamente hanno scarsa sensibilità e conoscenza in merito alle questioni prettamente scientifiche. Quanti di questi cavalcano l’onda in modo furbo e quanti invece sono in buona fede secondo lei?
Ce ne sono molti di entrambe le parti diciamo, è normale. L’arte è un campo che in parte rispecchia le nostre società. In questo momento, ovunque, in tutti i campi ci sono molti tentativi di “lavaggio ecologico” e un desiderio profondo di cambiare il nostro approccio all’ambiente. Probabilmente verranno filtrati con il tempo o ancora meglio i cosiddetti “green washers” si convertiranno davvero in una prospettiva più moderna e pratica. Si spera che invece di comunicarlo inizieranno a dare l’esempio attraverso le proprie azioni e attività personali. Avere un forte senso di conoscenza universale fattuale è la chiave per il futuro. C’è uno straordinario potenziale creativo nelle nuove alleanze tra Scienza a Arte.

Quando e perché ha iniziato ad appassionarsi all’arte?
Sono cresciuta con molta arte e molta natura, quindi ho sempre visto la natura nell’arte e l’arte nella natura. Erano due cose che conoscevo e amavo e che hanno fatto parte di me sin da quando ero bambina. Quando ho iniziato a cogliere l’importanza della crisi ambientale e sociale è stato naturale per me rivolgermi all’arte per dare voce a tutto ciò.

Cos’è per lei la Natura?
La natura è tutto quello che riguarda noi esseri umani.

Il suo cortometraggio One Ocean è stato presentato alla 75esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Cosa spera di aver trasmesso allo spettatore?
Cerco di trasmettere un senso di consapevolezza facile e positivo, per dimostrare che siamo parte di qualcosa di più grande di noi. E più di ogni altra cosa voglio dare un’idea migliore di quanto siano importanti le scelte che facciamo oggi, soprattutto come individui. È stato interessante notare che One Ocean è stato accolto con moderato interesse due anni fa e oggi è stato tradotto in quattro lingue. Il film non è cambiato ma il pubblico sì, questo mi dà speranza.

Lei è franco-americana: quali differenze nota tra il modo di concepire e trattare l’arte tra gli States e l’Europa?
Con la globalizzazione, gli approcci si sono mescolati molto e sembrano più universali. Tutto è diventato più fluido e meno distintivo tra Stati Uniti ed Europa. Trovo il lavoro artistico più caratterizzato in altri continenti come l’Africa e il Sud America. Ci sono contenuti profondi che vengono pubblicati su entrambe le sponde dell’Oceano, ma sono meno sotto i riflettori. C’è un bisogno ricorrente di un ritmo più veloce, esperienze coinvolgenti e immagini che funzionino meglio con i social media o affermazioni che hanno un impatto immediato. Un sacco di arte è lì per piacere a te.

Mustang Journey, Upper Mustang, 2015

Quale tecnica preferisce per dare una forma, un senso, un significato a ciò che ha visto?
Ho iniziato con la creazione di installazioni nella natura che poi ho fotografato, aveva un senso con il nostro tempo. Cento anni fa probabilmente li avrei dipinti. Il lavoro riguardava il nostro pianeta, ciò che avevamo, ciò che stavamo perdendo, ciò che avevamo già perso. Le nostre scelte. Ho viaggiato ovunque, ho imparato tanto e incontrato persone incredibili. Ho visto il buono e il cattivo. Attualmente sto finendo un documentario su quella storia. Il film è uno strumento potente. Da più di un anno ho iniziato a spostare l’arte per le strade, sia con i murales e sia con le installazioni. Sento che ora è il momento di condividere l’arte in mostre pubbliche a causa del forte cambiamento negli stili di vita e nell’approccio agli spazi privati ​​e pubblici. Ho iniziato a usare le parole nelle mie creazioni. Come i mantra. Per me le città sono ora il punto di impatto più importante sia per aiutare a salvare il nostro pianeta come lo conosciamo sia per portare conforto agli abitanti. Vedo musei che si estendono fino alle strade. Durante il primo blocco causato dall’emergenza COVID mi sono concentrata molto sull’amore e sul soft power. Questo probabilmente sarà il seme del mio nuovo lavoro. Ho appena iniziato a lavorare su opere più tranquille e contemplative che spaziano dalla scultura al collage e alla luce a Led. Penso che mi sposterò presto in una zona di riflessione dove creerò da un’unica posizione, non sono sicuro che sia un bisogno crescente di ritirarmi e meditare mentre le nostre società entrano in congiunture globalizzate più stringenti.

L’obiettivo delle sue esplorazioni è ottenere qualcosa. Toccarne i limiti o in un certo senso tornare all’origine dell’arte, della Vita, dell’essenziale?
Sì, negli ultimi dieci anni la mia produzione artistica è stata molto incentrata su un obiettivo. Curiosamente ho sentito un senso di liberazione nel dare uno scopo al lavoro. Mi ha liberato da molte delle mie ansie come essere umano. Aver studiato antropologia ha aiutato. Avere un senso dell’origine, di come è iniziato tutto, perché è iniziato tutto. Per poter ricominciare da capo, come è il caso delle nostre società oggi, è utile conoscere le tue radici, le tue origini. Negli ultimi anni ho cercato di concentrarmi su ciò che era più essenziale. Penso che molto nella genesi dell’arte sia legato allo scopo.

Non crede che, in assenza di posizioni univoche, si rischi di far diventare l’ecologia una religione, un’ideologia che contempla solo sé stessa, lasciando l’Uomo fuori da questo progetto?
È un rischio, in realtà sempre più attivisti si stanno spostando in quella direzione. Sentono di non essere ascoltati e le cose non si muovono abbastanza velocemente. C’è un forte senso di ingiustizia nelle giovani generazioni quando si parla di ecocidio. Penso che molti degli artisti più giovani faranno parte di quel movimento. La mia generazione non ha mai dovuto mettere in discussione il futuro come hanno fatto loro. A volte è necessario andare un po’ all’estremo per portare avanti il ​​cambiamento necessario. Sono stata criticata durante l’emergenza Covid per non aver sottolineato il miglioramento della salute ambientale con il blocco delle attività umane. Ma questa è una conseguenza e non una soluzione. Non ha mai riguardato veramente il pianeta. Il pianeta è un essere vivente straordinario e ce la farà. In quale forma è un’altra domanda. Il vero problema, almeno per la nostra specie, è se ce la faremo o chi ce la farà. Che ci piaccia o no, abbiamo tutti un punto di vista antropomorfo. Il mio lavoro riguarda più lo spostamento della nostra prospettiva dal metterci in cima a una piramide all’essere parte di un cerchio.

Di quale lavoro è più orgogliosa?
Ognuna delle mie creazioni è una parte di me a cui tengo profondamente. Certamente il fatto che mi abbiano permesso di avere una voce anche nel sistema educativo è qualcosa di cui sono molto orgogliosa. Il mio progetto educativo è gestito dalla mia fondazione pubblica 501 (c) 3 e lavora con la generazione più giovane (dai 5 ai 25 anni) e con una grande varietà di progetti in tutto il mondo. Ora, con le sfide della Pandemia, stiamo creando contenuti video per le lezioni online.

Secondo lei, quale delle sue opere è quella che meglio rappresenta l’Universo come insieme indivisibile e armonioso e non come una macchina perfetta dove i componenti lavorano perfettamente insieme?
Penso che la mia immagine Birth descriverebbe al meglio l’immediatezza di questo concetto. Gran parte del lavoro che creo si basa su quell’idea e sull’interconnettività.

Prossimi impegni?
Sono nel bel mezzo dell’editing del mio documentario One Planet One Future che dovrebbe uscire nel 2021 – esporrò anche alcune delle mie parole del mantra specchiate in diverse città – Una mostra a Palermo, in Italia, nell’estate del 2021 dovrebbe essere confermata se la situazione pandemica migliora. Tengo le dita incrociate!

 

Fonte

Anne de Carbuccia. La natura dell’arte e l’arte della natura

Francesca Leone, l’arte del comportamento e della memoria

L’arte contemporanea è senza dubbio democratica, perché soprattutto collettiva: il pubblico diviene parte delle opere e il bello del quotidiano diventa l’abilità dell’artista di toccare gli oggetti, i materiali e di modificarne la presenza nel vissuto. Nell’arte contemporanea la possibilità di espandere la percezione della realtà viene moltiplicata dalle nuove tecnologie che modificano anche gli spazi di fruizione. Ma non tutto può essere arte solo perché riusciamo a concepire un’idea che reputiamo geniale, e lo sa bene Francesca Leone, figlia dell’indimenticabile regista Sergio Leone e della ballerina Carla Ranalli, con la sua arte meditativa, sociale, vicina al primitivo, che si ispira all’arte povera di Jannis Kounellis, a quella allegorica e crepuscolare di Anselm Kiefer e a tutte le altre espressioni artistiche cariche di tensione tra immagine e realtà.

Giardino

La produzione artistica di Francesca Leone (pittura, fotografia, scultura, installazione) è una sorta di screening senza fine per comprendere il senso del male generato dall’uomo riversato sulla Natura, che però riesce sempre a smascherare l’uomo. Il suo è un universo in penombra dove tutti noi siamo alla ricerca della nostra identità, volti alla decifrazione del nostro viaggio conoscitivo. Francesca Leone, rappresentando lo spirito attraverso la materia, dà nuova vita agli oggetti del passato, evocando nostalgia, storie e miti universali, avvalendosi di materiali organici quali olio, plastica, bitume, colla, terra, sabbia, segatura, e configura la realtà come un processo di immaginazione e creazione materiale e revisione. La visione del visibile si esplica come relazione tra l’illusione e la realtà creata dalle sue opere, quasi a volerci dire che è l’opera d’arte stessa a creare la realtà, e persino il visitatore con cui l’artista vuole interagire, come dimostra, ad esempio “Our Trash” (2015), opera composta da 18 grate in alluminio che creano una grande piattaforma su cui lo spettatore può camminare e riflettere. Spettatore che, chissà, potrebbe avere lo sguardo dei visi brancolanti che scivolano dal quadro, lasciano delle tracce, realizzati dalla Leone per la mostra Oltre il loro sguardo del 2009 a Mosca.

Francesca Leone pone un quesito fondamentale, ovvero il modo in cui la vita si pone con e nella natura da un punto di vista estetico e come tale modo si possa rappresentare nell’arte contemporanea, raccontando l’incedere affannoso dell’essere umano sulla Terra, il procedere doloroso di uomini e donne che divengono figure disperate ed ambigue, che però hanno un calore che attrae il nostro sguardo.

1 Le sue opere sono soprattutto esperienze visive e fisiche. Che emozione spera che il visitatore provi?
La cosa importante è riuscire a suscitare una qualsiasi emozione, un’opera non dovrebbe lasciarci indifferenti.

2 Tutto può essere arte?
Assolutamente no. Purtroppo l’arte contemporanea può creare confusione, si vedono tantissime opere che per essere capite devono essere “studiate”, nel senso che va approfondito il lavoro dell’artista il suo percorso, la sua coerenza. Se ciò è convincente, allora si può parlare di arte.

3 Quali sono gli aspetti che reputa più interessanti nel cogliere i mutamenti nei volti e nei corpi umani?

Se fa riferimento alla serie “Flussi Immobili”, quello che mi affascinava era ritrarre volti che attraverso l’acqua venivano spogliati della loro ‘maschera”. Le espressioni sono loro malgrado autentiche senza filtri, ma nello stesso tempo anche deformate dal flusso che le attraversa.

4 Suo padre Sergio ha scolpito il passare del tempo nella storia del cinema. Che rapporto ha come artista, con il tempo?
Negli ultimi anni sto usando per le mie opere materiali di recupero di uso quotidiano, come rubinetti, tubi o lamiere, cose logorate dal tempo, gettate, che in qualche modo hanno fatto il loro corso. Io tento di ridare a questi oggetti una veste differente da quella passata, più poetica.
Ad esempio, nelle opere della serie “Ritratto di famiglia” ho affogato nel cemento oggetti di casa che appartenevano ai miei genitori e ho cercato di renderli immortali. Mi fa stare bene pensare che quegli oggetti che hanno accompagnato per tanti anni la nostra vita continuino a esistere.

5 Quali artisti la ispirano particolarmente o trova comunque interessanti?
Sono tantissimi gli artisti che amo anche se non sono in linea con il mio pensiero creativo. Parlando di artisti contemporanei Anselm Kiefer, Jannis Kounellis, Gerhard Richter, li considero dei grandissimi maestri.

6 Picasso diceva che l’arte è una menzogna che ci consente di riconoscere la verità. Lei come la pensa?
Non ci avevo mai riflettuto, in un certo senso credo abbia ragione, ciò che facciamo noi artisti è qualche cosa che appartiene alla fantasia, all’invenzione, ma riflette il reale.

7 Crede che le sue opere disturbino, in senso positivo, chi le guarda?
Questo bisognerebbe chiederlo a chi le osserva…

8 Come prendono forma i soggetti delle sue opere?
Non potrei parlare di un metodo unico, per alcune opere c’è un bozzetto fotografico, per altre un pensiero che mi ronza nella mente per diverso tempo, fino a che non lo concretizzo, per altre ancora una sorta di immediato interesse per un materiale che mi ispira.

9 L’arte è davvero diventata una splendida superfluità (come sosteneva Hegel) o può ancora avere una funzione sociale?
Penso che l’arte in generale faccia bene allo spirito, se poi lancia anche dei messaggi sociali ci aiuta a essere migliori.

10 In “Giardino”, lei mostra la realtà quotidiana in tutta la sua crudezza, questa personale è anche un modo per riflettere sull’attuale valore di mercato delle opere d’arte?

Con “Giardino”, mostro quello che ci circonda, che ci preoccupa. L’inquinamento è un problema che ci affligge quotidianamente, ma non è solo questo, “Giardino” è’ un inno alla memoria (e qui torniamo alla domanda precedente sul tempo) migliaia di piccoli oggetti racchiusi in una grata che hanno fatto parte della nostra vita e del nostro passaggio sulla terra. La sua domanda è molto interessante perché vuol dire che la mia opera l’ha fatta riflettere sul valore delle opere d’arte nel mercato, cosa alla quale non ho pensato realizzandola, ed è proprio questo il significato dell’arte, emozionare e far pensare.

11 Si inserisce nel dibattito sulla necessità di salvaguardare l’ambiente anche l’istallazione Interattiva “Our Trash”? E non pensa che bisognerebbe salvaguardare anche l’uomo e non solo l’ambiente, visto che stiamo perdendo futuro e siamo inquinati ideologicamente?
L’uomo vive e fa parte della natura, quindi salvaguardare l’ambiente è salvaguardare noi tutti.
Vede, il terribile momento che stiamo attraversando con questa pandemia, mi ha fatto pensare molto perché sta distruggendo l’uomo, ma sta aiutando la natura. La domanda sorge spontanea: era questo l’unico modo?

12 “Metamorfosi” è una metafora di come si evolve l’arte e racconta il proprio tempo, un campo di battaglia tra vecchio e nuovo?
Metamorfosi nasce da immagini scattate durante alcuni miei viaggi in cui la natura sembra ricordare un corpo umano tanto da essere trasformata in un corpo. La terra è nostra madre.

Prossimi impegni?

Ho in programma due mostre molto importanti e impegnative. La prima alla galleria Magazzino di Roma curata da Danilo Eccher che, vista la situazione generale di criticità a causa del Covid-19, è rimandata a data da destinarsi. La seconda è prevista per i primi di giugno alle Gallerie D’Italia, uno spazio museale molto importante di Milano con la cura di Andrea Viliani. Mi auguro che questo momento, tanto difficile quanto doloroso, si possa superare al più presto, tutti insieme più consapevoli e migliori.

 

Fonte

Francesca Leone. L’arte del comportamento e della memoria

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