Nel cuore più antico della città di Napoli, vicino alla piazzetta Pietrasanta, dove ancestrali riti pagani hanno lasciato flebili ed indelebili tracce, un nuovo scrigno d’arte si apre con oltre centocinquanta capolavori della cultura italiana e napoletana, nell’ambito della mostra I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito curata dal critico d’arte onnipresente in TV Vittorio Sgarbi e inaugurata il 6 dicembre nella restaurata Basilica di Santa Maria Maggiore, detta alla Pietrasanta, in via dei Tribunali, dove rimarrà fino a maggio 2017.
La mostra Tesori nascosti
L’esposizione Tesori nascosti comprende opere appartenenti a fondazioni bancarie, istituzioni e privati e per questo nascoste al grande pubblico, selezionate per svelarsi come tesori, appunto, da qui nasce l’intento della nuova grande mostra che in questi giorni, in attesa del Santo Natale, sta attirando l’attenzione di un folto numero di visitatori assieme alle tantissime altre ricchezze storico-artistiche e archeologiche di una città, Napoli, dove l’arte è sempre presente.
Occasione speciale, quindi, per poter apprezzare dei tesori nascosti, appunti, dipinti e sculture che coprono un arco temporale che va dal XIII secolo fino al `900, una mostra che ha l’obiettivo di offrire un excursus artistico dei capolavori provenienti da diverse scuole e regioni.
Il percorso espositivo si apre con due teste muliebri marmoree attribuite a un maestro federiciano della metà del Duecento, seguite dal noto scultore senese Tino di Camaino con il San Giovanni Evangelista (1328-1335), mostrando la larghissima influenza che l’artista ebbe sulla scultura trecentesca, soprattutto nell’Italia meridionale, quando il maestro senese, al culmine della fama, si trasferì da Firenze a Napoli, chiamato presso la corte angioina per eseguire il monumento sepolcrale di Caterina d’Austria nella Basilica di San Lorenzo Maggiore con cui inaugurò la sua attività napoletana, creando una grande, assai originale, stagione della scultura. Non mancheranno nemmeno i più grandi maestri del secolo d’oro della pittura napoletana: Battistello Caracciolo, Mattia Preti, Luca Giordano, Solimena.
La mostra è anche l’occasione per vedere esposta la Maddalena Addolorata di recente attribuita a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, colui che dell’arte del suo secolo, il Seicento, sconvolse l’ambiente culturale col “dipingere di maniera, e con l’esempi avanti del naturale”, prediligendo il naturalismo, la concretezza degli stati d’animo, la fissità della tensione umana.
Proveniente da una collezione privata francese, la tela è dunque una delle riscoperte recenti più significative del corpus dell’artista lombardo (le opere permanenti in città sono “La Flagellazione” custodita a Capodimonte, “Le sette opere della Misericordia” custodita al Pio Monte e “Il Martirio di Sant’Orsola” a Palazzo Zevallos) ed essa è importante perché rappresenta a tutt’oggi uno dei modelli di riferimento del pittore, e Caravaggio, come è noto, non produceva dei modelli, o perlomeno, essi non sono ancora noti. Tuttavia questa struggente Maddalena, dipinta da Merisi tra il 1605-1606, poco prima di rifugiarsi a Napoli, è rappresentata in una posa teatrale, ma composta, abbandonata in una raccolta malinconia un personaggio che poi Caravaggio riproporrà nel celebre capolavoro del Louvre, “La morte della Vergine”.
Il progetto è stato realizzato con il patrocinio dell’Arcidiocesi della città di Napoli, della Regione Campania e del Comune della città Metropolitana di Napoli.
Arte nell’arte: il complesso della Pietrasanta
I Tesori nascosti è uno splendido viaggio nell’arte che trova luogo in un vero e proprio capolavoro dove storia e leggenda si mescolano di continuo. Chiuso al pubblico da anni il complesso della Pietrasanta appena restaurato – grazie a 1 milione e 300mila euro del Grande progetto Unesco e a 800mila euro raccolti dalla Associazione Pietrasanta a cui il cardinale Sepe ha dato la Chiesa in comodato d’uso – è uno dei più antichi della città.
Alle origini della fondazione della chiesa, infatti, con il suo campanile tra i più antichi d’Italia ed il più antico di Napoli, tra le autorevoli fonti prodotte dalla letteratura storico-artistica Cinque-Seicentesca, Carlo Celano (1617-1693), l’innamorato di Napoli, autore della più dettagliata guida sulla città, dal titolo “Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli” (1692), ricostruisce gli aneddoti circa la più antica costruzione sacra dedicata alla Madonna nella città di Napoli, servendosi da un lato di un vasto bagaglio erudito accumulato tramite ricerche d’archivio e biblioteca, dall’altro cimentandosi egli stesso nell’attività pratica di archeologo, facendo di lui un vero e proprio storico dell’arte di Napoli.
Celano scrisse che nel luogo della regione di Montagna, ossia, proprio nel luogo dell’attuale piazzetta della Pietrasanta, fu eretto un grande e famoso tempio per la dea Diana per cui si diffuse un radicato culto pagano riservato alle sole donne (perché a queste prometteva parti non dolorosi) nell’antica offerta del cosiddetto giuoco della procella, nel sacrificare una scrofa alla dea, per cui le sue sacerdotesse furono chiamate “dianaree” o “ianare” da cui trae origine, nel dialetto napoletano, la parola streghe, capaci di invocare il demonio. Da qui nacque forse la famosa leggenda del maiale indemoniato che, tutte le notti, si aggirava minaccioso per la piazza e le strade limitrofe per spaventare col suo diabolico grugnito i passanti.
La leggenda del maiale-demonio fu efficace per poter permettere al vescovo Pomponio, nel 525, la costruzione dell’edificio originario della Chiesa di Santa Maria Maggiore di epoca paleocristiana che sorse già nel VI secolo: sempre il Celano racconta che, durante il sonno la Vergine si presentò al vescovo e gli ordinò di scavare una buca proprio al di sotto del tempio della dea Diana fino a trovare una pietra di marmo avvolta in un leggero fazzoletto e di costruire proprio lì una basilica paleocristiana e di dedicargliela. Solo in questo modo avrebbe sconfitto il maiale.
La chiesa di Santa Maria Maggiore è dunque tra le più importanti della città, nacque sulla mai trovata Pietra Santa, la roccia che, secondo la tradizione, una volta baciata, era capace di dare l’indulgenza, il perdono, da cui deriva il suo appellativo. Le indagini archeologiche condotte negli ultimi anni hanno messo in luce i resti dell’antico tempio romano, le cui tracce sono ancora visibili dentro, fuori e nella cripta della chiesa, come ad esempio i frammenti di un antico mosaico romano.
La struttura attuale, invece, segnata dal campanile altomedievale e da due famose cappelle rinascimentali, una fatta edificare per la sua famiglia da Giovanni Pontano, massimo esponente del Rinascimento meridionale, e l’altra preesistente, quella del Capuccio, venne ricostruita tra il 1653 e il 1678 grazie al progetto di Cosimo Fanzago che la realizzò in stile barocco. Altri restauri vennero effettuati tra il XVIII e il XIX secolo, a cui si aggiunsero quelli terminati nel 1976 per rimediare ai danni subiti dalla struttura durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tesori nascosti è una inedita, sorprendente carrellata dentro la storia dell’arte popolata da artisti qualitativamente straordinari all’interno di un luogo altrettanto sorprendente attraverso le indelebili tracce lasciate sulle pietre di una città che non smette mai di emozionarci tra storia, passato mitico, culti pagani.