L’universo simbolico e rituale di Hermann Nitsch in mostra al CIAC di Foligno

Con la mostra Hermann Nitsch O. M. T Origine Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri) -Colore dal Rito, inaugurata al CIAC, Centro Italiano di Arte Contemporanea di Foligno il 25 marzo, l’austriaco artista contemporaneo più conosciuto al mondo per le sue azioni performative molto discusse ha selezionato quaranta opere della sua straordinaria produzione, tra cui alcune delle più celebri installazioni provenienti da numerose collezioni, appositamente allestite nel museo umbro; luogo di promozione culturale inerente la ricerca artistica del nostro tempo.

Curata da Italo Tomassoni e da Giuseppe Morra, gallerista napoletano ed editore degli scritti di Nitsch cui ha dedicato nel 2008 un Museo a Napoli, la personale dedicata al massimo esponente dell’Azionismo Viennese e dell’Informale mira a coinvolgere i visitatori, abbattendo qualsasi confine tra opere e pubblico, nell’ambiguamente complesso e densamente oscuro universo artistico del grande maestro visivo. L’osservazione e la riflessione critica della realtà in cui visse, i difficili anni della Vienna post bellica, sono all’origine della densa e sempre più complessa poetica di Hermann Nitsch (Vienna, 1938), sul cui significato la mostra intende concentrarsi: il Teatro delle Orge e dei Misteri, appunto, quello che rappresenta per lui un percorso di ricerca concepito sull’indagine dell’esperienza umana di derivazione drammatica, il quale sconfina nell’orrore della comunicazione visiva nelle sue rappresentazioni pittoriche astratte protese verso la simbologia del rituale.

Le opere presenti in mostra sono grandi tele, installazioni, litografie realizzate nell’arco di tempo compreso tra il 1984 e il 2010 e  sono divise in nove diversi cicli di lavori inseriti in un percorso espositivo concepito come se fosse un’unica grande opera. Un palcoscenico di immagini, un teatro nel teatro quello a cui approda la parabola artistica di Nitsch, drammaturgo, compositore, filosofo oltre che artista visivo, il quale riesce ad azzerare ogni forma espressiva riducendo la produzione artistica a un puro fatto teatrale, per il quale non occorrono altri strumenti che il corpo dell’artista e la sua intelligenza creativa. Sangue e altri fluidi organici, infatti, sono gli strumenti della crudezza delle sue azioni che rievocano sacrifici rituali dai complessi e oscuri valori mistici. Dal rito deriva la violenza del colore rosso schizzato o versato sulle grandi tele alla quale vernice egli sostuisce il sangue di animali morti.

Un universo lynchiano si potrebbe dire che, nel caso di Nitsch, comprende, dunque, gli aspetti più orribilanti e oscuri dell’individuo derivati non dalla conoscenza della realtà, questo è il senso più profondo dell’arte di Nitsch – contribuendo in maniera significativa sul nuovo modo di concepire e soprattutto esprimere l’arte contemporanea- ma dalla scoperta inattesa di emozioni, sensazioni ed esperienze conturbanti frutto di scavi interiori, quelle immagini visionarie e percepite nell’inconscio dell’uomo, continuo viaggiatore senza timone di un viaggio esplorativo nella profondità dell’anima, per innamorarsi perdutamente e intensamente della vita, gioia e dolore.

Un’arte scandalosa e provocatoria quella di Hermann Nitsch che il CIAC di Foligno offre la possibilità di conoscere ed esplorare fino al 19 luglio con la mostra Hermann Nitsch O. M. T Origine Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri) -Colore dal Rito, nella sede di Via del Campanile, realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Morra di Napoli, impegnata nella ricerca del valore della comunicazione visiva dell’arte contemporanea.

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