L’artista italiano LBS unisce il mondo con la performance “No Money, No War, No Web”

L’artista italiano Bruno Salvatore Latella (LBS)  presenta un trittico intitolato No Money, No War, No Web” nella città di Los Angeles. Si tratta di un progetto senza precedenti: per la prima volta al mondo una singola e specifica opera di street art è stata presentata contemporaneamente in più città del globo, inaugurando così l’avvento della prima forma di “Globalized Street Art”.

Il progetto rappresenta una potente denuncia contro la crescente distruzione dei confini fisici e ideologici che caratterizzano il mondo moderno.

La performance, coordinata in maniera meticolosa per far fronte al problema dei diversi fusi orari, è iniziata da Est, in Ucraina, per concludersi negli Stati Uniti.

L’obiettivo dell’artista LBS è sia quello di creare una “Performance Anti-propagandistica”, sia quello di unire street artist provenienti da tutto il mondo che, abbracciando la visione d’insieme, hanno permesso la sua realizzazione.

Le città coinvolte in questo progetto sono:

Odessa (Ucraina), Budapest (Ungheria), RomaMilano (Italia), Barcellona (Spagna), Berlino (Germania), Amsterdam (Paesi Bassi), Cape Town (Sud Africa), Koszalin (Polonia), Londra (UK), Los Angeles (USA).

Il trittico rappresenta tre diverse tipologie di entità contemporanee, non legate esclusivamente alla guerra:

  • Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, emblema dell’attuale conflitto monetario tra Occidente e Oriente che sta portando con la crisi Evergrande a un probabile futuro crollo economico delle banche mondiali e ad una possibile guerra nei confronti di Taiwan;
  • Elon Musk, figura criptica contemporanea, grande imprenditore ma allo stesso tempo artefice del destino del Web, il quale, attualmente, detiene il controllo del sistema di comunicazione internet satellitare Starlink in Ucraina e della piattaforma social X;
  • Vladimir Putin, presidente dell’attuale ex Unione Sovietica, tiranno artefice della distruzione dello Stato ucraino e russo, attraverso una propaganda tesa al concetto di “denazificazione” dell’Ucraina stessa, paradossalmente sta simulando le gesta storiche dei dittatori di inizio ‘900.

La mission che si pone l’artista è quello di permettere, alla sua e alle nuove generazioni, di aprire gli occhi, in quanto la passività liquida che stiamo vivendo sta sottomettendo gli individui e sta portando alla creazione di nuovi falsi Homo-DeiIl denaro, la guerra ed il Web.

In modo squisitamente metaforico, questa performance ha unito gli artisti di tutto il mondo in una lotta artivista nei confronti di questi finti Dei.

L’artista italiano ha una visione che combina il movimento artivista della “super-società liquida” con la Pop art postmoderna. Tale visione si esprime attraverso un simbolismo basato sull’analisi semiologica, sociologica e filosofica/teologica della società contemporanea, caratterizzata dalla tecnocrazia, dalla cultura passiva e dalla mancanza di sogni e certezze, in particolare nelle nuove generazioni. La sua opera è guidata dalla convinzione che la conoscenza porta alla distruzione e alla rinascita. LBS utilizza una varietà di tecniche, tra cui fotografia, disegno digitale, stampe fine art e pittura, prendendo ispirazione da opere rinascimentali, simboliste, Pop art e Street art, al fine di comunicare in modo efficace il suo messaggio concettuale e sociale.

La artistica di Latella ha una componente pedagogica legata alla sua formazione accademica e alle idee che guidano i suoi progetti. L’artista ha raggiunto tappe significative nella sua carriera, tra cui esposizioni personali, pubblicazioni e premi. Tra i progetti futuri, ci sono ulteriori esposizioni e opere di Street art sia in Italia che all’estero, su invito di collezionisti e enti privati e pubblici.

L’artista

LBS è nato a Reggio Calabria nel 1999. Da musicista classico a “maestro” delle arti visive, coniuga in modo unico gli studi umanistici con la sua produzione artistica, trasformando idee e visioni in opere d’arte avvincenti. Situato all’incrocio tra il concettualismo, l’estetismo e l’artivismo,

LBS ha rapidamente conquistato notorietà, collezionando premi prestigiosi. La sua street art potente e socialmente critica ha ottenuto riconoscimenti diffusi e apparizioni sui media nazionali. LBS affronta coraggiosamente le problematiche della società, invitando lo spettatore a confrontarsi apertamente con le sfide del mondo contemporaneo.

La sua visione unica si fonde con l’artivismo nella “super-società liquida”, esplorando simbolicamente la società contemporanea e la mancanza di sogni e certezze. Con una tecnica che combina fotografia, disegno digitale, progettazione di stampe fine art e pittura, LBS trae ispirazione da diverse correnti artistiche, creando un linguaggio visivo incisivo.

Le sue opere comunicano un messaggio concettuale e sociale, con un profilo pedagogico che riflette la sua formazione accademica. LBS è stato protagonista di mostre e pubblicazioni importanti, con una crescita costante nella sua carriera artistica. Preparati a essere rapito da LBS, un artista che usa l’arte come catalizzatore per il cambiamento, richiamando la nostra umanità e offrendo una speranza luminosa per il futuro.

Desenzano del Garda celebra il centenario della nascita dell’artista pop Roy Lichtenstein

La Città di Desenzano del Garda (Bs), in occasione del centenario della sua nascita, celebra uno dei più importanti artisti americani della Pop Art internazionale: Roy Lichtenstein.
Organizzata dall’Assessorato alla Cultura e prodotta da MV Eventi, la mostra “Roy Lichtenstein: the Sixties and the history of international Pop art” sarà ospitata al Castello dal 29 aprile al 16 luglio 2023 e presenterà 60 opere di Roy Lichtenstein e di alcuni dei principali protagonisti del rinnovamento artistico degli anni Sessanta.
“La cultura Pop” afferma l’Assessore alla Cultura Pietro Avanzi “torna a riempire coi suoi colori e i suoi valori le mura del nostro castello Medievale andando a valorizzarlo ancora una volta: le opere di Roy Lichtenstein rappresentano un salto nel passato degli anni Sessanta che ci proietta all’interno della storia internazionale della Pop Art. Sono convinto che anche stavolta il pubblico risponderà alla grande nei quasi tre mesi di esposizione della mostra: non a caso abbiamo scelto un’artista globale e conosciuto in tutto il mondo, visto che stiamo entrando nel pieno della stagione turistica con tante persone provenienti da tutta Europa. Ringrazio il prezioso contributo di Matteo Vanzan, curatore e organizzatore della mostra, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile”.
Fonte: Getty Images
Roy Lichtenstein, uno dei più importanti artisti della Pop americana, è stato protagonista indiscusso, assieme ad Andy Warhol, del ritorno alla figurazione negli anni Sessanta dopo la stagione Informale.
Le sue opere, ormai entrate nel mito, si rifanno ad un immaginario collettivo fatto di fumetti, pubblicità, personaggi della Walt Disney, piloti dell’aeronautica militare rispondendo alla necessità di spersonalizzare l’opera d’arte dai sui più intimi significati non essendo, come dichiarò lui stesso, “interessato a divulgare tematiche che insegnino qualcosa alla gente, o che cerchino, in qualche modo, di migliorare la società”.
Il percorso espositivo” spiega il curatore della mostra Matteo Vanzan “è strutturato per offrire una panoramica sull’opera di Lichtenstein e della sua celebre tecnica pittorica che, in linea con le ricerche warholiane, mira ad associare la creazione artistica ad un vero e proprio prodotto industriale partendo però sempre dal disegno, di cui abbiamo un esemplare esposto in mostra. La tecnica dei punti Ben Day, il cui nome deriva dall’illustratore e stampatore del XIX secolo Benjamin Henry Day che li ha introdotti per la prima volta, ha portato Lichtenstein ad una riconoscibilità immediata all’interno del sistema dell’arte contemporanea facendolo diventare uno degli artisti più amati del secondo Novecento”.

 

In mostra saranno presenti alcuni dei suoi lavori più conosciuti come Crack! del 1963 usato come manifesto pubblicitario per annunciare la mostra di Lichtenstein alla Leo Castelli Gallery, As I open fire del 1967, Drowing Girl del 1987 edito dal MoMA di New York e tratto dal racconto Run for Love! della DC Comic, oltre ai suoi celebri omaggi agli artisti del passato Pablo Picasso e Carlo Carrà con The red horsemen del 1975.
Di grande importanza sarà anche l’aspetto emozionale della mostra, il cui obiettivo sarà quello di trasportare il visitatore all’interno di un’epoca intramontabile attraverso la proiezione di film, documentari come Woodstock e una ricca colonna sonora fatta di brani di Beatles, Rolling Stones, Jimi Hendrix, The Who, Janis Joplin e molti altri ancora.
“A completamento dell’esposizione” conclude Vanzan “abbiamo voluto rendere omaggio ad alcune delle personalità più importanti dell’arte degli anni Sessanta come il vincitore del Gran Premio della Biennale di Venezia del 1964 Robert Rauschenberg, Andy Warhol, l’inglese Joe Tilson, Jim Dine oltre ad una parentesi dovuta sia al Nouveau Réalisme con Arman, Yves Klein e Mimmo Rotella”.

 

La mostra, aperta fino a domenica 16 luglio, avrà i seguenti orari: 29 aprile – 31 maggio: lunedì chiuso – martedì/domenica 10.00-18.00 e 1 giugno – 16 luglio: lunedì chiuso – martedì/domenica 10.00-18.30.

L’Andalusia e il Museo Picasso di Malaga

L’Andalusia è la parte più meridionale del continente spagnolo ed è una delle 17 comunità autonome del paese. Solo uno stretto, lo stretto di Gibilterra, largo 14 chilometri separa l’Andalusia dall’Africa e collega il Mediterraneo con l’Oceano Atlantico. Si dice che l’anima della Spagna vive qui: l’Andalusia, che è soleggiata dal sole, è la regione più meridionale del regno spagnolo ed è nota per il suo piacere nel celebrare, gustare, mangiare e bere. Sherry o vino, olive o prosciutto, pesce o tapas: puoi goderti la cucina andalusa. Le coste dell’Andalusia sono un vero paradiso per la maggior parte dei turisti: spiagge splendide e apparentemente senza fine, una natura mozzafiato e naturalmente l’esclusiva cultura spagnola.

Una delle principali attrazioni è il Museo Picasso di Malaga. Dal 2003, il Museo Picasso si trova nel Palacio de Buenavista, che risale al XVI secolo ed è un tipico edificio andaluso. Fu costruito per fornire a Pablo Picasso nella sua città natale un palcoscenico appropriato per i suoi lavori. In totale, i visitatori del museo possono vedere oltre 200 opere dell’artista dotato nella mostra permanente del museo. La maggior parte delle opere sono state messe a disposizione del museo da Christine Ruiz-Picasso e Bernard Ruiz-Picasso. Oltre a disegni e dipinti, il museo ospita anche sculture e ceramiche.

Il Museo è gestito dalla Fundación Museo Picasso Málaga. L’eredità di Paul, Christine e Bernard Ruiz-Picasso mira a garantire che l’opera di Pablo Picasso sia preservata, esposta, studiata e divulgata. Essa concepisce il Museo Picasso Málaga come un centro di proiezione e promozione culturale e sociale, al quale i cittadini si recano non solo per godere del patrimonio, ma anche per partecipare ad attività educative e beneficiare dei servizi culturali. Juan Manuel Moreno Bonilla, Presidente della Junta de Andalucía, e Christine Ruiz-Picasso sono i Presidenti Onorari. Il Ministro della Cultura e del Patrimonio Storico, Patricia del Pozo, detiene la presidenza del Consiglio di fondazione, che oggi è composto da ventidue membri, con Christine e Bernard Ruiz-Picasso e Juan Alfonso Martos come patroni a vita. I Patroni esercitano la loro posizione a titolo gratuito.

Pablo Ruiz Picasso è nato il 25.10.1881 a Malaga. Suo padre José Ruiz Blasco era un insegnante di disegno. Dal 1898 ha assunto il nome da nubile di sua madre María Picasso y Lopez. È stato un bambino che ha persino messo in imbarazzo suo padre con il suo talento e all’età di 15 anni ha completato l’esame di ammissione all’Art Academy di Barcellona. Dopo un anno suo padre vide che Picasso era sotto-sfidato e lo mandò a Madrid. Lì non solo andò a scuola, ma visitò anche musei e pub di artisti, dove trovò ispirazione. Anche allora ha avuto le sue prime mostre di successo.

Dal 1901 viaggiò regolarmente a Parigi, l’allora capitale dell’arte; un esercizio obbligatorio per giovani aspiranti artisti. Influenzato e ispirato dagli impressionisti Cézanne, Dégas e Toulouse-Lautrec, iniziò a osservare e dipingere estranei della società. Picasso ha iniziato a sperimentare con i materiali. Nel periodo successivo ha inventato il collage e ha realizzato anche sculture che non erano solo fatte di legno, metallo o carta, ma anche di tutti gli altri materiali e oggetti immaginabili.

Ravvivando periodicamente, e quindi rivedendo la propria collezione, il Museo Picasso Málaga segue le orma di Picasso, il quale non ha smesso di innovare la propria arte per tutta la vita. Attraverso un percorso tematico e cronologico, la nuova narrazione espositiva nel Palacio de Buenavista permette al visitatore di approfondire la conoscenza del percorso artistico di Picasso, raggruppando le sue opere in modo da renderne possibile la comprensione dei processi lavorativi.

Così, nella sesta trasformazione avvenuta nelle sale del Palazzo Buenavista da quando il museo ha aperto i battenti nel 2003, saranno esposte fino al 2023 un totale di centoventi opere, frutto della trattativa che sancisce l’impegno del Ministero della Cultura e del Patrimonio della Junta de Andalucía con la Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso para el Arte (FABA), che è stata ulteriormente rinnovata con un totale di 162 opere di Picasso che verranno aggiunte in questo periodo a i 233 della propria collezione della pinacoteca. La nuova distribuzione che il museo espone dal 1 giugno 2020 deve la sua particolarità ad un innovativo layout scenografico degli spazi museali.

Si compone di 44 dipinti, 49 disegni, 40 opere grafiche, 10 sculture, 17 ceramiche, 1 arazzo e 1 foglio di linoleum. Così, tra le 233 opere di proprietà del Museo Picasso Málaga e queste 162 della Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso para el Arte (FABA), la collezione conta quasi quattrocento opere di Pablo Picasso datate tra il 1894 e il 1972, di cui 120 le opere sono esposte nel Palacio de Buenavista. Le opere esposte compongono un racconto espositivo che parte dagli anni formativi e percorre i momenti più rappresentativi della carriera dell’artista.

Oggi la maggior parte delle sue opere, oltre 200 dipinti, 160 sculture, collage, disegni e ceramiche sono nel Musée Picasso di Parigi.

 

Fonte

Andalusien, Picasso und ein Golfresort / L’Andalusia, Picasso e un Golfresort

Mostra d’Arte Museale Internazionale Pro Ucraina Alla Fabbrica del Vapore Milano

Il progetto d’arte Pro – Ucraina, nasce da un gruppo di persone che avendo conosciuto il Maestro Ivan Turetskyy, la sua pittura e la sua magica vita, portammo la sua arte in Italia nel 2021. Oggi si è deciso insieme all’artista ed al suo team bloccato rispettivamente a Kiev ed a Leopoli, di realizzare un percorso artistico museale che ponesse ulteriormente il focus di questa immane tragedia sulle persone, del popolo ucraino che sta subendo l’oscurità della guerra.

 

Lo scopo principale del progetto è:

 

1- Raccogliere fondi attraverso la vendita delle opere d’arte dell’artista, attraverso coloro che verranno a visitare l’evento e che acquisendo un’opera d’arte potranno contribuire alla raccolta fondi da destinare al MIUFI Associazione Nazionale Italia- Ukraina, per l’aiuto umanitario al popolo ukraino.

2- Raccogliere fondi attraverso l’eventuale partecipazione degli sponsor/donatori privati che vorranno essere protagonisti di tale importante tour di eventi.

3- Attraverso una battuta d’asta finale delle suddette opere esposte.

 

Il tutto per riuscire non solo a destinare i fondi raccolti per gli aiuti di materiali di prima necessità al popolo di Ukriana, ma anche per creare una accoglienza che possa dare una sorta di normalità alle famiglie, persone, donne e soprattutto bambini che saranno ospitare nei nostri territori.

 

L’arte di Turetskyy 

Ivan Turetskyy nato nel 1956, è un artista ucraino unico. La sua storia è un percorso verso la forma perfetta, con esperimenti, vasta esperienza visiva e conoscenza enciclopedica. In primo luogo, Turetskyy è un artista di Lviv, Ucraina, già Lvov, Lemberg, nel cuore della Galizia, ai confini dell’Impero dell’Europa orientale, una città di sbiadita gloria asburgica ma molto una capitale europea con un cuore ucraino e anima. Una piccola Praga, gli edifici sono grandiosi, magnifici, il fulcro di una città indipendente e pulsante, molto diversa dal resto dell’Ucraina.

Il lavoro di questi artisti rompe gli stereotipi dell’arte ucraina dell’era sovietica e post-sovietica: l’ingresso di Ivan nel mondo dell’arte è atipico. I suoi genitori erano entrambi artisti, che hanno lavorato come scenografi al teatro teatrale Stanislaviv dalla fine degli anni ’50, mantenendo un’atmosfera creativa per i loro figli: con una collezione privata di etnografia, oggetti prebellici e antichità. Ivan ha iniziato il suo studio con un’analisi dell’arte popolare ucraina prima di passare ai suoi esperimenti personali.

La plasticità ha giocato a lungo un ruolo speciale nelle opere di Ivan Turetskyy, quando le forme scure o illuminate assomigliano a sagome figurative. Diventano allora visibili le ombre dei suoi capolavori artistici preferiti: scultura barocca e icona bizantina. La connessione consapevole tra forma astratta ed esperienza visiva era una volta ben motivata dal suo connazionale, il cubo-futurista ucraino Oleksandr Archipenko: “L’arte non è ciò che vediamo, ma ciò che abbiamo dentro di noi”.

Ritmi dinamici rotanti, che sono sempre alla base della struttura compositiva delle opere di Ivan, conferiscono loro un’affinità inconscia con le sculture di Archipenko. Poiché né la sensazione di massa né il ritmo possono essere imitati, queste cose sono il frutto della germinazione subconscia.

 

 

Giovanni Anselmo, tra i fondatori dell’arte povera, in mostra alla galleria Alfonso Artiaco di Napoli dal 18 gennaio

Giovanni Anselmo presenta la sua terza personale presso la Galleria Alfonso Artiaco, a piazzetta Nilo il 17 gennaio prossimo, dalle 10.00 alle 19.00; le precedenti nel 1991, nello spazio di Pozzuoli, e nel 2005 a Palazzo Partanna in piazza dei Martiri a Napoli. La mostra durerà fino al 5 marzo 2022.

Tra i primi nella cerchia dei fondatori del movimento Arte Povera, Anselmo sin dal finire degli anni ‘60 trae la propria ispirazione dall’osservazione degli eventi naturali e dall’energia che ne scaturisce. La sua ricerca radicale combina materiali di diversa natura in continuo dialogo o conflitto, rendendo quasi tangibili le forze che animano l’opera d’arte, manifestandosi attraverso gli effetti sul mondo circostante.

Questo dualismo si traduce in una tensione continua tra visibile e invisibile, tra potenza e atto, tra finito ed infinito. Organico e inorganico, naturale e tecnologico, leggerezza e pesantezza sono solo alcune delle coppie dialettiche sulle quali l’artista lavora in cui l’energia insita nella materia è bloccata in quell’attimo in cui fenomeni opposti collidono e si azzerano.

La mostra presenta una selezione di lavori datati dal finire degli anni ’60 fino ad oggi, in un percorso di opere rappresentative dell’artista.

L’artista

Giovanni Anselmo nasce a Borgofranco d’Ivrea nel 1934 e si avvicina alla pittura da autodidatta. Dal 1967 inizia ad esporre nelle principali mostre di Arte Povera e al 1968 risale anche la sua prima mostra personale sempre presso la Galleria Sperone di Torino.

La fine degli anni Sessanta segna anche l’inizio dell’esperienza internazionale: è infatti invitato a “Prospect ‘68”, Dusseldorf, 1968; “When Attitudes Become Form”, Berna, 1969 e “Conceptual Art – Arte Povera – Land Art”, Torino, 1970.

Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1978, 1980 e nel 1990 dove vince il Leone d’Oro per la Pittura. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche nazionali e internazionali fra cui GAM di Torino, Museum of Modern Art di New York, Museum of Contemporary Art di Los Angeles e S.M.A.K di Ghent.

Le opere di Anselmo sono installazioni di materiali diversi, spesso opposti, in rapporto di equilibrio e di tensione; si configurano come la materializzazione dell’energia di una situazione o di un evento. In Torsione, del 1968, ad esempio, un panno di fustagno è mantenuto attorcigliato da una barra di ferro, il cui movimento è impedito dalla presenza della parete.

In Senza titolo (Struttura che mangia) un cespo di lattuga è trattenuto tra due blocchi di granito; entrambe le opere visualizzano il concetto di entropia, in base all’interpretazione del filosofo francese Georges Bataille.

Invisibile (1971-75) è un parallelepipedo di granito nero d’Africa su cui è incisa la scritta VISIBILE. Il blocco non è intero ma tagliato su un lato, su cui si presupponeva inscritto il suffisso IN, ovvero la sua parte invisibile, infinita e incommensurabile, quella che renderebbe l’opera finita ma «invisibile». Con un gesto essenziale, Anselmo allude alla possibilità di trovare un completamento in ciò che non vediamo.

La Galleria Alfonso Artiaco celebra L’Art Days-Napoli e Campania

Presso la prestigiosa Galleria Alfonso Artiaco di Napoli, è partita la mostra dal titolo Accesso, curata da Christian Malycha con la partecipazione degli artisti André Butzer, Albert Oehlen, David Schutter, Jana Schröder, Raphaela Simon e Ulrich Wulff per celebrare l’Art Days – Napoli e Campania.
Fondendo l’espressionismo europeo con la cultura popolare americana, il tedesco André Butzer si è fatto strada attraverso gli estremi artistici e politici del 20° secolo – vita, morte, consumo e intrattenimento di massa – fino al 21° secolo. Con influenze ad ampio raggio tra cui Paul Cézanne, Edvard Munch, Henri Matisse, nonché Walt Disney e Henry Ford, Butzer ha sviluppato un universo fittizio unico ed elaborato.
Albert Oehlen lavora in una varietà eclettica di tecniche e immagini. Interessato all’esplorazione del mezzo come genere, i suoi dipinti sono passati incessantemente dall’astrazione al realismo, spesso fungendo da parodia o imitazione di modelli pittorici tradizionali.
L’arte di David Schutter è una forma di studio fenomenologico che discute le distanze e i problemi incontrati durante la realizzazione di un dipinto. Le sue opere sono tanto rievocazioni performative di specifiche fonti canoniche quanto discreti dipinti e disegni, e come tali formano un repertorio di lunghe prove pittoriche.
Jana Schröder si concentra sulla ricerca del segno e dell’intimità dell’inconscio creando tele poetiche e complesse, capaci di trasportare in luoghi ignoti.
Raphaela Simon è nota per i suoi dipinti di forme semplici e indistinte su fondali monocromatici. Per realizzarli, l’artista lavora in più fasi, ridipingendo e modificando gli elementi in un processo lento e continuo. Simon genera forme di palinsesto, con i colori che brillano attraverso i diversi strati, aggiungendo sfumature alle composizioni.
Ulrich Wulff passando dalla figurazione all’astrazione, propone una figura grottesca con gli occhi sporgenti e un grande naso che compare frequentemente nei suoi dipinti e disegni.
Art Days – Napoli e Campania è la prima art week della regione, che si svolge dal 16 al 19 Dicembre 2021, riunendo spazi indipendenti e gallerie d’arte contemporanea del territorio da Napoli a Salerno passando per Benevento e Caserta.
Art Days – Napoli e Campania è un’iniziativa a cura di Letizia MariRaffaella Ferraro e Martina Campeseorganizzata dall’Associazione Attiva Cultural Projects. Nata dalle menti brillanti di tre giovani ragazze, che nel 2020 sono riuscite ad unire in un’unica iniziativa 46 enti di cui 35 a Napoli, tra gallerie del territorio come, ad esempio, Lia Rumma, Alfonso Artiaco e Umberto Di Marino e assicurandosi il supporto di istituzioni come il Museo Madre, Casa Morra, e molti altri. In particolare la manifestazione ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee; per l’occasione, nei giorni 17, 18 e 19 il Museo Madre offrirà al pubblico il biglietto ridotto.
Art Days – Napoli e Campania è promotore di uno spirito di complicità e collaborazione tra enti pubblici e privati, piccoli e grandi, città e provincia, in modo trasversale ed egualitario. Un’opportunità per scoprire un mediterraneo contemporaneo.
ORARI GALLERIA 
16 – 17 – 18 dicembre ore 10 – 19
19 dicembre ore 10.30 – 13
Calendario aperture:
16/12 Caserta, Benevento, Salerno e Sorrento
17/12 Napoli – Centro Storico
18/12 Napoli – Chiaia
19/12 Napoli – Provincia

L’artista ucraino Ivan Turetskyy in mostra allo Swiss Logistics Center di Chiasso dal 13 novembre

Quindici opere d’arte, ricche di colore che donano magia all’osservatore che si perde con il suo sguardo e la propria anima nel vortice del movimento cromatico e delle micro-macro geometrie che la sapiente anima e mente del Maestro sono state in grado di creare, portandoci a rivedere un nuovo post futurismo alla Balla, Boccioni in chiave completamente nuova dove l’arte torna a pieno titolo padrona della scena.

Saranno Presenti le Autorità di Chiasso e Castiglione Olona, del Canton Ticino, Il Presidente di Propeller Club Milano e Associazione Italia-Hong Kong, Dottor Riccardo Fuochi; della Regione Lombardia; il Maestro Ivan Turetskyy; il titolare della Galleria Portal11 di Kiev, Dottor Igor Globa; le Autorità del MIUFI Ukraina-Italia, Presidente Dottoressa Irina Sultan e la Vice Presidente, nonché Ambasciatrice dell’Arte, Dottoressa Oksana Filonenko; Gian Giacomo William Faillace A.D di Phoenix-Wicom ltd, azienda organizzatrice dell’International Fashion
Expo.

Ivan Turetskyy è nato il 17 agosto 1956 a Krasnoyarsk (Russia). Si è formato artisticamente presso la Lviv Ivan Trush University of Art e Lviv State Institute of Decorative Arts and Crafts. Attualmente lavora nei settori della pittura a olio, della grafica e dell’araldica. Ivan Turetskyy è membro dell’Unione degli artisti nazionali dell’Ucraina. Le sue opere si trovano in collezioni private in Ucraina e all’estero.

L’artista ucraino ha creato una cultura underground all’interno del filone dell’arte metafisica. In contrasto con l’unicità della società sovietica, i suoi enigmi intellettuali assomigliavano alle opere di Alberto Savinio, per poi approdare al neofuturismo.

Evento: Mostra d’Arte Personale presso il prestigioso Art Exhibition Space
Titolo: “Dal Diario Italiano” del Maestro Ivan Turetskyy
Luogo: Swiss Logistics Center – Chiasso – Svizzera
Date: Dal 13 al 30 Novembre 2021
Inaugurazione: 13 Novembre ore 17:30 con presentazione ufficiale e rinfresco su invito – green pass o tampone obbligatorio
Organizzatori: Swiss Logistics Center – Artemilo1941Association – Portal11 – Vice Presidente MIUFI Ambasciatrice dell’Arte Dottoressa Oksana Filonenko
Direzione Moda: International Fashion Expo
Media partner: Ozero Komo
Patrocinio: Città di Chiasso e Comune di Castiglione Olona
Associazioni Culturali: MIUFI – Pro Loco Castiglione Olona – Associazione Culturale Masolino da Panicale – International Propeller Club Milano – Associazione Italia-Hong
Kong

Organizzatori della manifestazione: Artemilo1941Association – Galleria Portal11 – Swiss Logistics Center – Ambasciatrice dell’Arte Vice Presidente del MIUFI Dottoressa Oksana Filonenko

Associazioni partecipanti: MIUFI – Pro Loco Castiglione Olona – Masolino da Panicale

Media partner ufficiale: Ozero Komo

Ingresso: Libero

Maggiori informazioni:

www.swisslogcenter.ch – www.artemilo1941association.com –
www.portal11.com.ua – www.chiasso.ch – www.madeinukraine.it – www.ife-italia.com –
www.propeller.mi.it

‘L’Arte nei manifesti del Cinema di Florestano Vancini’ in mostra a Ferrara dal 18 settembre

Ferrara omaggia il grande regista Florestano Vancini con la mostra intitolata ‘L’Arte nei manifesti del Cinema di Florestano Vancini‘, la prima esposizione permanente dedicata al cinema ferrarese e a uno dei suoi massimi rappresentanti.

L’ inaugurazione avrà luogo domani, sabato 18 settembre, alle ore 18.00, presso lo Spazio Grisù. L’iniziativa di una mostra con manifesti, cimeli, testimonianze storiche di pregio è piaciuta anche alla Regione Emilia-Romagna, che ha selezionato la proposta di Stefano Muroni, attore e organizzatore culturale ferrarese, nell’ambito del Bando regionale sulla memoria, dedicato alle figure che “hanno segnato la storia del territorio emiliano-romagnolo del ‘900, di cui va conservata la memoria storica e garantita la sua trasmissione alle nuove generazioni, oltre a sostenere una ricerca storica approfondita e aggiornata”.

Curatore della mostra permanente sarà Luca Siano, tra i massimi esperti a livello nazionale di pittori del cinema e direttore dell’Archivio Sandro Simeoni. “Abbiamo raccolto ed archiviato – spiega Simeoni – il maggior numero di locandine, foto, buste, soggetti e manifesti riguardanti tutta l’opera cinematografica del grande regista estense, compreso un rarissimo bozzetto originale disegnato da Ermanno Iaia per il corredo pubblicitario de ‘La banda Casaroli’ del 1962. Simeoni, Iaia, Brini, Ferrini, Casaro, sono alcuni dei nomi dei pittori che con la loro arte hanno fatto da tramite tra l’autore ed il suo pubblico, cogliendo l’essenza di quei film e cristallizzandola in una singola immagine dipinta.

Le immagini dipinte evocano parte delle storia del cinema italiano, quel cinema capace di coniugare abilmente l’impegno politico, la narrazione storica e il puro spettacolo, attuando anche un revisionismo storico, insieme a Visconti (Senso) attraverso la pellicola del 1972,  “Bronte”, in cui il regista ferrarese abbatte definitivamente il mito consolidato che la tradizione italiana aveva costruito intorno al Risorgimento, periodo che viene visto da Vancini come pieno di aspettative deluse e di occasioni mancate, a cominciare dalla non partorita Repubblica democratica, sostituita da una monarchia sabauda priva di vigore, sia sul piano delle libertà che su quello della giustizia sociale.

Vancini non è riuscito dalla metà degli anni Settanta a tenere alta l’attenzione verso l’analisi della realtà perché il neorealismo stava perdendo vitalità, ma film come Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato, La lunga notte del ’43 (suo esordio cinematografico, Amore amaro, rappresentano tentativi esemplari e riusciti di quell’inizio di ricostruzione della storia dalla parte dei vinti e delle classi subalterne che si comincia a fare proprio alla svolta del decennio, capovolgendo non pochi indiscussi stereotipi rimasti troppo a lungo immutati.

La tensione morale e l’ammissione di una insensibilità culturale verso la presa di coscienza della frattura tra passato e presente sono le peculiarità del cinema di Vancini e che purtroppo il cinema italiano di oggi ha smarrito, votandosi alla bieca retorica.

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