Scoperto il ritratto del grande poeta romantico greco Andreas Kalvos

Andreas Kalvos (1792-1869) è considerato uno dei più importanti poeti del romanticismo greco, ma anche patriota che dedicò molte sue opere alla causa dell’indipendenza della Grecia, ma il suo volto è rimasto sconosciuto fino a pochi mesi fa, quando il Professor Giorgio Andreiomenos, dopo lunghe ricerche, ha scoperto all’interno di una collezione privata greca, il ritratto del grande poeta, eseguito a Firenze, nell’abitazione di Ugo Foscolo, del quale fu molto amico e che ammirava profondamente.

Ma andiamo con ordine. Nato, come Foscolo, sull’isola di Zante, ma nel 1802 seguì il padre a Livorno; nel vivace clima della città labronica, dove rimase fino al 1811, imparò la lingua e la cultura italiana, e respirò anche una certa aria di cospirazione, in un periodo in cui, sia in Italia sia in Grecia, si cominciava a parlare di unità nazionale. Nel 1812 si recò a Firenze dove fece di tutto per conoscere Ugo Foscolo, poeta del quale ammirava lo stile ma anche l’impegno patriottico. Foscolo sarebbe diventato la sua guida e il suo iniziatore al neoclassicismo, ai modelli arcaici e al liberalismo politico. Nel 1813 Kalvos, sotto l’ombra di Foscolo, scrisse tre tragedie in italiano: Teramene, Danaidi e Ippia. A Firenze, Kalvos conobbe anche Francesco Benedetti, poeta e carbonaro, con cui rimase in lunghi rapporti, testimoniati dalle lettere ritrovate nell’archivio dell’italiano. Entrato nella carboneria, fu perseguitato politicamente e costretto a lasciare l’Italia nel 1821; riparato a Ginevra, qui entrò nella massoneria, precisamente nella loggia Les Amis Sincères, fondata nel 1806 da Filippo Buonarroti. Come lo stesso Foscolo, soggiornò in più città europee, Londra compresa, prima di ritornare in Grecia, a Corfù, dal 1826 al 1852, dove insegnò anche all’Accademia Ionica. Poi, scelse di tornare in Inghilterra, dove rimase fino alla scomparsa nel 1869.

La poesia di Kalvos combina il drammatico con l’idilliaco, il pagano con il cristiano , i modelli greci antichi con l’attualità rivoluzionaria contemporanea, il puritanesimo con l’erotismo latente, il rigore, la malinconia, la forma classicista con il contenuto romantico. Di questo personaggio, però, fino a ieri era sconosciuto il volto; poi, dopo lunghe ricerche, il Professor Giorgio Andreiomenos si è imbattuto in un ritratto di giovane “letterato”, realizzato “nella prima metà del secolo XIX”, che sul retro recava “illeggibile iscrizione in italiano (probabilmente scritta a penna)”, effigie del Sig. And. Calvo, “e nient’altro che possa aiutare a un’ulteriore identificazione”. Poiché, però, circolano diversi ritratti di fantasia del poeta – realizzati nel tempo sull’onda del fascino dei suoi componimenti, ma non corrispondenti alla realtà del suo volto – la cautela del Professore era massima.

È stato quindi necessario incrociare le descrizioni del suo volto, reperibili sul passaporto rilasciatogli il 24 giugno 1826 dal consolato britannico a Marsiglia, e scoperto qualche anno fa dal compianto Spyros Asdrachas (1933-2017); Kalvos è descritto come “avente un’altezza di cinque piedi e sei pollici (cioè poco meno di un metro e settanta centimetri), capelli neri, fronte nuda, sopracciglia nere, naso piccolo e grosso, occhi castani, bocca media, mento rotondo, viso ovale e carnagione naturale (cioè bianca)”. A questa descrizione il ritratto in questione risponde perfettamente; e si presume che sia stato realizzato a Firenze, negli anni Dieci dell’Ottocento, nell’abitazione dello stesso Ugo Foscolo.

Una lunga ricerca che ha dato finalmente un volto a uno dei poeti ancora oggi più amati di Grecia e che ebbe profonde relazioni anche con l’Italia.

La Lampadedromia racconta la Napoli pitagorica: le vere origini di Neapolis

C’era un preciso disegno geometrico di matrice pitagorica 2500 anni orsono all’origine della nascita di Napoli? La domanda ha affascinato per lunghi secoli storici, filosofi, matematici e archeologici. Ed ormai c’è un importante studio accademico che riesce a suffragare con rigore scientifico quella che finora era stata solo un’affascinante ipotesi. Il merito è dell’architetto napoletano Teresa Tauro, natali pugliesi di Castellana Grotte e studi universitari federiciani, che ha raccolto, documentato e argomentato lunghi anni di studi nel volume “Alle origini dell’urbanistica di Napoli” (Pandemos Editore), scritto a quattro mani con il contributo scientifico di Fausto Longo, docente di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’Università degli Studi di Salerno.

In occasione della sua quarta edizione la Lampadedromìa, il più antico evento sportivo attestato a Napoli, strettamente legato al culto di Partenope ed antecedente dei Giochi Isolimpici istituiti da Augusto, sabato 29 giugno alle ore 17 ha organizzato a Napoli nel Complesso di San Lorenzo Maggiore una conversazione aperta agli interventi del pubblico nel corso della quale Teresa Tauro si confronterà sulla “Napoli Pitagorica” con giornalisti, accademici ed esperti di storia, matematica, architettura, urbanistica e filosofia.

A seguire la visita guidata nel sottosuolo dell’Area archeologica di San Lorenzo Maggiore (ovvero quel che resta della sistemazione greca della città di Napoli).

La Lampadedromìa Neapolitana

La quarta edizione della Lampadedromìa si svolge come evento collaterale alla XXX Universiade estiva, anticipando di qualche giorno la cerimonia inaugurale dell’attesa kermesse sportiva, quale ideale testimone tra le antiche competizioni sportive partenopee e l’Universiade, che non a caso ha adottato come mascotte la sirena Partenope.

Il programma della manifestazione comprende due giorni di iniziative, tra conferenze, coreografie, teatralizzazioni e la vera e propria corsa con le fiaccole, che ha scelto un percorso che consente di costeggiare molti degli splendidi siti archeologici del Parco Archeologico dei Campi Flegrei e di Napoli, coinvolgendo in modo attivo le amministrazioni dei Comuni di Pozzuoli e Napoli, che hanno accolto con entusiasmo il progetto, che in prospettiva vuole raggiungere i 42Km della Maratona e variare il percorso in modo da includere un sempre crescente numero di beni culturali e paesaggistici del Golfo partenopeo.

 

Sabato 29 Giugno ore 17

Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore – Piazza San Gaetano – Napoli

Ingresso libero

La seduzione. Mito e arte nell’antica Grecia nel progetto espositivo ‘Il Tempo dell’Antico’, fino al 13 gennaio 2019 a Vicenza

Vicenza – Afrodite, Eros, Elena di Sparta, giovani innamorati e fanciulle intente a farsi belle si sono dati appuntamento il 15 febbraio a Vicenza.
Si apre così un nuovo capitolo del progetto espositivo di Intesa Sanpaolo “Il Tempo dell’Antico”, un viaggio nella storia attraverso i preziosi vasi attici e magnogreci della collezione dell’Istituto che, indagando ogni volta un tema nuovo, fa luce sulla vita quotidiana di secoli lontani.

Nelle sale decorate in stile classico delle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, si dispiega il rito della seduzione e dell’amore, cantato dalle liriche di Saffo e dalle leggende della Grecia antica. Il rapimento dei sensi e la potenza di un sentimento talvolta fatale vanno in scena nelle loro diverse componenti, dai culti religiosi alla magia dei profumi, dei monili e della bellezza di corpi dipinti o scolpiti nel marmo.
Tra vasi a figure rosse, specchi ornati da sirene, contenitori di ciprie e unguenti tanto costosi da considerarsi attributi regali, spiccano tre eccezionali esempi di statuaria provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli: l’Afrodite di Sinuessa, acefala ma dalle forme splendenti, l’Afrodite che si slaccia il sandalo, adorna di ricercati gioielli in oro, e l’Afrodite Anadyomene, dai fianchi avvolti in sensuali drappeggi, rappresentata mentre strizza i capelli grondanti di acqua marina. Immagini di una dea che, nella prima sezione della mostra, testimonia insieme al figlio Eros la centralità dell’amore nell’immaginario greco, per poi passare al mito altrettanto proverbiale di Elena, la donna più bella del mondo, soggetto di crateri e loutrophoros, una forma vascolare legata alle nozze e alla femminilità.
Dopo gli dei, tocca agli uomini e le dinamiche della seduzione prendono corpo in gesti, incontri, ornamenti e rituali di bellezza minuziosamente raccontati dai pittori di ceramiche o da accessori che sono indizi di una cultura dei cosmetici estremamente raffinata, in parte provenienti dalle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

La seduzione induce all’amore ammaliando e ingannando le menti e i sensi dell’uomo e si realizza attraverso la compartecipazione di diverse dimensioni sensoriali: la bellezza dei corpi, delle vesti e dei monili, il profumo e le parole suadenti. L’esperienza d’amore nella cultura greca è considerata fortemente intrisa di religiosità posta sotto l’egida di Afrodite, la dea seduttrice per eccellenza.
Elena di Sparta (seconda sezione della mostra), è capace di ammaliare e fascinare con la sua proverbiale bellezza principi ed eroi. Le sue vicende e il suo potere seduttivo sono indagate a partire dal cratere di Intesa Sanpaolo che la ritrae insieme ai fratelli Dioscuri. Parallelamente è tracciata la personalità dei maschi seduttori che nella mentalità greca sono agli antipodi dei valorosi eroi guerrieri.

Dalle divinità e dal mito si passa quindi agli uomini: s’indagano le dinamiche di seduzione, realizzate attraverso la beltà – ottenuta con un’accurata preparazione, scelta di abiti, acconciature e gioielli – lo scambio di sguardi e di gesti, gli incontri fugaci. Forme vascolari destinate a contenere olii, unguenti, oggetti della cosmesi e del maquillage insieme a straordinari specchi bronzei dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, utensili funzionali al ‘farsi bella’ della donna e dal forte valore simbolico chiudono la visita alle quarantadue opere esposte. Numerose le attività collaterali per approfondire i temi della mostra, arricchita da contenuti multimediali e da un percorso olfattivo.
Ceramiche attiche e magnogreche dalla collezione Intesa Sanpaolo è dedicato alla valorizzazione e alla condivisione con la collettività della importante collezione Intesa Sanpaolo e presenta a rotazione nuclei di vasi selezionati su base tematica dalla raccolta. I vasi dipinti, che nell’insieme forniscono una significativa testimonianza della cultura e dell’arte della Grecia d’Occidente, furono prodotti tra il VI e il III secolo a.C. nelle officine ceramiche dell’Apulia e della Lucania o importati da Atene. Il catalogo è edito da Marsilio Editori.

“Il nuovo appuntamento del Tempo dell’Antico – ha spiegato il direttore centrale di Arte Cultura e Beni Storici di Intesa SanPaolo Michele Coppola – rinnova l’impegno della Banca per la valorizzazione del proprio patrimonio artistico e conferma il dialogo e la collaborazione con due importanti realtà italiane, i Musei Archeologici di Napoli e di Reggio Calabria. Grazie a un’originale mostra che approfondisce il tema della seduzione partendo proprio dai vasi in collezione Intesa Sanpaolo, le Gallerie d’Italia e Progetto Cultura dimostrano ancora una volta di sapersi affermare come luogo di promozione dell’identità e della tradizione culturale italiana”.

La storica Raccolta Caputi, messa insieme nella prima metà dell’Ottocento e oggi di proprietà dell’Istituto, si compone di 522 reperti provenienti dai corredi tombali di Ruvo di Puglia, fiorente città del mondo antico nell’attuale provincia di Bari. Prodotti nelle officine ceramiche dell’Apulia e della Lucania o importati da Atene, i vasi sono stati accuratamente restaurati, studiati e catalogati per essere presentati al pubblico a rotazione, in mostre tematiche che ne mettono in luce il contesto d’uso e di produzione attraverso coinvolgenti itinerari a ritroso nel tempo.

A cura dell’archeologa Federica Giacobello, La seduzione. Mito e arte nell’antica Grecia, sarà visitabile presso le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari di Vicenza fino al 13 gennaio 2019.

 

Fonte: http://www.arte.it/notizie/vicenza/mito-e-arte-della-seduzione-alle-gallerie-d-italia-14119

Exit mobile version