Kandinskij al MUDEC di Milano, il colore come metafora della vita

Con la mostra “Vasilij Kandinskij- Il cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazione”, il Museo delle culture di Milano vuole rendere nuovamente omaggio al grande artista russo, il quale ha segnato l’inizio di un rivoluzionario cambiamento nell’arte moderna, col dipingere un’opera astratta, proponendo per la prima volta in assoluto un percorso nuovo e originale di “visita immersiva” a 360 gradi nei colori accesi e gioiosi delle opere del “cavaliere errante”.

A partire dal prossimo 15 marzo, nelle sale del polo multidisciplinare, nato negli anni ’90, nella zona ex industriale dell’Ansaldo, sito in Via Tortona, i visitatori potranno “entrare” e “camminare” nella bellezza, quindi, assieme alla perfetta espressione della sensazione con cui il pittore ricerca la dimensione della realtà spirituale attraverso la scelta ampia e libera dei mezzi espressivi del suo linguaggio: linee e macchie di colore convivono sulla tela con elementi ancora riconoscibili nel mondo visibile fino all’uso di colori puri privi di forme e, dunque, nell’espressione interiore tramite la sola forma colorata, con il raggiungimento dello opere astratte della maturità; grazie agli innovativi strumenti di alta tecnologia applicati al mondo dei beni culturali.

La rassegna, a cura di Silvia Brini e Ada Masoero, è concepita sulla metafora del viaggio e sul rapporto tra arte e scienza, due temi legati all’astrattismo di cui Kandinskij è oggi riconosciuto come il principale esponente tra i pittori del Novecento, comprendendo le opere provenienti dai più importanti musei russi, alcune mai viste prima in Italia, appartenenti a tutto il periodo della formazione  del pittore moscovita fino all’anno 1921, quando, dopo aver rivestito un ruolo di primissimo piano in Russia, egli ottenne il permesso di recarsi in Germania per sei mesi, non facendo più ritorno in patria.

Vasilij Kandinskij: dalle emozioni verso l’astrattismo

Con sguardo sensibile verso il mondo invisibile contro quella società contemporanea materialista e non spirituale, Vasilij Kandinskij (1866-1944) ha esteso la sua audace ricerca artistica e nel contempo teorica nella musica e nella natura, proprio perché capaci di suscitare emozioni e sentimenti durevoli.

Dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita nel 1892 all’Università di Mosca, il giovane Kandinskij rifiutò la cattedra che gli venne subito offerta volendosi dedicare alla pittura. La meditazione sulle esperienze pittoriche francesi, sui colori come mezzo espressivo della realtà sensibile utilizzati da Claude Monet, celebre pittore impressionista, le quali opere lo colpirono profondamente, e specie su quelle dei ‘Fauves‘, condussero il giovane Kandinskij ad avvicinarlo sempre più alla pittura, affidando all’arte la capacità di stimolare la crescita spirituale dell’osservatore.

Il trasferimento a Monaco di Baviera, una delle città europee culturalmente più vitali del primo Novecento, diede all’artista un originale impulso al suo spirito artistico avendo modo di entrare in contatto con numerosi pittori, poeti, critici d’arte e musicisti. Dall’incontro con il pittore tedesco Franz Marc e dalle comuni passioni per l’azzurro e per i cavalli che Kandinskij diede vita al gruppo di artisti che si raccoglievano sotto il nome di “Der Blaue Reiter” (Il cavaliere azzurro), indirizzandosi già verso la non riconoscibilità della forma, e quindi, verso il fronte astrattista, ma comprendendo ancora altre correnti artistiche come il realismo, dipingendo cose conosciute nella realtà oggettiva.   

Sulla scia della breve ma intensa esperienza baverese (1911-1914) si sviluppò il suo immaginario formativo che vide la musica come fonte d’ispirazione: dalle necessità delle emozioni suscitate dalla musica che, in rapporto alla pittura, diventò pura espressione di esigenze interiori, dunque, astratta, fino allo sviluppo della scienza. La pittura infatti arriva a essere come la musica. Il pittore diede vita a una produzione di quadri e acquerelli che intitola Improvvisazioni e Composizioni, come fossero opere musicali, nate dalla combinazione di due elementi: il colore e la forma. La natura, invece, non è semplice imitazione ma viene come osservata al microscopio sulla base degli avanzati studi che in quest’epoca raggiunge la biologia e, dunque, le forme sono fluide e minute, disgregandosi dalla forma esteriore riconoscibile nel mondo oggettivo.

Nelle riflessioni di Kandinskij l’artista deve esprimere le emozioni della mente, abbandonando la mimesis, cioè l’imitazione di un modello, di ascendenza classica greco-romana, liberando la forma dalla dipendenza con l’oggetto fisico. È quanto il pittore riuscì a ottenere con un acquerello eseguito nel 1910, il primo acquerello astratto. Sul foglio di carta ci sono soltanto due chiazze colorate e dei segni a matita e a penna. Il legame fra ciò che si vede (realtà) e ciò che non si vede (inconscio), fra imitazione e creazione si scindere nel coglierne l’essenza interiore, il valore più autentico, per il tramite dei colori e della sola forma colorata, quando il pittore aveva già ultimato la stesura del suo Lo spirituale dell’arte, uno scritto sintetico che ha per oggetto non l’arte ma la spiritualità come ‘necessità interiore’ che scaturisce dal suo inconscio, astraendo la forma esteriore degli oggetti . 

V.KANDINSKIJ, Improvvisazione 34, 1913, olio su tela, 120 x 139 cm, Kazan, Museo di Arti Figurative

L’esposizione, percepita come un viaggio di immagini che oltrepassa la figurazione e approda all’astrazione, dunque, è un percorso che coinvolge il visitatore nei colori densi mossi dall’anima dell’artista per esprimere uno stato d’animo, per rendere visibili le suggestioni della musica, le strutture invisibili della natura.

La mostra Kandinskij 2017 al Mudec di Milano sarà visitabile a partire dal prossimo 15 marzo fino al 9 luglio e si inersisce nel ricco e variegato programma culturale e internazionale delle mostre inaugurato dal comune milanese con l’intento di offrire una grande qualità scientifica di divulgazione e arricchimento per la comunità.

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