Baustelle: l’amore e la violenza in chiave esistenziale

L’amore e la violenza, ovvero l’oscenamente pop secondo i Baustelle. Un pop, a dire il vero dal sapore poco popolare, che fonde con sapienza suoni vintage e campionature, musica colta e melodie kitsch, amore e morte.

Il pezzo forte dei Baustelle, come ormai da tradizione, sono i testi scritti da Francesco Bianconi che, in un clima di contaminazioni dimostra di trovarsi a proprio agio costruendo delle composizioni capaci di mescolare emozioni e suggestioni che oltrepassano la temporalità.

Ne nasce un lavoro sulla condizione umana sospesa tra i confini dell’amore e della violenza e la cui comprensione e definizione risulta essere irraggiungibile. Lo so, la vita è tragica,/ la vita è stupida, / però è bellissima, / essendo inutile. / Pensa a un’ immagine, a un soprammobile:/ pensare che la vita è una sciocchezza aiuta a vivere recita il testo de “La vita”. Siamo ben oltre il nichilismo, ci affacciamo in una dimensione post spirituale che trova la proprio ragion d’essere proprio nella consapevolezza del non significato.

È un pezzo importante del puzzle dell’Amore e la violenza che, non riconoscendo la presenza di un senso, spinge a infrangere il muro invisibile del dovere. Non esiste un aspetto morale, un imperativo categorico. Però allo stesso tempo ci lascia lo spazio di capire che questa cosa incomprensibile è bellissima.

All’improvviso si passa all’idea originale che la morale possa essere sostituita dall’estetica, dal contemplare la bellezza di ciò che non ha senso. Ha dichiarato Bianconi che questo album per lui è estremamente colorato ed effettivamente è così, anche se i colori sono foschi, non ben delineati. Ed in questa scia si sviluppano i brani dell’intero disco che racconta esistenze, amori, incomprensioni, idiozie, identità, guerre, terrorismo, con citazioni che abbracciano la musica e la letteratura.

L’amore e la violenza è un album da ascoltare e assaporare, ma si ha la sensazione che non siamo ancora giunti ad una definizione precisa, c’è ancora qualche tessera mancante nell’universo metropolitano dei Baustelle. È giunto il momento, in particolare per Bianconi, di accettare che la dimensione dell’esistenza non possa essere analizzata ancora con categorie ormai scadute.

L’impressione è che questo album sia stato scritto nel cuore di una notte agitata. Il passo successivo, che speriamo giunga il prima possibile, è accettare il dato di fatto che, nonostante tutto, il sole poi spunta e per i Baustelle è arrivato il momento di uscire e di osservare il mondo con la luce naturale e non esclusivamente al riverbero di un neon.

Una sfida per il futuro perché, come dice lo stesso Bianconi, il (tuo) pessimismo da quattro soldi/ chiaramente aveva fatto proseliti.

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