Lettera a un bambino mai nato, lo struggente monologo di Oriana Fallaci

Lettera a un bambino mai nato (1975) è un commovente e struggente monologo con cui la scrittrice Oriana Fallaci, sola ed indipendente, riflette sulla maternità ponendosi spinosi interrogativi.

Il libro comincia così: “Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto , in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: si c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo”.

Lettera a un bambino mai nato non è solo commozione ma anche dramma, quello di una donna che aspettando un bambino, non sa di lui il nome, l’indirizzo, l’età, di cui non si conosce nulla eccetto il fatto che vive sola, indipendente, forte e che deve affrontare il dilemma se dare alla luce il proprio bambino o continuare la sua brillante carriera senza alcun ‘intoppo’.

Il monologo ha inizio proprio dal momento in cui lei scopre di essere incinta ed ecco che allora inizia a porsi innumerevoli dubbi: basta volere un figlio per metterlo al mondo? E se a lui non piacesse nascere? Meglio uomo o donna? Il monologo procede diviene quasi una confessione, una confessione di una madre forte e coraggiosa ma anche impaurita al proprio figlio, mentre questo dramma matura entrano in scena altri personaggi. Tutti testimoni incoscienti di quel rapporto che oscilla tra la rabbia e l’amore fino ad arrivare all’accettazione di quella maternità.

Cosa si cela in realtà dietro a questi interrogativi? Egoismo? Paura di non essere all’altezza? Di vedere la propria vita stravolta? La maternità è un dovere morale? Nascere è davvero meglio di non nascere? E se il mondo non piacesse al nuovo venuto? Non sarebbe allora una spietata violazione? Perchè una donna dovrebbe rinciare alla propria libertà che ha inseguito per tutta la vita? L’unico modo per proseguire il proprio cammino sarebbe quindi archiviare il problema, e quindi eliminarlo, ma  non si tratta forse, anche in questo caso, di una brutale prevaricazione?

Leggendo questo libro è impossibile non commuoversi, non rabbrividire dinnanzi ad una donna sola che si trova ad affrontare la gioia più grande ma anche la più terribile: se dare o meno la vita ad un bambino. Oriana Fallaci è una donna intelligente che non ha la presunzione di chiedere a se stessa se vuole o meno questo figlio ma che vorrebbe invece capire anzitutto cosa vuole questo essere che porta in grembo. Il libro rappresenta l’emblema di un rapporto indissolubile che si crea fra una madre e il proprio figlio prima ancora che questo venga alla luce, una vita che si nutre di un’altra vita di cui non potrà mai farne a meno, di cui avrà bisogno per sempre. La sfida più grande è affrontata da sola, da una donna spietata contro questo uomo che  le chiede inizialmente di dare via il bambino, una donna che mentre si chiede se dare la vita o negarla a questo piccolo esserino che cresce dentro di sé ha già deciso proteggendolo da un padre che non lo vuole, che non intende accettare questa sfida, una donna che rifiuta l’idea di aver amato un uomo che non ama il proprio figlio. Gli altri personaggi sono solo delle comparse: il padre, appunto, l’amica, i genitori, i medici e il commendatore. Alla fine il bambino le darà a sua madre la risposta che tanto attende.

Non è ancora la Oriana aspra e dura de La rabbia e l’orgoglio o de La forza della ragione, ma in questo libro riconosciamo la Oriana non corretta politicamente, le cui parole colpiscono la nostra coscienza, mettendoci in confusione, e quindi qual è la cosa giusta? Considerare il feto già bambino e quindi uomo, dato che il dna è scritto, oppure ritenere che in fondo non è altro che un uovo, non un essere umano e quindi si può fare a meno di lui? La Fallaci non dà risposte definitive, è una donna di dubbi, non di certezze. Ma la certezza è che non importa di cosa una persona sia convinta, in questo straordinario libro si legge il proprio credo e anche quello più lontano dal nostro e quando giungiamo all’ultima pagina, ci ritroviamo a pensare e ripensare. Certamente chi è estremamente religioso, ha un approccio diverso verso gli eventi della vita, rispetto a chi la affronta laicamente e quindi crederà che il feto sia già un bambino, magari anche senza riflettere, senza porsi quesiti esistenziali ma solo perché l’aborto lo si considera un peccato, così come alcune lo ritengono una libera scelta in virtù delle lotte femministe, e di un diritto che mette nelle condizioni una donna si essere in questo modo, al pari di un uomo, di non reputarsi inferiori, in quanto libere di scegliere se dare o meno la vita.

Lettera a un bambino mai nato è la storia di una scelta. Dare vita ad un altro essere umano è il miracolo più grande della vita e questo libro merita  assolutamente di essere letto, che siamo madri o meno, donne o uomini.
Decidere se dare la vita o negarla, quando non si ha fede, non si crede in Dio (la Fallaci si è sempre considerata un’atea, ma nell’ultimo periodo dell sua vita si è molto avvicinata alla Chiesa Cattolica grazie all’amicizia con Mons. Fisichella) vuol dire dover percorrere da soli una strada ancora più difficile, piena di contraddizioni e lacerazioni interiore che solo una grande fede può alleggerire.

La Fallaci è una madre piena di tenerezza, il suo è un amore puro, non imposto dallo Stato, dalla società, dalla religione, è una madre capace di difendere il suo bambino contro tutto e tutti, ma forse non da se stessa: “Dormiamo insieme, abbracciati. Io e te, io e te… Nel nostro letto non entrerà mai nessun altro”.
Ma il mondo deve entrarci con le sue leggi e con le sue ipocrisie, e infatti la scrittrice poi dice: “Tu che non conosci ancora la peggiore delle verità: il mondo cambia e resta come prima”.
Anche questo è il compito di una madre: preparare il figlio a lottare, a difendersi dalle prepotenze, insinuargli il dubbio, insegnarli a mettere in discussione tutto.
Ma su questo terreno scivoloso del dubbio lei stessa finisce per inciampare, e i pensieri ostili ed egoisti di una donna che non risparmia nemmeno se stessa, prendono il sopravvento: “Ti insinuasti in me come un ladro, e mi rapinasti il ventre, il sangue, il respiro. Ora vorresti rapinarmi l’esistenza intera. Non te lo permetterò”.

Qui viene fuori l’Oriana indipendente donna in carriera abituata agli spazi aperti e costretta all’immobilità da una gravidanza difficile,  ma forse è solo un momento di stizza, disturbante ma necessario. La Fallaci approda ad una speranza piena di disillusione: “Il dolore non è il sale della vita. Il sale della vita è la felicità, e la felicità esiste: consiste nel darle la caccia”.

Oriana Fallaci rimane e rimarrà per sempre una straordinaria donna prima che scrittrice di enorme successo, il suo linguaggio struggente, chiaro e comprensibile per chiunque (ogni parola è pesata), fa di lei una delle scrittrici più amate e conosciute al mondo; l’immagine che si scorge di lei in tutte le sue opere è quella di una donna forte che non si piega al maschilismo, una donna che ha combattuto contro una grave malattia e che, nonostante i suoi dolori e i suoi drammi, è diventata il simbolo di tutte quelle donne che hanno dovuto combattere contro le ingiustizie del mondo.

 

A chi non teme il dubbio
a chi si chiede i perché
senza stancarsi e a costo
di soffrire di morire
A chi si pone il dilemma
di dare la vita o negarla
questo libro è dedicato
da una donna
per tutte le donne

 

 

L’adulterio di Coelho, reportage sull’inquietudine umana

Nato a Rio de Janeiro nel 1947, Paulo Coelho è considerato uno degli scrittori più importanti della letteratura contemporanea. Le sue opere, conosciutissime in tutto il mondo, sono state tradotte in ottanta lingue. Vincitore di prestigiosi premi come la Medalla de Oro de Galicia e il Crystal Award 1999, conferitogli dal World Economic Forum, è stato insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre National de la Légion d’Honneur dal governo francese. Dal 2002 è membro della Academia Brasileira de Letras e nel 2007 è stato nominato Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Tra i suoi libri di maggior successo ricordiamo L’Alchimista, Il cammino di Santiago, Manuale del guerriero della luce, Monte Cinque e Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto. Il quattro giugno si presenta nelle librerie il suo ultimo romanzo, L’adulterio che si piazza subito in vetta alle classifiche e giunge, nelle ultime settimane, al secondo posto dei libri più venduti.

Un tradimento, una storia come tante se ne solo lette, viste, raccontate. Eppure dietro tutto ciò, dietro un semplice fatto di vita quotidiana, si nasconde ben altro. Una donna infelice, una maschera indossata per troppo tempo, il desiderio di fuggire da quella quotidianità che ti schiaccia, quasi non ti lascia respirare.

Linda ha 31 anni. Vive in Svizzera, un luogo che sembra rispecchiare la sua vita perfetta, senza macchie. Accanto a lei un marito dolce, premuroso, che la ama. Due figli educati, amabili. Un lavoro da giornalista che non lascia spazio alle lamentele. Una vita perfetta. Un’apparente vita perfetta. No. Un’illusione, un ruolo costruito e interpretato a dovere, un ruolo che non lascia più spazio a nulla che non sia finzione.

Ma Linda è stanca. Non può più fingere. E sarà questa consapevolezza che, giungendo pian piano, cambierà la sua vita. Durante un’intervista incontrerà Jacob, un vecchio amore adolescenziale, ormai divenuto un politico di successo. Inizierà a risentire quell’emozione ormai lontana, quasi dimenticata, nascosta, coperta da quella perfezione che avvolge la sua vita, soffocandola.

Pronta a tutto, disposta a rischiare tutte le sue certezze, la nostra protagonista, inizia a lottare per conquistare quell’amore impossibile percorrendo cosi un cammino che la porterà a combattere con se stessa, a scoprirsi, a perdersi per poi ritrovarsi.

Un tema già affrontato, un tema quasi antico come la notte dei tempi. Il percorso di una vita, la sua vita, i suoi dubbi e le sue paure. L’amore, il tradimento, l’inquietudine, la voglia di fuggire da una sicurezza che la porta a cadere, sempre di più.

Lo spirituale Coelho che non ha mai fatto mistero di credere ai segnali che Dio ci manda, affronta in quest’ultimo capolavoro, una sorta di reportage sull’inquietudine umana, un’indagine sul lato oscuro dell’essere umano. Grazie anche e soprattutto ai suoi 9 milioni di follower consultati on-line, lo scrittore brasiliano, ci riporta nel mondo della natura umana, una natura ancora troppo complessa per poterla comprendere fino in fondo fatta di amore, sesso, paure, debolezze, tradimento, adulterio.

Un romanzo dolce, appassionato, delicato, forte. Parole e pensieri che ci travolgono. Linda, una donna dalla vita perfetta. Perfetta agli occhi degli altri. Una donna che ci rispecchia, una donna che vive in ognuno di noi. Un percorso intenso e reale. Un percorso che, forse, non avrà mai fine.

Linda è il ritratto di un comportamento che a volte tendiamo a sottovalutare, ha spiegato lo scrittore, è quel genere di persona che avrebbe tutto per essere felice ma non riesce a esserlo. Ed è proprio da questa intima contraddizione che si sviluppa l’intreccio del romanzo”.

Ancora uno, ancora un’opera degna di essere letta, amata, compresa. Un romanzo che, più di tutto, vale la pena vivere. Perché Linda, la sua vita, quella paure, quel dolore, quella voglia di fuggire, quella paura di essere felice o forse di non esserlo mai, appartiene ad ognuno di noi. Linda siamo noi.

“Posso sopportare le sconfitte, i dolori e la rabbia, ma non sopporto la noia.”  (Paulo Coelho)

 

E l’eco rispose, di Khaled Hosseini

 

Khaled Hosseini

E l’eco rispose, l’ultimo romanzo in testa alle classifiche, dello scrittore afghano Khaled Hosseini è una storia lontano nel tempo e nello spazio si intrecciano per poi sciogliersi, le storie di vari personaggi. Bambini affidati a se stessi, uomini e donne in cerca di speranza, salvezza, una guerra che sembra non avrà mai fine. Immagini forti, parole che formano vite. Ancora una volta uno dei temi affrontati da Hosseini è quello ricorrente della famiglia.

Sono trascorsi dieci lunghi anni da quel libro che ha commosso ed emozionato il mondo. Che ha sconvolto la storia della letteratura del ‘900. Il cacciatore di acquiloni porta sulla scena uno sconosciuto medico di origini afghane, Khaled Hosseini, dedito alla letteratura, innamorato di quelle pagine bianche pronte ad essere colmate di emozioni, lacrime, sudore, paure e ansie. Arriverà poi ancora una grande opera, ancora un romanzo che mostrerà una dolcezza, una forza, un dolore forse troppo difficile da spiegare con poche e semplici parole. Ma ancora una volta, questo medico sconosciuto, ci porta in un modo che possiamo solo immaginare, un mondo che, molti di noi, non hanno mai visto, se non attraverso quelle pagine di cronaca quotidiana; è Mille splendidi soli che questa volta compare sulla scena letteraria.

Oggi, quell’uomo a noi ignoto, non è più uno sconosciuto. I due romanzi precedenti sono ormai dei best-seller. Letti e tradotti in tutto il mondo, hanno emozionato e rapito con la loro forza e le loro parole.

Neanche nei miei sogni più arditi mi sarei aspettato una cosa del genere” , ha affermato emozionato l’autore afghano

Il racconto ha inizio nell’autunno del 1952, nel piccolo villaggio afghano di Shadbagh. I due protagonisti, che incontriamo sulla scena, sono Abdullah e Pari. Il loro padre, Sabur, è pronto a raccontare loro una storia dalla quale e grazie alla quale, solo al termine della narrazione, i due piccoli protagonisti, ormai e cresciuti, capiranno le responsabilità che scaturiscono dalla famiglia, dalle decisioni prese e affrontate. Da quelle scelte che cambiano la nostra vita. Da ciò che  grava su di noi, spesso impotenti, con la sola possibilità di restare a guardare, mentre qualcun’altro decide per noi il corso della nostra vita. 

Sabur è in viaggio verso Kabul, i suoi piccoli sono con lui. Pari e Abdullah hanno un rapporto speciale, sia amano in modo incondizionato, serve riserve. Presto, però saranno costretti ad affrontare una realtà dura che si presenta incomprensibile. Una realtà che sarà dimenticata e ricordata. Una realtà che cambierà tutto. In un secondo. Un solo istante e nulla sarà mai più come prima.

Il sacrificio a dare forma a queste pagine. Hosseini ci porta con se in un mondo in cui questo, il sacrificio, sembra mostrarsi come una costante incomprensibile. Vedremo in due piccoli fratelli costretti a dirsi addio. Nascerà nella nostra mente un dolore che non ha giustificazioni. Non al momento. Non in quell’istante. Bisognerà attendere per capire, comprendere. Ma anche all’ora, quel sacrificio, continuerà ad essere legato ad un dolore troppo grande per non portare con se, ancora una volta, per tutta la vita, un sorriso amaro, un’amara malinconia.

All’interno del romanzo, come già accennato, sono varie le storie di cui Hosseini ci racconta. Protagonisti e scene che creano una grande opera. Un’opera però che non è stata amata da tutti. Numerose sono state infatti le critiche mosse nei confronti di quell’uomo che, con i suoi due primi romanzi, ha commosso il mondo. Lettori, soprattutto, che speravano di rivivere  ciò che i due precedenti best-seller avevano suscitato in loro.

C’è chi ha definito il romanzo troppo contorto, chi noioso, chi, senza mezzi termini, lo ha descritto come una copia venuta male dei primi due successi letterari.

Ciò non toglie che questo medico, questo grande scrittore, ha donato al mondo la sua arte. E l’arte si sa, non può essere amata sempre e comunque, non può suscitare le stesse emozioni in ognuno di noi.

L’autore ha riassunto la sua opera con una sola parola, puzzle. Il romanzo può essere visto, letto, vissuto, come un puzzle di cui ogni storia, ogni personaggio ne rappresenta un pezzo. Lo si può amare o no. Ciò che resta è un’opera degna di essere letta.

La famiglia, i sacrifici, l’amore, la paura, la guerra, la povertà che ancora una volta fa da sfondo alla storia, alle storie, ci regala emozioni che crescono. La famiglia resta il fulcro di tutto. Da quel porto sicuro tutto ha inizio, in quel porto sicuro tutto fa ritorno.

“Ora so che ci sono persone che sentono l’infelicità con la stessa inevitabilità con cui altre amano: in segreto, con intensità e senza rimedio.”

di Gabriella Monaco

Top ten giugno 2014

 

CAMILLERI ANDREA
LA PIRAMIDE DI FANGO
Sellerio

 

 

CABONI CRISTINA
IL SENTIERO DEI PROFUMI
Garzanti Libri

 

 

ZUSAK MARKUS
STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
FRASSINELLI

 

 

CAROFIGLIO GIANRICO
UNA MUTEVOLE VERITA’
EINAUDI

 

 

COELHO PAULO
ADULTERIO
Bompiani

 

 

BISOTTI MASSIMO
IL QUADRO MAI DIPINTO
MONDADORI

 

GASKELL ELIZABETH
NORD E SUD
JO MARCH

 

CAO IRENE
PER TUTTI GLI SBAGLI
Rizzoli

 

 

GREEN JOHN
COLPA DELLE STELLE
Rizzoli

 

 

VITALI ANDREA
PREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI
Rizzoli

 

 

 

 

Fonte: HOEPLI.IT

 

‘La moglie magica’, la violenza sulle donne raccontata da Sveva Casati Modigliani

A piccoli passi e in punta di piedi entriamo, con “La moglie magica”, in una realtà quotidiana. Violenza, soprusi, gelosia e ossessione. Nulla di queste parole può legarsi a ciò che dovrebbe essere un amore. Dolcezza, protezione, forza, comprensione, sostegno. Questo dovrebbe essere, questo non è quasi mai.

Mariangela è protagonista de La moglie magica. Una giovane donna che presto lascia il suo paesino d’origine per la promessa di un amore eterno, ricco di forza e speranza. Un amore che si consuma ben presto, un amore che la consuma senza lasciarle scampo. Lascia la provincia per la Milano bene e si trasferisce in un’elegante palazzina liberty di Via Eustachi. La sua bellezza, spensieratezza e voglia di vivere. conquistano molto presto tutti gli abitanti del palazzo. I suoi occhi, quella “magia” a essa legati, nascondo un segreto, nascondono dolore. Ma questo dolore a un nome e mani e gesti e parole ben precise. Tutto nasce da lui, Paolo. Un marito che le aveva promesso una vita agiata, che le aveva giurato fedeltà e rispetto “finchè morte non vi separi”.

Ma le cose cambiano in fretta. L’amore, se mai lo sia stato, si trasforma in ossessione. Una gelosia senza confini che sfocia in una violenza brutale. Perché la violenza non potrà mai essere definita in un modo diverso. Non sarà mai possibile accostare questa parola ad altra che abbia un significato diverso dalla brutalità.

Ed è così che accade. Come se osservassimo una scena da lontano. Quasi come se la cosa non ci appartenesse. Come se quello schiaffo non fosse per noi. Un piccolo colpo, poi un altro e un altro ancora. Fino a quando ciò che un tempo eravamo non esiste più. Siamo oggetti, lo diventiamo, la nostra voglia di vivere, la nostra forza, non esistono più. Siamo niente. E Mariangela lo sa. Quel soprannome che ha accompagnato la sua vita, “magia”, fin dalla prima infanzia, ormai non esiste più. Le parole si susseguono, Mariangela non ha più forza. Paolo ha preso la sua vita stringendola e annientandola dopo quel primo gesto di atroce crudeltà.

Cosa spinge una donna ad accettare in silenzio uno schiaffo, un pugno, un calcio, una mazza da baseball…; è forse paura di reagire, di ribellarci? O forse di restare sole? Forse crediamo che quello sia amore? Ma quale amore è sinonimo di violenza? Non lo so, forse non lo capirò mai. Ma poi qualcosa cambia. Mariangela cambia. Un ultimo gesto. Quell’ultimo atto di sopruso verso un’anima dolce, delicata, pronta a vivere la vita fino all’ultimo istante, fino a quell’ultimo respiro. Ora è pronta a combattere, a riprendersi quel soprannome e con esso la sua vita.

Sveva Casati Modigliani (“Singolare femminile”, “Qualcosa di buono”, “Donna d’onore”), pseudonimo di Bice Cairati, entra ancora una volta nell’universo femminile. In quel mondo che a molti ancora sembra incomprensibile ma che richiede solo rispetto. Ancora un romanzo in vetta alle classifiche, ancora un mondo da sfogliare, vivere, per capire, per non commettere gli stessi errori, per imparare cosa sia l’amore, cosa sia la vita.

Accusata di aver scritto una storia breve, poco incisiva e non emozionante come i suoi precedenti lavori, l’autrice ha affermato al Salone del libro di Torino che, nelle sue intenzioni il libro doveva essere molto più lungo ma poi, man mano che scriveva,le è risultato troppo doloroso e faticoso parlare  della sua protagonista, questa donna maltrattata, averci a che fare ogni giorno, che non è riuscita ad andare a fondo, a raccontare ogni aspetto della sua triste e attualissima storia. Ha addirittura pensato di non finirlo, fino a quando non ha avuto “l’illuminazione” del finale. Questione di sensibilità. Questo racconta La moglie magica.

Concludiamo con una citazione che tutti dovremmo tenere sempre in mente. Parole che portano in se una verità che non tutti sono pronti a comprendere. Una verità che Mariangela capirà prima che sia troppo tardi: La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. (Isaac Asimov, Fondazione, 1951)

 

‘Il cliente’, il legal thriller di John Grisham

Ancora un respiro che si ferma, ancora un attimo, una parola, ancora un silenzio che deve essere riempito da quell’informazione che la mafia cerca a tutti i costi di nascondere: “Il piccolo Mark Swai aveva undici ani e fumava saltuariamente già da due. Non cercava di smettere ma stava attento a non prendere il vizio.” Sono queste le prime parole con cui l’autore di best seller, il maestro dei legal thriller, John Grisham, ci porta a conoscere il protagonista di un altro grande romanzo che, fino alle ultime parole, ci terrà con il fiato sospeso: Il cliente. Riuscirà Mark a sopravvivere a quella che è stata solo la conseguenza di un gioco, uno di quelli che faceva con il fratellino, uno di quelli che finisce col fargli conoscere un’informazione troppo preziosa per permettere che la sua vita vada avanti. Mark ha un destino, un destino che la mafia ha scelto. Mark dovrà morire con quell’informazione.

Un giorno qualunque, un giro nel bosco, la prima sigaretta del piccolo Ricky accanto al fratello maggiore. Poi una scena che avrebbe cambiato le loro vita, che avrebbe cambiato la sua vita. Mark assiste al suicidio di un avvocato di New Orleans che, prima di compiere quell’ultimo gesto, confessa al ragazzino un terrificante segreto. L’assassinio di un senatore della Louisiana e l’identità del mafioso accusato di esserne il mandante. Un processo alle porte, l’FBI che vuole quella notizia a tutti i costi, il piccolo Ricky sotto choc, una madre che tenta di restare a galla, paura, ansia, un viavai di emozioni che, ancora una volta, Grisham riporta tra le sue pagine.

E poi c’è lei, un avvocato, una donna, che cerca di salvare Mark da una situazione impossibile, da una morte quasi certa, J. Roy “reverendo” Foltrigg, procuratore generale federale di New Orleans che, per quell’informazione darebbe la sua mano destra.

Mark è furbo, pronto a lottare per proteggere la sua vita e quella della sua famiglia. Ma è un ragazzino, ha undici anni, e ciò che accade intorno alla sua vita, è più grande di lui. Ma lei è li, Reggie Love, avvocato specializzato in cause riguardanti i minori , emarginati e disadattati, (un’eroina!) ed è pronta per Mark, per lui, per quegli occhi sprezzanti, indisponenti, terrorizzati.

Le pagine e le parole de Il cliente si susseguono fino a quell’ultimo momento, accompagnano il lettore ad amare quell’avvocato pronto a tutto per difendere il suo cliente, ad “ascoltare” una paura che cresce per quel bambino a cui la vita ha già negato troppo, per portargli via anche solo la possibilità di una vita migliore.

Il cliente è un romanzo degno di essere letto, un romanzo pronto per essere amato, un romanzo…pronto per essere vissuto, di grande umanità e tensione emotiva soprattutto tra il piccolo cliente e il suo avvocato, momenti di tenerezza, ritmo, e personaggi ben delineati ed indimenticabili. Poteva il cinema sottrarsi ad una trasposizione cinematografica? Naturalmente no e il film omonimo con Susan Sarandon rende perfettamente lo spirito del libro. Astenersi i cultori del thriller classico.

Cos’è un best seller?

Erroneamente si pensa che il termine “best seller” (si prenda no in considerazione i vari King, Grisham, Roth, Miller, ecc..) indichi i libri più venduti; in realtà sta a significare “libri meglio venduti”. Ma cosa stabilisce il successo di un libro, e quindi fa di esso un best seller? Senza dubbio un fattore importante è costituito dalle strategie di marketing e dal controllo, o meglio, manipolazione del mercato per la promozione del libro ma, in realtà, non è propriamente cosi.

Sono le storie stesse a decretare o meno il successo di un libro che  oggi è da intendersi non più come opera letteraria ma come testo, mezzo di comunicazione in cui sono presenti vincoli di semantica, affinché sia chiaro al lettore. Quanto più la storia è aperta, ovvero universale, in cui tutti possono riconoscersi allora maggiore sarà il successo, un testo stereotipato quindi, con un linguaggio chiaro e che trasmette forti emozioni, che ha poco a che vedere con il letterario o il poetico ; una sorte di specchio in cui il lettore può riflettersi e compiere un viaggio mentale ed emotivo insieme ai suoi protagonisti.

A questo proposito trova pieno riscontro la “teoria” secondo la quale la letteratura sia polisemica e che vanta il maggior numero di sostenitori; tuttavia non sempre un libro di successo corrisponde necessariamente ad un libro di qualità, si veda l’esempio recente  di “Cinquanta sfumature di grigo”dell’inglese E.L. James (pseudonimo che nulla ha a che vedere con  Henry James), romanzo “erotico” , scontato, superficiale, con dialoghi ripetitivi, infantile, grottesco. Sarebbe troppo facile accusare la scrittrice di aver fatto leva sul sesso per guadagnare più facilmente, sebbene sia una tematica sicura, ma la verità è  che non c’è traccia di tecnica narrativa, di talento, di inventiva che sembra ricalcare il successo cinematografico di “Twilight” o di “Tre metri sopra al cielo”. Come spiegare un simile successo se non dal punto di vista sociologico? Si cerca soprattutto evasione, non riflessione ed originalità; l’abile strategia promozionale, soprattutto nel web, ha incuriosito  ed attirato moltissime persone. Ma la lista dei migliori/non migliori venduti è abbastanza lunga e sarebbe anche il caso di fare un mea culpa per la mancanza di volontà di leggere un romanzo più impegnativo ma avvincente e  soprattutto che possa essere legittimamente definito tale.

Exit mobile version