Fabio Delizzos, autore de ‘Il collezionista di quadri perduti’, in uscita a gennaio

Fabio Delizzos, classe ‘69, è uno di quegli autori che non hanno bisogno di presentazioni particolari. Noto al grande pubblico, infatti, è ormai tra gli autori maggiormente letti ed apprezzati, nel panorama internazionale del thriller contemporaneo. Storia, azione, esoterismo, misteri velati, sono alcuni degli elementi che i lettori trovano tra le sue pagine. Già autore di cose letterarie come La setta degli alchimisti e La cattedrale dell’Anticristo, Delizzos sta per tornare in libreria, con un titolo che è un manifesto: Il collezionista di quadri perduti (Newton Compton), disponibile in libreria già dal prossimo 2 gennaio.

Gli abbiamo chiesto anticipazioni riguardo al suo ultimo lavoro e lui ci ha cortesemente concesso “qualche pennellata”.

Ciao Fabio, siamo agli sgoccioli, poi uscirà la tua nuova, attesissima creatura. Come vivi l’ennesima attesa?

Ciao e, innanzitutto, grazie mille per l’accoglienza su ‘900letterario. Questa domanda mi piace molto. La parola “attesa” racchiude l’essenza della scrittura. E anche della lettura. A chi gli chiedeva quale fosse il segreto per scrivere un romanzo avvincente, il grande Charles Dickens rispondeva: “Fateli aspettare”, alludendo ai lettori. Questo vale ancor più per i thriller, dove serve un’attesa ben congegnata, la cosiddetta suspense. Il compito di uno scrittore è saperlo creare questo magico indugio, e non lo si può ottenere se si lavora con la smania di fare presto. La pazienza è tutto. Non serve solo a portare avanti, giorno dopo giorno, un lavoro per lo più solitario, che può durare molti mesi o anche anni: è davvero l’abilità fondamentale. Niente allena la capacità di aspettare quanto scrivere e pubblicare. Dunque… non sto più nella pelle, non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui il libro sarà disponibile in libreria!

I tuoi lavori hanno appassionato i lettori di molti Paesi, esercitando un fascino raro e tutto particolare. Il 2 gennaio, invece, vedrà la luce Il collezionista di quadri perduti (Newton Compton). Dobbiamo aspettarci un appeal ugualmente potente?

In effetti, cerco di imparare da libri che sono scritti con potenza narrativa, come quelli di Cormac McCarthy, come Misery di Stephen King, Q dei W Ming, Il nome della Rosa di Umberto Eco… Quel che posso dire con certezza è che mi sono divertito a scriverlo, ho lavorato con passione, ispirazione ed entusiasmo, mi sono come sempre rotolato fra le parole e sono andato spesso in una sorta di estasi creativa. Spero per lo meno di aver a trovato le atmosfere, i toni e il linguaggio che preferisco, e di essere migliorato nella tecnica compositiva, grazie all’esperienza. Sono ansioso di poter vedere con gli occhi altrui anche questo nuovo racconto.

Il collezionista di quadri perduti. L’ennesimo tuo titolo dal messaggio chiaro, e dal sapore fortemente misterioso. Ti andrebbe di togliere uno sfizio ai tuoi lettori, esplicandolo e commentandolo al loro posto?

Il titolo si riferisce al personaggio principale del romanzo, Raphael Dardo, il quale è alla ricerca di opere d’arte che corrono il rischio di andare perdute per sempre. Tra queste ci sono i dipinti eretici destinati al rogo dall’Inquisizione; i quadri raffiguranti i criminali non ancora catturati, che venivano condannati al rogo in effigie; e gli affreschi che ritraevano i volti dei criminali ricercati dalle autorità, veri e propri “identikit” ante litteram. Ma ovviamente non sono questi i quadri davvero perduti, quelli veramente importanti cui si allude nel titolo. Bisognerà scoprirlo!

E dunque, che storia ci hai riservato, per questa tua nuova fatica? Puoi anticiparci qualcosa?

Un agente segreto di Cosimo I de’ Medici (accompagnato da un alchimista, inventore e prestigiatore ebreo) è alla ricerca di quadri eretici da salvare dal fanatismo degli inquisitori, ma si troverà a fare i conti con un complotto internazionale e, soprattutto, con la scottante e dura verità che riguarda la sua stessa vita, il suo passato, la sua famiglia. Parlando di quadri, poi, ho voluto creare delle situazioni e dei personaggi pittoreschi. È una storia che unisce mistero e azione, ci sono inseguimenti, sparatorie, avvelenamenti, cardinali che addestrano scimmie, modelle mozzafiato, satanisti e naturalmente pittori. Non posso dire molto di più, naturalmente: giusto qualche pennellata.

In quale tetro teatro si agiteranno i tuoi nuovi personaggi? E qual è, in breve, la figura che ti ha soddisfatto maggiormente, tra tutte?

Il teatro è quello magnifico e allo stesso tempo miserevole della Roma cinquecentesca. La storia si svolge nel maggio del 1555, mentre è in corso il conclave che eleggerà papa il fanatico inquisitore Gian Pietro Carafa. L’Inquisizione sta dando la caccia a degli eretici, tra i quali un pittore misterioso chiamato l’Anonimo. E una modella viene ripescata morta dalle acque del Tevere. La storia si dipana in molti luoghi: nelle sale affrescate dei Palazzi Apostolici, nei bordelli di lusso, in oscure catacombe, in chiese sconsacrate, nei sotterranei di San Pietro, in affollate osterie e in sontuosi palazzi. La figura che maggiormente mi soddisfa? È Raphael Dardo, il cacciatore di quadri perduti.

Le tue precedenti opere hanno impressionato anche per un lessico controllato e consapevole, costellato di termini ed espressioni chiave, che tradiscono una cultura storica – ma anche esoterica – non indifferente. Quello de Il collezionista è lo stesso Delizzos, o il registro è cambiato?

Stavolta tutte le informazioni necessarie al lettore (sul periodo storico, sull’arte…) giungono in modo più immediato, insieme al naturale fluire degli eventi; non ci sono momenti didascalici o spiegazioni, né lunghe né corte. Domina l’azione. L’elemento esoterico non manca affatto, tuttavia è in secondo piano, come sotto un velo; i misteri non sono lì per essere svelati alla fine con straordinarie e inaudite rivelazioni: permangono, fungono da motore, fanno vibrare l’edificio narrativo, emanano la loro energia. In effetti il vero segreto, il vero mistero in questa storia è quello della natura umana, dell’amore, dell’odio, del tradimento, della follia.

Un saluto per i tuoi lettori, ed uno per chi non ti ha ancora letto?

Li saluto tutti indistintamente con un enorme abbraccio. Chi legge è mio amico, a prescindere che legga me o altri autori. E poi gli uni e gli altri sono per me fondamentali: senza le mie lettrici e i miei lettori avrei forse qualche romanzo nel cassetto, scritto per me stesso o per gli amici, e ognuno di questi ipotetici manoscritti non sarebbe che la metà di una storia, perché chi legge crea l’altra metà; e, d’altro canto, senza coloro che ancora non hanno letto i miei libri mi mancherebbe la spinta a migliorare continuamente, a cercare di rinnovarmi per conquistare e convincere anche chi finora non si è accorto di me e dei miei lavori. Dunque, a tutti quelli che come me amano leggere, Auguro Buone Feste e un nuovo anno pieno di bei libri.

Ad maiora, Fabio!

Vale!

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