“Fear and Loathing in Las Vegas” è un romanzo rimasto alla storia come uno dei massimi esempi di gonzo journalism. Il suo autore, Hunter S. Thompson (1937-2005), è diventato leggenda per aver concepito un nuovo stile narrativo e per aver interpretato il ruolo del giornalista in modo completamente nuovo, sensazionale e lisergico.
Hunter S. Thompson, il gonzo journalist
Esponente di spicco del “Nuovo Giornalismo Americano”, Hunter S. Thompson aveva pubblicato il suo primo libro nel 1967, intitolato “Hell’s Angels”. L’opera era dedicata alla celebre banda di biker americani, motociclisti accusati dall’opinione pubblica americana di vivere ai confini della legalità, se non proprio criminalmente. Il giornalista aveva trascorso con loro intere giornate e lunghe nottate, tra bevute, risse e fatti assurdi di ogni sorta. Per la rivista Scanlan’s Monthly scrive un articolo che passa subito alla storia, ovvero “The Kentucky Derby Is Decadent and Depraved”. Racconta di una celebre corsa di cavalli di Louisville, descrivendo in ogni dettaglio l’atmosfera degradata, corrotta e festosa dell’evento, non tanto la corsa in sé. Questo articolo viene definito da Bill Caroso, giornalista del Boston Globe, come primo esempio di gonzo journalism. La parola gonzo veniva usata dagli irlandesi per designare l’ultimo uomo che resta in piedi dopo una lunga notte di bagordi. Hunter S. Thompson continua a scrivere e pubblica nuovi libri come “La grande caccia allo squalo”, “Meglio del sesso”, “Cronache del rum” e “Screwjack”.
Paura e disgusto a Las Vegas
Tuttavia, il libro che più di ogni altro gli darà gloria sarà “Paura e disgusto a Las Vegas”, pubblicato in due puntate sulla rivista Rolling Stone nel 1971. Il testo viene tradotto in Italia per la prima volta nel 1978 da Alberto Gini per i tipi di Arcana Editrice. È intitolato “Paranoia a Las Vegas” e non ottiene grande successo né di pubblico, né di critica. Viene ritradotto molti anni dopo, nel 1996, da Sandro Veronesi per Bompiani. Questa nuova edizione vedrà l’aggiunta in appendice di una “Piccola Enciclopedia Psichedelica”, che contiene un glossario di voci e di spiegazioni sui luoghi e i personaggi che compaiono nel libro.
“Scovare il sogno americano”
Come già accennato, “Paura e Disgusto a Las Vegas” si basa su fatti realmente accaduti. Hunter S. Thompson tra il 21 e il 23 marzo del 1971 era partito veramente alla volta di Las Vegas insieme all’avvocato di origine messicana Oscar Zeta Acosta. Hunter S. Thompson stava raccogliendo materiale per scrivere un articolo sulla morte del giornalista messicano-americano Rubén Salazar per mano della polizia di Los Angeles durante le proteste contro la guerra in Vietnam.
L’avvocato Oscar Zeta Acosta era un attivista messicano e Thompson voleva incontrarlo per approfondire la questione. Tuttavia, in città la situazione era molto tesa, così il giornalista decide di invitarlo a Las Vegas. Perché proprio a Las Vegas? In primo luogo perché in quei giorni la rivista Sports Illustrated aveva ingaggiato Thompson per seguire la Mint 400, una corsa motociclistica che si tiene ancora oggi a Las Vegas. In secondo luogo, perché Thompson aveva un obiettivo preciso, ovvero quello di “scovare il Sogno Americano”. Las Vegas all’epoca era già un’icona del sogno americano con tutte le sue luci e tutte le sue ombre. Era una città in cui tutto era possibile, dove in una notte si poteva realizzare ogni cosa. Si potevano trovare i migliori posti al mondo dove giocare a poker, casinò, locali notturni, discoteche e molto altro ancora. Si potevano incontrare persone di ogni tipo. Lì ci si apriva a ogni possibilità, anche alle più improbabili e tutto poteva accadere.
Il viaggio di Raoul Duke e del Dr. Gonzo
I personaggi di questo viaggio prenderanno i nomi letterari di Raoul Duke (alter-ego del giornalista) e del Dr. Gonzo, avvocato samoano. Il viaggio dei due è allucinato, esilarante e grottesco allo stesso tempo. Viaggiano a bordo di una Chevrolet decappottabile rossa. Hanno a disposizione 300 dollari in contanti e un bagaglio pieno di sostanze psicotrope di ogni tipo. La corsa motociclistica passa immediatamente in secondo piano, anzi, molto presto viene proprio dimenticata. Emerge un’America grottesca, kitsch. Siamo appena all’inizio degli anni Settanta, ma si percepisce già un senso di disillusione pervadente.
Secondo alcuni critici “Paura e disgusto a Las Vegas” è un’opera segretamente modellata sul Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Il romanzo viene ricalcato sia nei temi, che nel ritmo. D’altronde, si dice che da ragazzo Thompson per esercizio avesse ribattuto a macchina tutto il libro di Fitzgerald nella sua interezza.
“Paura e disgusto a Las Vegas” ritornerà in auge grazie al cinema. Negli anni Ottanta, il libro verrà portato sul grande schermo dal regista Art Linson, che ingaggerà Bill Murray e Peter Boyle per un film che sarà intitolato “Where the Buffalo Roam”. La pellicola è un flop, ma nel 1998 Terry Gilliam ci riprova e dirige una nuova versione di “Fear and Loathing in Las Vegas”. Sullo schermo troviamo Johnny Depp e Benicio del Toro, il successo è mondiale.