Hermann Hesse, Berlusconi, Renzi e la salvazione di Maria Elena Boschi

Renzi: Babbo?
Berlusconi (con un agnellino in braccio): Dimmi Matteo.
Renzi: Che ne dici dell’iniziativa di domenica, i miei stanno ripulendo Roma dai rifiuti.
Berlusconi: Matteo, per ripulirla i tuoi… non dovevano esserci.
Renzi: Dai Babbo, sai che i miei sono anche i tuoi.
Berlusconi: Sì lo so, scherzavo, concedi ad un vecchio pregiudicato i suoi scherzi. Comunque ti ho sentito cantare ieri, che canzone era?
Renzi: Mah niente, La guerra di Ferruccio, diciamo che cerco un futuro anche in altri campi, oltre la politica.

Boschi: Ma la politica serve proprio ad occuparsi di altri campi! – interviene all’improvviso – tipo le banche.
Renzi: Ci servirebbero scrittori che non si occupino di politica, non so, tipo quel tedesco, Herman Hesse, non sarebbe possibile parlarci?
Boschi: Dovrebbe stare in una casa di cura.
Berlusconi: Anche noi.
Boschi e Renzi: Babbo!!!!
Berlusconi: Scusate, scusate.

I due gigli si recano così a trovare Herman Hesse

Casa di cura di Montagnola, Svizzera

Boschi: Monsieur Hesse, buongiorno!
Renzi: Maria, guarda che è tedesco.
Boschi: Appunto
Renzi: Come appunto? Herr Hesse.
Hesse: Che volete?

Renzi: Vorremmo che lei facesse un appello, tipo quello degli intellettuali a favore della prima guerra mondiale e dell’intervento, quello di Thomas Mann e altri, però al contrario, cercando di convincere gli artisti e gli intellettuali a non impegnarsi, ad esempio nei suoi libri, il Lupo della steppa, Narciso e Boccadoro, in Siddharta, lei non dice che la pace è più importante dell’impegno? Che impegnarsi è inutile, meglio stare da parte? Invece in Italia i giornalisti pensano che il titolo li renda scrittori, e che scrivere significhi attaccare, insultare.

Hesse: Vedete, herr Renzi e frau Boschi, io non ho mai voluto impegnarmi direttamente, ma non vuol dire che non mi sono impegnato, i miei protagonisti cercano la pace, ma non fuggono dalla verità, cercano la tranquillità, ma non a costo di perdersi.

Boschi: Sì, come vuoi, ma tu alla fine non hai rotto le scatole al potere.
Hesse: Ho cercato di parlare all’anima delle persone, da quelle, dal basso, il potere può essere cambiato, ma ho anche parlato contro una certa mentalità, contro il sistema prussiano, oppure a favore di un Europa che sia grande, come da tradizione umanista, una vera Europa.
Renzi: Ma a noi sulla mentalità andrebbe pure bene, ma in Italia si fissano con la morale, e sono i primi a essere immorali, speravo che fra “amici” delle caste ci potessimo capire.

Hesse: Invece…
Renzi: Già, magari potremmo fare pressioni per fare avere un Nobel per De bortoli, comprarlo, che dici Maria Elena, queste riesce a farle bene?
Boschi: Matteo piantala, o lascio il governo!
Renzi: Magari – sussurra lui – Allora d’accordo, farai l’appello?
Hesse: No.
Renzi: Come no?
Hesse: No.
Renzi: Come no? – Renzi sta impazzando, qualcuno gli dice no, e continua a ripetere “come no, come no, come no”…

Dalla casa di cura gli infermieri lo sentono e arrivano a prelevarlo.

Renzi: Lasciatemi, Maria Elena! Maria! Lasciatemi! Dì a Gentiloni di intervenire con la Svizzera, dillo ad Alfanooooooo!!!!

Boschi: Allora stai fresco. – Intanto sorride e pensa che un conto è fare cazzate da scagnozza, un conto come capo, ora non rischiava più di essere lasciata a casa, era lei che lasciava a casa Renzi… casa di cura. – Caro Hermann, credo in qualche modo di avere ottenuto comune qualcosa da quest’incontro, non si preoccupi per il manifesto, anzi la citerò nella mia prossima riforma.

Hesse: Frau boschi, come ho già scritto, anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno, io credo che lei non le abbia ancora incontrate le sue due ore, anche se lei credeva fossero il governo e la banca…

La guerra di Ferruccio

Continua a far discutere l’ultimo libro del giornalista Ferruccio De Bortoli, dedicato al tema dei ‘poteri forti’ italiani, per il passaggio sul caso della Banca Etruria. lo stesso De Bortoli ha sostenuto durante la trasmissione Otto e mezzo su La7 sul caso Boschi che “La Banca Etruria è una storia di massoneria”. Il sottosegretario Maria Elena Boschi ha annunciato querela.

 

Riveli sepolto in un libro di tua mano,
non è uno scherzo non è il fatto quotidiano,
che se lo inventa dalle pagine dei rossi,
ma sono i mille imbrogli dei Boschi

Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i gigli argentati
non più le cazzate dei raccomandati
portati in braccio da quella demente
Così ti calunniava ed era inverno
e come gli altri verso l’inferno
governi triste come chi deve
de Bortoli sputa contro una delle tue allieve.

Fermati Ferruccio, fermati adesso
lascia che il giglio magico ti passi un po’ addosso
dei miei sms in battaglia ti porti la voce
“Chi fece la fonte ebbe in cambio una croce”…

Ma tu non lo udisti e il libro vendeva
con le pagine piene di bava
ed arrivasti a ottener la querela
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con la minaccia in spalle
vedesti la Boschi in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la faccia di un altro colore.

Querelalo Maria Elena, querelalo ora
e dopo una querela querelalo ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra e coprire le sue malelingue

“E se lo querelo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore”.

E mentre gli usi questa premura
Ferruccio si volta, ti vede e ha paura
ed imbracciata l’editoria
non ti ricambia la cortesia.
Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in Parlamento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere un avvocato per ogni peccato.

Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in Parlamento
che la tua Banca finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno.

“Boschetta mia querelare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Boschetta bella dritta all’inferno
avrei preferito mandartici io quest’in inverno.”

E mentre l’avvocato ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi della tua banca le lire
dentro alla bocca stringevi pressioni
troppo gelate per scioglier Ghizzoni.

Dormi sepolta dal fatto quotidiano
non è Ferruccio non è la mia mano
che ti fan cadere dal seggio dei gigli grossi
ma sono i mille imbrogli dei Boschi.

Dopo le primarie Renzi chiede allo scrittore Mauro Corona di fare una statua per celebrarlo

Renzi: Ragazzi voglio fare il botto!
Graziano Delrio: Cioè?

Renzi: Dopo le primarie voglio indire le letterarie per celebrare la mia vittoria.
Maurizio Martina: Cosa?
Renzi: Sì, come con gli antichi romani con i giochi nell’arena, solo che stavolta faremo partecipare tutti i più grandi letterati che conosco.
Delrio: Quali consoci?
Renzi: Proprio l’altro ieri è uscito un bel discorso di Marine le Pen, la candidata alle presidenziali francesi.
Delrio: Era copiato da Fillon, un altro candidato.
Renzi: E allora? Devono celebrare me, no?
Delrio: Sì.
Renzi: E io non ho copiato?
Delrio: Chi?

Renzi: Beh, direi la destra a tutto tondo, ma a volto scimmiotto anche i cinque stelle, ah, poi Obama per le frasi a effetto, ultimamente il candidato liberale francese Macron, con lo spot elettorale In cammino, insomma chi non copia è perduto! Tu, Maria Elena, parteciperai con il tuo inedito Riforma Boschi.

La Boschi titubante: Posso essere esentata? Sai, ho già fatto un bel po’ di figure di… non so come dirlo…
Renzi: Sì, lo so, la parola che cerchi è merda, figure di merda, ma se era per quelle neanche rivincevo le primarie: in Italia non ci giudicano per quelle, questo è il bello di questo Paese, quindi se siamo politici e ci votano, possiamo pure essere scrittori e ci leggeranno.
Boschi: Se lo dici tu, chi convochiamo?

Renzi: Beh anche Augias e Galimberti, ho letto un articolo su un Blog, ‘900letterario, molto approfondito sulla loro esperienza nel copia-incolla e nega. Andate a leggerlo e reclutateli, io devo uscire, parto, vado a Erto, da uno scrittore vero, Mauro Corona, avete mai letto qualcosa?

Boschi: No.
Renzi: Figurati.
Boschi: Tu?
Renzi: No, ma so che fa anche lo scultore.

Erto

Renzi bussa alla porta di casa di Corona: Mauro!
Mauro Corona: Chi è?
Renzi: Il premier.
Mauro Corona: Gentiloni?
Renzi: No, Renzi.
Mauro Corona: Ok, corretto entra, cosa vuoi?

Renzi: Una statua per celebrare la vittoria alle primarie.
Mauro Corona: Hai mai letto un mio libro?
Renzi: No, ma cosa c’entra?
Mauro Corona: No, immagino che per te non c’entra nulla, ma leggiti La fine del mondo storto.
Renzi: Scusa, questo invece l’ho letto, ma in quel libro dicevi che le risorse non sono infinite e che un giorno saremo costretti a tornare a prima della tecnologia.
Mauro Corona: Più correttamente a riscoprire ciò che sapevamo fare prima della tecnologia.
Renzi: Cioè non potrò più mandare tweet?!?!
Mauro Corona: Che sono?
Renzi: Sono cinguettii.

Mauro Corona: Che!!!?? Tu cinguetti!!!??
Renzi: Come te lo spiego? Io scrivo il mio pensiero in140 caratteri.
Mauro Corona: Ti avanzerà spazio immagino…
Renzi: A volte sì, ma lo riempio con gli astag.
Mauro Corona: Era ironico.
Renzi però non ci bada: Non potrò più usare le slides?
Mauro Corona: Che??!!
Renzi: Sì sono dei files con cui faccio sembrare che dico tutto, ma poi non lo dico.
Mauro Corona: E figurati se lo fai.

Renzi: Esatto!
Mauro Corona: No, era una battuta anche questa.
Renzi: Cosa?
Mauro Corona: Lascia perdere.
Renzi: E non potrò più fare il “Matteo risponde”?
Mauro Corona: E che è?
Renzi: La gente scrive e io gli rispondo.
Mauro Corona: Con i fatti?
Renzi: Che??!! Questa volta è lui a rimanere stupefatto: Certo che no: la gente non li vuole.
Corona dopo un po’di silenzio… : Finalmente abbiamo trovato una cosa su cui siamo d’accordo. Ti farò la statua.

Renzi: Grazie il regime ti ricompenserà… ops scusa, il reame, ops scusa, è che dormo poco, il governo.
Mauro Corona: Certo, basta che mi lasciate in pace nelle mie montagne. Rileggi il mio libro!
Renzi: Certo! Però questa storia che non si può usare la tecnologia, praticamente mi impedisce di governare.
Mauro Corona: Scusa, ma pensa al mio libro, cosa sapeva fare l’uomo prima dell’uso della tecnologia? Non governa l’uomo forse da migliaia di anni? Non faceva politica prima dell’Iphone, del pc?
Renzi: Sì, ma…
Mauro Corona: … non riusciva a prendere così tanto in girio la gente.
Renzi: Su questo ti correggo, cambia lo strumento, non la presa in giro.

Al momento di ritirare la statua Renzi va da Corona, dicendo: Ho riletto il libro, alla fine non è così male, il fatto che i più forti si adattano e sopravvivono, ci posso stare, io sono così.

Corona: Non i più forti, i più umili, e più sono umili, più imparano, e imparano che l’ “uguale” e non il “più” ci rende simili.
Renzi: L’uguale!? Ma questa è sinistra!!! -grida spaventato e scappa via dimenticandosi perfino della statua.

Corona ride, sapeva che alla fine Renzi non avrebbe retto al libro e alla parola “sinistra”, e divertito, sapendo che ormai sarebbe tramontato anche il concorso letterario, scopre la statua di Renzi… : Accidenti, la faccia mi è venuta con i capelli ricci, gli occhi spiritati… vabbè, cercherò di venderla a grillo, tanto i falsi e i fanatici si assomigliano sempre, mentono tutti e due… e lo sanno tutti e due. – Poi confronta questa statua con la prima copia… che gli era venuta senza capelli, di bassa statura e con un grande sorriso berlusconiano.

Pirandello chiede a D’Annunzio di entrare nel Governo Gentiloni

Maria Elena Boschi, la nuova, si fa per dire, componente del governo (in realtà è nuovo solo il governo, in realtà neanche il governo), comunque… la Boschi ottiene che Gabriele D’Annunzio apra il cancello del Vittoriale e bussa al portone.

D’annunzio: Chi è?

Boschi: Governo Gentiloni.

D’Annunzio: Chi!!??

Boschi: Gentiloni.

D’Annunzio: E chi è?

Boschi: Il presidente del consiglio.

D’Annunzio: Pensavo fosse Renzi.

Boschi: Sì, infatti.

D’Annunzio: Ma come? Ha detto che è Gentiloni.

Boschi: Sì, infatti, diciamo che lo sono tutti e due.

D’Annunzio apre la porta, ma più o meno era un portone grande quanto l’ego che aveva, e per aprirne anche una sola anta gli ci vuole l’aiuto di altri tre camerieri.

D’Annunzio: Buongiorno, ecco, mi scusi, ma queste porte sono vecchie e pesano.

Boschi: Certo, capisco, anche a Palazzo Chigi, le chiudiamo solo in presenza dei cittadini normali, altrimenti le teniamo sempre aperte, così possono entrare cani e porci.

D’Annunzio: Ehm… lo vedo. – disse osservando l’interlocutrice. – Comunque, che cosa vuole?

Boschi: Non posso dirglielo subito, devo prima appurarmi che lei sia effettivamente Gabriele d’Annunzio.

D’Annunzio: Ma scherza!? Come osa non conoscermi, non ha studiato?

Boschi: No. – ammette candidamente lei.

E mentre D’Annunzio rimane perplesso, lei inizia con le domande di rito del nuovo programma televisivo del governo Gentiloni: “C’è un governo per te”, in onda da genaio a sperano il più lontano possibile.

Boschi: Allora comincio:

E’ lei quello che ha perso un occhio durante la prima guerra mondiale? – disse quel nome come se lo sentisse per la prima volta.

D’Annunzio: Secondo lei la benda sull’occhio la porta per estetica?

Boschi: Beh, conoscendo il tipo, potrebbe. Comunque, seconda domanda:

E’ lei quello che apostrofò il Presidente del consiglio Nitti con il nome di Cagoja?

D’Annunzio annuisce.

Boschi: Perfetto, è lei che a Fiume si occupò del governo della città con la carica di…

D’Annunzio: Presidente!

Boschi: Qui mi risulta proto-dittatore.

D’Annunzio: Sbagliato! Ero voluto da tutti.

Boschi: Non lo so, qui ho segnato proto-dittatore, e mi creda di proto-dittatori me ne intendo, sicuro di voler confermare presidente?

D’Annunzio: Allora direi vate.

Boschi: Water?

D’Annunzio: Come!?

Boschi: Scherzo, scusi ogni tanto scherziamo anche noi.

D’Annunzio: Soprattutto quando scrivete le leggi ho saputo, tipo la sua sulla costituzione, oppure la riforma madia… spero fossero scherzi. – rispose alla provocazione.

Boschi: Non sono qui per essere provocata, ma per convocarla. Comunque visto che lei è effettivamente Gabriele d’Annunzio, la invito definitivamente al nostro programma. Tenga la lettera e grazie.

Gabriele la prende senza dire prego, né arrivederci.

In studio a canale 5

Un postino, un uomo che ha sempre fatto daponte fra gli schieramenti, di nome Denis Verdini, aspetta all’entrata del set, mentre la Boschi conduce.

Boschi: Allora Denis, alla fine si è presentato il signor Gabriele d’Annunzio?

Verdini: Sì Maria, Gabriele d’Annunzio è qui!

D’Annunzio entra in divisa militare, con passo marziale e atteggiamento marziano.

Boschi: Cos’è signor d’Annunzio, si è fatto male all’occhio?

D’Annunzio: Ancora? Le ho già detto che è una ferita di guerra.

Boschi: C’è una guerra!?

D’Annunzio la guardò spaesato: Lasci perdere.

Boschi: Beh, mi dispiace per l’occhio a nome del governo.

Poi la Boschi si rivolge a Verdini: Scusa non mi convince questa storia della guerra, chiedi alla Pinotti… aspetta, la Pinotti è ancora il ministro della difesa?

Verdini: Sì.

Boschi: Ok, chiedi anche al ministro degli esteri, Gentiloni.

Verdini imbarazzato: ora lei è ministro del governo Gentiloni, cioè Gentiloni è presidente del consiglio.

Boschi: Ah è vero, è che mi sembra sempre tutto uguale, ma allora chi è ministro degli esteri?

Verdini: Alfano.

Boschi: Ma lui si intende anche di esteri? Non stava agli interni?

Verdini: No, non si intende di esteri, ma non si intendeva neanche di interni, quindi si poteva spostare.

Boschi: Sì, ora torna tutto. Beh, allora chiedi anche ad Alfano su questa guerra: ho sentito D’Annunzio chiamarla prima guerra mondiale, voglio sapere contro chi e con chi stiamo combattendo.

Verdini è ancora più imbarazzato, si limita a dire: Vado.

D’Annunzio: Non le chiedo a nome di quale governo si dispiace, tanto lei non si è dimessa comunque.

Boschi: Esatto! – lo prende  come un complimento.

D’Annunzio ci rinuncia: Mi siedo qui. – ed indicò il divano alla destra della busta da lettere enorme, che lo separava da chi lo aveva invitato.

Boschi: Allora, è pronto a vedere chi l’ha chiamata?

D’Annunzio: No, sono venuto a fare due passi. – la derise lui.

Boschi: Mi scusi signor water – e lo chiama così volutamente – ma devo proprio farlo prima di aprire la busta.

D’Annunzio: Cosa? – chiede lui, mentre lei si avvicina con passo svelto e deciso e, giunta davanti a lui, gli molla un ceffone che gli sposta la testa e tutta la benda.

Boschi: Sa? E’ ora chelei capisca che sono viscida, ambiziosa, scaltra, ma sicuramente non stupida, quindi alla prossima battuta Denis la accompagnerà fuori di qui e la costringerà a trasferire il suo conto in Banca Etruria.

Lo schiaffo era stato umiliante, ma Banca Etruria gli sembra anche peggio… è terrorizzato.

D’Annunzio: D’accordo, mi scusi.

Boschi: Niente. – e continuò a sorridergli sempre cortese e falsa – Allora aprite la busta.

Dopo un po’ di silenzio in cui D’Annunzio guardò chi lo aveva chiamato…

Boschi: Allora, lo riconosce?

D’Annunzio: Certo! Luigi Pirandello… Luigi perché mi hai fatto chiamare?

Pirandello: Perché tu ti sei chiuso nella tua proprietà e ti disinteressi dei destini d’Italia, volevo chiederti se ti va di entrare nel nuovo governo come sottosegretario agli strilli e alla parolacce, è una delle strategie del nuovo governo: combattere Grillo sullo stesso piano degli insulti,anche noi iniziamo a insultare. Gentiloni ha letto la tua citazione su Giolitti “ansimante leccatore di sudici piedi prussiani” gli sembra che tu abbia talento. Quindi sono qui per comunicarti che “C’è un governo per te!”

D’Annunzio: C’è un governo per me? – gli sembrava tutto uno scherzo, guardò inebetito sia Pirandello che la Boschi, che continuava a sorridere.

Boschi: Allora la togliamo questa busta? Accetta?

D’Annunzio: Io…

Due settimane dopo un aereo vola su Vienna e getta dei volantini. Sopra c’è scritto:

Cerco riparo in Austria, chiedo scusa per avervi sconfitto nel ‘18, oggi l’impero non mi sembra più così brutto.

Improvvisamente vostro,

Gabriele d’Annunzio

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