La Magistratura migrante da riformare, e l’inchiesta contro Salvini

Un’inchiesta da manuale, quella del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio. Secondo la migliore tradizione italiana. Leggasi infatti: inchiesta dai risvolti politici. Anzi, politicissimi. La vicenda ha inizio dopo Ferragosto, quando un’imbarcazione carica di extracomunitari viene intercettata dalla Squadra marittima delle Forze armate di Malta in acque maltesi. La nave, proveniente dalla Libia, non corre il rischio di affondare e perciò viene rimbalzata dalle faine isolane. Lasciata al proprio destino in mezzo al mare, è lì che viene rinvenuta dal pattuglia-barconi Diciotti, unità della Guardia costiera italiana. Alla richiesta di individuare un porto sicuro dove poter far sbarcare gli immigrati, La Valletta risponde niet. Tradotto: li avete salvati voi, ve li tenete voi. Da far invidia a Ponzio Pilato. E in barba al fatto che si trovassero nell’area Sar dell’isola, di competenza maltese.

A quel punto, la Diciotti ha fatto rotta verso Catania. Certo, quegli extracomunitari potevano finire a mollo a causa della negligenza di Malta, ma i magistrati non metteranno mai sotto accusa l’isoletta di Muscat. Perché, per i magistrati, Matteo Salvini è preda molto più ambita. È infatti notizia di sabato scorso che il procuratore capo Luigi Patronaggio, accompagnato dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, si è recato a Roma per ascoltare i dirigenti del servizio Libertà civili del Viminale e alcuni funzionari della Guardia costiera. Il tutto dopo aver aperto un fascicolo per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio a carico del Ministro dell’Interno, reo di aver impedito lo sbarco degli immigrati dal pattugliatore Diciotti. Fascicolo aperto evidentemente non sulla base di sole valutazioni penali, date le personali vedute del procuratore, il quale ritiene, come riporta Il Giornale, che si debba fare i conti col fenomeno immigratorio tenendo a mente che “si tratta di persone costrette a lasciare con dolore terra e affetti, a fuggire da guerra e miseria.”

E non importa se non è vero che la maggior parte degli extracomunitari fugge dalla guerra e che è contro la legge non rimpatriare coloro che non hanno diritto a rimanere in Italia. Perché l’unica cosa importante, per certi apparati dello Stato, sembra esser quella di far naufragare l’esecutivo giallo-verde, in anticipo persino rispetto al paventato attacco dei mercati. E mettendo nel mirino l’uomo forte dell’esecutivo, colpevole soltanto di voler far rispettare la legge, ovviamente con l’appoggio morale del popolo degli arancini, appendice portuale dell’annaspante Partito Democratico, che nemmeno si è presentato in tutti i suoi ranghi per i funerali di Stato a Genova. Senza però farsi sfuggire la passerella catanese: ecco le priorità di una compagine politica ormai allo sfascio. Di una compagine politica che non ha compreso (o che ha volontariamente ignorato?) le cause e le implicazioni dell’attuale fenomeno immigratorio, parte di una strategia che mira a privare di coesione il sistema socio-politico italiano con un obiettivo ben preciso: appropriarsi del nostro capitale.

Lo spiega anche la Prof.ssa Greenhill nel suo libro Armi di migrazione di massa. Quante figuracce avrebbero evitato le anime belle del Nazareno, se solo l’avessero letto! Quel che è certo è che con avversari simili Salvini può permettersi qualunque cosa. Anche vincere quando sembra perdere. Infatti, nonostante i suoi limiti in materia di geopolitica, continuerà a mietere consensi. Soprattutto se continueranno a piovere inchieste ad hoc.

Claudio Davini

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