La morte di un carabiniere non può dividere l’Italia

La tragica morte del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega, sposatosi da poco di più di un mese, merita rispetto e cordoglio da parte dell’Italia intera. La vicenda del carabiniere ucciso nelle scorse ore ha più punti oscuri che certezze, domande che – data la dinamica così poco usuale dei fatti – non possono non sorgere nell’opinione pubblica.

Chi era l’uomo che ha richiesto l’intervento dell’Arma per rientrare in possesso dello zaino trafugato dai due studenti americani? Cosa consente a due turisti statunitensi, appena maggiorenni, di sentirsi così sicuri – a mille miglia da casa – da sfidare quello che nell’immaginario comune è, nel migliore dei casi, un delinquente di mezza tacca, certo, ma sicuramente inserito all’interno del tessuto criminale di una città che per i due dovrebbe essere del tutto sconosciuto? Com’è possibile che un ragazzino della Los Angeles bene, viziato, coccolato, prepotente: in soldoni un bamboccione, riesca a sferrare otto, dico otto, coltellate fatali ad un carabiniere addestrato?

La verità su questa storia, se uscirà mai, non potrà che provenire da un’aula di tribunale, ergo, con tempi biblici. I pochi dati certi che abbiamo ci permettono, comunque, di tratteggiare una situazione veramente atroce della nostra quotidianità. Del resto, fin quando fatti di cronaca che non dovrebbero essere tali, vengono manipolati ed utilizzati per meri calcoli elettorali dal ministro dell’Interno, fin quando vedremo educatori e professori esaltarsi sui social per la morte di un carabiniere, perché a loro avviso rappresentante di una non meglio identificata reazione – chi scrive si domanda quale sia l’azione a cui reagire –, non ci si potrà meravigliare che accadano vicende del genere.

Il fatto odierno è solo la punta dell’iceberg dello sfacelo totale del sistema nazione, poco importa se nelle pieghe di questa vicenda emergeranno altri fatti che riusciranno a spiegare più semplicemente l’accaduto. Tra qualche settimana, purtroppo, saremo di nuovo qui a chiederci come sia potuto accadere un qualcosa di impensabile, senza capire che la risposta sta nel nostro essere una nazione finita. Crediamo non ci sia altra chiave di lettura per spiegare certi fatti di cronaca, non fatti isolati e circostanziati, ma una lunga teoria della stessa matrice.

Del resto, non si è fatto neanche a tempo a celebrare il funerale del caduto, che una fuga di immagini da una caserma dei carabinieri, colleghi del brigadiere ucciso, direttamente sulle home page delle principali testate giornalistiche nazionali, potrebbe con buona probabilità dare una base di difesa processuale al presunto assassino. Uno Stato al collasso, una nazione finita, dove l’interesse di parte, sempre più individuale, ha soppiantato completamente l’interesse nazionale.

 

Andrea Scaraglino

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